Arrivo
Lame di luce affondano nella folta chioma aguzza d'un pino.
Il suo tronco pregno d'antichità è grigio e nodoso, striato di nero da linee dritte, curve e spezzate fino alle polpose radici tentacolari che inforcano sinuose il terreno umido d'un vaso minuscolo.
Un pino minuscolo, che sta dentro a un vaso ancora più piccolo.
E tra le decine di bonsai esposti ovunque all'interno del Tempio Akira, Gualtiero non ha dubbi.
Quel piccolo pino è il Mame Bonsai.
Quello che non riesce a spiegarsi, però, è il motivo per cui i monaci del tempio siedono in profonda meditazione attorno al Mame, intonando una melodia che riverbera ipnotica tra le mura.
Gualtiero è in piedi davanti alla porta d'entrata, i monaci paiono troppo assorti per accorgersene, e accanto a lui, tra due grossi e robusti bonsai, c'è un altare rosso, sopra cui brucia dell'incenso, il cui fumo serpeggia su una foto incorniciante un vecchio giapponese rugoso come un mastino napoletano, col naso ridotto a una pallina stretta tra due guance cicciute e cadenti, con gli occhi coperti dalle folte sopracciglia che non esprimono le stesse emozioni delle labbra ruvide sorridenti, un po' enigmatiche come quelle di Monna Lisa.
E tra le decine di monaci all'interno di quel tempio, Gualtiero non ha dubbi.
Quel vecchio rugoso giapponese nella foto è Akira Sama.
Però non riesce a spiegarsi il motivo per cui stia sorridendo, dal momento che non era solito sbilanciarsi a tanto.
Alle sue spalle, una voce già sentita lo richiama "Mr. Bianchi..."
Gualtiero si volta un po' spaventato.
È Liang il Traduttore, sempre molto felice, assieme a Wu l'avvocato, sempre molto triste, che prima fanno un inchino, poi Liang "Può seguirci fuori un attimo?".
Ora i tre scendono i gradini del tempio, Liang chiede splendente come il sole "Allora Mr. Bianchi, come sta? Sempre assorto, vedo."
"Sono perplesso."
"Ha visto che alla fine sono venuto anche io!?"
"Già."
"E mi pagano pure!"
"Buon per lei. Cos'avete da dirmi?"
"Ah, ecco, sì..." temporeggia Liang, che dà un'occhiata a Wu, il quale senza aprir bocca fa cenno col capo, dunque Liang un po' dispiaciuto "...Vede Mr. Bianchi, non so come dirglielo."
"Ho tutto il tempo del mondo, credo."
"No, è che non so proprio come tradurglielo."
"La prenda come una sfida con sé stesso."
"No, è che è complicato."
"Provi a spiegarmelo."
"Beh, ecco vede, ha fatto un viaggio a vuoto, Mr. Bianchi."
Gualtiero c'impiega qualche secondo a elaborare.
"Che vuol dire?"
"Che il Mame Bonsai non può essere suo."
Silenzio.
"A me sta pure bene. Ma il motivo?"
"Eeeh, il motivo..."
"Ci sarà un motivo, no?"
"Certo. Mai sentito un motivo del genere, comunque. Diciamo che i Monaci pensano che Akira Sama sia nel Mame Bonsai. Perché del corpo non c'è traccia."
"Non c'è il corpo?"
"Così parrebbe." scuote il capo Liang, alzando le spalle, come a dire Che ci posso fare io?
Un po' scandalizzato, Gualtiero chiede "Come fa a non esserci il corpo?" e Liang, come se fosse logico "Perché il corpo è nel bonsai."
"Ma Akira era obeso."
"E il Bonsai è minuscolo..."
Silenzio.
"È complicato, no?" chiede Gualtiero, assorto.
Liang ci pensa su, poi battendo l'indice nell'aria "Sai che forse... forse è l'anima... forse è l'anima che sta nel bonsai? Forse era questo che mi ha detto Wu. Non il corpo, ma l'anima."
"Ah, interessante. E non glielo puoi chiedere?"
"No-no, è sicuramente così. Ho tradotto male, scusa. È il corpo nel bonsai."
"Il corpo nel bonsai?"
"Eeeh, volevo dire l'anima del bonsai. Nel. Nel bonsai. L'anima."
"Okay, ma il corpo?"
"Si è dissolto. Puff."
"Puff?"
"Sì, puff."
"Puff."
"Così è quel che dicono i testimoni del miracolo, trentadue monaci in tutto tranne uno."
"Tranne uno?"
"Tranne uno."
"E che dice?"
"Non lo so, stiamo andando a chiederglielo."
Di fatti chiacchierando del più e del meno i tre hanno circumnavigato il tempio, raggiungendo il giardino sul retro, dove un grosso ciliegio invernale pare che sostenga il cielo intero, coi ruvidi rami spogli puntati verso le nuvole lui resiste fiero, non cede, attende, attende come quel giovane ragazzo seduto sulle sue magre radici, testa rasata, casacca blu, meditabondo.
Liang fa un passo avanti, parla in giapponese, chiede "Salve! Possiamo farle una domanda?" e il giovane monaco, senza aprire gli occhi "Io sono Otomo. Voi chi siete?" e sempre in giapponese Liang comincia la conversazione "Sono Davide Liang, lui è l'avvocato Rui Wu e lui è Gualtiero Bianchi. Ora, è vero che il corpo di Akira Sama è scomparso?"
Silenzio.
"Sarei perduto, se rispondessi."
"Spiegaci."
Silenzio.
"Se apro bocca per affermare o negare, sono perduto."
"Ma se tieni la bocca aperta è difficile parlare in generale. Vedi?"
Liang mostra che con la bocca aperta difficilmente si parla.
"Visto?" dice divertito, naturalmente sempre in giapponese.
Silenzio.
"Com'è alto questo ciliegio. Come siamo piccoli noi." risponde apatico il giovane monaco.
Silenzio.
Un po' schifato, Liang si gira verso Gualtiero e Wu, sussurrando "Questo è un invasato zen, dio mio, non ci si può proprio parlare..."
Wu sospira, sempre triste, Gualtiero fa un passo avanti sull'erba, poi un altro e un altro ancora.
Si mette di fronte al giovane monaco meditabondo.
Si toglie le scarpe e si siede assieme a lui, chiudendo gli occhi.
Liang chiede informazioni un paio di volte, poi sconfitto dal silenzio deambula fino ad accovacciarsi sui gradini del tempio, seguito dal sospirante Wu, sempre triste per chissà quale motivo.
Gualtiero e Otomo rimangono a meditare per lungo tempo, difficile dire su cosa dal momento in cui, con molta probabilità, cercano di versare la mente a terra, come acqua d'una brocca inclinata, forse convinti che l'acqua debba scorrere poiché rinchiusa non farebbe altro che marcire.
Ma sicuramente i due non stanno pensando né a questo, né a quello, ma a qualcos'altro di ancora più impalpabile, forse ancora un po' più vuoto.
Otomo apre gli occhi, si alza in piedi, guarda Gualtiero meditabondo, sorride, poi si allontana.
Salendo le scale verso il tempio, Otomo si ferma accanto a Liang e a Wu, dicendo in giapponese "Se ci fosse un pozzo... ci guardereste dentro?".
Senza aggiungere altro, il giovane monaco passa oltre, rientrando nel tempio.
Poco dopo, Gualtiero si desta dalla meditazione.
Assorto, coi palmi delle mani, accarezza la punta dei fili d'erba del giardino.
Vorrebbe fosse l'erba più soffice del mondo.
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