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83. UN DRAGO ROSA NON S'É MAI VISTO



Bisogna fare della realtà un sogno

e del sogno una realtà.

Pierre Curie

Sono certa che i lettori mi scuseranno per l'eccessiva aria di trionfo che - non c'è alcun dubbio - pervaderà interamente questo capitolo, dalla A alla Z. Come sarebbe possibile altrimenti?
La vita si vive anche per queste estremamente soddisfacenti, piccole rivalse personali.

Vi ricordate le mie amiche Patrizia, Veronica, Monica, e la biondissima Claudia? Come no? Mah sì, le mie carissime amiche! Ma certo, quelle belle ragazze vestite Dolce e Gabbana che l'altro ieri si ritrovarono, appena alzate dal letto, affette loro malgrado da quella falsa carità cristiana in nome della quale, spesso e senza diritto, ci consideriamo i felici strumenti scelti dalla giustizia divina per riparare i torti che gli innocenti, ingenui abitanti della Terra subiscono di quando in quando...!

Ma certo, quelle che sentirono il bisogno di mettermi al corrente della scommessa, adeguatamente istruite da Alessia e Davide...

Ecco, sì, proprio loro.

Questa mattina mi sono aggirata, come per caso, dalla loro parte.

Si sono mostrate tutte estremamente cordiali e gentili, come non lo erano mai state. Fino a due giorni fa, naturalmente.
Qualcuna ha avuto persino il coraggio di assumere un tono di voce lamentoso e mesto, e di dire cose come: «É così triste, che oggi i ragazzi siano tutti così insensibili».

Le altre le hanno fatto eco, convenendo pienamente con lei.

Subito, hanno passato in rassegna uno ad uno tutti i ragazzi della scuola, trovando per ciascuno un difetto abominevole e disgustoso, ma aggirando, chiaramente, l'argomento tabù.

Purtroppo il loro argomento tabù oggi non aveva alcuna intenzione di lasciarle disperarsi in pace e ben presto lo vedemmo venire dritto verso di noi. Le mie care amiche, sentendosi tutte egualmente ferite da questa nuova prova di oltraggiosa arroganza maschile, hanno assunto varie pose che volevano esprimere tutto il loro disprezzo. L'irrigidirsi del braccio destro sul fianco sinistro di Monica esprimeva il più puro e completo disinteresse. La mano sinistra di Veronica chiusa attorno al cellulare, come sull'elsa di una spada, era pronta a difendere le sue amiche e sé stessa da possibili molestie da parte di mostri ciclopici e sputafuoco. Claudia ha voltato alteramente la testa dall'altra parte, scuotendo i suoi bei capelli biondi, ma solo dopo essere stata ben certa che lui - l'Argomento Tabù - avesse incrociato i suoi occhi e avesse avuto tutto il tempo necessario per leggervi un chiaro, profondo disprezzo. Patrizia è esplosa invece in un borbottio esterrefatto fra cui ho distinto chiaramente queste parole: «Se viene da questa parte, sappiamo come riceverlo!».

E Lui veniva proprio da questa parte.
Ha infatti ignorato il gruppetto di amici alla sua destra che chiedevano il suo punto di vista su un'interessante questione di urgentissima importanza. Poi ha evitato con accortezza le due ragazze alla sua sinistra, che, a parer mio, necessitavano dell'immediata soluzione di un problema di matematica che non riuscivano assolutamente a portare a termine, ma per il quale non avevano tuttavia perso neppure un'ora del proprio sonno per timore delle occhiaie.
Infine, ha attraversato l'esatto centro di una compattissima schiera di ragazzi e di ragazze che procedevano per tutto il corridoio l'uno a braccetto con l'altra.
Tutto questo... soltanto per venire dalla nostra parte!

Cosa voleva da noi? Chi di noi sarebbe stato il suo bersaglio, questa volta? Nessuno dubitava che ne avrebbe scelto uno nuovo, e che si sarebbe dimenticato totalmente di quello vecchio (ovvero me). Chi di noi doveva aspettarsi di essere finita nelle sue mire? Che cosa veniva a dirci?

Questo, ci chiedevamo.
«Non ci credo, che abbia il coraggio di venire da questa parte!».

«Mi sembrava di avergli lanciato un chiaro sguardo di sfida».
«Già, se non l'ha capito, deve essere proprio stupido!».
«Oppure, è così arrogante che non se ne accorge neppure!».
«Forse è venuto per chiederci se stasera ci saremo anche noi alla festa di Danny!».

«Ah, se è questo, allora è proprio ottuso!».
«O forse vuole sapere perché non gli ho ancora inviato il mio invito di compleanno! Se è così, se lo sogna!».

Appena Lui è arrivato a qualche passo di distanza da noi, la sua espressione determinata è scomparsa e ha lasciato spazio ad un aperto sorriso di soddisfazione. Non ha degnato nessuna delle altre ragazze di un solo misero sguardo, non le ha neppure salutate, ha fatto finta di non essersi accorto dei loro sguardi di sdegno. Poi ha esclamato, sorridente:
«Ciao, ragazza dai capelli rossi!».
«Ciao, ragazzo con la camicia rosa!» gli ho risposto, trattenendo a stento un'aperta risata.
«Mi stavo chiedendo se ti va di fidanzarti con me» ha detto lui, come fosse la cosa più naturale del mondo.
«Non so proprio cosa mi sia preso, ma temo che risponderò di sì» ho risposto, fingendomi perplessa.
«Bene, allora, vieni a fare un giro!» ha concluso, dandomi la mano. «Come no!» ho detto ridendo, prendendo la mano che mi offriva. E l'ho seguito, senza guardarmi indietro.
Mentre ci allontanavamo, Edmund mi ha sussurrato all'orecchio: «L'ho trovato estremamente divertente, dovremmo farlo più spesso!».

«Avresti potuto trovare qualcosa di più eclatante da dire, però». L'ho rimproverato: «Qualcosa come "dal primo giorno che ti vidi, non potei smettere di pensare a te!", oppure decantare la mia straordinaria bellezza, o elogiare la mia superiore intelligenza o...».

Edmund mi ha guardato con aria perplessa per qualche secondo, dimenticandosi la risposta che gli era mordacemente salita sulla punta della lingua un attimo prima... Poi, dopo lunghi attimi di riflessione, mi ha detto: «Hai qualcosa di diverso, oggi».

«Tu credi? In positivo o in negativo?» ho detto io, nascondendo un sorriso.

«In positivo! Ovvio. Sapevo da sempre che sei la più bella ragazza del liceo, ma me sono accorto solo adesso».

«Molto romantico. Forse è perché... finalmente mi sono vestita come piace a me».

«Ecco perché hai una gonna da zingara e un poncho da Far West!».

«Non mi importa un accidente se non piace neppure a te» ho dichiarato a testa alta.

«Oh, no! Io ho una camicia rosa!» ha detto lui, con un'alzata di spalle.

«É vero!» ho esclamato, sconcertata, ricordandomene solo in quel momento: «Ma... perché?! Perché rosa?!».

«Perché...? Perché, in fondo, è divertente fare la parte della popolarità del liceo... Ehi, niente ramanzine, Dy! Neppure a me piace il tuo poncho!».

Ho alzato le spalle, ma non ho resistito dal dirgli: «Un drago rosa non si è mai visto».

Edmund ha sorriso: «Un drago no, ma un leviatano sicuramente sì».

In fondo (almeno per adesso) non mi importa di che colore è la sua camicia.

Ad un tratto mi sono tornate in mente alcune parole che non mi ricordo dove ho sentito:
"L'uomo perfetto non è altro che un collage di tutto quello che ti è piaciuto di più di te stessa, dei personaggi di cui hai letto o che hai visto nei film e, infine, di coloro che hai incontrato nella tua vita. Quando finalmente ti innamorerai davvero di qualcuno, ciò che amerai di più di lui sarà proprio ciò che si discosterà di più dal modello dell'uomo perfetto che ti eri creata, perché sarà proprio questo qualcosa che ti arricchirà in un modo che non avresti mai neppure immaginato prima".

«Edmund!».
Qualcuno lo sta chiamando. Qualcuno che io conosco: suo padre!
È dietro di noi, e accanto a lui c'è la prof di Arte. Se non l'ho mai descritta, lo faccio adesso: una vecchietta bassa e buffa, sempre vestita dell'intera gamma di colori esistente in natura. Ci squadra con due occhi rotondi tagliati a metà da un paio di lenti a mezzaluna. Dopo un po', un sorrisetto sinistro compare sotto i suoi occhiali verde acido, e borbotta entusiasta verso Edmund: «Sapevo che ce l'avresti fatta, alla fine, ragazzo mio! Sapevo che alla fine avresti trovato il coraggio per chiederglielo! Però ce ne hai messo, di tempo!». Quindi scoppia a ridere - una risata simile al singhiozzo - e scompare, lasciando Edmund, il professor Andrew Lloyd e me, estremamente in imbarazzo.

«Ma non mi avevi detto che la prof di Arte ti aveva preso in antipatia, Edmund?» dice infine suo padre.

Tiro un sospiro di sollievo! Non ha capito nulla! Meno male!
«Deve aver cambiato idea». Edmund alza le spalle, come se non sia affar suo, se la prof di Arte è pazza.
Suo padre si limita a guardarlo con aria perplessa, poco convinto della risposta e sicuramente alquanto sorpreso dal tono esuberante e dallo stato d'animo esaltato di suo figlio.
Quest'ultimo interrompe il silenzio: «Che cosa volevi, pa'?».
«Ecco, se hai un secondo di tempo, devo...».
«Mi dispiace, pa'! Non ho neppure un secondo libero, a meno che non sia una questione estremamente urgente!».
«Non hai un secondo libero?!» chiede il padre, piuttosto indispettito dalla sua risposta.
«No, perché, vedi, io e Dy abbiamo intenzione di girare per l'intera scuola e dare una bella lezione a chi ha messo in giro la falsa voce che io ho scommesso con Davide su chi per primo l'avrebbe conquistata. Se tu non mi lasci fare questo giro, la gente continuerà a ridere di lei per colpa mia e, cosa ancora peggiore, penserà che io mi sia soltanto divertito alle sue spalle e che non mi importi per nulla di aver ferito i suoi sentimenti, mentre io voglio che tutti sappiano al più presto che sono completamente pazzo di lei. Quindi, vedi, non ho un attimo di tempo libero!».

Sono certa che il professor Andrew Lloyd (padre del mio fidanzato), possa in questo preciso istante specchiarsi nel mio sguardo sconcertato e attonito.

Edmund, vendendomi incapace di reagire, mi prende per un braccio, dicendomi: «Vieni, Dy, andiamo» e trascina lontano il mio corpo come una marionetta senza vita.

Il mio tentativo abbozzato di salutare il professor Andrew Lloyd si è perso nella confusione della mia mente: non so se me lo sono sognato, o se ho davvero alzato la mano in un gesto nervoso ed inconsulto che senz'altro lo avrà convinto che suo figlio ha perso la testa per una ragazza senza materia grigia.

«Ma cosa hai fatto?! Ora mi odierà!» dico sottovoce a Edmund, offesa.
«Oh, no, invece! Grazie a te, ora, forse mio padre smetterà di odiare me!» dice Edmund, ma è chiaramente deciso a mantenere il più completo silenzio, qualsiasi domanda io abbia ancora intenzione di porgli sulla questione.

«Ehi, ragazzi, sapete che siete una coppia piuttosto strana? Forse vi farebbe bene se si aggiungesse anche un terzo!».
Deve essere uno dei membri del Dragonfly: vediamo se indovino chi è...

«Hai la vista lunga, per essere una talpa, non è vero, Enry?» gli dico.

«Ehi?!» esclama sorpreso. «Come diavolo hai fatto a capire che ero io?».

«Veramente ho tirato a caso! Beh, visto che avevo una probabilità su tre di azzeccarla...! Oggi mi sento particolarmente fortunata!».

«Sì, ma così non c'è gusto! Non ho neppure avuto la soddisfazione di farti rimanere a bocca aperta per la sorpresa!».
Dopo qualche secondo, cambia espressione, china la testa di lato e dice: «Ehi, ehm, Spettatore... riguardo a quando ti ho detto che ...».

«Che Diana Cavalieri è una bella ragazza? Ti ringrazio di averlo fatto, ma, tranquillo, so di non essere io, l'oggetto dei tuoi pensieri!».

«Che intendi dire?!».
«Nulla, assolutamente nulla!».
«E chi ti dice che invece non volessi confessarmi segretamente innamorato di te?».
«Ehi, Talpa, ti ricordo che io sono qua accanto a te!» interviene Edmund.
«Sì, sì, che permaloso! Possibile che tu non riesca ad accettare il fatto che non tutti i discorsi della gente girano attorno a te?!».

«Ehi, Jo!».

Enry e Edmund si voltano verso il luogo da dove proviene la voce. Evidentemente, Jo è il vero soprannome di Enry, penso, seguendo il loro sguardo. Un gruppetto di ragazze e di ragazzi sta fermo sulla soglia della 5^F. Tra di loro riconosco... Windy!

Eccola, finalmente!
«C'è qui una ragazza» continua Windy: «Che vorrebbe sapere se sei fidanzato, e le ho promesso che te l'avrei chiesto».
Non so se sia vero o se sia solo un espediente, ma certo è che tutte le ragazze della compagnia di Windy sono diventate color pomodoro.
Jo le va allegramente incontro: «E perché non le hai detto la verità, Emma?».
«E quale verità dovevo dirle, sentiamo?».
«Che io sono già fidanzato. Da tre anni e quattro mesi».
«Davvero?!» esclama Emma, colta di sorpresa.
«Certamente!».
«E con chi?!». La sorpresa nasconde chiaramente la rabbia nei confronti di Enry per averglielo tenuto nascosto, la gelosia per la misteriosa rivale e l'incredulità che lui sia capace di tanto...
«Con te».
Un sorriso compare sul volto di Windy.
«Con me?!».
«Certo, o ti sei già dimenticata quando, tre anni fa...».
«Tre anni e quattro mesi!» corregge lei.
«Tre anni e quattro mesi fa, io ti chiesi di uscire, una sera... in cui c'era un magnifico tramonto rosso... e ti portai a vedere un film...».

«Orgoglio e Pregiudizio?».

«Certo, Orgoglio e Pregiudizio...» Jo fa una smorfia schifata, ma riprende: «E io ti dissi che avevo conosciuto una sola ragazza in tutta la mia vita con la quale potevo essere sempre me stesso...».
«Chi?».
«Tu, naturalmente!».
«E mi dicesti solamente questo?».
«No!» Enry cerca di farsi venire in mente qualche bella frase da dire: «Ti dissi... ti dissi che non avrei mai creduto che potesse esistere una ragazza come te, capace di tenermi testa... e così bella e affascinante da rischiare di farmela anche perdere, la testa!».

«Sì, e poi?!».

«E poi ti diedi un bacio!».
«Ah sì? E come fu?».

«L'attimo più indimenticabile della mia vita!».

«E anche della mia?».

«E anche della tua!».
«Strano, l'ho dimenticato».

«Se vuoi, posso rinfrescarti la memoria, questa sera alle 9 e 30 all'Angolo Del Tempo!».
«Ok, forse ci verrò».
«Forse?!».

«Sì, forse».
«Come sarebbe a dire "forse"?!».
«Sarebbe a dire "forse sì e forse no"» risponde Windy, alzando le spalle e raggiungendoci, con Enry che la segue ripetendo: «Ma che vuol dire?! Perché "forse"? Perché non"Sì, è ovvio che ci vengo!"? Oppure un "Non aspettavo altro che tu me lo chiedessi"?! O anche un...».

Mi dispiace non essere in grado di riportarvi il resto delle sue lamentele, ma devo concentrare la mia attenzione sul resto della compagnia.
Windy mi sorride, approvando il modo in cui ho messo a frutto i suoi consigli nella biblioteca.

Nel frattempo, percorriamo il resto del corridoio e saliamo le scale, tutti e quattro.
Sulla soglia della 4^A, c'è un ragazzo smilzo con gli occhiali, dal volto simpatico ed estremamente timido. Vedendoci salire, fa un sorriso incerto. Edmund, sotto lo sguardo stralunato degli altri ragazzi che non pensavano che fosse amico suo, gli dice: «Ehi, Simo, vieni con noi!».
Windy aggiunge: «Stiamo andando da Arianna, sai dov'è la sua classe?».
Simone lancia un mezzo sguardo imbarazzato ai suoi amici dietro di lui, poi si avvicina a noi e risponde: «La sua classe è qui, proprio dietro l'angolo...».
«Ciao, io sono Diana!».

«Sì, lo so...» dice lui sorridendo: «E io sono Simone, il Pessimista».

«Piacere di incontrarti!».

Abbiamo raggiunto Arianna, che, appena ci vede, ci viene allegramente incontro, sorridendo: «Ciao a tutti! Ce ne avete messo di tempo, per salire le scale, non credete?! Ciao, Spec, io sono Arianna...».

«The Dreamer» concludo io.
«Esattamente!».
«Dove diavolo è finito Tommy?!» mi chiede Edmund.
«Veramente, non ne ho idea...» mi guardo attorno, ma Tommy non è in vista.
«Voi l'avete visto da qualche parte?!».
«No...».
«Ok» risponde Ed: «Lasciamo perdere Tommy, e andiamo da Quo».

«Sono qua!» risponde una voce dietro di me.

Mi giro sorpresa verso il ragazzo che ha parlato: capelli lunghi biondi stretti in una coda, altezza media, maglia larga e cuffie alle orecchie. Ma... Quetzalcoatl doveva essere un quarantacinquenne che insegna Storia, non un rockettaro con la coda!
«Sembri sorpresa» mi dice Quo.
«Scusa!» mi affretto a rispondergli: «Ma non era proprio così che ti avevo immaginato!».
«Già, non sei l'unica... E come mi immaginavi?».
«Come?!».
«Sì, come?».
«Non so... Meglio se non te lo dico».
«Dai, non mi offendo mica».
«Ecco, pensavo che fossi un prof infiltrato che insegna Storia».

Scoppia a ridere: «Questa è divertente! Le sto collezionando tutte, le varie versioni... E la tua è la più divertente. Ciao, io sono Matteo».

In quel preciso istante, Tommy ci raggiunge esclamando: «Ma la volete smettere di rendere l'aria così sdolcinata e romantica, ragazzi!? Ora ci vuole un po' di puro odio... E ho già individuato il bersaglio perfetto».
Edmund lo attacca senza perdere un secondo: «Ma si può sapere dove ti eri nascosto?!».

«Ero al telefono con tua sorella» risponde lui, alzando le spalle.
«Con la sorella di Ed?!» esclama Windy.
«Jade, la mia fidanzata. Da due settimane».
«Sul serio?!» esclama Arianna, guardando preoccupata la reazione di Edmund.

«Tranquilli, tranquilli, io lo sapevo già» Edmund risponde ai loro sguardi agitati. «Ora abbiamo altro da fare, comunque!».
«É vero!» esclama Tommy: «Dobbiamo andare a dare una bella lezione ad Alessia e a Davide!».

«Questa parte del programma la lasciate a me, vero?!» dico agli altri, rimboccandomi le maniche.
Mi guardano con un'espressione un po' storta.
«Ehi, voi avete già avuto la vostra parte di rivalsa su di loro, no?!» esclamo.

Edmund alza le spalle: «Ok, ma non essere troppo crudele».
Tommy non è d'accordo: «Falli secchi!».
Gli altri sembrano tutti della sua stessa idea.
«Tranquilli, ragazzi. Gli dirò esattamente quello che li farà stare più male, e non avranno neppure la forza di rispondermi a tono. State a guardare!».

Alessia e Davide sono sulla soglia della loro classe. Hanno tentato invano di rientrare, vedendoci arrivare. Ma, incrociando i nostri occhi hanno cambiato idea.
Accanto a loro c'è una serie di ragazzi e di ragazze che riconosco come i vecchi amici di Edmund.

Con l'aria calma di una che sta andando a ordinare un caffè al bar, mi avvicino verso di loro.
«Alessia, Davide...» incomincio, con tono piatto.
Alessia e Davide mi fissano in silenzio, come pronti a far scattare in ogni momento la rabbia repressa dentro di loro da mesi. I loro occhi sembrano il riflesso di un fuoco fatuo.

Alessia rode di invidia e di gelosia, Davide non ha neppure messo a fuoco la situazione.
Chissà che cosa si aspettano che io dica? Stanno già cercando tutte le possibili risposte alle mie prossime parole.

Sorrido: cercate un po' una risposta a questo!

«Grazie».

Aspetto qualche secondo, godendomi la vista dei loro volti rimasti impietriti. Poi sorrido amabilmente, volto loro le spalle, e torno da Edmund.

«Ecco fatto» gli dico.
Edmund finalmente si riprende dalla sorpresa, poi mi guarda sorridendo. Un sorriso ed uno sguardo che mi rendono estremamente felice.
Grazie, Alessia. Grazie, Davide. Tutto questo è merito vostro!

Finalmente, Alessia e Davide sono riusciti a riemergere dal loro blocco di granito. Sento un vago brusio lontano...

Edmund, dopo qualche secondo, ignorando completamente le orribili cose che Alessia gli sta gridando dietro, esclama: «Venite, andiamocene via!», e, insieme, voltiamo loro le spalle.
Ma non rimaniamo completamente invendicati delle ingiurie che Alessia e Davide ci stanno gridando dietro, perché, fra le loro esclamazioni, sento una voce non familiare che dice:
«Ve lo siete proprio meritato!».

Il ragazzo che ha appena parlato compare alla sinistra di Edmund: «Edmund...!».

Edmund si gira verso di lui, in silenzio.
«Edmund, mi dispiace! Se avessi saputo prima che si sarebbero serviti di me per mettere in giro quell'orribile voce... Ti giuro, non gliel'avrei permesso! In questa storia, tutto il torto è dalla loro parte, e mi dispiace aver creduto che fosse colpa tua! Tu...! Se l'avessero fatto a me, io non sarei stato così gentile nei loro confronti!».

«Perché stai dicendo queste cose a me?» risponde Edmund, con uno sguardo serio e, quasi, infastidito...

«Perché...?!» dice l'altro, colto di sorpresa: «Perché tu sei mio amico!».

«Io? Io sono tuo amico? Sei proprio sicuro, che non stai sbagliando persona?!».

«Sì, non sto sbagliando persona. Sto parlando con Edmund Lloyd, sto parlando con te!».

Per qualche secondo mi è sembrato che Edmund volesse rifiutare le sue scuse, rispondendogli con una frase come: «E chi lo conosce, questo Edmund Lloyd!?».

Invece, Edmund scoppia a ridere e dice: «Ah, se stai proprio parlando con me, e non hai sbagliato persona, allora... Benvenuto nel gruppo, Fil!».
Per un momento, Fil rimane attonito e confuso, poi, capendo che Edmund non sta scherzando, ripete, con un sorriso incerto: «Scusa... Scusa davvero!».

«E per che cosa?!» chiede Edmund, sempre ridendo.

«Se non fosse per quello che gli ho detto io, non avrebbero messo in giro quella voce sulla scommessa...!».

«Anzi, meno male che l'hanno fatto! Ti presento la mia fidanzata: Diana!».
«La tua fidanzata?!».
«Esattamente».
«Non avevi detto che le piaceva Davide...?!».

Mi intrometto io, sfoderando un'apposita faccia disgustata: «Davide?! Io sono innamorata di Edmund dal primo giorno di scuola!».

Edmund si volta sorpreso verso di me: «Dal primo giorno di scuola?!» ripete.

«Certo, dal primo giorno» confermo tranquilla.

Edmund sembra sconcertato: «Ma di che stai parlando?! Il primo giorno di scuola tu mi odiavi!».

«Beh, anch'io credevo fosse così. Ma, in realtà, ti odiavo perché avrei voluto che, invece di insultare i miei capelli, mi facessi qualche bel complimento. Ti odiavo perché, invece di innamorarti di me, tu ridevi alle mie spalle».

«Che stai dicendo?! Non è possibile!» Edmund sembra non riuscire a mettere a fuoco il significato delle mie parole.

«Che cosa non è possibile?!» gli chiedo, sorpresa.

«Questo significa che...» dice lui, fuori di sé: «Significa che tu non sei innamorata di me, ma di Edmund Lloyd!».

«Certo, e di chi sennò?!».

Edmund sembra in panico.
«No! Ma non capisci?! Tu non sei innamorata di me, ma di quello stupido, arrogante damerino che tutti conoscono con il nome di Edmund Lloyd!».

Stupido arrogante damerino. Queste parole le ho già sentite da qualche parte... Forse perché le ho inventate io.

«Molto divertente!». Scoppio a ridere.
Ma Edmund non sembra affatto divertito. E mi guarda, in silenzio, con un'espressione offesa e agitata.

«Ok,» riprendo io, tornando seria: «Cosa credi, che fra qualche minuto fuggirò via gridando: "Ma non sei tu, il mio fidanzato!"? É questo, che pensi? Credi di avere due personalità diverse ed inconciliabili? Ti assicuro che non è così: tu sei Edmund Lloyd e sei Il Corrotto. Sei sempre stato entrambe le cose. Entrambe le tue identità sono parte di te, e io le amo tutte e due».
Edmund mi fissa senza parole.
«Allora è vero? Mi ami davvero?!».
«Beh? Che c'è? Ora sei tu, quello che non ci crede?! Siamo più simili di quello che credessi!».
«Ne sono felice!» dice Edmund.

Senza dubbio è stato un bacio piuttosto breve, anche se Enry si è sentito in diritto di porgli fine prima del tempo con la scusa che ci stavamo mettendo troppo.

«Ragazzi, per vostra informazione, qui c'è una persona che vorrebbe parlarvi!».
Ci voltiamo verso la tal persona, ovvero il padre di Edmund, il quale sembra piuttosto soddisfatto della scelta del figlio - devo ammetterlo! - mentre dice: «Edmund... Se non sbaglio, la tua amica abita vicino a casa nostra...».
«Sì, con una piccola deviazione» risponde Edmund, sorridendo.

«Allora perché non le chiedi se vuole un passaggio in macchina?!». Alla sinistra di suo padre, compare Jade che, con una strizzatina d'occhio, dice: «Certo! Dobbiamo assolutamente darle un passaggio in macchina! Le devo fare un paio di domande... E, soprattutto, la devo ringraziare, perché è merito suo non solo se mio fratello è tornato ad essere quello di prima, ma anche se io e Tommy siamo tornati insieme! E per ringraziarti come si deve, Diana, ho deciso di darti il permesso di fidanzarti con mio fratello».

«Ehm... grazie!».
Tommy si rivolge a Jade: «E tu che ci fai qui?!».
«Sono venuta a trovarti» dice lei, alzando le spalle.

Il professor Lloyd puntualizza, con l'aria di non esserne affatto sorpreso: «Ovvero, ha bossato scuola».

Jade scoppia a ridere: «Già, solo io sono capace di bossare scuola per andare nel liceo dove insegna mio padre! Ma non potevo assolutamente perdermi il trionfante debutto del Dragonfly, in cui, tra parentesi, dovrete accettare anche me! Il mio pseudonimo sarà: 'La Fenice'!».

«Ne riparleremo!» dice Edmund.
«Non c'è niente di cui parlare: è deciso» conclude Tommy.

Edmund alza le spalle.
In quel momento, un'altra voce, anche questa familiare e del tutto inaspettata, si fa sentire alle nostre spalle, esigendo la nostra attenzione. Non si potrebbe descrivere altrimenti il tono di questa voce se non come esigente ed autoritario, ma pieno di una strana allegria che stona non poco nell'insieme.
«Lloyd e Cavalieri, stavo proprio cercando voi due! Che fortuna trovarvi insieme!».
«Per una volta sono d'accordo con lei, preside» dice Edmund, prima ancora di girarsi, ma alzando gli occhi al cielo. È evidente che non ha minimamente voglia di prestare la sua attenzione proprio alla sua amatissima Roncalli in un momento come questo.
«Vi stavo cercando per portarvi una bella notizia. Una notizia veramente meravigliosa!» esclama la preside quando finalmente ci giriamo a guardarla. Ha un sorriso esuberante e le mani giunte in segno di profonda soddisfazione, e finge di non aver notato l'accoglienza affatto calorosa.

«Però ora non esageri! Una notizia che può essere meravigliosa per lei potrebbe essere orribile per noi» dice Edmund.
Il sorriso scompare per un momento dalla faccia della preside, che si gira appena verso Edmund con espressione infastidita: «Ah, già, Lloyd. Dimenticavo: sei promosso. O meglio: se passi la maturità, sei promosso» dice con tono annoiato, poi torna a sorridere.
«Vorrei ben dire» dice Edmund, aggrottando le sopracciglia.
«Allora, volete sapere questa notizia?» continua la preside, ma non sembra aver il minimo bisogno di un incoraggiamento per continuare.

«Non saprei» risponde Edmund.
«Oh, sta' zitto un po'» esclama la prof, poi aggiunge: «I vostri lavori al concorso hanno colpito molto. Vogliono proporvi di scrivere la vostra storia in un racconto illustrato che verrà pubblicato su un giornale locale interessato ai social network e alle loro conseguenze sulla nuova generazione. Hanno già deciso titolo e sottotitolo: Dragonfly. Un social blog per un liceo asociale. Naturalmente, le illustrazioni sono affidate alla discrezione della signorina Cavalieri, a cominciare dal Ritratto del conformismo. Ebbene? Che cosa ne pensate?».

La cosa mi lascia esterrefatta.

«Quale storia? La storia di chi?» dice Edmund, come uno che non capisca l'argomento del discorso.
«Come sarebbe di chi? Vostra! Tua e della Cavalieri, perché suppongo che sia lei, la ragazza, giusto? La storia del leviatano e della libellula. La storia di come tu, Lloyd, sei tornato in possesso della tua identità: ecco quale storia». Poi mi lancia un'occhiata e aggiunge: «E ora direi che possiamo aggiungerci anche un lieto fine, giusto Lloyd?».
«Mi spiace, prof, ma non possiamo accettare». Edmund scuote la testa.

«Non potete...? Che diavolo...!». Sembra proprio che la prof abbia un diavolo per capello a questa risposta che, nonostante il noto sarcasmo di Edmund, non si aspettava di certo.
«Non senza aver chiesto il consenso ad alcuni amici» riprende Edmund, calmo.
«Ad alcuni...?».
«Amici, sì. Perché questa nuova storia, compresa di lieto fine inedito, non è solo nostra, ma è anche loro: la storia di come la libellula sconfisse il leviatano ha molti protagonisti, e dobbiamo avere il loro consenso prima di scriverla e pubblicarla».
«Sì, capisco. E chi sarebbero questi vostri altri protagonisti?».
La prof fa uno sforzo su sé stessa per mantenersi paziente e fingersi comprensiva.
«Eccoli qua. Sono tutti qui di fronte a voi».
«Ah, sono questi?».
«Sì».
«E sono tutti qui?».

«Sì».

«Proprio tutti?».
«Sì».

«Ma, allora,» incomincia la prof con un profondo respiro, imponendosi un tono calmo: «Se sono questi...». Un altro respiro. «...Cosa diavolo aspettate a chiedergli questo benedetto consenso?!».

Jade esclama: «Ehi, forte! Anch'io voglio una parte in questa storia!».

«Tranquilla. Ci sarà una parte per tutti quelli che ne vorranno una».

Non esiste una materia, a scuola, che insegna l'Amicizia. Se esistesse, sono certa che i miei compagni di scuola verrebbero bocciati tutti. Ma, forse, oggi abbiamo dato loro una lezione che non dimenticheranno tanto presto.

Abbiamo dimostrato l'esistenza di un'Amicizia che non può essere qualificata dall'1 al 10, ma solo da un voto che non è mai esistito nei registri scolastici, ovvero: ∞ .

Che sta per "Infinito".



Fine :D

Grazie per essere stati con me, con Diana, con Edmund e con i membri del Dragonfly fino alla fine!

Spero che questa storia vi sia piaciuta!

In ogni caso, mi farebbe davvero molto piacere sapere cosa ne pensate nei commenti!

Grazie ancora a tutti! E spero di sentirvi presto :D

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