65. QUANDO MI VEDRETE, CAPIRETE - 1
Oltre la superficie della pagina s'entrava in un mondo
in cui la vita era più vita che di qua.
Italo Calvino
Edmund era al colmo della curiosità. Voleva scoprire che faccia avrebbero fatto nel vederlo.
Si sarebbero chiesti, probabilmente, se non avessero sbagliato bar. Una cosa era certa: ci avrebbero pensato due volte, prima di associare il suo nome a quello del Corrotto.
Ma, in fondo, non era agitato: cosa avrebbero pensato di lui ormai gli importava solo relativamente.
Chi, fra di loro, gli interessava di più non ci sarebbe stato; e gli aveva già fatto capire che cosa pensava di lui.
Edmund fu il primo ad arrivare al luogo dell'incontro.
Era stato lui a scegliere il posto.
L'Angolo del Tempo era un piccolo bar-pizzeria tutto di legno. Aveva il sapore di una vecchia taverna per marinai e il profumo di una vecchia nave da pescatori. Antiche cartine geografiche tappezzavano le pareti, mostrando gli strappi, le toppe e le parti mancanti con fierezza: come cicatrici di una battaglia.
Il proprietario, Matt, era un suo amico di vecchia data.
«Non c'è ancora nessuno, di là?» gli chiese Edmund. Nell'entrare, fece particolare attenzione a non inciampare in un asse del parquet, che emergeva dal pavimento come la punta di un ice-berg dall'oceano. «No, Ed. Avete tutta la sala per voi» disse Matt, fraintendendo il significato di quella domanda.
Matt era sempre stato il tipico barista con in mano lo strofinaccio e il bicchiere da asciugare: una caricatura.
«Ehi, vedrai che ci guadagni! Se è come penso, ci vedremo molto spesso e diventeremo tuoi clienti fissi!».
«Me lo auguro, ragazzo, così vedrò qualche anima viva oltre al ragazzo delle consegne!».
«Ehi, non ti lamentare sempre, Matt, hai un sacco di ragazzi, qui, il venerdì e il sabato. Non me la dai a bere».
«Mmm...». Matt cercò di nascondere il sorriso compiaciuto che gli era comparso sotto i baffi a quelle parole: «Com'è che non ti sei più fatto vedere, da queste parti?».
«Non ero dell'umore di uscire con gli amici...» disse Edmund, cupo. «Eh, le faccende di cuore sono un brutto problema» annuì Matt, che evidentemente la sapeva lunga.
«E chi ti ha parlato di faccende di cuore!» esclamò Edmund, fingendo di arrabbiarsi.
«Oh, nessuno. Ti do qualcosa da bere?». Tipico del barista, fingere discrezione e ficcanasare negli affari altrui.
«No, grazie, aspetto gli altri».
«Ok».
Edmund continuava ad osservare l'orologio di legno sopra al piano dei bicchieri. Le lancette erano a forma di bottiglie di vino. Segnava già le sette e cinque.
Avevano tutti paura di arrivare da soli o in anticipo sugli altri.
Alle sette e sette, Jolly comparve sulla soglia.
«Ehi, ciao! Meno male che sei arrivato... Temevo che, vedendo solo me, gli altri se ne andassero convinti di aver sbagliato bar» gli disse. «Ma va! Non pensarla così! Solo perché Dy non fa altro che crearsi dei pregiudizi su tutto e tutti, non vuol dire che lo debbano fare anche gli altri. Ehi, sono in ritardo o sbaglio?».
«Sì, di ben dieci minuti. Ma non mi sorprende. Nessuno vuole essere il primo».
Dopo altri cinque minuti, passati con ansia a guardare fisso la strada, lanciare occhiate fugaci all'orologio e scambiare qualche parola con Tommaso, Edmund vide comparire qualcuno dall'altro lato del marciapiede.
Era in moto, e stava parcheggiando. Il Qualcuno scese dalla moto, si guardò attorno, e si levò il casco.
Una ragazza magra e alta, con un bel viso, occhi azzurro-blu, capelli mossi castano-scuro tagliati corti, sei piercing in un orecchio, un dilatatore nell'altro, un paio di pantaloni larghi verdi e una maglietta nera molto semplice, un'enormità di braccialetti colorati su un braccio ed un grosso orologio sull'altro, accanto ad un piccolo tatuaggio a forma di albero celtico.
Si guardava attorno con evidente imbarazzo, come se aspettasse qualcuno.
Vide il bar e lesse l'insegna: "L'Angolo del Tempo". Sì, era quello. Appariva indecisa se aspettare finché vedeva qualcuno o entrare e togliersi il pensiero. Non credeva sarebbe stato tanto difficile...
«Si accettano scommesse! A giudicare dall'abbigliamento, è The West Wind» disse Tommaso.
«Non ho dubbi! Solo l'atteggiamento un po' timido può trarre in inganno. Forse è meglio se usciamo e ci presentiamo».
«Ok, prima tu».
«Ehi, Tommy!» esclamò Edmund arrabbiato: «Sai benissimo che non mi riconoscerà mai!».
Tommaso alzò le spalle, come non fosse un problema suo: «Con tutta la pratica che hai fatto fino ad adesso presentandoti a persone sconosciute per farti amica l'intera scuola, hai una buona marcia in più di me».
«Ok, ma tu seguimi».
«Certo».
Con un sospiro rassegnato, Edmund uscì dal bar.
La ragazza lo guardò per una frazione di secondo, riconoscendo in lui Edmund Lloyd, e sorprendendosi probabilmente di vederlo lì. Poi si girò dall'altro lato, continuando ad aspettare coloro che cercava.
«Che ti avevo detto!» disse Edmund fra i denti all'indirizzo di Tommy, il quale era ancora sulla soglia del bar, da dove non si era mosso di un millimetro.
Ma dopo un attimo la ragazza sembrò ripensarci, si girò di nuovo verso Edmund, lo guardò con più attenzione, socchiudendo gli occhi: sembrava confusa per il fatto che anche lui la stava guardando e non distoglieva gli occhi. Il suo sguardo si illuminò.
Evvai!
Edmund stava incominciando a temere che lo avesse preso per un pazzo o, peggio ancora, per un maniaco.
Tommaso uscì dal bar e lo seguì.
Vedendo anche lui, la ragazza sorrise a trentadue denti: sì, erano loro. Venne loro incontro, ma, ad un certo punto, si fermò, presa da un improvviso ultimo dubbio.
Ormai, però, Edmund l'aveva raggiunta e, quando la ragazza vide che sorrideva anche lui, ogni dubbio si sciolse.
Edmund stava per presentarsi, dandole la mano, quando lei scoppiò a ridere:
«No, scusa, scusa!» disse poi, in fretta, preoccupata di averlo ferito. «Non rido di te... è che...! Beh, ecco, non l'avrei mai detto!».
«Se il primo fa così, figuriamoci gli altri!» disse lui esasperato, volgendosi verso Tommaso, lasciando cadere il braccio che le aveva appena teso per stringerle la mano, mentre il sorriso gli si scioglieva sul volto.
Lei rise ancora più forte per l'espressione di totale sconforto che era comparsa sul volto di Edmund:
«Corrotto, avevi tentato di metterci in guardia: "Quando mi vedrete capirete subito il perché". Quindi Edmund Lloyd è Il Corrotto! Interessante».
E cercò di trattenersi dallo scoppiare a ridere una seconda volta. Tommaso si intromise:
«Sì, sì. Non sapevo di essere diventato invisibile!».
«Ciao, Jolly!» disse lei, ridendo dei loro pseudonimi, che trovava particolarmente ben scelti.
«Io sono...» incominciò.
«No! Lasciami indovinare!» le disse Jolly: «Tu sei The West Wind! Giusto?».
«E come hai fatto a capirlo?» disse lei sorpresa.
«Il suo intuito femminile» si intromise Edmund.
«Fra tutti e due mi avete lasciato senza fiato per la sorpresa!» disse. «Tu, invece, sei proprio come mi immaginavo» le disse Edmund.
«Meno male». Continuava a guardarlo di traverso, cercando di nascondere che stava ancora ridendo.
«Beh, ma non la finirai mai di ridere? Che c'è adesso?» le disse lui. «No, scusa. Te lo dico dopo, se no magari ti arrabbi».
«No, dimmelo adesso. Prometto che non mi arrabbio».
«Ecco, mi stavo chiedendo chi possa essere Lo Spettatore...».
«Ah, ecco. Spero che non se lo chiedano anche tutti gli altri» disse Edmund, con amarezza.
«Ehi, arriva qualcuno!» disse Tommaso.
Dall'altro lato della strada si era appena fermata una corriera. Erano scese tre persone: una signora anziana con un sacchetto della spesa in mano, un signore con una ventiquattro ore e un ragazzo con la custodia di una chitarra sulla spalla.
Tutti e tre fissarono lo sguardo sul ragazzo, neanche fosse stato una calamita.
Era di statura media, ma piuttosto magro, con una coda bassa di capelli lisci e biondi, una maglia nera lunga e larga con scritto Hard Rock, un paio di jeans chiari e le cuffie dell'ipod alle orecchie. Si guardò attorno, insofferente.
Chi cavolo era? Si riscoprì a chiedersi Edmund.
Vedendo i tre che lo guardavano con aria sospetta, senza farsi troppi problemi, il ragazzo Hard Rock si avvicinò e si fermò a mezzo metro di distanza dal gruppo.
«Ehi, come va?» disse. «Chi cavolo sei, tu, Lloyd? Non avrei mai pensato che facessi parte del gruppo!».
«Io?» disse lui, un po' sorpreso: «Io sono Il Corrotto. Mi pare ovvio. E tu chi sei?».
«Beh, Quetzalcoatl. Ovvio».
Tommaso si slanciò avanti esclamando:
«E io sono Jolly. Qua la mano, amico!».
Quetzalcoatl lo guardò storto.
Poi si levò le cuffie dalle orecchie, gli diede la mano e disse, con la flemma d'un inglese:
«Una formula un po' antiquata, non ti pare?».
The West Wind li interruppe: «Io sono The West Wind, piacere».
«Sì, sì. Piacere» rispose Quo. Poi si rivolse di nuovo a Lloyd: «Ehi, non è che ti sei imbucato, vero?».
«Non credi che io possa essere Il Corrotto?» disse Edmund, un po' risentito.
«Ma sì. Non so».
«Beh fammi una domanda e ti rispondo».
«Ma no, figurati. So benissimo chi sei...» poi aggiunse: «Il tuo è solo un abito. L'abito non fa il monaco».
Edmund gli rispose: «Ok, quindi anche il tuo è solo un abito?».
«No, il mio è un look» disse Quo, tagliando il discorso e mettendo via l'ipod.
«Beh? Che c'è da guardare?» disse, rivolto a The West Wind, che in effetti lo stava guardando con aria attonita.
Lei si scosse un po': «Che musica ascolti?».
«Beh, rock, prima di tutto» rispose Quo, animandosi un po': «Ti piace il Rock?».
In quel momento, da dietro l'angolo della strada, comparve un'altra ragazza.
Bassa e rotondina, un volto dolce, un sacco di lentiggini, occhi grandi color nocciola, capelli ricci biondi ed un naso tondo un po' schiacciato.
Indossava una maglia dalle maniche larghe azzurra, con dei ricami stile medievale, jeans blu scuro, orecchini blu a forma di stella alpina e un paio di stivaletti azzurri uguali alla borsa, entrambi pieni di frange.
Si avvicinò con un sorriso. Edmund l'aveva già vista, a scuola: era di 4^C. Ma non sapeva come si chiamasse.
«The Dreamer?» le chiese.
«Ah ah!» annuì lei e prese a guardarlo con un'espressione stralunata. «Il Corrotto» si presentò Edmund, dandole la mano sperando che anche lei non scoppiasse a ridere. Ma lei gli diede la mano ancora attonita e poi, scuotendosi dalla sorpresa, disse:
«Beh, ora è tutto chiaro».
«Che cosa è chiaro?» disse Edmund, presagendo un altro colpo.
«Che Lo Spettatore non abbia capito chi sei veramente».
Non attese una reazione e si girò verso Tommaso: «Jolly, giusto?».
«Sì, al tuo servizio» rispose Tommaso.
«Tu invece non sei affatto una sorpresa!».
La sua attenzione venne quindi catturata dall'abbigliamento originale di The West Wind:
«Ehi, belli i tuoi braccialetti!».
«Sì, vero? Li ho comprati tutti insieme in un negozio qui dietro, se vuoi un giorno ci facciamo un giro».
«Qui dietro, hai detto? Ma ci sono stata un sacco di volte! É il mio preferito! Ci ho comprato questi, dice indicando gli orecchini». «Donne!» la voce proveniva da dietro di lui: Edmund si volse a vedere.
Di fronte a loro c'era un ragazzo allampanato e smilzo, con occhiali tondeggianti blu elettrico, capelli arruffati castani, una maglia blu di una taglia larga, un paio di jeans scuri un po' troppo corti.
Un aspetto trasandato, ma tutto sommato simpatico.
Vedendo che si erano voltati tutti in blocco a guardarlo, smise di sorridere. Sembrava particolarmente timido o particolarmente riservato.
The Dreamer si fece avanti: «Ehi, ma tu non puoi essere il pessimista! Ero convinta che fossi un ragazzo tozzo e brutto, arrogante, con pantaloni stracciati e a vita bassa. Ah, e rasato. Magari anche con l'orecchino!».
Il ragazzo si sentì un po' attaccato e non riuscì a capire se The Dreamer fosse contenta oppure no, di vederlo così diverso da quanto si era aspettata. Non seppe cosa rispondere...
Allora, vedendolo così muto e taciturno, The Dreamer gli chiese, inclinando di lato la testa:
«Ma sei tu, vero? Sei il Pessimista?».
«Sì, sono io... E tu? Tu chi sei?».
«Io sono The Dreamer!».
Il pessimista sorrise involontariamente:
«Beh, io... ti immaginavo proprio così».
Lei rimase senza parole e supplì al suo silenzio con un bel sorriso aperto.
A turno, si presentarono tutti. Il Pessimista diede loro la mano e sorrise, ma senza dire niente.
Ne mancava solo uno, pensò Edmund, e ormai non veniva più.
No, due. Si corresse. Ne mancavano due.
«Ehi, ragazzi, che ne dite di entrare?» disse a tutti.
In pochi minuti erano già tutti sistemati attorno ad un tavolo. E precisamente: Jolly, Edmund, The West Wind, The Dreamer, Il Pessimista, Quetzalcoatl.
Dopo aver ordinato da bere - e qualcuno anche da mangiare -, Jolly propose di dire i propri nomi e la classe.
«Partiamo da me: io sono Tommaso, detto Tommy, 5^D». Quetzalcoatl: «Matteo, 4^B».
Il Pessimista: «Ah, tocca a me? Simone, 4^A».
The Dreamer: «Arianna, 4^ C».
The West Wind: «Emma, 5^F».
Il Corrotto: «Edmund, 5^D».
Il Pessimista, sorpreso, interruppe l'elenco uscendosene con una domanda per cui era molto in ritardo: «Ah, tu sei Lloyd?! Quello di cui parlava Lyra?».
Nonostante se la fosse aspettata, Edmund rimase piuttosto infastidito dalla domanda. Annuì, pronto a rispondere per le rime, se qualcuno avesse tirato fuori l'intera storia...
Il Pessimista - Simone - lo guardò sorpreso, ma non disse niente. Meno male... C'era mancato poco che qualcuno tirasse fuori la storia di Lyra su Diana...
«Ehi ragazzi sono proprio contenta che ci siamo incontrati! Mi chiedo solo perché ci abbiamo messo tanto!» esclamò The Dreamer. Il Pessimista: «Anch'io ne sono contento. Ormai il peggio è passato. É impossibile non andare d'accordo!».
«Ehi, cosa succede, Windy? Non sembri molto felice...» le chiese The Dreamer.
«No! Sono felicissima... è solo che mi sento ancora in colpa per Enry...».
«Già, è vero! Non sembra anche a voi che manchi qualcosa?» rispose The Dreamer.
Edmund aggiunse: «O qualcuno».
Jolly, come al solito, cercò di tirare su il morale a tutti: «Ehi, non incupitevi ragazzi! Godiamo questo gran giorno!».
Il Pessimista: «È, vero! Questa è la prima volta che ci incontriamo!».
The Dreamer: «Un giorno memorabile!».
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