54. COME POTREI STANCARMI DI ASPETTARTI?
Vita e sogni sono fogli di uno stesso libro:
leggerli in ordine è vivere,
sfogliarli a caso è sognare.
Arthur Schopenhauer
Beep!
Detesto la mia abitudine di dimenticarmi il cellulare acceso.
Il prof di Matematica alza di scatto gli occhi su di me. Li socchiude e aggrotta le sopracciglia: vuol essere sicuro che il cellulare sia il mio, prima di farmi una ramanzina indimenticabile.
Rispondo con un'aria candida ed innocente.
Il prof guarda oltre le mie spalle: Edmund gli sembra un buon sospettato numero due.
«Lloyd. Anche se la matematica per comuni mortali ti annoia, non è un buon motivo per farsi gli affari propri al cellulare. Fingi almeno di ascoltare».
«Certo, prof».
Edmund mi lancia un'occhiata di rimprovero.
Il prof torna a spiegare alla lavagna, piena di segni bianchi incomprensibili che si suppone io debba aver già copiato sul mio quaderno.
Afferro alla cieca il mio cellulare, infilato nell'astuccio, e metto la modalità silenziosa. Controllo che il prof non mi sorvegli a tradimento, poi torno sul messaggio: è del Corrotto!
‹Ehi, ciao›.
‹Ciao, hai deciso quando getterai la maschera?›.
Tommaso, accanto a me, mi tira una gomitata e sussurra: «Che fai? Vuoi il debito di Matematica?».
«Ssshhh». Lo silenzio come ho fatto con il cellulare: sono concentrata a leggere il messaggio.
‹Non ho ancora deciso, perché, come ti ho già detto, scommetto qualsiasi cosa che, appena saprai chi sono, mi detesterai e non vorrai più saperne›.
‹Difficile. Davvero difficile. Ma quindi ti conosco già, altrimenti come farei a detestarti?›.
‹Vedrai›.
‹Quando?›.
‹Ti ho detto che non ho ancora deciso›.
‹Potrei stancarmi di aspettarti, sai›.
‹Davvero?›.
‹No!›.
Ovviamente no.
Come potrei? Sono giorni che non faccio che pensare ad altro... A scuola, a casa, ovunque, sono costantemente distratta e non posso neppure giustificare ad alta voce la mia distrazione dicendo a tutti: «Sapete, finalmente scoprirò l'identità del ragazzo che occupa i miei pensieri da più di un mese, la cui immagine fantomatica nella mia mente non fa altro che sovrapporsi a quella di Edmond Dantes, di Mr Darcy, di Corto Maltese... Insomma, di tutti i personaggi che ispirano la mia fantasia, veri o fantastici, che siano. Sapete, Il Corrotto incarna il mio ideale di ragazzo perfetto...».
Mi sento una sciocca: una ragazzetta con i boccoli biondi, un fiocco rosa sulla testa, che distrugge un intero campo di margherite ed istoria i banchi di scuola per uno stupido inspiegabile scaramantico desiderio di esprimere uno straboccante sentimento che poi scopre essere completamente mal riposto.
Ma la verità è questa, per quanto io faccia di tutto per impedire ai miei occhi di vederla.
Questa è la fine che mi tocca, dopo aver trascorso diciannove anni della mia vita ad imbottirmi di cartoni animati della Walt Disney e della Pixar, di romanzi e di classici, di film romantici strappalacrime. Me lo merito.
«Perché sorridi in quel modo?».
La voce di Tommaso mi sveglia dai miei pensieri. Mi accorgo di avere un sorriso beota stampato sulla faccia, da quando ho ricevuto l'ultimo sms del Corrotto.
É tutta la mattina che Tommy mi sembra strano. Confesso che non ci ho fatto molto caso...
Ha un'espressione seria, agitata. Non capisco cosa gli sia preso.
«Oh, no... niente» rispondo.
Tommy si gira dall'altro lato, seccato.
Non l'ho mai visto così.
«Cosa c'è che non va, Tommy?».
«Eh? Nulla».
Quando la campanella suona, Tommy si rivolge a Edmund:
«Allora, Ed. Come mai è tutta la mattina che ti vedo con il cell in mano?» gli dice in tono ironico.
Ed lo guarda sorpreso. Chiude bruscamente il cellulare e risponde: «Forse ti da fastidio?».
«Ah, no. Questo è sicuro».
«E allora che c'è?».
«No, è che sembra che qui tutti passino il loro tempo al cellulare, stamattina!».
«Affari loro, non ti sembra?».
«Affari loro. Certo».
«Ehi, Tommy, se hai qualcosa da dirmi, dimmela».
«Ok».
Ed si alza e Tommy lo segue. Escono dalla classe.
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