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48. SONO TORNATO IN ME - 3

La domanda lo ferì.

Perché stava dicendo quelle cose a lui?

Sembrava che nessuno avesse intenzione di rimanere suo amico. Anche Tommaso gli aveva detto: "Non siamo così amici, ormai, da doverci dire tutto".

Edmund desiderava essere loro amico, e loro non prendevano neppure in considerazione l'idea.

«Perché non voglio perdere anche la tua amicizia» disse Edmund, mettendo completamente da parte ogni briciola di amor proprio sopravvissuta alla prima strage.

Filippo non si girò a guardarlo. Continuò a tenere gli occhi fissi sulla mosca che gli svolazzava attorno alle scarpe.
«E io? Io sono una copertura?».

«No! Cioè, sì... Voglio dire, in un certo senso anche tu mi servivi per... Ma non ti ho mai considerato come una copertura, lo giuro! Io ero davvero contento di essere tuo amico!».

«E ora avresti cambiato idea? Voglio dire, cos'è? Sei tornato ad essere te stesso, o cosa?».

«Sì, temo di sì».

«Perché? Che è successo? Ti sei stancato... ti sei stancato di noi, non è così?».

«Non di te. Di te, non mi sono affatto stancato, davvero! Tu sei l'unico che non voglio perdere».

«E gli altri chi sono, pezze da piedi?» disse Filippo in tono sarcastico, e si alzò di scatto. Un paio di lattine vuote abbandonate in un angolo caddero a terra con un rumore metallico che fece sussultare entrambi.

Edmund fermò Filippo afferrandolo per un braccio.
«No! Assolutamente! É solo che... ecco, non sono simili a me... Anzi, io non sono simile a loro... Non siamo fatti per essere amici, tutto qui».

«E noi sì?!». Filippo era fuori di sé dalla rabbia: «Non ne hai già trovati altri di tuo gusto? Non è forse per questo, che hai dimenticato i tuoi vecchi amici?».

«No! Assolutamente!».

«E allora perché sei cambiato? Che cosa ti ha fatto cambiare così? É da quando sei passato nell'altra sezione, che sei cambiato...» esclamò Fil, non più pacato e calmo come era sempre stato, ma agitato e confuso.

Edmund lo guardò negli occhi: «Tornato in me, Fil. Io non sono cambiato, sono tornato in me».

«Ah, giusto!» esclamò Filippo sarcastico: «Scusa, l'esattezza è fondamentale! D'altronde tu sei quello intelligente, quello che ama leggere!».

«Mi dispiace, Fil, se il fatto che mi piace leggere è un problema per te. Ma io sono così. Non posso cambiare. Ora ne ho la certezza: non posso cambiare, per quanto ci abbia provato davvero. E non voglio farlo».

«Ah, ho capito». Filippo rise, di una risata sarcastica. Con rabbia, scagliò un calcio alla lattina che gli era rotolata accanto alla scarpa: «Hai provato un po' come si stava ad avere amici come noi, e poi te ne sei tornato dai tuoi. Non ti fai problemi a cambiare gli amici come cambi le mutande, eh?!».

«Non è vero. Anzi, io ti sto chiedendo di rimanere mio amico. É per questo che ti ho detto tutta la verità».

«Tutta la verità, eh? E allora perché non rispondi alla domanda? Cosa ti ha fatto cambiare? Chi ti ha fatto cambiare?».

«Nessuno».

«Nessuno, eh? Tutta la verità, non è vero? Lo so io, perché sei cambiato! O "tornato in te", o come diavolo vuoi metterla. É quella ragazza, non è vero? Quella della D!».

«Sì, è così. Sono innamorato di lei» rispose Edmund.

Filippo si zittì meravigliato, poi disse:
«Felice di sentirtelo dire. Davide ne sarà molto contento!».

«E cosa c'entra Davide, adesso?».

«C'entra che tu non ti farai alcun problema a fregargli anche la ragazza, oltre a denigrarlo come una pezza da piedi!».

«Io non gli sto fregando nessuno! Semmai è lui, che la sta fregando a me!».

«Ah, certo! Anche questa!».

«Io sono innamorato di lei dal primo giorno di scuola, lei mi odia e mi disprezza e le piace Davide. Contento? Credo di averti detto abbastanza, adesso! Ho soddisfatto la tua curiosità?».

Filippo tacque.

«Bene, forse ora non hai più voglia di insultarmi, ora che sai che c'è già qualcun altro a farlo».

«Davide lo sa?».

«No! Ci manca che gli vado anche a dire: "Guarda, sono innamorato della ragazza che molto presto sarà la tua fidanzata"! Davide non vede l'ora di vincere contro di me, anche se la posta è Diana! E se, dopo tutto quello che ti ho detto, vuoi restare dalla sua parte, io non ti chiedo di rimanere. Puoi anche andartene».

«Ma io non voglio...».

Edmund scacciò la mosca fastidiosa che gli si era posata addosso con uno scatto di rabbia: «Ma sì, vai pure da Alessia, e da Davide. E dì loro quello che ti ho detto, fatevi una bella risata alle mie spalle e tutto sarà finito!».

Filippo si offese: «Ora stai davvero esagerando, Edmund!».

«Esagerando? Beh, non direi proprio. É così che andranno le cose, no? Tu dirai: "Ci crederete? Edmund era un nerd prima di incontrare noi, ecco perché ha rifiutato te, Alessia, e si è innamorato della tua ragazza, Davide"».

«Edmund, sei completamente fuori di te!».

«Non sono mai stato più in me di adesso!».

«Allora, se questo sei davvero tu, ti puoi scordare che rimaniamo amici!».

«Niente di meglio, allora. Vai pure da Davide a dargli la notizia! ... Ah, ciao, Davide! E ciao anche a te, Alessia. Parli del diavolo e spuntano le corna! Sono proprio felice di vedervi!».

«Che ti prende, Ed?» esclamò Davide, con un sorriso a metà tra il divertito e lo stupito.

«Che mi prende?! Beh, Fil, qui, vi vuol dire una cosa» esclamò Edmund, e se ne andò, lasciando Fil sbalordito e arrabbiato di quello che aveva appena sentito, Davide, incuriosito a dismisura di sapere cosa diavolo era successo, e Alessia speranzosa di aver finalmente trovato il modo di vendicarsi di lui.

Mentre si allontanava, sentì Fil che ripeteva: «É completamente fuori di sé!».
Non c'erano dubbi: presto, Alessia e Davide sarebbero stati correttamente informati del suo passato e dei suoi affari di cuore e si sarebbero fatti una risata a sue spese. Ma la dose quotidiana di mortificazioni non era ancora stata raggiunta e ad Edmund spettava un altro po' di questa bella medicina che sicuramente, a lungo andare, avrebbe curato il suo orgoglio spropositato.

Mentre entrava in classe, si accorse che Diana era di ottimo umore ed era quindi in uno di quei rari giorni in cui le andava di sprecare persino con lui un po' del proprio prezioso tempo e della propria intelligenza ancora più preziosa.

Si era sentito umiliato e offeso dai suoi vecchi amici, ed aveva bisogno di convincersi che l'aveva fatto per una giusta causa. Aveva detto a Fil che era stata Diana a farlo tornare in sé, e che non aveva più alcuna intenzione di fingere come aveva fatto negli ultimi quattro anni.

E così doveva essere.

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