La casa di Via Novara - ospiti imprevisti
Il più delle volte l'automezzo a cui ero assegnato, quando prestavo servizio, era il carro fiamma, un mezzo specializzato per interventi su incidenti stradali e districazione delle persone.
Quel giorno, mancando l'autista della vetturetta, il Funzionario mi chiese di sostituirlo. Risposi affermativamente e lo accompagnai alla Chiesa di Sant. Egidio dalla quale era pervenuta una chiamata da parte della perpetua che richiedeva un sopralluogo in quanto un parafulmine, a causa del forte temporale appena passato, era cascato nel bel mezzo del piazzale dell'oratorio.
Arrivati sul posto trovammo ad accoglierci il parroco che, saggiamente, aveva badato a mettere tutt' intorno alla zona alcune sedie della parrocchia in modo che nessun curioso si potesse avvicinare troppo correndo rischio di farsi male.
A quel punto, mentre l'ingegnere, con l'ausilio dell'apparecchio apposito, controllava la presenza di radiazioni eventualmente sprigionate dal parafulmine realizzato con isotopo radioattivo, dalla radio della vetturetta la voce del centralinista che chiamava dalla centrale, attirò la mia attenzione.
Entrai in macchina e risposi alla chiamata. Piero, il centralinista, mi chiese di parlare direttamente col funzionario, spiegandomi che l'argomento in questione era un pò particolare e fuori del comune.
L'ingegnere si avvicinò all'autovettura e prese il cicalino per interloquire con Piero, il quale, con una nota di sarcasmo ed ilarità, disse: "E' il caso che vi rechiate urgentemente in Via Novara al numero 11. La squadra di turno ha affermato che al secondo piano pare ci siano i fantasmi!" L'ingegnere rimase alquanto perplesso, ma senza scomporsi troppo chiese a Piero quale fosse la squadra presente sul luogo.
Piero prontamente informò che era la squadra di Via Sardegna e il Capo presente in loco era Giuseppe.
Il funzionario, dopo aver dato disposizioni per inviare presso la parrocchia un nucleo speciale per la radioattività in modo da eliminare il pericoloso ingombro, m'invitò ad accendere la macchina per dirigerci verso Via Novara.
Durante il tragitto io ed il funzionario cominciammo a scherzare e a fare battutine sul capo squadra che si trovava già presso l'abitazione in quanto in caserma era abbastanza conosciuto per essere un gran burlone. Ovviamente non pensavamo neanche lontanamente che fosse un falso allarme, ma semplicemente che avesse esagerato e colorito un po' troppo l'intervento; quando arrivammo oltre alla squadra, al secondo piano, trovammo ad accoglierci una tenera vecchietta in un appartamento che sembrava un museo.
Ovunque c'erano cimeli militari, medaglie e foto che appartenevano ad un bel generale autoritario, uno di quelli dalla schiena ben dritta e pluri medagliato, lo sguardo severo e due baffoni folti all'insù. Presente sulla parete più grossa e più in vista della sala, come a voler tenere tutto sotto controllo, vi era un grosso quadro ritraente il generale.
La vecchietta ci spiegò che spesso accadeva che i lampadari del suo appartamento e di quello della vicina si mettevano ad ondeggiare prima lentamente per poi aumentare sempre di più l'oscillazione.
Aggiunse candidamente che quello era lo spirito di suo marito che la andava a trovare e, ogni tanto nel sonno, egli la accarezzava per non farla sentire sola e per proteggerla come aveva promesso in vita.
A quel punto la signora della porta accanto interruppe bruscamente e con tono stizzito le disse in dialetto milanese:" Dica al so marì che venga a truà le e non rumpa i ball a mi, mi centri ni got " - dica a suo marito che venga a trovare lei e che mi lasci in pace che io non centro nulla in tutto questo-
La risata da parte mia e del funzionario fu trattenuta a stento. Decidemmo di mettere su tutto il tavolo e sopra ogni mobile delle sigarette in piedi in modo che al minimo movimento sarebbero cascate immediatamente, inoltre facemmo partire dei fili con alcuni vetrini dalla finestra del secondo piano verso il palazzo gemello di fronte. Tutto questo sistema di fili e sigarette sarebbero serviti a verificare, qualora si muovessero i lampadari che fino a quel momento erano stati immobili, che non ci fosse una qualsiasi vibrazione anomala del palazzo che ci avrebbe costretto a dichiararne l'inagibilità e ad approntare eventuali controlli più approfonditi.
Rimanemmo lì per ore quasi fino alla fine del turno, le otto di sera, e mentre non accadeva assolutamente niente io mi divertivo pazzamente a prendere in giro il caposquadra Giuseppe asserendo che aveva le visioni e che al rientro in caserma mi sarei divertito un sacco a raccontare la storiella del grande e grosso caposquadra spaventato dal fantasmino di un vecchio generale.
Visto il tempo che ormai avevamo già dedicato al caso e che in ogni modo nulla stava accadendo, il funzionario che ora era leggermente seccato, ordinò alla squadra di rimanere ancora un po' e m'invitò ad incominciare a redigere il rapporto d'intervento prendendo i dati della signora per poter così rientrare in caserma.
Mi appoggiai su di un tavolino di cristallo e cominciai a chiedere nome e cognome. Ad un certo punto mentre stavo per completare il rapporto, vidi, riflesso sul ripiano di cristallo, il lampadario sopra la mia testa che cominciava ad ondeggiare lentamente prendendo sempre più velocità.
Senza alzare lo sguardo, quasi per paura che il lampadario si potesse fermare, chiamai l'ingegnere e lo esortai a guardare sopra la mia testa, rimase per qualche secondo a bocca aperta, poi si guardò in giro con la speranza, o la certezza, di vedere le sigarette cascare e di sentir muovere i vetrini, ma tutto intorno era inverosimilmente fermo. D'istinto decisi di afferrare il lampadario, lo bloccai e, quando ebbi la certezza di averlo completamente fermato, mollai delicatamente la presa, ma solo qualche secondo d'attesa e quest'ultimo riprese a dondolare vistosamente.
Giuseppe, il caposquadra, che fino a quel momento era stato oggetto di sberleffo, si prese la rivincita su noi increduli che dovemmo subire senza ribattere, perché l'accaduto era veramente qualcosa d'inspiegabile.
Essendo noi, forse anche per via del mestiere, un pò dei San Tommaso, non volendo darla vinta al presunto fantasma decidemmo di far arrivare una squadra speciale con attrezzature sofisticate che avrebbero permesso di rilevare la presenza di radiazioni e/o onde elettromagnetiche anche di lieve intensità.
Mentre io e il funzionario rientrammo al comando, la squadra speciale rimase in quell'appartamento tutta la notte e la giornata seguente per cercare di trovare anche solo un pretesto per dare una spiegazione razionale a quanto visto. Purtroppo il risultato fu che tutto era nella norma. Alla fine dopo 48 ore di sorveglianza serrata non potemmo far altro che dichiarare la perfetta agibilità del palazzo e rientrare sconcertati in caserma.
Anche i giornali scrissero su questo nostro intervento senza trarre alcuna conclusione, lasciando aperte tutte le spiegazioni più verosomili possibili... compresa qualla del paranormale.
Il vuoto che si colma
Una persona cara oggi è scomparsa
E in noi che restiamo cosa rimane ?
Foto che il tempo sbiadisce
Oggetti che rievocano ricordi
Profumi che assalgono la mente
Mai più il calore delle sue mani sulle tue
Mai più il dolce suono della voce
Il telefono sempre muto
La casa tristemente vuota
Ma un giorno un soffio di fiato ci sfiora
Il lamento del vento ci parla
Gli oggetti prendon vita
E così nei nostri cuori un vuoto si riempie
Di quello spirito latente
Che vuol dirci stai tranquillo
Non pensare a niente
Io finche vivi sarò presente.
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