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Fuga di Gas

Intorno alle due e trenta di notte pervengono molte richieste di soccorso al nostro Centralino per uno scoppio a Paderno Dugnano.

Al nostro arrivo c'era già in posto una pattuglia di Carabinieri. Uno di loro ci attendeva con una lampada elettrica portatile in mano per mostrarci l'accaduto.

Si vedeva un tetto di legno, un po' sbilenco, appoggiato a terra e basta. Il Carabiniere ci disse trattarsi di una villetta a due piani, e quello era ciò che ne rimaneva dopo lo scoppio avvenuto in seguito ad una fuga di gas.

Cos'era successo?

In casa si trovavano tre bambine, di 4, 9 e 11 anni e la loro madre. Verso le 2,30 la bambina più grande svegliava la madre avvertendola di un forte odore di gas. La madre, preoccupata ma ancora assonnata, corse a staccare il contatore della corrente elettrica. Come attivò l'interruttore avvenne la scintilla che provocò l'esplosione.

Incominciammo a cercare fra le macerie aiutandoci con le lampade elettriche portatili. Dopo qualche minuto la nostra attenzione fu attratta da una voce flebile che chiedeva aiuto.

Indirizzammo le ricerche in quella zona fino a quando riuscimmo a scorgere in basso un viso emergere dalle macerie. Era la madre delle bambine.

Le chiesi quali fossero le sue condizioni ma lei ci supplicava di cercare le sue bambine: "Sono in camera, da quella parte..." diceva angosciata.

Io, Sergio e Giorgio cercammo freneticamente nella direzione indicataci, purtroppo senza successo. Sembrava il pavimento di una cucina, non di una stanza da letto, che invece si trovava nella direzione opposta.

Fra me e me pensavo: "Avrà perso l'orientamento, poverina.".

Ad ogni modo cercavo in tutte le direzioni. Intrufolandomi nelle varie fessure, dove potevo passare, ma il risultato era sempre lo stesso: Niente.

Ad un certo punto, demoralizzato per l'esito delle ricerche, mi unii agli altri negli scavi per riportare alla luce la madre.

Armando e Filippo l'avevano già liberata fino al petto. Ci passavamo di mano in mano le macerie per liberarla quando, un tratto di parete alto circa tre metri e lungo quattro, si inclinò verso di noi, minacciando di travolgerci tutti. Dovemmo allontanarci quel tanto che bastava ad evitare il peggio.

Ci armammo di legni e puntellammo al meglio la parete e poi sotto, a scavare con più lena di prima.

Più tardi arrivò un medico che fece alcune iniezioni alla donna e le applicò un flebo e quindi riprendemmo il lavoro.

Le altre squadre sopraggiunte in nostro aiuto caricavano su un camion le macerie, per liberare la zona delle operazioni, permettendoci una miglior possibilità di manovra.

Alle prime luci dell'alba riuscimmo ad imbracare un grosso pezzo di solaio sollevandolo con l'auto-grù.

Sotto scoprimmo una scena terribile: c'erano le tre bambine, schiacciate fra il solaio del piano terra e quello del primo.

Alla madre non dicemmo nulla.

Verso le 9 del mattino riuscimmo finalmente a liberarla. Aveva ustioni dappertutto perché i vestiti si erano completamente bruciati addosso, in seguito alla fiammata provocata dall'esplosione del gas.

A distanza di qualche giorno chiedeva notizie delle figlie, ma ancora nessuno aveva avuto il coraggio di comunicargli che erano decedute.

Io ero al lavoro e mia moglie con i miei tre figli di 4, 9 e 11 anni, della stessa età di quelle bimbe, erano a casa da soli. E' stato molto bello tornare a casa ad abbracciarli, ma loro non sapevano perché quella mattina li abbracciavo più forte del solito.

Fatalità

A volte succede

Quel che non credi s'avvera

A volte con se porta gioia vera

A volte porta tristezza e pena

A volte succede

Non si può chieder perchè

Un caso, un errore, forse vien da sé

Ed ecco che accade

Ed è inutile domandarsi come

Nessuno risponder potrà

Chiamala, se vuoi, fatalità

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