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Stava camminando lungo il fianco dell'hangar, voleva raggiungere la sala riunioni un po' prima del solito, solo per prendere due secondi di pausa.
Solitamente a quell'ora del mattino nessuno si era già alzato, perciò fu sorpresa di trovare il fratello intento ad esaminare alcune mappe con Finn.
Cercò di far passi leggeri per raggiungere la propria postazione, non volendo farsi notare, ma Luke sollevò lo sguardo e, rivolgendosi a Finn, pronunciò poche parole.
Leila non riuscì a capire ciò che aveva detto, ma poco dopo Finn si diresse verso la porta salutandola e lei rispose con un cenno del capo a mò di saluto.
-Dobbiamo parlare Leila.-
Solitamente avrebbe detto di essere piena di cose da fare, ma in quel giorno, mancavano solo tre ore alla partenza delle navi ormai, non se la sentiva di ignorarlo ancora. Così prese posto al tavolo.
-Tu lo sai meglio di me cosa potrebbe succedere.-
Gli occhi di lei non lasciavano trapelare il nervosismo che stava cercando di prendere il sopravvento.
-Sì, lo so...- certo che ne era a conoscenza, solo lei poteva.
Era stata stupida a credere che tutto potesse andare bene per una volta, stupida nel non degnare di attenzione ciò che meritava attenzione.
-Non devi fartene una colpa, spesso l'universo non comprende quanto una persona possa sopportare. Ti assicuro che puoi lasciarlo andare, per una volta non permettergli nulla, nemmeno un ricordo.- detto ciò fece una breve pausa per poi riprendere a parlare.
-Spero che ciò che sto per dirti non condizioni le tue prossime decisioni, ma ho cercato di evitarlo fino ad ora e non credo di essere stato giusto nei tuoi confronti, confido nel fatto che mi scuserai per questo.-
Il generale non rispose, si limitò a fissarlo in attesa di un continuo.
-Riguarda lui. Sento qualcosa di diverso, ma è instabile. Tu mi avevi chiesto di controllarlo, credo che non sia più un mio compito.-
Un tremito sfuggì al controllo di Leila, che fece di tutto per mantenere il controllo.
Non lo disse, ma, anche se sapeva di poter esserne danneggiata dopo tutti quegli anni passati a rinforzarsi, voleva sapere, ogni cosa.
-È tornato, lo avverto nella Forza. Ma è in pericolo, se riuscirà a fuggire da Snoke non so se potrà farcela ad uscirne del tutto. Dovevo essere sincero, questo è ciò che so.-
Leila non aveva ancora pronunciato una parola, stare muta era la sola cosa che le permetteva di apparire forte.
Era insopportabile, ogni parola o suono che gli giungeva era come un colpo alla testa.
Era tardi come orario, ma nonostante ciò alcuni soldati e addetti alle riparazioni erano alle loro postazioni. Il turno di notte sarebbe montato tra qualche decina di muniti e l'idea di ritrovarsi in mezzo a tutto quel casino non piaceva a Ren. In più la stanchezza e un po' di stordimento lo stava portando a fare passi sempre più incerti lungo i corridoi fortunatamente vuoti della nave.
Impaziente di arrivare ai propri alloggi si affrettò a raggiungerne la porta e ad aprirla per poi precipitarsi al suo interno.
Si accasciò per terra, rimanendo immobile, la stanchezza aveva preso il sopravvento e il mal di testa non lo lasciava.
Debole....era così? Era stato debole?
Provava dolore, ma allo stesso tempo era forte, solo che per adesso non se la sentiva di pensare alle conseguenze. Sarebbero state gravi, lo sapeva, e contemporaneamente si aggiungeva il fatto che avrebbe dovuto mentire, fingere di avere il controllo, ma non sapeva se ne sarebbe stato in grado.
E cosa avrebbe fatto ora? Tutto stava per cambiare, anzi, era già cambiato.
Si appoggiò al cuscino dopo essersi trascinato fino al letto e un brivido lo percorse al contatto con le lenzuola fredde.
Quando chiuse gli occhi l'ombra che lo stava osservando nascosta dietro di lui gli si avventò addosso.
Buio. Vedeva solo il nero davanti a sé. Non riusciva a capire, sentiva un vento freddo che le veniva incontro, e le mani stavano tremando, gli occhi stentavano a rimanere aperti a causa del gelo.
-Rey- cos'era? Chi era stato? Iniziò a girare con la testa, ma più vagava con lo sguardo più l'oscurità sembrava cercare di divorarla.
Poi, facendo qualche passo avanti, si sentì tirare indietro da qualcosa...una mano, ma non vedeva nulla, sentiva solo la presa stretta attorno al braccio.
-Rey- ora era più vicina la voce, proveniva dalla sua sinistra, era come un sussurro.
Non sapeva cosa la spingesse a farlo, ma si girò verso la fonte di quel richiamo e andò a sbattere contro qualcosa. D'improvviso non si poteva più muovere, bloccata da due braccia strette attorno a lei.
Sollevò lo sguardo ma non vide nulla se non il nero, però le era sembrato di vedere per pochi secondi dei lineamenti familiari, adesso che i suoi occhi si erano abituati riusciva a distinguere poco e niente di ciò che la circondava.
Non le piaceva essere imprigionata, iniziò a cercare di tirarsi indietro, di far forza con i gomiti contro il petto di chi la stava trattenendo, ma non servì a molto.
Si sentì un tonfo sordo provenire da dietro di lei, poi non avvertì più nulla sotto i piedi, si ritrovò sul bordo di un precipizio del quale non vedeva la fine e fu spinta giù da qualcosa.
Prima che avesse il tempo di gridare, di cercare di aggrapparsi al bordo, una mano afferrò la sua in una presa salda.
Era comparso tutto dal nulla, era stordito, ma quando l'aveva vista cadere si era precipitato da lei.
Gli occhi non si muovevano, fermi a fissarsi. Forse avevano paura di essere trascinati giù entrambi se avessero smesso di guardarsi.
La mano stava per scivolare, la sentiva andare via, ma prima di lasciare la presa la tirò verso di sé.
Quando Rey riuscì ad aggrapparsi al bordo e a tirarsi su con il suo aiuto crollarono entrambi a terra scivolando sul terreno polveroso e duro sotto i loro piedi.
Era una situazione assurda: stavano fermi girati l'uno verso l'altra senza dire nulla, immobili e muti in quel momento di pausa.
Rey fu la prima a muoversi, allungando una mano verso l'altra, dove un taglio, creato dalle rocce dure sulle quali si era arrampicata, stava spargendo gocce rosse sul terreno.
Aveva distolto lo sguardo da lui per pochi secondi, il tempo di strappare un pezzo di stoffa dai propri abiti e avvolgerci la mano. In quel poco tempo Kylo si era avvicinato, troppo secondo Rey, ed ora riusciva ad avvertire il suo respiro a poca distanza dal volto.
Non era normale tutto ciò, avrebbe dovuto allontanarlo, ma non voleva spingerlo via, si sentiva impotente contro di lui in quel momento.
Si ritrovò bloccata sotto il suo peso a fissarlo negli occhi, se li si guardava bene si poteva vedere quanto era vulnerabile in quel momento, sia lui che lei lo erano, forse anche troppo fragili per ciò che stava succedendo.
Si stava reggendo su un braccio per non pesarle addosso, provava una strana sensazione, come un formicolio che lo stava percorrendo, e proprio in quell'istante fece qualcosa di totalmente sbagliato, che andava contro ogni logica. Aveva resistito troppo per arrivare fin lì.
Erano come due magneti di carica opposta: si stavano attraendo involontariamente e inevitabilmente l'una all'altro.
E si notava la paura che provavano entrambi, si avvertiva nell'aria.
Basta con questo timore pazzo del mondo, basta con tutto, per una volta non gli importava più nulla.
E essere così vicino a ciò che lo spaventava lo stava torturando lentamente.
I nasi si stavano sfiorando, i respiri si erano uniti a formare un'unica nuvola opaca nell'aria congelata, gli occhi stavano impazzendo a stare fissi su qualcosa di così temibile e desiderabile.
Cercando di spostare il collo da una posizione scomoda Rey fece sfiorare le proprie labbra con quelle di lui, che, rimasto un attimo indeciso se resistere o meno, stava per cedere, ma volle aspettare ancora un momento, volendo vedere cosa avrebbe fatto lei, incuriosito dal fatto di non riuscire ad allontanarsi.
Contrariamente da ciò che si aspettava fu proprio lei a non resistere più.
Sollevò la testa di poco, abbastanza da far scontrare le loro labbra e da far cedere lui, si ritrovarono imprigionati in un bacio pieno di energia, di debolezza, di desiderio, di repulsione trattenuta, di bisogno.
E sapevano entrambi che c'era qualcosa di sbagliato, ma non volevano pensarci.
Fece un respiro profondo prima di alzarsi e andare verso il lavandino e lanciarsi dell'acqua fredda in faccia.
Quando sollevò lo sguardo davanti a sé, dove vi era lo specchio, le gocce che gli stavano colando lungo il viso sembravano lasciare scie invisibili sulla sua pelle. Cosa gli stava succedendo?
Perché era nella sua mente? Perché ora non riusciva a pensare ad altro se non a quella ragazza?
Perché sapeva che anche lei ora era sveglia, con il battito accelerato e la mente piena di pensieri confusionari?
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