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Capitolo 2

CAPITOLO 2

La storia di Stephenie


Le due ragazze si alzarono dal posto su cui erano sedute, avvicinandosi ai cavalieri.–Potete portarci a Berk, non è vero?– chiese Stephenie, frustrata dal suo stesso comportamento. Aveva sempre odiato se stessa come nessun altro, avrebbe voluto cambiare, ma non ci era mai riuscita.

Hiccup le sorrise,annuendo. In poco tempo si ritrovarono a Berk, dopo un breve viaggio con i draghi. Mentre Elizabeth era molto felice di essere arrivata nel posto dove aveva sempre voluto essere, Stephenie si sentiva persa. Non aveva mai abbandonato quell'isola, non aveva mai vissuto con altre persone oltre la sua famiglia, era sempre stata distaccata dal resto del mondo.

I ragazzi erano al centro del villaggio, impegnati a mostrare velocemente alcune delle cose del villaggio alle due nuove ragazze, quando Stoick notò la presenza di qualcuno che non conosceva.

–Hiccup, chi sono queste due ragazze?– chiese al figlio, guardandole bene.

–Stephenie ed Elizabeth. Abitavano su un'isola qui vicino, hanno voluto venire qui,quindi...ho deciso di portarle.

–Chi sono i vostri genitori?– chiese il capo alle due.

Stephenie alzò il capo,guardandolo negli occhi. Il suo sguardo confuse Stoick, che rimase quasi ipnotizzato stranamente da delle semplici iridi marroni. –Siamo due cugine orfane.– rispose senza nemmeno una nota di  tristezza nella voce. Nonostante ciò, Hiccup, che era lì vicino, non riusciva a credere che quella ragazza potesse essere senza cuore.

–Avrai qualcuno di famiglia oltre a lei, vero?

La castana scosse il capo. –No, viviamo da sole. Sembra strano, ma è la verità.

–In realtà io...non sono stata abbandonata. Ho lasciato i miei genitori per mia scelta.Sono fuggita da loro.

Stephenie la guardò incredula. –Cosa?! Tu sei pazza, mi avevi detto che erano morti!–prese un respiro, poi continuò. –Sai quanto vorrei avere dei genitori con cui vivere, Elizabeth? Cavolo! E poi mi vieni a dire che tu non li hai voluti..

–Ora non iniziare adirmi tutte queste cose per farmi stare in colpa. Li ho lasciati anche per vivere con te, dovresti ringraziarmi.

Ma Stephenie non aveva la minima intenzione di farlo, ovviamente.

–Calma, calma. Per ora siete le benvenute, a patto che manteniate un comportamento corretto.Vi cercherò una sistemazione.– concluse Stoick, levando le tende.

Hiccup osservò le due cugine. Poco dopo dietro di lui comparì Astrid, e mano a mano arrivarono tutti i cavalieri. Ad Astrid non piaceva molto Stephenie,la considerava strana. Era troppo aggressiva, pesante con le parole.Sembrava fosse anche depressa, e forse lo era davvero, date le sue condizioni.

–Che ne dite se andiamo nella Grande Sala e ci parlate un po' di voi, di chi siete...qualsiasi cosa. Non sarebbe una grande idea tenere delle estranee a Berk.– disse Hiccup.

–Già..– commentò Astrid, squadrando la castana, che invece non sembrava calcolare più di tanto i ragazzi. Continuava a tenere lo sguardo basso, e non appena lo alzava risultava perso.

–Va bene.– rispose dopo qualche secondo, guardando la cugina Elizabeth.

Raggiunta la Grande Sala,si sedettero intorno a un tavolo. L'attenzione era puntata sulle due cugine, anche se sembrava che Elizabeth non volesse parlare nemmeno.Continuava a guardare in giro, i suoi occhi non i fermavano un attimo.

–Allora...da dove venite? Vi abbiamo trovate su quell'isola, ma avete sempre vissuto lì?– chiese Hiccup.

La risposta di Stephenie non tardò ad arrivare : –Sì. I nostri genitori erano gli unici abitanti di quell'isola, a parte qualche strana persona solitaria che trovavamo ogni tanto, ma penso fossero solo commercianti. Del resto quell'isola è piena di animali di vario genere e draghi.

Parlando di noi due, io ho quattordici anni, mentre lei tredici. Mia sorella ne avrebbe quindici, ma chissà se lei è ancora viva. Spero di sì, ma non posso esserne sicura. Io vivevo in una casa molto grande, costruita interamente da mio padre. Mi sentivo al sicuro lì, mia sorella mi proteggeva da tutto...ma sapevo che un giorno tutto sarebbe cambiato.– disse tristemente la ragazza.

–Come facevi a saperlo?– i ragazzi erano concentrati nel racconto di Stephenie.


–Mia sorella me l'aveva detto. Lei aveva spiato i nostri genitori, mentre parlavano del nostro futuro abbandono. Aveva detto che lo avrebbero fatto per proteggerci, ma non sapeva da che cosa. Così, il fatidico giorno arrivò, dopo non molta attesa.– prese un respiro, mordendosi un labbro. –Era una splendida mattinata, il sole splendeva e il celo era azzurro, senza nuvole. La neve brillava sul terreno...eppure presto si trasformò in un incubo. Scesi a fare colazione e trovai un'orribile scena : c'era mia sorella Katrinne che lottava contro un uomo alto e robusto, sul pavimento e sulle pareti c'era del sangue e anche lei aveva sangue sulle braccia e in faccia. Io non sapevo che fare, quindi ritornai di sopra, cercando mio padre nella sua stanza,ma non c'era traccia di lui. Mi toccava scender, quindi presi coraggio e tornai al piano terra. Mia sorella era ormai stremata a terra, e aveva solo otto anni...all'improvviso la porta si aprì ed entrò mio padre, che ci prese in braccio e ci portò alla svelta fuori, dicendo che dovevamo fuggire, che dovevamo trovare un posto sicuro in cui stare. Poi ritornò dentro a quella casa da cui probabilmente non uscì più. Mia madre morì quel giorno, me lo disse Katrinne mentre correvamo via. Non resistette all'attacco di quell'uomo. Dopo un po' di tempo iniziai a vivere da sola, poi incontrai un ragazzo, due anni fa, che poi andò via. Alla fine Elizabeth riuscì a trovarmi e cominciammo a vivere insieme in quel bosco. Fine della storia.– concluse stringendo le labbra come se non avrebbe voluto non riaprirle più.   

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