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7 ➳ Touch

SORPRESAAAAA!  🎉🎉 L'ULTIMO CAPITOLO E' ARRIVATO A 101 COMMENTI E QUINDI HO DECISO DI POSTARE ANCHE QUESTO PER RINGRAZIARVI. GODETEVELO! (è uno dei miei preferiti, tbh)


***


Luke's pov


Non trovavo Michael da nessuna parte. E l'avevo cercato dappertutto, recandomi principalmente al tavolo del catering, al bar e in qualsiasi posto ci fosse da bere o da mangiare. Niente, era introvabile. Scomparso nel nulla. E io mi stavo preoccupando da morire.

Era sicuro come la morte che l'esibizione degli All Time Low, finita proprio in quel momento, c'entrasse con l'improvvisa scomparsa di Michael. Prima di lasciare il palco, Jack aveva preso il microfono e aveva annunciato che prima di andarsene avrebbero cantato, a sorpresa, una canzone che prima d'ora non avevano mai fatto ma che era una delle sue preferite; detto questo, avevano cominciato a suonare una versione acustica e struggente di Your Bed. Finita quella canzone mi ero girato verso Michael, trovando soltanto un spazio vuoto accanto a me, il che mi aveva spaventato a morte. Forse la canzone gli aveva ricordato qualcosa ed era andato a nascondersi da qualche parte per starsene in santa pace e sfogarsi dove nessuno l'avrebbe potuto vedere. Magari, quella canzone era dedicata a lui e lo sapeva... il che vorrebbe dire che Jack l'aveva usata per vendicarsi. Che stronzo.

Mi presi un secondo di pausa dalle mie ricerche per andare al bagno, sperando che mi arrivasse qualche telefonata di Simon o di Ashton - avevo coinvolto anche loro nelle mie ricerche, per essere sicuro di coprire più posti possibile. Proprio mentre abbassavo la zip dei miei pantaloni, mi squillò il cellulare in tasca. Mi affrettai a prenderlo, speranzoso, restandoci male quando lessi il nome di Calum sul display; risposi comunque, pensando che forse mi avrebbe detto qualcosa di importante su Michael. D'altronde era il suo migliore amico, quindi era probabile che sapesse dove gli piaceva nascondersi.

«Hai un tempismo perfetto», borbottai sarcastico, tenendo il telefono tra la spalla e l'orecchio, «Chiami nel momento meno opportuno eppure più opportuno della giornata, Calum».

Calum rise. «Stai pisciando? Sento dell'acqua scorrere».

«No, sono alle cascate del Niagara», borbottai, rialzandomi i pantaloni dopo essermi pulito e recandomi al lavandino per lavarmi le mani, «Che succede?».

«Ho saputo di cos'ha fatto quel grandissimo cazzone di Barakat al Jingle Ball», sbottò, «Cantare quella canzone è stato un dannatissimo colpo basso».

Sapevo che era dedicata a Michael. Certo, Calum non l'aveva detto esplicitamente, ma le sue parole piene d'odio e il fatto che l'avesse definita un colpo basso facevano intendere benissimo che era dedicata al mio finto fidanzato al momento disperso. «Quel ragazzo è un pezzo di merda. Comunque, volevo parlarti di Michael, è-».

«Scappato e non riesci più a trovarlo», borbottò Calum, interrompendomi.

Uscii dal bagno con le mani bagnate; dopo averle strofinate sui pantaloni ripresi il cellulare evitando di sembrare un cosplay del gobbo di Nôtre-Dame. «Esatto. Lo fa spesso?».

«Quando è troppo da sopportare per lui», rispose Calum, facendomi sentire il cuore stringersi in una morsa, «Allora... hai provato a vedere dove si mangia o si beve? Magari è al bar a sfondarsi di Mojito».

Sospirai. «Ci ho provato, non c'era. Né al bar né al tavolo del catering. Ho provato a vedere nel nostro camerino, ho provato a vedere se fosse con Simon, nel retro per vedere se si stava sfondando di sigarette-».

«Michael non fuma. Anzi, detesta l'odore».

«Ah, okay. Mi sorprende che sia tuo amico allora», borbottai, appoggiandomi contro il muro. Jade Thirlwall delle Little Mix mi passò davanti e mi salutò con un sorriso; io ricambiai trattenendomi dal saltarle addosso - o quantomeno di provarci con lei, perché non potevo.

Diamine, ma perché sono fintamente fidanzato con Michael? Ogni tanto mi dimentico di odiare la situazione, ma oggi non ci riesco. Dopo il nostro show alle prove ho passato almeno mezz'ora in bagno a cercare di far sparire il piccolo problema nei miei pantaloni. Alla fine ho dovuto cedere e farmi una sega piena di rimpianti e vergogna, bestemmiando Michael in ogni lingua conosciuta al genere umano.

«Il fatto che io fumi non vuol mica dire che debba odiarmi», sospirò Calum, seccato, «Senti, dobbiamo trovarlo».

«Credi che non lo sappia? Dopo Demi Lovato e Shawn Mendes ci siamo io e lui e non voglio salire sul palco da solo dicendo che non riesco a trovare Michael. Senza lui rischio di avere un attacco di panico».

Invece di aiutarmi, Calum se ne uscì con un «Aw» seguito da scleri mormorati a mezza voce. In quel momento mi resi conto che mi ero affidato alla persona meno indicata in una situazione del genere.

«Vuoi aiutarmi, invece di sclerare come un'adolescente in preda agli ormoni?», sbottai, facendo rinsavire Calum.

«Oh, giusto. Scusa. Comunque... ci sono degli sgabuzzini, lì?», mi chiese, tornando razionale.

Feci spallucce mentre mi guardavo intorno. «Non lo so, ma penso ci possano essere. Credi che debba vedere lì?», chiesi, alzando un sopracciglio. Perché dovrebbe nascondersi in uno sgabuzzino?

«Sì, probabilmente si sta nascondendo in uno sgabuzzino. Lo fa sempre, non chiedermi perché. Michael è abbastanza strano».

«Okay, allora controllerò. Grazie, Cal», dissi, pronto per staccare. Prima che potessi farlo, però, Calum parlò un'ultima volta.

«Ti prego, consolalo meglio che puoi. Bacialo pure, se serve a farlo stare meglio. Avrà sicuramente bisogno di tutto l'affetto e del conforto umano del mondo in questo momento», disse rammaricato, staccando.

Fissai il corridoio avanti a me per qualche secondo, indispettito. Avrei ucciso Jack Barakat se mi si fosse presentata l'occasione, questo era poco ma sicuro.

La mia ricerca, dopo le dritte di Calum, non durò a lungo; dopo aver visitato tre sgabuzzini - due dei quali mi avevano fatto starnutire come un ossesso per via della polvere che li riempiva - trovai Michael in una saletta adibita a deposito per gli strumenti musicali. Michael stava seduto su di una cassa, aveva una chitarra acustica accanto a lui e singhiozzava così forte che mi si spezzò il cuore, a sentirlo. Oh, avrei ucciso Jack Barakat e avrei ballato sulle sue ceneri. Oppure- no, quello no. Eppure l'idea di farsi fare un pompino da Michael sulle ceneri di Jack Barakat mi eccitava. Dio, dovrei smetterla sia di pensare a Michael in quel modo sia di guardare American Horror Story. Quella serie, per quanto bella, mi stava distruggendo la testa.

«Michael...».

Michael si voltò verso di me, asciugandosi le guance. «V-vattene, Luke. Voglio s-stare da solo», borbottò, voltandosi di nuovo.

Ignorai le sue richieste, spostando la chitarra e sedendomi accanto a lui. Gli accarezzai un braccio. «Lo so che non vuoi davvero stare da solo».

Michael sospirò. «Te l'ha detto Calum? Non gli credere. Se mi sono nascosto qui un motivo c'è».

«Michael, smettila di rifiutare il mio aiuto, okay? Sarò pure uno stronzo inopportuno, ma ci sono sempre per le persone che reputo amiche, che sono anche ben poche a dire la verità, ma questo non è importante. Se stai male per quel pezzo di merda è mio dovere pensare a consolarti e a farti sentire meglio, in quanto tuo finto fidanzato ed amico e persona quantomeno decente», sbottai, facendo voltare Michael verso di me.

Il rosso mi guardò stupito, gli occhi dilatati e rossi a causa del pianto e del buio parziale dello stanzino. «Calum ti ha fatto il lavaggio del cervello, per caso?».

Alzai gli occhi al cielo. «Ti sto dicendo da quando ci siamo incontrati la prima volta che io volevo esserti almeno amico», borbottai, afferrando Michael ed abbracciandolo, «Accetta almeno la mia compagnia, okay?».

Michael sospirò. «E va bene. Sei proprio una testa di coccio alle volte».

Ci vollero pochi secondi perché Michael ricominciasse a piangere fra le mie braccia, stringendosi a me più che poteva. Io non feci altro che accarezzargli i capelli sorprendentemente morbidi nonostante le tinte, baciargli la fronte ogni tanto e stringerlo al mio petto, sentendo le sue lacrime bagnarmi il petto leggermente scoperto dalla camicia a quadri. Sentire Michael stare così male faceva star male anche me, per quanto assurdo sembrasse. Avrei voluto fare di più per farlo stare meglio, abbracciarlo non sarebbe bastato.

I singhiozzi di Michael si acquietarono con il passare dei secondi. Nel silenzio dello stanzino riuscivo ad avvertire il suo respiro pesante ed il battito accelerato del suo cuore. «Come ti senti?», decisi di chiedere, sussurrando come a non spezzare l'atmosfera.

Michael tirò su con il naso. «Starò meglio. Che ne dici se andiamo via? Ho fame».

Sospirai. «Basta che non mangi le Cheetos», dissi, facendo ridere Michael.

Il rosso si diresse alla porta, aprendola ma richiudendola subito. Quando si voltò verso di me aveva gli occhi sgranati. «Siamo un grandissimo guaio».

Alzai un sopracciglio. «Che succede?».

«Jack... sta venendo qui. Insieme agli altri. Dio, non voglio che mi veda qui, capirà tutto. Cazzo, come faccio?», rispose impaurito Michael, mettendosi le mani nei capelli.

Io feci spallucce. «Beh, al massimo penserà che stavamo facendo gli sporcaccioni», ipotizzai, sorridendo malizioso.

Michael mi guardò in disappunto, scuotendo la testa. «Sempre il solito... aspetta».

«Che c'è ora?», chiesi, stranito.

Michael sorrise malizioso. «Sai simulare un orgasmo?», mi chiese, avvicinandosi a me.

Il mio cuore prese a battere all'impazzata. Cosa aveva in mente? Di sicuro niente di buono, a giudicare dalla sua faccia. «Uh, non lo so», risposi, mordendosi il labbro.

Michael mi fece cenno di alzarmi, si sedette al mio posto ed allargò le gambe sulla cassa, facendomi cenno di mettermi nel mezzo. Quando lo feci allacciò le gambe al mio bacino e mi sbottonò i pantaloni, calandoli leggermente. «Beh, scopriamolo allora», borbottò, «Gemi a voce più alta che puoi».

«Michael, non sono sicuro che possa funzionare, e poi è una figura di merda-», un gemito risalì dal fondo della mia gola quando Michael mi strizzò i testicoli, facendomi sobbalzare, «Ma che cazzo fai?!».

Michael mi guardò con fare innocente. «Cerco di far credere a Barakat che a me non importa di lui facendogli credere che mentre mi dedicava quello schifo di canzone io ero qui con te a farti una sega. Adesso gemi per finta o sarò costretto a farti gemere sul serio - e sai che mi farebbe schifo anche solo pensare di toccare il tuo cazzo».

«Eppure mi strizzi le palle», Michael mi guardò minaccioso, «E va bene!».

Quella era stata la cosa più imbarazzante della mia vita finora, ancora più imbarazzante del fare gli auguri per la gravidanza alla mia professoressa di tedesco alle superiori prima di scoprire che fosse solo grassa. Gemetti ad alta voce, in sincrono con Michael che nel frattempo mi scompigliava i capelli e mi sbottonava la camicia, giusto per far credere a Barakat che stavamo facendo qualcosa di davvero tremendo. I finti gemiti di Michael erano molto più convincenti dei miei, a dirla tutta. Mi chiesi quanti partner scadenti avesse avuto. Un ragazzo può fingere un orgasmo? Mi sembra difficile.

«Oddio Michael, ah, più veloce», esclamai, facendo quasi scoppiare a ridere Michael, «Oh sì!».

«Ti posso fare un succhiotto?», mi chiese Michael, a bassa voce, «Potremmo essere più convincenti».

Inclinai la testa di lato. «Fa pure», dissi, scoppiando a ridere quando Michael si attaccò al mio collo, succhiando e mordendo la mia pelle. La situazione era talmente assurda che mi faceva ridere.

«Michael sto per venire», gemetti, occhieggiando la porta, «Mh, ah, Michael cazzo più veloce!».

Uno di quei gemiti, mi vergognavo ad ammetterlo, era vero, dovuto alla foga con cui Michael mi baciava e leccava il collo per lenire il bruciore del succhiotto. Mi strinsi contro la sua maglietta, desiderando in cuor mio che quel contatto si prolungasse a diventare qualcosa di più, quando la porta si aprì e la luce si accese, facendoci sobbalzare. Ci voltammo verso la porta, trovando Jack Barakat intento a fissarci con un misto di delusione e rabbia nello sguardo.

«Oh... ciao, Jack», borbottò Michael in imbarazzo, scendendo dalla cassa e cercando di sistemarsi più che poteva - avevo fatto un bel casino con i suoi capelli, ne andavo piuttosto fiero, «Uh... che brutta situazione», aggiunse, strofinando una mano contro i suoi pantaloni - al che ridacchiai soddisfatto.

«Uhm, no, figurati», borbottò Jack, grattandosi la nuca, «Tu saresti...?», chiese poi, rivolto a me.

Il ragazzo che si scopa il tuo ex, avrei voluto dire. Mi limitai però a porgergli la mano che non reggeva i pantaloni, presentandomi soltanto come «Luke Hemmings, il ragazzo di Michael», cosa che dissi ansimando leggermente. Ero davvero un grande attore... mmh, a pensarci potrei recitare in qualche serie tv. Magari fare un'apparizione in Scream Queens solo per provarci con Emma Roberts. Sì, quest'idea mi piaceva.

Tornai con i piedi per terra dimenticando Emma Roberts solo quando Jack mi strinse la mano in evidente disgusto. «Piacere di conoscerti».

Sorrisi falsamente. «Il piacere è tutto mio», dissi, guardando Michael con dolcezza, «Ho sentito che hai avuto una relazione con il mio Mikey».

Jack si guardò attorno in imbarazzo, cercava di non concentrarsi sulle nostre mani intrecciate. «Sì, siamo stati insieme per un anno», rispose vago.

Io baciai Michael sulla fronte. «Mi sto ancora chiedendo come tu abbia fatto a farti scappare un ragazzo così speciale», borbottai, suonando leggermente arrabbiato, «Ma non importa, perché adesso ha me ed è felice. Vero Mikey?».

Michael sorrise, strofinando il suo naso con il mio prima di baciarmi con foga. Mi lasciai trasportare da quel bacio prima che entrambi ci accorgessimo che Jack ci stesse guardando. «Non potrei mai essere più felice di così», sussurrò Michael, staccandosi.

«Uhm, comunque dovremmo andare», dissi io, rivolgendomi a Jack, «Mi dispiace non aver visto l'ultima metà della vostra esibizione, sai, Michael non sa tenere le mani a posto», aggiunsi, ridacchiando malizioso.

«Già... già. Buona fortuna per la vostra esibizione», disse deluso, «Ci si vede in giro, Mike».

Michael annuì distratto prima di farsi trascinare via da me. aspettammo di essere nel nostro camerino per esultare.

«Ma l'hai visto? Era stra scazzato! Siamo una bella squadra», commentai io, facendo scoppiare a ridere Michael.

Il rosso si stappò una lattina di coca cola. «Una squadra un po' disfunzionale, ma va benissimo così», rispose, passandomi la lattina dopo averne fatto un sorso, «Però i tuoi gemiti finti fanno schifo».

Mi imbronciai. «Non sono abituato a fingere gli orgasmi... ma tu forse sì», lo presi in giro, «Eri davvero troppo convincente».

«Alcuni erano veri, però, di gemiti», sbottò Michael, in tono di sfida, «Non pensare che non me ne sia accorto. Specialmente quando mi sono attaccato al tuo collo per farti il succhiotto, gemevi sul serio lì».

Arrossii. «Prova tu a non gemere se qualcuno ti fa un succhiotto», mi difesi, sistemandomi i capelli e la camicia davanti allo specchio.

Michael si posizionò dietro di me, incollandosi al mio corpo. Sentivo la sua erezione sul mio sedere, il suo fiato pesante sul collo, collo che poi fu attaccato dalle sue labbra. «Se qualcuno di cui non mi interessa mi bacia il collo, di solito non gemo», sussurrò lui sensuale, baciandomi il collo con lentezza maniacale, «Se qualcuno di cui non mi interessa mi bacia, non mi faccio venire un'erezione».

Ansimai quando la sua mano si posò sul cavallo dei miei pantaloni, stringendomi con lentezza; chiusi gli occhi quando mi resi conto che davanti a me avevo soltanto il riflesso di me che gemevo sotto le carezze di Michael. Dovevo ribattere in qualche modo.

«Eppure adesso hai un'erezione e tutto ciò che abbiamo fatto prima è stato far finta di gemere», sbottai infine, aprendo gli occhi e sorridendo beffardo quando Michael si allontanò.

«Penso che dovremmo andare, sì», sbottò Michael, voltandosi per andarsene.

Io sospirai seguendolo. «Per essere uno a cui disgusta anche solo il pensiero del mio pene, devo dire che non vedevi l'ora di metterci le mani sopra», borbottai fra me e me, ignorando le farfalle nel mio stomaco - e il rigonfiamento nei miei pantaloni - mentre raggiungevamo i nostri manager.


***


"Alla fine ho dovuto cedere e farmi una sega piena di rimpianti e vergogna, bestemmiando Michael in ogni lingua conosciuta al genere umano." Ne sei proprio sicuro, Lucass? ( ͡° ͜ʖ ͡°)


[A/N] Buon pomeriggiooooooo! AHAHAHA sono gasata perché il capitolo sei oggi è arrivato a 101 commenti, lol. Devo dire che all'inizio, quando ho iniziato a scrivere questa storia, pensavo che ai 100 commenti non ci sarei arrivata neanche a storia finita. Quindi immaginate la mia gioia quando li ho visti ahahaha

Bando alle chonces (??), parliamo del capitolo. Devo dire che è molto full of trash, ma io lo adoro. Forse è uno dei miei preferiti (devo ancora scrivere gli altri, già). I muke si stanno avvicinando sempre di più! ( ͡° ͜ʖ ͡°) Hanno ancora un sacco di strada da fare, strada che è quasi del tutto in salita e piena di buchi nell'asfalto, ma forse a destinazione ci arrivano dai. Adesso devo soltanto decidere qual è la loro destinazione ( ͡° ͜ʖ ͡°)

Prima di lasciarvi (devo correre a scrivere i prossimi capitoli), vi dico che nel prossimo c'è un cameo direttamente da una delle mie storie. Chi potrà mai essere? (e pensate che ha vinto dopo una lunga lotta che si è tenuta nella mia testa perché ci volevo mettere Arzaylea, cosa che ho bocciato appena mi sono ricordata di questo personaggio, ahahah)

Vi ringrazio ancora per i 101 commenti del capitolo sei, e per i commenti e i voti in generale, e vi lascio. A martedì! ♥♥♥


PS: nei media ci sono una foto che me gusta e Your Bed degli All Time Low, canzone che io adoro alla follia

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