16 ➳ Hold me
Luke's pov
Mi ci volle davvero poco per rendermi conto di quanto Michael fosse ingestibile da ubriaco. Il suo cervello regrediva di anni e anni, facendolo comportare come un bambino capriccioso che non potevi lasciar perdere perché, non appena ti voltavi, combinava qualche disastro. Di quello me ne accorsi quando mi allontanai da lui per andare in bagno; non appena mi chiusi la porta alle spalle sentii un tonfo provenire dall'altra stanza. Allarmatissimo e con la paura che Michael fosse svenuto o che altro, mi ero precipitato in camera da letto, trovando Michael steso per terra, con la maglietta nera bagnata dell'acqua che gli avevo dato (il bicchiere giaceva a pochi passi dal letto) che rideva come un deficiente mentre il televisore, ora acceso, trasmetteva uno di quei cartoni stupidi per bambini dal cervello bacato.
«Lukey Pookie!», mi chiamò Michael, ridendo mentre si accarezzava la pancia, «Guarda la tv! Ci sono Masha e Orso!», esclamò, meravigliato.
Mi passai una mano in faccia, constatando che sì, me la stavo facendo sotto per niente. «Certo, fantastico, Masha e Orso», commentai stanco, «Magari guarda la tv e stai buono mentre vado in bagno, okay?», aggiunsi, facendo per voltarmi. La cantilenante voce di Michael che mi chiamava Lukey Pookie (affibbiandomi quindi un soprannome peggiore dell'ormai consolidato Cheerios) mi costrinse a voltarmi di nuovo.
«Ma io non voglio che tu mi lasci solo, Lukey Pookie», si lamentò, strisciando verso di me, «Posso venire con te?».
Le mie guance si infiammarono mentre osservavo la figura inginocchiata ed ubriaca di Michael, che ricambiava le occhiate sfarfallando le ciglia in modo innocente e sporgendo il labbro inferiore rosso più del solito. E per di più la parola venire pronunciata con quella voce così roca e sexy... Dovevo smetterla di pensarci.
Sospirai. «Michael, devo fare pipì», borbottai, voltandomi per allontanarmi.
«Ma sei hai bisogno di una mano?», mi chiese, seguendomi.
Mi arresi e lo lasciai fare, senza oppormi alla situazione imbarazzante di Michael a pochi passi da me in bagno; tuttavia, ero rosso come un peperone mentre chiudevo la porta del bagno e Michael si sedeva sul bordo della vasca, osservandomi curioso.
«Ehm, almeno potresti non guardarmi? Mi metti in imbarazzo», chiesi, facendo ridere Michael.
Michael scosse la testa. «Ho già visto il tuo cazzo, Lukey Pookie. Ricordi?».
Persino da ubriaco Michael aveva una mente piuttosto colorita, a quanto potevo notare. «Beh, è un contesto un po' diverso, questo», borbottai, abbassandomi la zip dei pantaloni. Nonostante gli avessi chiesto di non guardarmi, lui tenne i suoi occhi fissi su di me e riuscì a mettermi ancora più in imbarazzo facendo commenti stupidi, del tipo di «La tua pipì fa un rumore divertente» e «Vuoi una mano? Posso mantenertelo se vuoi». Risultato: quella fu la pausa bagno più imbarazzante della mia vita.
Uscii dal bagno seguito da Michael, che si lanciò a peso morto sul letto. La sua maglia si alzò leggermente, facendomi intravedere porzioni della pelle pallida del suo torace. Distolsi immediatamente lo sguardo.
«Lukey Pookie?», mi richiamò Michael, con voce stanca.
«Dimmi pure», gli concessi, abbassandomi i pantaloni per infilarmi quelli della tuta che utilizzavo per dormire.
«Ma secondo te sono incinto?».
Mi voltai di scatto verso Michael, fissandolo sconvolto. «Che cosa?».
Michael ridacchiò. «Guarda la mia pancia! È bella gonfia. E poi ho visto il tuo cazzo, non c'entra qualcosa?», spiegò, serio da morire.
Scossi la testa. Domani mattina gli avrei raccontato tutto nei minimi dettagli, così magari avrebbe evitato di ubriacarsi di nuovo. «Michael, non sei incinto, hai solo una pancia prominente», spiegai, facendolo accigliare, «E non potrei metterti incinto neanche se... facessimo sesso, ecco. Sei un ragazzo».
Michael annuì, continuando a fissarsi la pancia corrucciato. «Allora cosa c'è nella mia pancia?».
Sospirai. «Adesso? Alcool, presumibilmente», borbottai, avvicinandomi a lui e porgendogli un paio di pantaloni più comodi, «Puoi mettere questi se vuoi, gli skinny jeans sono scomodi per dormire»
Michael fissò i pantaloni che adesso giacevano sul suo grembo corrucciato. «Non mi piacciono. Posso dormire in mutande?».
«Certo, fa pure», borbottai arrendevole, aspettando che Michael si alzasse dal letto per infilarmi sotto il piumone. Era stata una giornata lunga, in quel momento volevo solo dormire. Ma ovviamente, la mia giornata non si era ancora conclusa. E me accorsi soltanto quando i boxer di Michael volarono sul comodino accanto a me.
Scattai sul letto, fissando Michael che - adesso come mamma l'aveva fatto e senza nessuna vergogna al riguardo - avanzava verso il letto e si metteva sotto le coperte. «Perché mi guardi con questa faccia sconvolta, Lukey Pookie?».
«Sei nudo», dissi soltanto io, arrossendo veemente. La situazione era diventata imbarazzante il triplo adesso.
Michael alzò le spalle. «Mi piace dormire nudo. È un problema?», mi chiese innocente, mordicchiandosi il labbro inferiore.
Per un secondo pensai che lo stesse facendo apposta. Non poteva comportarsi così e pensare di passarla liscia - soprattutto perché stavo pensando di scoparmelo da quando l'avevo visto fuori alla porta. Tuttavia, dovevo cercare di contenermi, Michael era ubriaco, quindi non sapevo con precisione se lo volesse o no. Ma c'era da dire che anche io ero ubriaco, la prima volta che l'abbiamo fatto, e lui c'è andato giù pesante...
«N-no, non è un problema», risposi, ricordandomi della domanda che mi aveva fatto Michael, «Insomma, se ti piace dormire così».
Michael sorrise malizioso. Non prometteva niente di buono. «E poi te piace vedermi nudo», commentò, ridacchiando, «Non pensare che non abbia notato la lunga occhiata che mi hai fatto, Lukey Pookie».
Deglutii, consapevole di essere stato beccato. A mia difesa non potevo non guardarlo. «Che cambia? Ho già visto il tuo cazzo, ora come ora non mi fa più effetto», decisi di ribattere, utilizzando le parole che mi aveva detto prima lui in bagno.
Michael alzò un sopracciglio, posando una mano sul cavallo dei miei pantaloni, sotto cui un'accenno di erezione tradiva le mie parole senza senso. Sgranai gli occhi ed arrossii, mentre Michael rideva di gusto. «Ah, no? Non ti ha fatto effetto, Lukey Pookie?», mi chiese leggermente divertito.
Ansimai leggermente a contatto con la sua mano. «E va bene, mentivo», ammisi, facendo ridere Michael (ma cosa diavolo ci trovava di così divertente, in tutto questo?) che mi sorprese sedendosi a cavalcioni su di me.
Michael mi fissò di nuovo con quegli occhi colmi di un'innocenza finta che non fece altro che eccitarmi di più. «Sono contento di farti quest'effetto Lukey Pookie», disse genuinamente contento, poggiando una mano sul mio petto, «È bello pensare di essere belli».
Alzai un sopracciglio, allungando la mia mano per accarezzare la guancia bollente di Michael. «E avevi bisogno che te lo dicessi io, che sei bello?», chiesi confuso, notando i suoi occhi rabbuiarsi. Quindi, il bambino aveva lasciato il posto al ragazzo insicuro che sotto sotto Michael era. Insicurezze infondate, comunque, ma sapevo come ci si sentiva ad essere a disagio riguardo al proprio corpo quindi capivo alla perfezione il suo stato d'animo.
Michael si mordicchiò il labbro inferiore. «Ha più valore se me lo dici tu, Lukey Pookie», borbottò, «Perché tu sei così bello e io-».
Lo interruppi baciandolo, forse un po' inaspettatamente perché Michael vacillò sulle mie labbra prima di ricambiare. «Ti proibisco di dire le prossime parole. Tu sei bellissimo, Michael, fine della discussione», sbottai, ansimando leggermente sulle sue labbra non appena mi ci staccai. Non avrei mai voluto viverne senza.
«Se lo dici tu», mi concesse Michael, stringendosi nelle spalle. «Ho freddo, Lukey Pookie».
Sospirai. «Mettiti dei vestiti. Sei nudo, è normale che tu abbia freddo Sherlock».
«Ma potresti riscaldarmi tu», borbottò Michael, facendomi arrossire mentre si abbassava verso il mio collo, «Che senso ha mettere dei vestiti se ho te accanto? Comunque finirò per toglierli».
Gemetti mentre il suo bacino sfregava contro il mio. Volevo trattenermi, davvero, ma Michael mi stava rendendo la vita difficile. «Michael... non so se è ciò che vuoi davvero, questo», borbottai, riuscendo ad ottenere l'attenzione del rosso, che mi guardò pigramente.
«Cosa, Lukey Pookie?», mi chiese, mordendosi il labbro inferiore gonfio e sempre più arrossato. Quelle labbra mi stavano mandando in rovina.
«Fare sesso con me. Lo vuoi davvero?», chiesi, accarezzandogli un braccio e sentendo il suo corpo tremare al mio tocco.
«Cazzo se lo voglio», sbottò Michael, «Da sobrio magari sono un coglione che non ha neanche il coraggio di parlarti, ma adesso sono ubriaco e gli ubriachi fanno ciò che vogliono senza pensarci - e io adesso voglio che mi sfondi il culo e che lo faccia così bene da farmi dimenticare tutti i miei ex stronzi che mi hanno spezzato il cuore».
Alzai un sopracciglio, sentendo i miei pantaloni stringersi sempre di più. «Credevo che non me l'avresti mai detto», commentai, sorridendo malizioso mentre Michael alzava gli occhi al cielo.
«Ti consiglio di approfittarne perché la mia pazienza si sta spazientendo».
Ignorai le parole senza senso di Michael per attaccare le sue labbra,baciandole e mordendole con foga. Michael rispose ai baci con altrettanta foga, facendo in modo che finisse di schiena sul letto con me addosso a lui. Sentii l'ansia montare nel mio stomaco mentre lui infilava le mani nella mia tuta, toccandomi attentamente per poi ritrarsi ed abbassarmi i pantaloni e i boxer. Il mio pene sfregò contro il suo, facendo gemere entrambi; ancora tremante mi staccai dalle labbra dolci di Michael, baciandogli con lentezza il collo e scendendo sempre più giù, incontrando la mia principale fonte di nervosismo: il pene di Michael. Quel coso mi spaventava. E ciò che volevo fare mi spaventava ancora di più.
Ignorando i miei pensieri afferrai la lunghezza con la mano che ancora mi tremava; sospirai prima di lasciare un bacio sulla sua punta, facendo gemere Michael in modo acuto. Eccitato dalla sua reazione mi affrettai ad inglobare la punta in bocca, succhiandola e leccandola con avidità prima di lasciarla andare. Michael era già senza fiato, ciò mi fece sorridere compiaciuto.
«Dio, lo sapevo che eri un bravo succhiatore», commentò, facendomi arrossire.
«Farò finta che questo non me l'abbia detto», borbottai, ritrovandomi faccia a faccia con Michael. Portai un dito alla sua apertura, facendolo gemere mentre con il polpastrello segnavo il piccolo anello di muscoli.
«Io lo prenderei come un complimento, Lukey Pookie».
Mi imbronciai. «E dai, non chiamarmi così. Rovina l'atmosfera».
«Ma è così bello Lukey Pookie!», sbraitò con voce incrinata, gemendo mentre lo penetravo con le mie dita, facendo esattamente le stesse cose che lui aveva fatto a me la volta scorsa.
«Farò finta che tu non abbia detto neanche questo», sospirai, estraendo le mie dita, «Sei-».
«Scopami e basta. Sono pronto da quando mi sono tolto le mutande», mi incitò Michael, sorridendo estasiato.
«Ah, okay», borbottai, avvicinando il mio pene al sedere di Michael. Entrai dentro lentamente, prendendomi il tempo per assaporarmi le pareti strette di Michael che si contraevano contro di me e i suoi gemiti estasiati mentre il mio corpo scivolava lentamente nel suo, riempiendolo.
«Sei stretto», borbottai io, stringendo i denti per trattenere un gemito dovuto al corpo di Michael che delicatamente scivolava contro al mio, incontrando le mie spinte.
Michael sbuffò. «E che ti aspettavi, un tunnel da superstrada? È comunque un ano, idiota».
Scossi la testa. «Smettila di essere petulante».
«E tu smettila di parlare e pensa a scoparmi».
Alzai gli occhi al cielo, tuttavia accontentai Michael, cominciando a spingere sempre più veloce in lui e riempiendo la stanza dei suoi gemiti che si mischiavano con i miei, proprio come la sua anima, ormai fusa alla mia. Mi piaceva stare così con Michael, e non parlavo soltanto dell'aspetto fisico della cosa. Stare con lui a fare l'amore sotto le coperte (perché sì, era così che mi sentivo di definirlo, per chissà quale motivo che non riuscivo a capire), tenere le mie mani dappertutto e da nessuna parte, sentire il suo corpo totalmente alla mia mercé, il suo cuore nelle mie mani. Era una sensazione troppo bella per rinunciarci.
«Cazzo, quanto ti amo», sbottai senza pensarci, in preda al mio orgasmo a cui seguì quello di Michael.
Il rosso scoppiò a ridere in modo esausto. «Mi ero reso conto che ami il cazzo già da solo, senza che me lo dicessi tu Lukey Pookie».
Lo guardai male. «E dai Michael, era un accrescitivo», mi difesi, facendolo scoppiare a ridere.
«Beh, però devo ammettere che sono felice che ti sei reso conto che ti piace il cazzo - così ti posso piacere anche io, ricambiando così i miei sentimenti perché tu mi piaci tanto», rimuginò Michael, arrossendo quando lo guardai addolcito e mi allungai per baciarlo.
«Lieto di saperlo, principessa», mugugnai, facendo accigliare Michael.
«Non penserai che adesso hai più diritto a chiamarmi principessa! Me l'hai messo in culo solo una volta!».
***
[A/N] Buon pomeriggio! Allora, sarò veloce perché devo andare urgentemente a fare una doccia: mi scuso vivamente per il disagio, spero che lo smut vi sia piaciuto nonostante sia stato top!luke e niente, a luke piace il cazzo e ci tiene che lo sappiate. A martedì prossimo! 💖
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