0 ➳ Deal
Luke's pov
«Luke... Luke? Luke! Alzati, coglione!».
Sobbalzai nel mio letto non appena sentii una cascata d'acqua gelata addosso; sconvolto, mi asciugai la faccia e fronteggiai il mio manager, ossia quell'emerito stronzo che mi aveva appena condannato ad una sicura polmonite. Faceva un freddo del cavolo nel mio appartamento in quel periodo, nonostante avessi il riscaldamento sempre acceso.
«Che cazzo fai?! Non posso ammalarmi, questa settimana ho un casino di impegni - cosa che tu sai benissimo!», sbottai, «Non ti interessa della salute della tua unica fonte di denaro?!».
Ashton mi guardò con fare serio. «Non fare il melodrammatico, non ti ammalerai di certo con una secchiata d'acqua», borbottò, «Hai idea di che ore sono?».
Alzai le spalle. «Pensi che ne abbia? Mi hai appena svegliato, Einstein».
Ashton decise di ignorare la mia battutaccia. «Sono le tre del pomeriggio, Luke. Oggi avevi un appuntamento in studio alle sette del mattino. Sono passate ben otto ore da quando avresti dovuto essere in studio a finire quel cavolo di album!», sbottò, alzando le mani al cielo, «Santo Dio, a volte credo che non ti importi un cazzo della tua carriera - che è anche pressoché inesistente, se possiamo dirlo».
Mi imbronciai. «Mi importa della mia carriera, Ash, lo giuro. È solo che ieri Ryan mi ha invitato ad una festa e... oh, andiamo, sei stato anche tu ventenne no?».
Ashton scosse la testa. «Credi che a Joel Madden importi che sei andato ad una festa a fare il coglione?! Siamo stati tre ore ad aspettarti, erano tutti incazzati neri e io ho dovuto pararti il culo come al solito!».
«Scusa tanto se mi piace vivere la mia vita di giovane bello e promettente!», sbottai volgendo gli occhi al lato opposto del letto, trovandolo vuoto, «A proposito di vivere la mia vita-».
«L'ho mandata via io», borbottò Ashton, interrompendomi, «Lei ti saluta, vuole rivederti al più presto».
«Perché non l'hai fatta restare?», chiesi, intristito ma con un sorriso malizioso sul volto, «Insomma, avrebbe potuto darmi un buongiorno come si deve, migliore del tuo. Joanne ha delle labbra così belle, stavano così bene attorno al-».
«Non mi interessa delle tue scopate occasionali», mi interruppe Ashton, scuotendo la testa, «Vestiti. Io e te abbiamo bisogno di fare quattro chiacchiere».
Annuii senza fiatare, solo perché Ashton mi sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, e mi alzai dal letto infilando successivamente i boxer della sera prima e una maglia a caso presa dal pavimento. I vestiti aderirono al mio corpo; dovevo sembrare un po' un pulcino bagnato ma non è che mi interessasse molto al momento.
Seguii Ashton in cucina rimuginando sulla notte passata e sulla mia condotta in generale. Forse il mio manager aveva ragione, stavo deragliando perdendo il senso di cosa stessi facendo quando, soprattutto in quel momento, avrei dovuto concentrarmi al massimo sui miei obiettivi - che non erano di certo fare festa tutte le sere e andare a letto con qualsiasi modella mi capitasse a tiro. È solo che è difficile rigare dritto quando sei proiettato nel mondo delle celebrità, quando ti sembra facile ottenere di tutto e quando le ragazze cadono tutte, nessuna esclusa, ai tuoi piedi. E io non potevo proprio permettermi di perdere colpi, visto che la mia carriera non era neanche iniziata del tutto...
Ashton si sedette al tavolo mentre io cercavo qualcosa da sgranocchiare visto che avevo fame; la scelta ricadde su delle barrette ai cereali. Ne mangiucchiai una lentamente mentre Ashton cominciava a lamentarsi come suo solito della mia linea di condotta, di quanto il mio essere sbandato facesse male alla mia carriera e bla, bla, bla. Non voglio dire che sia nel torto, ma ascoltarlo dire sempre le stesse cose dopo un po' stufa (beh, se proprio devo essere sincero ha stufato dal primo momento in cui me l'ha dette).
«E quindi, Luke, siamo arrivati ad una conclusione. Siediti, per favore», mi disse Ashton, facendo cenno alla sedia di fronte a lui.
Mi sedetti con il cuore in gola. A che conclusione erano arrivati, lui e quel team di svitati che gestivano la mia carriera? Volevano licenziarmi? Farmi fallire? Bloccare l'uscita dell'album che non avevo ancora finito?
Decisi di porre fine ai miei dubbi chiedendo ad Ashton. Lui avrebbe dovuto rispondermi per forza, visto che riguardava me e il mio futuro. «Sarebbe?».
«Abbiamo deciso che dovrai cambiare i tuoi comportamenti», rispose Ashton, dandomi l'impressione che volesse dire anche altro.
Come mio solito non lo feci parlare. «L'avete deciso voi che devo cambiare? Adesso non ho potere decisionale neanche su come vivo la mia vita?», chiesi, acido.
«Se continui a saltare appuntamenti importanti per andare alle feste di quel poco di buono di Ryan Matthewson e scoparti modelle francesi nuocendo alla tua carriera allora no, non hai potere decisionale su come vivere la tua vita», rispose Ashton, incazzato, «E se mi fai finire, c'è dell'altro. Forse peggio».
Alzai un sopracciglio. «Peggio? Mi avete tolto il diritto di decidere cosa voglio fare, cosa ci può essere di peggio? Avete deciso di affibbiarmi qualche fidanzata finta per fare credere a tutti che non sono un puttaniere?».
Ashton si morse il labbro inferiore. «Beh... più o meno».
Sbiancai. «Non puoi essere serio», borbottai, sentendo la terra mancarmi da sotto i piedi.
Nella mia vita non avrei mai pensato che avrei dovuto avere una finta relazione per il bene della mia carriera non ancora iniziata... ma chi me l'ha fatto fare? A saperlo mi facevo i fatti miei.
«Sono serio, purtroppo. Io non volevo si arrivasse a tanto, Luke, ma il team ha insistito-».
Lo interruppi. «Quelli sono dei coglioni, Ashton!», sbottai, sbattendo i pugni sul tavolo, «Sentiamo, con chi dovrei fare finta di stare?».
«Mi prometti che non mi ucciderai?», mi chiese Ashton, guardandosi intorno alla probabile ricerca di coltelli da macellaio - che io non avevo, ovviamente. Anche se mi sarebbe piaciuto possederne uno in quel momento.
«Non ti garantisco niente».
Ashton sospirò. «Va bene... comunque me la sono cercata. Vedi, Luke, tu... dovrai stare con Michael Clifford».
Pensai di aver sentito male. «Come, scusa?».
Ashton sospirò. «Hai sentito benissimo, Luke. Dovrai far finta di stare con Michael Clifford».
«Spiegati meglio», sibilai io, cercando di mantenere la calma (cosa leggermente impossibile), «Per quale motivo io dovrei fingere di essere gay?».
A quanto pare, il mio validissimo team di management aveva deciso che, per darmi un'immagine nuova e rilanciare il mio album che a quanto pare sarebbe stato un sicuro flop a causa del mio comportamento stupido ed irresponsabile, dovessi stare con Michael Clifford. Io, etero fino al midollo, avrei dovuto fingere di essere gay per rilanciare qualcosa che non esisteva neanche!
«Spiegami chi ha avuto questa brillante idea!», strillai, alzandomi e fissando Ashton come se avessi voluto mandarlo all'inferno con una sola occhiata.
Ashton sospirò. «Non posso dirtelo».
«È stata una tua idea, vero?!».
A quel punto Ashton si alzò, confermando i miei sospetti. «Era stata una battuta, ma a quanto pare l'hanno presa tutti sul serio e te lo giuro, non avevo neanche l'intenzione di esserlo. È solo che a volte sei sembrato omofobo e ciò non ha fatto altro che inimicarti una bella fetta di pubblico-».
«Io non sono omofobo», sputai, «Certo, non condivido le loro scelte ma-».
Ashton mi interruppe. «Hai scritto dei tweet terribili, Luke. Nessuno comprerà il tuo album perché appena si parla di te le ragazzine sbavano, ovvio, ma i quarantenni snob dicono che sei solo un mocciosetto, il che è vero, e l'intera comunità lgbt comincia a riempirti di insulti. Non è una bella cosa».
Alzai le spalle. «Beh... non si può piacere a tutti».
«Devo aggiungere che le madri delle ragazzine che ti sbavano dietro non vogliono che le loro figlie ascoltino la tua musica perché gli ultimi due singoli che hai fatto parlano di sesso?», borbottò Ashton, alzando un sopracciglio.
«Hey! Le mie canzoni sono state successi radiofonici!», sbottai sulla difensiva.
«Per quanto? Due giorni? Luke sii serio, vuoi davvero essere questo? Il solito cantante che canta di cose a cui nessuno si può relazionare, odiato da tutti perché omofobo e sbandato? Andiamo. Io ricordo com'eri quando ti ho conosciuto, volevi cambiare il mondo. Perché sei cambiato così tanto?».
Sospirai. «Non cominciare con il passato, ti prego. Sono cresciuto, ho capito che il mondo non si può cambiare. Non ho più i buoni propositi che avevo a diciassette anni».
Ashton mi guardò incoraggiante, cambiò discorso facendo leva su qualcosa che mi stava segretamente a cuore: il parere che la gente aveva di me. «Sarai di nuovo amato dalla gente, con questo».
«Non vedo perché debba farmi amare da loro per ciò che non sono», mugugnai.
Ovviamente, alla fine accettai rassegnato, anche se non avrei voluto farlo. Non mi sembrava giusto nei confronti di nessuno, neanche di me stesso. Speravo solo che Ashton avesse ragione, questa volta.
***
[A/N] Sono tornata e sono più disagiata di prima HAHAHAH
Eh già, io non riesco a stare lontana dai muke. Quindi eccomi di nuovo qui, con un'altra muke, questa forse è un po' meno il disagio di Slut Wars però ahahah
A dire la verità, non so come mi sia venuta l'idea per questa storia. Mi sembra di aver visto un post su tumblr su una cosa del genere, oppure sono stata ispirata da tutto il disagio da shipper datato 2k12, non lo so ahahaha
Ad ogni modo, spero che questa storia possa piacervi. Io la trovo adorabile, a dire la verità lol (e poi c'è Jack Barakat, quindi dovete leggerla)
Ci vediamo settimana prossima con il primo capitolo! ♥
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