Capitolo 8- Shot at the night
Lilith uscì dal bagno ancora a piedi nudi, e per poco a Ruth non mancò il fiato: I capelli candidi le cadevano leggeri sul corsetto blu, che si diramava in una gonna nera a mullet, che si fermava a pochi centimetri da terra.
-Sei bellissima, ma ti manca ancora qualcosa...-
Ruth allacciò la collana col cigno nero al collo di Lilith, e questa sorrise per la gratitudine.
-Spero che non lo riconosca nessuno, davvero...-
Ammise, ammirando la sua immagine allo specchio.
-Sarà difficile con quel naso, ma immagino che l'astuto Laughing Jack riesciurà a inventarsi qualcosa. Stasera gli chiedi se è umano?-
-Ruth! Come faccio a chiederglielo!?-
Le due cugine si guardarono negli occhi, e d'un tratto Ruth scoppiò in una fragorosa risata.
-Se stasera non ti bacia, giuro che lo uccido!-
Lilith si sentì avvampare, e il cuore prese a batterle fortissimo... -Baciarlo!?-
Ripetè incredula
-Suvvia, come se per te fosse una cosa nuova!-
Rispose Ruth, alzando un sopracciglio. Lilith ripensò a quegli occhi grigi, a quel fisico secchissimo e a quel tocco... Cazzo, nessuno l'aveva toccata come Jack sul materasso ad acqua. Sarà anche stata incatenata ed indifesa, ma la delicatezza con cui si erano mossi quegli artigli le faceva venire una tal voglia di...
-Hey! Terra chiama Lily! Che scarpe ti metti?!-
Lilith cadde dalle nuvole, e ci mise un po' prima di capire quello che le era stato detto. Alla fine prese un paio di ballerine azzurre e se le mise ai piedi.
-Quelle? Non vuoi le scarpe alte?-
Ruth storse il naso, ma Lilith aveva già deciso, e non avrebbe cambiato idea.
-Il tuo killer preferito sarà qui a momenti, pronta alla serata più emozionante della tua vita?-
Lilith avrebbe voluto dire che la serata più emozionante era stato quando aveva visto Jack per la prima volta, ma si trattenne dal rispondere.
-Ho le vene ghiacciate...-
Sussurrò la ragazza, sfregandosi le mani. Sapeva che il formicolio che aveva alle dita era eccitazione, e non freddo...
-Lily, il tuo amico è arrivato!-
Sua madre la chiamò dal piano di sotto, e Lilith balzò letteralmente giù dalle scale. Quel cretino aveva avuto la grande idea di farsi vedere da sua madre!? Doveva essere uscito di senno!
-Jack!- Gridò una volta atterrata sull' ultimo gradino. Sull'uscio un ragazzo la stava aspettando, ma era impossibile riconoscerlo: Una sciarpa gli copriva bocca e naso, e il resto era nascosto da un casco da motociclista.
-Ah, eccola, finalmente. Jack mi stava raccontando della sua operazione al naso...-
Disse sua madre. Se Lilith era perplessa, certamente non lo diede a vedere...
Ad un certo punto il ragazzo si sfilò il casco, e un rivolo di riccioli biondi gli scese sulla faccia. Era impossibile riconoscerlo senza il trucco, ma il colore dei suoi occhi era lo stesso... Era per forza lui.
Salutò in fretta e furia, e subito lei e Jack furono fuori sull'uscio.
-Jack, sei realmente tu!?-
Domandò lei, incredula.
-Tu che ne pensi, Bambola!?-
Il ragazzo si sfilò il guanto, e Lilith gioì nel riconoscere la solita fila di artigli affilati.
-Hai messo la mia collana...-
Da dietro quella raccapricciante pettinatura bionda, gli occhi di Jack si spalancarono, evidentemente felici.
Lilith non seppe resistere, e gli saltò al collo, finendo per abbracciarlo.
Quando le braccia di Jack le cingettero le spalle, ogni piccolo centimetro di Lilith venne colmato dalla beatitudine. Avrebbe voluto dirgli che l'amava, cazzo, ma non poteva. Non ancora. La notte era ancora troppo giovane...
Solo allora la ragazza notò la motocicletta parcheggiata sul ciglio della stradina.
-E tu quella dove l'hai presa?- Chiese, liberandosi dalla magia dell' abbraccio.
-Ah, quella... L'ho appena rubata. Devo essere sincero per tutta la notte, ricordi?-
Lilith sorrise e si avvicinò al motociclo, guardandolo con eccitazione. Jack si rimise il casco e ne porse uno anche a lei.
-Pronta a fare un giro? Possiamo andare ovunque, senza aver paura che ci vedano.-
Con l'aiuto di Jack, Lilith saltò in sella, e tutti e due vennero catapultati nello strano fascino di Londra notturna.
Si erano conosciuti nel periodo di Natale, e adesso si stava avvicinando Halloween, e la città era piena di zucche rosse e di volantini.
Passarono per Piccadilly Circus, e le luci indondarono i loro occhi di meraviglia. Tutta Londra stava danzando in un incerto tripudio di vita, e al centro di esso c'erano solo Lilith e Jack, perché per lei era l'unica cosa che importava. Era un'egoista, sì, ma era felice, e non avrebbe chiesto scusa a nessuno per aver provato il vero peso della felicità.
Lei quel "ti amo" voleva urlarlo al mondo intero, ma la notte glielo impedì. Era ancora troppo presto...
Lilith avvolse le braccia contro l'addome di Jack, e sentì il suo corpo pulsante di vita. La stessa vita che stava facendo danzare Londra. Le luci erano energia, e loro erano parte di essa.
L'aria autunnale non fermò i loro cuori, e Jack sentì una parte di sé tornar viva. Era una sensazione di assoluta lealtà che solo una persona era riuscita a trasmettergli fino a quel giorno. La cosa che lo frenava e lo faceva star male, creando un conflitto dentro di lui, era il fatto che quella persona fosse adesso morta... Ed era lui l'assassino.
I due si fermarono su una panchina. Il London Eye era ben visibile da laggiù, e anche l'enorme ruota panoramica era parte integrante del gioco di luci della città.
-Non mi ero mai sentito così... Vivo.-
Ammise Jack, sorridendo da dietro la sciarpa che gli copriva il volto. Lilith avrebbe voluto vedere Jack per quello che era, e non guardare il suo travestimento. Era un po' delusa da quella maschera, e questo Jack lo aveva notato...
-C'è qualcosa che non va?-
Domandò lui
-Mi piacevi di più prima...- Ammise Lilith. Jack perse un battito: Gli piaceva!!?
-Io ti... Piaccio...?-
Chiese facendo tremare la voce. Solo allora Lilith si rese conto delle sue parole, e le venne un brivido freddo giù per la schiena. Ormai non aveva senso nasconderlo...
-Mi piace il clown vestito di bianco e nero che mi ha rapita e risparmiata. Mi piacciono i suoi capelli neri e i suoi occhi chiari. Mi piace quando mi tocca con i suoi artigli, mi piacciono i suoi denti, il suo sorriso... È così fuori dal mondo che ogni volta con lui mi sento... A casa...-
Silenzio. Non scorreva niente nelle vene di Jack. Nessuna emozione, nessun sentimento... Solo...
Amore.
Amore per quella ragazza dal fisico fragile e dalla mente fortissima, che era riuscita a smontare il suo mondo con un sorriso.
E lei era là, così perfetta da non sembrare neanche reale: I capelli erano candidi come le nuvole e dritti come cascate, e i suoi occhi... Dentro quegli occhi c'erano sia il cielo che il mare. Perfetta come il mondo e perfetta come il nulla. La vita stretta, il seno piccolo e le gambe sottili e lunghe, arcuate come quelle delle ballerine. Dio, sembrava una bambola.
Ed era la sua bambola.
Una rabbia cieca scosse le le membra di Jack, e il ricordo dello stupratore di Lilith gli passò davanti.
Sua.
Lei era sua, cazzo! Quel bastardo l'avrebbe pagata cara!
-Jack. Jack che c'è? Perché non dici niente...?-
Lilith sembrò turbata dal silenzio del clown, e questo venne distolto dai suoi pensieri.
-Tu sei mia. Mia e di nessun altro.-
Lilith provò una gioia immensa nel sentirgli dire quelle parole, e d'improvviso si ricordò che quella era la notte in cui Jack avrebbe detto soltanto la verità. Ma quella notte era ancora troppo giovane per confessare i propri sentimenti...
-Sì, Jack. Io sono tua. Ma non so a chi appartengo...-
Jack sembrò perplesso, e quasi non si accorse che Lilith aveva preso a giocherellare con il suo guanto, per poter nuovamente raggiungere la sua mano.
-Cosa vuoi dire?-
Adesso che aveva detto quelle frasi profonde, Jack aveva terrore di essere rifiutato.
-Voglio sapere chi è Laughing Jack, e perché è diventato un assassino.-
La voce di Lilith era ferma e decisa, e questo causò un fremito in Jack. Raccontare la propria storia... Era così fuori dalla realtà imposta dal mondo che lo stesso Jack aveva cominciato a chiedersi se fosse vera. Si chiedeva se Isaac fosse esistito realmente, ma poi gli tornavano in mente le note di "Pop! Goes the weasel", e allora capiva che, purtroppo, tutta la sua vita era reale, che lui esisteva, per quanto volesse che questa fosse una bugia.
-Te la dirò solo perché tu mi hai detto la tua, Lilith. Ma prima devo farti una domanda: Credi alla magia?-
Lilith si stranì, e le sue sopracciglia si avvicinarono dubbiose. Perché quella domanda?
-Credo in te...-
Sussurrò la ragazza, visibilmente perplessa. Jack aveva terrore di perderla, cazzo! Ma se non avesse raccontato, sarebbe finito con l'offenderla...
-Fai finta che tutto possa essere possibile, Lilith, e concentrati sul tuo più grande desiderio. Talvolta i miracoli accadono...-
La ragazza sembrò affascinata dalle sue parole, e pensò che il vero miracolo era avere Jack accanto. Purtroppo, tanti anni prima, anche qualcun altro l'aveva pensato...
-Fa uno strano effetto dirlo, ma... Diciamo che io sono uno di quei miracoli. Sono capitato nella vita di un bambino con il compito di essere il suo amico per la vita...-
Jack non sapeva veramente come spiegarlo in maniera comprensibile, era tutto così magico e grottesco che non trovava le parole per descriverlo!
-Tu non sei un umano come tanti, vero Jack?-
Ruth l'aveva messa in guardia sul fatto che Jack era... Un po' troppo strano e fuori dal comune, ma averne la conferma era un tonfo al cuore. Ma non per la delusione; per la gioia! Jack era un miracolo, Dio, era un miracolo!
-Non sono un umano è basta. Sono stato creato per rendere felice un ragazzino, e questo mi ha abbandonato, e al suo ritorno mi ha insegnato ad uccidere. Ma ero stufo di essere un mostro senza una mia personalità, e nel tempo me ne sono creata una... Non devi capire per forza...-
La voce di Jack si era abbassata sempre di più, partendo da un livello altro e carico di emozione.
Lilith lo strinse a sé, causando de piccoli brividi lungo il corpo del clown...
Gli aveva creduto.
In quel momento Jack capì quanto era stato fortunato ad avere trovato quella ballerina con la caviglia spezzata, otto mesi prima, e che colpo di genio fosse stato decidere di non ucciderla. In milioni e milioni di persone, Lilith era stata l'unica in grado di capirlo ed apprezzarlo, e in milioni su milioni di persone, lei era l'unica che realmente contasse.
Jack avrebbe voluto gridare che l'amava, e avrebbe dovuto farlo prima che la notte diventasse troppo vecchia...
-Non mi avresti mai mentito, ma adesso voglio che mi dai prova delle tue parole. Dimostrami che sei realmente un miracolo...-
Jack allentò leggermente l'abbraccio, ma non la lasciò andare. Non avrebbe mai potuto lasciarla andare...
Senza aggiungere niente, si portò una mano ai capelli e li arruffò, e subito questi tornarono neri e gonfi come sempre. Poi si stropicciò gli occhi, e per magia le pesanti macchie di trucco nero riapparvero, lasciando Lilith estasiata. Infine, si tolse la sciarpa, lasciando scoperte quelle meravigliose labbra nere...
Guardò negli occhi di Lilith, profondi come pozzi. Era il momento.
Lilith aveva atteso che l'incanto della notte crescesse per parlare dei propri sentimenti, e invece, alla fine, non c'era stato bisogno di parole. Era bastato uno sguardo, e questo la fece sorridere.
Jack guardò le sue labbra, splendide come la luna nuova, inarcarsi per formare un sorriso, e questo gli ricordò che, nel gioco di vite e luci che animavano Londra, l'unica luce di cui gli importasse era Lilith...
-Dovresti indossare quel sorriso più spesso, ti dona...-
Jack baciò la guancia di Lilith con una lieve foga, e dalla guancia scese fino alle sue labbra, assaggiando ogni centimetro della sua pelle come se fosse la cosa più dolce e squisita che gli potesse esser data, e poi fu lì, al suo traguardo...
Le labbra di Lilith valevano molto più di cento vittime, calde e umide sotto quelle di Jack, buone ed appaganti.
Si baciarono sotto le luci della città, e continuarono sino a quando non ebbero più fiato. Allora si guardarono negli occhi, ansimando per ricominciare con un altro bacio, seguito da molti altri ancora.
E con le guance ancora rosse dall'emozione, Jack guardò negli occhi di Lilith, sussurrando parole che mai si sarebbe aspettato di dire:
-Ti amo...-
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