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Waitin'

PRIMA DI LEGGERE IL CAPITOLO VOLEVO DIRVI CHE È TUTTA COLPA DI EMMA.
Per chi non è felice del discorso tra Calum e Alexis può andarla a picchiare. (Ti voglio bene Emma ❤️😂)
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CALUM

I suoi occhi mi continuarono a fissare, i capelli rossi vennero mossi leggermente dal vento e le sue labbra si schiusero.
Non sentendo una mia risposta la sua espressione cambiò, abbassò il viso e chiuse gli occhi prima di portarsi le mani su di essi. Scostò gli occhiali per poi rimetterseli a posto poco dopo.

Perché non riuscivo a dire niente, il mio cuore si stava spezzando ed io semplicemente rimanevo in silenzio.

Cercai di avvicinarmi ma lei subito fece un passo indietro, scontrando la schiena contro una staccionata che costeggiava il marciapiede su cui stavamo camminando.

Era come se ad un tratto il freddo mi avesse congelato il corpo e la mente, non sapevo a cosa pensare.

-Scusa.- disse a bassa voce.

Fece dei passi contro il cemento del marciapiede e si girò a guardarmi. I suoi occhi verdi lacrimavano senza sosta ma il suo viso non mostrava nessuna emozione.

-Non so cosa mi sia passato per la mente.- continuò -Cosa mi aspettavo? Che dopo 6 anni i tuoi sentimenti per me non fossero cambiati?-

-Alexis.- la chiamai.

-Che stupida.-

Continuava a piangere e ad ogni goccia che scendeva dalle sue lacrime il mio petto si stringeva sempre di più. Ritirandosi in se stesso.

Feci uno scatto in avanti, la presi per le braccia. Non volevo che si allontanasse da me.

-Tu mi piaci Alexis.- passai le mani sul suo viso, mi veniva da vomitare a vedere il suo dispiacere e la sua delusione.

-Allora cosa c'è che non va?- il suo tono era dolce.

Serrai le labbra.
Come sarei riuscito a spiegare? Come potevo spiegarle il fatto che avevo paura, che avevo fottutamente  paura di rovinare di nuovo tutto. Non ce l'avrei fatta a ricominciare da capo un'altra volta.
Semplicemente lei sarebbe stata la mia ultima occasione, alla fine. Il corpo non avrebbe sopportato altro.
Mi sentivo debole, per la prima volta sapevo la sensazione che si provava nel decidere tra cuore e mente.
Non mi era mai capitato, la lotta dentro di me era così ardente che avrei voluto urlare alla follia.

Baciarla. Urlare ancora e poi andarmene senza tornare.

I miei pensieri erano contrastanti, ma sapevo che avrei fatto la cosa giusta. Anche se magari non era giusta per me.

Lei cercò di divincolarsi dalla mia presa, avevo imparato a tenere strette le cose a cui volevo bene.
E lei di certo era una di quelle.

-Ascoltami.- premetti la fronte contro l'elastico del suo cappello e la obbligai a guardarmi.

I miei occhi non riuscivano a mentirle.
Speravo con tutto me stesso che riuscisse a vedere oltre il nero che li copriva.

-Sono sotto pressione, capiscilo Lexi, ti prego. Non so cosa fare.-

Perché continuava a piangere?

-Dimmi che provi quello che provo io.- disse.

Chiusi gli occhi e mi sporsi verso di lei. Le sue labbra calde si poggiarono sulle mie e il mio petto divenne più leggero.
Mi aggrappai a quel pezzo di pelle perché il terreno sotto i miei piedi era crollato, o almeno, quella era la sensazione.
Ed era fantastica.

Lei ricambiò il bacio. Cercai di staccarmi ma ricaddi nel suo movimento lento e bisognoso.

-Lo farò.- sospirai senza fiato.

Sentii subito l'assenza della sua pelle contro la mia.
Si era distanziata e la sua fronte era corrugata.

-Lo farò.- ripetei -Ma adesso non sono pronto.-

Non staccai le mani da lei.

-Ho bisogno solo di tempo.- spiegai affannato -Ma se tu non vuoi aspettare, lo capisco. Davvero, sai che ti meriti di meglio di un fallito come me.-

La rabbia accese i suoi occhi.

-Perché dici così? A me basti te, non voglio un ragazzo migliore. Io non merito niente. Sono qui perché tu mi basti. Tu mi basti, Calum.- alzò la voce.

Misi le mani nelle tasche dei jeans, lei si calmò e ritornò a guardami.

Ritornò vicino a me e mi strinse in un abbraccio. Appoggiai il viso sul suo cappello e annusai il profumo dell'ammorbidente.

Ti prego Lexi, pensai, aspettami. Aspetta che il mio cuore sia pronto ad amare ancora, aspetta che il mio corpo sia pronto di nuovo a provare brividi per le tue parole e a perdere il controllo. Aspetta che la mia volontà si ricostruisca, e che sia forte abbastanza per reggerti se mai un giorno dovrai cadere.
Ti prego aspettami, perché potrei impazzire di nuovo senza i tuoi capelli rossi. Aspettami perché non so spiegarti cosa provo ma è qualcosa di forte che non intendo ignorare ma che adesso mi distruggerebbe.

Il calore del suo corpo mi confortò, le sue parole risuonarono per la fredda giornata che imprigionava Baltimora.

-Aspetterò.-

Alzò il viso e vidi un piccolo sorriso tendere le sue labbra piene.

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-Cosa? Non se ne parla.- disse Luke. Si appoggiò con le mani al tavolo della cucina e si sporse in avanti.

-Perché no?- Zora sbuffò appoggiata allo stipite della porta.

Io portai la mia tazza di tè alle labbra guardando la scena.

-Perché dovete stare dove io possa vedervi. Il divano della sala per te e Christian andrà benissimo.- disse.

-Non posso neanche andare in camera mia?- sbottò la ragazza.
I capelli castani erano legati in una coda.

-Allora capisci qualcosa di quello che dico.- alzò gli occhi al cielo.

Zora fece per rispondere ma Christian apparve di fianco a lei. I capelli biondi erano leggermente alzati, portava due orecchini neri.

-Dai Zora, va bene come dice tuo fratello.- le disse.

Luke alzò le mani al cielo.

-Grazia a Dio almeno ci sei te che ragioni come una persona normale.-

-Non posso neanche andare in camera mia.- spiegò Zora al ragazzo.

-Non è quello, non voglio che state da soli. Potete fare la vostre porcate quando non sono in casa.- spiegò -Niente di personale.- indicò Christian.

Lui ridacchiò, prese Zora per mano e la portò verso il salotto. Prima di andarsene completamente dalla cucina disse ancora -Luke sei un coglione.-

Lui alzò gli occhi al cielo, si passò una mano sul viso e lentamente si avvicinò a me.
Bloccò i miei fianchi contro il lavello, posai la tazza ormai vuota.

-Ti prego dimmi che non ero come mia sorella a 18 anni.- mi accarezzò i fianchi.

-Peggio.- risi.

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