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Skinny Love

Fece una piccola risata, posò il telefono che teneva in mano sul tavolino vicino all'entrata.

-Certo che mi basterai.-

Non mi stava prendendo seriamente.

-Non sto scherzando.- chiarii. Non sapevo come catagolare la mia voce, sembravo atona, preoccupata e menefreghista.

Volevo far capire a Luke il mio concetto, non volevo spaventarlo ne farlo preoccupare, volevo solo fargli capire che se dovevamo iniziare da capo per me era una cosa seria.

Perchè sapevo, ripescando il passato, il nostro, che se non chiarivo questo concetto lui prima o poi ne avrebbe approfittato. Non lo pensavo perchè non mi fidassi di lui, solo perchè sapevo che era fatto così.

Come sapevo che avevo bisogno di certezze per andare avanti, avevo bisogno di sicurezze. Cose che nella vita non avevo mai avuto. E speravo che Luke me le dasse perchè io ci tenevo, a tutto quello.

Volevo continuare a fare, qualunque cosa stessimo facendo, con lui. Luke mi aveva cercata per tanto tempo e per questo lo avrei sempre ringraziato.

Mi aveva trovato dopo anni, e se ci pensavo ancora provavo stupore, perchè le persone come Luke semplicemente si adattano. Se perdono qualcosa diventano consapevoli che quel qualcosa non c'è più ma non fanno niente per riaverlo.

Luke avrebbe dovuto andare avanti senza di me, ma sono felice che non l'abbia fatto.

Le persone come Luke, si sa come sono, si sa già la loro fine. Era una cosa strana ma vera per me, le persone come lui vivevano solo da giovani, una volta che invecchiavano morivano automaticamente.

Ho sempre saputo che il mondo si divideva in due tipologie di persone: impulsive e riflessive.

E sapevo ancora meglio che Luke facesse parte delle impulsive, lui viveva di attimi improvvisati, di parole sputate in faccia e sensazioni temporanee.

Le persone impulsive mi hanno sempre affascinato, forse perché io non lo sono mai stata e mai lo diventerò.

Io ero la persona più riflessiva, alcune volte la mia mente era così contorta che mi spaventavo, non credevo possibile che un essere umano pensasse quelle cose. Tutti intorno a me mi sebravano così spensierati, solo io pensavo veramente alle conseguenze delle mie azioni, e sapevo che andare da Luke quella sera non era stata una delle mie idee più brillanti ma il non sapere mi aveva sempre dato fastidio.

Penso che a tutte le persone riflessive dia fastidio, perchè noi analizziamo ogni possibilità, ogni schema, ogni alternativa.

Forse era per questo che alle superiori non avevo amici, forse era per questo che la persona più impulsiva di Baltimora avesse scelto me.

I due estremi, un classico.

Però io e Luke avevamo anche cose in comune, come tutti i riflessivi e gli impulsivi.

Tutti e due ci pentiamo di un qualcosa che abbiamo perso, di un qualcosa che in passato abbiamo trascurato ma adesso ne abbiamo ancora bisogno, di un qualcosa che non abbiamo saputo cogliere in tempo.

Ma quello penso sia una delle poche cose che accomuna tutti gli umani, di qualunque gruppo tu faccia parte.

Perchè tutti sanno cosa sono, altri lo scoprono prima, altri dopo. Io l'ho sempre saputo, le persone come me fanno una fine normale, non siamo destinati a fare grandi cose nella vita al contrario degli impulsivi.

E anche in quel momento non riuscivo a smettere di essere quello che ero, mentre Luke mi fissava confuso, con l'ilarità completamente scomparsa dal suo viso, pensavo a cosa vrebbe detto, cosa avrebbe fatto.

Mi immaginai lui dirmi che si, gli sarei bastata. Perchè c'era un motivo per cui mi aveva cercata sei anni. E poi mi avrebbe baciata, perchè pensavo che il Luke nuovo si sarebbe comportato così. Poi pensai a come avrebbe reagito il Luke vecchio, impulsivo fino al piercing che gli forava il labbro inferiore e con l'adrenalina adolescenziale che gli attraversava le ossa.

Immaginai che si sarebbe arrabbiato con me, che mi avrebbe urlato addosso di andarmene se non avevo avuto prove a sufficienza ed una motivazione per restare.

La seconda immagine era quella che mi metteva più ansia e mi innervosiva, era anche la più plausibile in quel momento, dipendeva tutto da quale Luke avrebbe vinto.

Quello vecchio o quello nuovo. Che poi non mi piaceva fare quella distinzione, però era inevitabile.

Non mi piaceva pensare che fosse cambiato, perchè in fondo era sempre lo stesso. Sapevo anche quello.

-Perchè mi chiedi questo?-

La sua voce era calma, sembrava davvero interessato alla risposta che gli avrei dato.

-Perché per me è una cosa seria, questa. E devo sapere se ti stancherai di me.-

La sua espressione passò da confuso ad arrabbiato.

-Spero tu stia fottutamente scherzando.- cercò di nascondere una risatina nell'odio.

Feci un passo indietro, avevo già visto quella scena in passato.

-Sai quante cose ho fatto per te?- mi puntò il dito contro -Sono andato dall'altra parte del mondo, ti ho cercata per anni. Che cazzo devi fare ancora per farti capire che non è un gioco?-

Urlava, e io lo guardavo, non sapevo come reagire.

Mi misi contro il muro e lo osservai annientarmi.
-Che poi semmai dovrei farti io 'sta domanda. Io ti basterò, Hayley? La prima volta non ti sei fatta problemi a lasciarmi.-

Gli occhi iniziarono a bruciarmi.
Capivo il motivo per cui mi stava rinfacciando tutto, ma non potevo nascondere la mia vergogna e la mia tristezza.

-Ti comporti come se solo tu fossi la vittima, come se fosse successo tutto solo a te. Beh, svegliati, non è così! Tu mi hai abbandonato, tu non credi a quello che hai davanti agli occhi. E non solo tu hai perso una persona cara, quindi non parlare come se solo te provassi questi sentimenti.-

Alzò gli occhi per incastrarli nei miei, da quando ero entrata in casa era la prima volta che mi guardava. E fece male, perché vedevo l'odio velato ma spesso dentro le sue iridi azzurre come le mie.
In quel momento niente ci accumulava, forse neanche il colore degli occhi, perché i suoi erano più scuri.
I miei, inesistenti.

Luke mi aveva distrutta, ma non potevo dargli torto, ero colpevole di tutto quello di cui mi accusava.
Sentirsi urlare in faccia le proprio incertezze non è una ella cosa.

-Ma perché non riesci ad andare avanti? Ti devi sempre aggrappare a qualcosa del passato.-

Si mise le mani dietro al collo alzando la testa al soffitto, sembrava che stesse per piangere, io avevo già iniziato da minuti. Finiva sempre così, tra noi due. Con le lacrime, troppo stanchi per prenderci a botte.

-Non so fare altro!- sbottai.

Urlai più forte di quello che avrei voluto. Luke rimase ammutolito per qualche secondo. Fece cadere le braccia lungo i fianchi e mi guardò con attenzione. Mi mise a disagio.

-Dovremmo cercare di aggiustarci l'un l'altro invece di urlarci in faccia quello che abbiamo perso per poi distruggerci di nuovo.-

Fece due bassi verso di me, alzò le braccia e portò le mani contro le mie guance. Tolse alcune lacrime e poi chiuse gli occhi, dopo qualche secondo chinò la testa verso la mia e mi baciò.

Non era un bacio gentile di quelli che mi dava gli ultimi tempi, quel bacio aveva un retrogusto di Baltimora, e se osservavo bene, potevo ancora sentire l'odore di legno e foglie secche intorno a noi come la prima volta.
Luke aveva ragione, mi aggrappavo troppo al passato.

Le sue labbra si scontrarono violentemente contro le mie.

-Non siamo mai state persone normali.- biascica contro le sue labbra umide.
Mi strinse i fianchi e con qualche difficoltà riuscì a portarmi all'interno della sua camera.

Quello che sarebbe successo di li a poco, io lo sapevo già.

E non volevo fermare le sue mani che scavavano sulla pelle dei miei fianchi da sotto la maglia.

Ci spogliammo, e io quella sera non mi aggrappai più ai ricordi.
Il corpo di Luke contro al mio mi dava sicurezza, come se fossi tornata a casa dopo anni di assenza.
Le sue lenzuola erano fredde ma la sua pelle rovente a contatto con la mia.

-Lo so, amore fragile. Lo so.-

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I giorni seguenti portai la tristezza negli occhi, il mattino dopo quella sera Luke mi guardò in silenzio vestirmi e lasciare casa sua.
I giorni seguenti non parlai con nessuno, e mi arrabbiai anche con Jackson, che cercava di scoprire cos'avevo.
Non lo sapevo io e non volevo che altra gente lo sapesse.

Non sapevo cos'eravamo io e Luke in quel momento.

Ci pensai per una settimana, Ilaria e Tristan erano partiti per il tour di promozione del libro ed io mi sentivo ancora una volta da sola.

Il mercoledì pomeriggio ero davanti ai fornelli ad aspettare che l'acqua per il tè bollisse.
Quando finalmente lo fece, misi in una tazza gialla l'acqua con una bustina di aromi dentro.
Io è Luke avevamo fatto l'amore.
E mi sembrava di aver assorbito di più del suo odio in quel modo.

Dopo aver finito il contenuto della tazza presi il mio telefono e mi ci strinsi ad essere una persona impulsiva per qualche secondo, giusto il tempo di schiacciare due pulsanti.

Lo feci, e quando rilessi il messaggio sentivo già i sensi di colpa a fior di pelle.

A: Luke 5:12 p.m

Tu mi basti.

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