Capitolo 27
NELLA FOTO SOPRA, POTETE VEDERE IL VESTITO E LA MASCHERA CHE ELOISE INDOSSERÀ. HO REALIZZATO ENTRAMBE LE COSE PERSONALMENTE.
Per questo motivo vi chiedo di non riutillizzare la foto, a meno che non mi citiate. Volevo farvi capire come ho immaginato il tutto, rappresentandolo.
Non so perchè ma se la metto come inmagine capitolo, una volta salvate le modifiche non si vede.
Buona lettura ❤
La mattina dopo, quando mi svegliai, mi accorsi di non essermi neanche cambiata. Ero stesa a letto avvolta nella felpa nera di Will.
Un brivido mi percorse la schiena per il freddo.
Quando mi alzai notai che il mio cuscino era umido. E così mi tormentava anche nei sogni. Non era entrato da tanto nella mia vita eppure si era addentrato così tanto nel mio cuore, che aveva lasciato un'impronta profonda a tal punto da lacerarmi.
Aveva già da tempo una storia con Molly. Se la ragazza-angelo non mi avesse detto di lasciarlo, e io stessi ancora con lui, probabilmente non avrei mai scoperto la sua altra "storia".
Rimasi ancora lì a contemplare il soffitto della mia camera che era diventato inaspettatamente interessante.
Il color panna del mio soffitto mutò di colpo. Tutto diventò nero.
Mi ritrovai in una stanza ricoperta interamente di un bordeaux scuro. sul soffitto comparì una sostanza nera e melmosa che lo percorse tutto, fino a che iniziò a colare giù lungo le pareti, che iniziavano a tingersi dello stesso colore. La sostanza macchiò anche il pavimento, e a contatto con questo iniziò a fare uno strano fumo. Cercai di rannicchiarmi il più possibile al centro della stanza, ma come previsto il liquido arrivò fino alle mie scarpe. Sembrò come se le stesse sciogliendo. Iniziai a correre da un lato all'altro della stanza in cerca di una via d'uscita. Il liquido iniziò a bruciarmi i piedi mentre continuavo a girare per quella stanza che mi parve più piccola di quello che era. Mi sentivo un animale in gabbia, senza via d'uscita. Iniziai a battere forte i pugni sulle pareti ed a gridare dal dolore mentre mi sentivo la pelle andare in fiamme dal dolore. Gli spasmi iniziarono ad invadere sempre di più il mio corpo e quando abbassai lo sguardo, notai che ormai il liquido arrivava fino alle mie ginocchia. Il fumo continuava ad uscire ed associai quella sostanza ad una sorta di acido.
Il liquido continuò a salire e scoraggiata continuai ad urlare, nonostante nessuno mi potesse sentire.
Mi svegliai di soprassalto mettendomi a sedere sul letto.
- Eloise! - Tristan era di fianco al mio letto, eppure non ricordavo di averlo fatto entrare.
Un bruciore lancinante mi invase la caviglia, la strinsi al petto, continuando ad urlare, poi il dolore passò completamente. Alzai leggermente il pantalone e sulla caviglia scoprii il solito segno, ma questa volta erano quattro V, staccate come le altre, l'una dall'atra, ma i quali vertici erano vicini. Mi ero spaventata a morte, questa visione era diversa dalle altre. Stavo avendo la sensazione di sciogliermi in quel liquido, sentivo la mia vita scivolare via velocemente dalle mie mani. Mi sentivo come se mi fossi salvata dalla morte per poco, per pochissimo. Stavo per morire in quella stanza, quella dove nessuno avrebbe mai potuto sentirmi, stavo per morire all'insaputa di tutti e con nessuno ad accorgersi dell'evento
Mi resi conto di star respirando affannosamente, e quando poggiai una mano sulla fronte, capii quanto avevo sudato.
- Tutto ok? - c'era una sedia vicino al mio letto che doveva aver messo Tristan, ma lui era seduto sul bordo del mio letto e mi guardava preoccupato. Non so con che espressione lo fissai, fatto sta che la sua si incupì ulteriormente.
Avrei voluto Will lì con me, ad accarezzarmi la schiena e riempirmi di baci. Ormai era solo un bel ricordo. Con i problemi di Will e l'incubo appena fatto, non riuscii a trattenermi dal piangere. Mi piegai in avanti e tentai di soffocare le mie lacrime. Tristan mi passò una mano sulla schiena cercando di confortarmi.
- Ehi, ehi. Va tutto bene ora. E' tutto finito. - iniziavo a voler bene a quel ragazzo, dopotutto stava facendo tutto questo per nessuna ragione in particolare, semplicemente perché si considerava un mio amico. Probabilmente data la sua natura non ne aveva molti, come Will. Ecco che mi tornava in mente lui.
Sentii Tristan avvicinarsi di più a me e avvolgermi in un abbraccio che non riuscii a respingere. Strinsi in un pugno il tessuto della sua maglietta come ad aggrapparmi, come se lui potesse aiutarmi a non affogare in questa disperazione. Mi strinse forte, e malgrado non volessi farmi vedere fragile, mi lasciai cullare da quel gesto fraterno mentre singhiozzavo silenziosamente.
Dopo qualche minuto sciolsi quell'abbraccio e guardai le mie lenzuola. Solo Will mi aveva vista così debole, mai nessun altro. Mi accarezzò la guancia inducendomi a guardarlo.
- Va meglio ora? - annuii e lo ringraziai così sottovoce che neanche io mi sentii del tutto. Tuttavia a giudicare dal dolce sorriso che aveva preso forma sul suo volto, doveva avermi sentito.
Gli raccontai il sogno appena fatto e l'incontro con Will al bagno. Non parlò per tutto il racconto, come se capisse la fatica che stavo facendo, pur non conoscendomi affatto. Si limitò a guardarmi ed annuire.
- L'incubo spiega il simbolo che si è disegnato sulla tua caviglia. Non ti mentirò, stai peggiorando. - sospirai poiché sapevo che quello he diceva era la realtà - per quanto riguarda Will, non so veramente cosa dirti. Non mi aspettavo un comportamento del genere. Mi sembrava realmente perso per te come non lo vedevo da tempo. -
- Già lo credevo anche io - mi rattristii - perso come lo era per Roxane? -
Tristan mi guardò con aria interrogativa - Roxane? Lui non è mai stato innamorato di Roxane. Lei era la mia musa -
- Ma... avevi detto che c'era stata una ragazza per la quale entrambi avevate perso la testa - lo guardai come a cercare delle spiegazioni.
Sorrise leggermente, probabilmente per i ricordi che riaffiorarono alla sua mente - c'è stata infatti, ma non era Roxane. Il suo nome era Candice. Lei aveva dei capelli rossi, quasi arancioni. Una spruzzata di lentiggini sul naso e gli zigomi. I suoi occhi erano quasi neri. Faceva parte dell'aristocrazia del Delaware attorno al 1850. Lei è comparsa sulla nostra strada quando ormai temevamo di aver perso tutto, quando non trovavamo più un motivo per continuare a vivere. Sai quando vivi tanti anni, troppi, ad un certo punto ti viene quasi spontaneo stancarti della vita. Hai visto ciò che nessuno potrebbe mai vedere, hai fatto cose indimenticabili, e poi ti sembra come se avessi colto tutto ciò che vi è su questa terra, come se avessi esplorato il globo in ogni angolo ripetutamente. -
- Doveva essere davvero bella, e importante - Cercai di non abbassare lo sguardo,non avebdo successo.
- Esatto. Lo era - mi sollevò il mento facendo incrociare i nostri sguardi. Gli sorrisi timida.
- Ti va di scendere? Potremmo mangiare qualcosa. - quella stanza stava diventando stranamente piccola. Acconsentì, presi il telefono e andammo in cucina.
Tristan si mise a sedere su uno degli sgabelli vicino all'isola della cucina ed incrociò le braccia su di essa. Era pomeriggio, così misi dell'acqua a riscaldare in modo tale da fare del tè. Mi poggiai al ripiano aspettando che l'acqua iniziasse a bollire.
- Hai detto che quando vivi da tanto tempo non trovi più una ragione per vivere, e Candice era la vostra. Quindi ora ne hai trovata un'altra? - gli sorrisi curiosa.
- Diciamo di si - mi sorrise a sua volta scoprendo le leggerissime fossette ai lati della bocca. Raramente lo avevo visto sorridere, quindi rimasi sorpresa.
Non volevo indagare su queste faccende amorose, non più. Sapevo che di mezzo c'era anche Will, e non avrei sopportato pensare ancora a lui, anche se inconsciamente continuavo a farlo.
Lo guardai perplessa - si può sapere come diamine hai fatto ad entrare in casa mia? -
Scoppiò in una risata quando sentì il tono della mia voce e la mia espressione - sai dovresti chiudere meglio la finestra della tua camera - quando vide la mia espressione scioccata rise di gusto più di prima.
- E per quale motivo volevi vedermi? - spensi il fornello vedendo l'acqua ormai bollire e presi due tazze dalla credenza in alto, mettendomi in punta di piedi.
- Per il tuo compleanno ti compro una di quelle sediole per bambini, così arriverai anche lì sopra - lo sentii ridere sotto baffi, ci stava prendendo fin troppo la mano.
- Sono riuscita a prenderle no? E' questo che conta. E ora sputa il rospo: perché volevi vedermi? - fortunatamente smise di ridere, o lo avrei iniziato a picchiare. Misi sul ripiano un contenitore con tutti i gusti di tè che avevo, così fu libero di scegliere. Io come mio solito presi quello al limone.
- Beh, stavo cercando di chiamarti, per avere conferma della festa di questa sera e... per il biglietto. Ho provato più volte a contattarti, ma non rispondevi, quindi sapendo che questa mia cara amica era a casa, probabilmente da sola, a piangersi addosso per il decisamente disgustoso spettacolo visto dopo scuola, avevo deciso di vedere come te la passavi. Quando ho bussato alla porta e non ti ho sentita scendere, ho pensato che stessi semplicemente dormendo, in fondo capita - alzò lo sguardo dalla tazza che glia avevo messo sotto il naso e mi guardò con uno sguardo furbo - specialmente a te -
- Attento a ciò che dici, potrei buttarti dell'acqua bollente in faccia - alzò le mani in segno di resa e sorrisi.
- Beh stavo per andarmene... ma poi ti ho sentita urlare e... si insomma non mi sembrava il caso di buttare giù la porta di casa, così ho controllato le finestre, fino ad arrivare alla tua. - terminò il racconto come soddisfatto delle sue azioni. Era entrato in camera mia! Era il secondo ragazzo che nell'arco di un mese aveva visitato la mia stanza! Nessuno di sesso maschile ci era mai entrato, ed ora eravamo già a due. Lily si sarebbe complimentata pensando in modo malizioso alla faccenda.
Gli puntai il cucchiaio contro - se ti azzardi ad entrare di nuovo in camera mia senza permesso, farò si che tu non possa più provare piacere con una ragazza - indicai le sue parti basse e istintivamente lo vidi chiudere le gambe. Adesso ero io che ridevo di gusto.
- Piantala! - mi gridò ridendo.
La vibrazione del telefono nella mia tasca interruppe quel momento.
" Tra una mezz'ora sono da te per la festa di questa sera. Tu ci andrai e farai vedere a Will quello che si è perso.
- Lily "
Sorrisi triste. - Brutte notizie? - Tristan si sporse in avanti.
- No, cioè il fatto che la tua migliore amica non sappia tutto quello che ti sta accadendo è... frustrante. Ed è ancora convinta che Will si presenterà, cosa ovviamente non possibile. E sta per venire quindi, ora va via - andai dritta al dunque.
- Aspetta... mi stai cacciando? - si posò una mano sul petto in modo teatrale mentre lo tracinavo alla porta - così mi ferite nel profondo milady -
- Va via prima che arrivi! Aria! - lo scacciai come si fa con le mosche.
Mi sorrise divertito - allora passo questa sera alle nove, a prendervi con la mia carrozza. - posò le labbra sulla mia mano, e se ne andò verso la macchina. Quando si girò verso di me finsi un finto svenimento stile fanciulle innamorate perse del principe azzurro, poi entrai in casa.
Andai davanti lo specchio e cercai di sistemarmi per non sembrare una povera disperata, cosa che fra parentesi, ero.
Dopo una decina di minuti il campanello di casa suonò, corsi di sotto, e non appena aprii la porta una Lily con un sorriso smagliante comparve.
- Pronta a fargliela pagare? - alzò emozionata delle borse.
- Inizio ad avere paura - si finse scocciata ed entrò in casa come se fosse la sua, è iniziata ad essere anche la sua dal primo liceo.
Continuai a guardarla mentre saliva tranquillamente in camera mia.
- Vieni! - mi urlò. Sorrisi e la raggiunsi. (Coldplay - Up and up)
Una volta entrata in camera vi erano già vestiti e scarpe a me sconosciuti sparsi ovunque.
- Bene, a questo punto abbiamo - prese un vestito lungo blu elettrico e leggermente aderente - questo bellissimo vestito blu, si sa che alle bionde il blu sta bene. -
- È un blu accecante e lungo quindi significa che dovrò mettere tacchi altissimi. Neanche se mi paghi. - incrociai le braccia al petto.
- Ma è una festa elegante, quindi devi mettere un vestito lungo! - non aveva tutti i torti.
Sbuffai - va bene sul lungo, ma quel blu non mi piace -
I suoi occhi si illuminarono di colpo, segno del fatto che aveva trovato IL vestito.
Iniziò a frugare tra quella montagna di vestiti fino a che ne tirò fuori uno.
Era lungo, ovviamente, di un rosso che si avvicinava al bordeaux quindi non troppo acceso. Aveva una scollatura leggermente a cuore, mentre le maniche erano trasparenti con del pizzo rosso. Aderiva fino a sotto il seno, poi due teli trasparenti posti a petali inglobavano il tessuno sotto. Alla fine del vestito vi erano due strisce oblique di pizzo. Era una meraviglia per gli occhi.
Ammetto che non era proprio semplice, ma era l'abito più bello mai visto.
Acconsentii con tanto di stupore da parte di Lily.
Corsi nella doccia e mi lavai velocemente, capelli compresi. Prima di andare nell'altra stanza, mi coprii con il correttore e fondotinta la V che era sul collo. Se qualcuno avesse fatto domande avrei detto che era un tatuaggio. Una volta uscita Lily mi sistemò prima i capelli, facendoli mossi, e realizzando uno specie di chignon, anche se la maggior parte dei capelli o ricadevano a mo' di coda o, nel caso della ciocca più vicina al viso, era lasciata morbida. Subito dopo mi truccò, sugli occhi mise un leggero ombretto nude, e sulle labbra un rossetto bordeaux.
Sembravo una bella ragazza, era proprio vero che il make-up faceva miracoli. Se Lily mi avesse letto nel pensiero sarei già morta nella stanza, odiava quando dicevo che ero "poco carina".
- Bene bene, prima di vestirti del tutto... la maschera ce l'hai? -
Cosa? La che? La mia mano corse nel cassetto della scrivania, e aveva ragione, era una festa in maschera. La mia memoria non è mai stata delle migliori. Non avevo una maschera, non ne ho mai avuto bisogno.
Guardai Lily frugare nel borsone che si era portata e tirare fuori una maschera bellissima. Occupava solo gli occhi. Era nera e aveva delle decorazioni in pizzo. Io e lei amavamo il pizzo, per questo avevamo almeno un indumento così.
Aprii la bocca sopresa.
- Ma... è bellissima! Come fai ad averla? - mi avvicinai e la presi fra le mani.
- Una volta sono andata ad una festa in maschera con John. Sì, puoi ringraziarmi dopo - sorrise sarcastica. La abbracciai forte in segno di gratitudine.
Guardai l'ora e mancavano solo dieci minuti alle nove.
- Cavolo Tristan sarà qui da un momento all'altro! - mi misi una mano sulla bocca non appena capii la situazione. Non avevo detto a Lily che sarei andata alla festa con Tristan. A dire la verità avevo nominato Tristan così poco con lei durante qualche lezione, presentandolo come un amico di Will. Dubitai che se ne ricordasse.
Mi voltai a guardarla e aveva le mani incrociate. Si ricordava.
- Tristan? - alzò un sopracciglio, era leggermente irritata, ma come biasimarla?
- Si... l'amico di Will... Vado con lui... - abbassai lo sguardo, come a scusarmi per non averle detto nulla.
- Ti vedo pentita, quindi per questa volta ci passerò su - cambiò subito espressione - almeno è bello come il suo amico? -
Risi alla sua domanda. Non ci ero mai stata a rifletterci troppo - Beh, si -
Fece finta di asciugarsi una lacrima commossa - la mia bimba sta crescendo - gli lanciai una cuscinata e lei stava per fare lo stesso, quando il mio telefono vibrò.
" Sono sotto casa tua. Ti aspetto.
- Tristan ".
- Se ci tieni tanto a vederlo, affacciati alla finestra, dice che è arrivato - lui era un ragazzo di altri tempi, sicuramente era sceso dalla macchina, e quando Lily si sporse dalla finestra ne ebbi la certezza.
- Di sicuro niente male! - scoppiai a ridere, indossai il vestito e presi le mie uniche décolleté nere con un tacco piuttosto importante. Guardai la spalla che la freccia aveva sfregiato, si vedeva leggermente il cerotto color carne, ma il pizzo rosso sulle maniche lo copriva, almeno in parte. Quando Lily lo vide per la prima volta, mi inventai di essermi tagliata passando vicino ad una roccia che si trovava vicino al mare. Non sembrò crederci, ma lasciò correre.
Vidi il riflesso allo specchio, e mi accorsi con stupore di non assomigliare a una sfigata, tutt'altro.
Presi una pochette nera e la maschera indossandola subito dopo. Era perfetta. Era tutto perfetto. Se solo ci fosse stato Will adesso...
- Eloise! Hai intenzione di farlo aspettare ancora per molto? Guarda che vado io al tuo posto! Comunque sia, il mio lavoro qui è finito - rimise tutti i vestiti che aveva tirato fuori, nel borsone e se lo caricò in spalla - io ora vado. Devo anche vedermi con John! Esco prima io così mi godo la sua delusione nel non vedere te! - detto ciò mi abbracciò e senza darmi il permesso di replicare corse giù per le scale, fino a che sentii la porta chiudersi.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio, i capelli biondi erano ancora come li aveva lasciati Lily, il trucco era perfetto, e anche il vestito. Potevo uscire.
Scesi le scale e il telefono nella borsetta vibrò.
" Non è messo niente male. Poi ho come il sospetto che vestito così sia anche meglio.
- Lily "
Sorrisi a quel messaggio, e facendomi forza arrivai davanti alla porta di casa.
Presi un respiro profondo ed aprii la porta.
Tristan davanti a me era vestito in smoking, e aveva una maschera nera semplice, che gli copriva la parte degli occhi e la fronte. Non appena mi vide, si levò la mascherà, e le sue labbra si schiusero leggermente.
Chiusi casa a chiave e mi avvicinai a Tristan.
- Sei... stai benissimo - mi sentii arrossire leggermente, eppure ero sicura che se ci fosse stato Will, il mio cuore avrebbe fatto una capriola.
- Neanche tu sei niente male - gli diedi una pacca sulla spalla. La maschera gli dava un'aria da bello e misterioso, e capelli erano tirati leggermente indietro, scoprendo di più i lineamenti del suo viso. Non erano pronunciati come quelli di Will, ma faceva davvero la sua figura.
Mi aprì la portiera - prego, mademoiselle - fece un finto inchino e mi porse la mano per aiutarmi a salire, cosa che accettai con piacere. La Jeep era alta e il mio vestito era lungo, avevo paura di romperlo. Inoltre salire su quell'auto era un problema da sempre.
Non appena mi sistemai, chiuse la portiera e mi raggiunse al posto del guidatore. Gli passai l'invito che infilò nella tasca della giacca.
- Allora qual è il piano? - mi chiese Tristan che si era fatto improvvisamente serio.
- Mi lasci più distante dall'entrata, nessuno deve sospettare che sia venuta con te. Aspetterai cinque minuti e poi entrerai anche tu. Non so cosa accadrà, quindi dovremmo far finta di nulla ed improvvisare al momento opportuno.
- Non mi stare troppo vicino quando saremo dentro -
- La mia presenza ti da così tanto fastidio? - mi voltai a guardarlo incredula per quello che aveva appena detto. Vidi le nocche diventare bianche sul volante.
- Cosa dici? Lo faccio perchè non voglio coinvolgerti in questa storia! - continuai ad osservare la sua reazione.
- Non credi che sia già piuttosto coinvolto? - si fermò ad un semaforo che illuminava il volto di Tristan di rosso.
- Tristan, guardami - si voltò e finalmente i suoi occhi erano su di me. Sembrava deluso, eppure non ne capivo a pieno il motivo.
- È vero sei già coinvolto, non solo per la tua natura, ma anche perchè conosci me, e non so chi mi vuole, non so cosa vuole da una povera umana quale sono. - si voltò a guardare la strada nonostante non ci si potesse ancora muovere. Gli volsi il viso, affinchè vedesse quanto le mie parole erano sincere - chiunque ci sia dietro a questo, pensa che io conosca solo Will, perchè su di te non mi hanno mai detto nulla. Non voglio che ti accada nulla di brutta, Tristan. Sei l'unico che riesce a capirmi e non potrei sopportare di perderti. -
Adesso mi fissava anche lui, ed evidentemente capì quanto ero sincera, tanto che mi sorrise e sussurrò un "ok".
Mi fece una carezza sulla guancia e rimasi stupida da quel gesto. In fondo eravamo amici, ora potevo dirlo con certezza.
Il semaforo cambiò colore e Tristan mise in moto.
Come pattuito, mi lasciò in una parallela all'hotel, e prima di scendere mi fece le sue raccomandazioni.
- Stai attenta, appena noti qualcosa di strano mandami un messaggio così lo saprò e--
- Sembri mia madre, piantala - avrei voluto aggiungere "prima che mio padre sparisse", ma risparmiai questo dettaglio. Gli sorrisi, mi misi la maschera che avevo precedentemente levato, e scesi dalla macchina.
Me la cavai meglio di quanto pensassi con i tacchi, nonostante la strada non fosse delle migliori.
Arrivai all'entrata dell'albergo. Era immenso, e il nome di questo brillava sulla punta dell'enorme edificio.
Non sicura di quello che sarebbe accaduto da un momento all'altro, dedicai un mio ultimo pensiero a Will, per poi cercare di scansarlo, o non avrei avuto i sensi in allerta. Mi feci forza e mi addentrai nella struttura, la cui porta era spalancata, come ad invitarmi nelle fiamme dell'Inferno.
>>>>Spazio autrice<<<<
Zalve zalve!
Ammetto di non essere proprio in orario, ma dai, ci mancava poco.
Mi sto imponendo di scrivere anche quando sono tanto impegnata, altrimenti finisce che aggiorno 1 settimana si e 20 no e anche voi perdete il filo narrativo.
È un patto """"scrittrice"""" (si fa per dire) - lettore/lettrice e cercherò di onorarlo 🤘
SPOILER: TENETEVI PRONTI/E PERCHÈ IL PROSSIMO CAPITOLO SARÀ IMPORTANTE E HEARTBREAKING.
Avete sentito dei voti in America?😱 Voi per chi tifavate?
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