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Uragano

Il giardino sul retro era più trascurato di quello sul davanti. Forse perchè era il luogo in cui anni prima si era impiccato Alternate, migliore amico di Beyond Birthday conosciuto come il serial killer di Los Angeles o delle bamboline di paglia. Tutti conoscevamo la loro storia e da quel giorno nessuno si avvicinava volentieri a quel posto.
Erano entrambi due successori di L, ma il primo si era suicidato non reggendo più lo stress mentre il secondo era impazzito scappando dalla Wammy's House con l'intento di dare a L un caso che non sarebbe riuscito a risolvere. La follia lo aveva portato ad uccidere persone innocenti lasciando sul luogo del delitto bamboline di paglia inquietanti, alla fine L lo aveva catturato e sbattuto in una cella.
Da quando poi Beyond era stato ucciso da Kira la paura, soprattutto nei ragazzini più piccoli, era tornata facendo evitare a un po' tutti il giardino sul retro come la peste.
Alcuni sostenevano di aver visto il fantasma di A vagare per il giardino nelle ore più buie trascinandosi dietro la corda con cui si era impiccato alla ricerca di anime ignare da strangolare alle spalle. Era tutte fandonie ma avevano causato incubi e notti insonni a molti di noi.
Cercai di ignorare i brividi che quel luogo semi lugubre mi dava e mi feci coraggio.
Avvistai immediatamente la chioma bionda di Mello a ridosso di un muro, non ne riuscivo a vedere il viso nascosto com'era dai capelli, ma riuscivo a distinguere perfettamente le sue mani strette a pugno e i muscoli tesi come corde di violino.
-Mello- sussurrai avvicinandomi a lui con cautela.
-Cosa ci fai qui? Sparisci- disse lui atono guardandomi con gli occhi più graciali di sempre, erano anche leggermente arrossati lasciandomi intendere che aveva pianto o che si stava preparando per farlo.
-Non devi reagire così. Lo so che ti aspettavi di meglio, ma siamo arrivati comunque primi e i nostri sforzi sono stati ripagati.-
Sul volto di Mello si dipinse una maschera di odio tale al punto che mi portò ad arretrare di un passo. -Tu non capisci niente! Tu non sai niente! Non lo riuscirò mai a battere, mai. Per quanto io ci provi- urlò avvicinandosi a me di colpo.
-Aiutami a capire allora. Apriti con me, potrei aiutarti.-
Per quanto possibile la mia frase sembrò farlo infuriare ancora di più. -Potevi aiutarmi impegnandoti di più per quel dannato e stupido lavoro.-
-Ho fatto del mio meglio, Mello. Te lo giuro-.
-Il tuo meglio non è stato abbastanza. È tutta colpa tua e della tua inutile presenza- ringhiò a un palmo dalla mia faccia. Per un istante pensai che mi avrebbe picchiata, ma si limitò a guardarmi per qualche secondo con ferocia per poi allontanarsi di nuovo.
Le sue parole mi stavano distruggendo dentro, ma non potevo andarmene e lasciarlo in quello stato. Dovevo fare qualcosa per lui.
Mi avvicinai cauta sotto il suo sguardo vigile e posai una mano sul suo braccio. Il contatto lo infervorò e scacciò la mia mano con un gesto secco.
-Non mi toccare. È tutta colpa tua, invece di lavorare seriamente hai perso tempo con Matt. Infilandoti nel suo letto per ogni piccolo ridicolo tuono e sbattendo le ciglia come una stupida puttana. Lui non ti ricambierà mai, cosa potrebbe mai trovarci un ragazzo in una stupida puttana come te?-
Il rumore che seguì dopo fu quello della mia mano contro la sua guancia. Il tonfo del mio ceffone rimbombò per qualche secondo nelle mie orecchie e con la mano che ancora pulsava lo fissai, mentre lui si portava le mani sul punto che avevo colpito. Adesso ero io ad essere arrabbiata.
-Come ti sei permessa, piccola str...-
Bloccai la sua frase spintonandolo, impedendogli di continuare ad insultarmi.
-Come puoi dirmi una cosa del genere? Mi sono impegnata, sono venuta tutti i giorni in biblioteca, ho letto gli stupidi libri che mi passavi fino a tarda notte dormendo sempre poco meno di 3 ore e facendo di tutto. Solo per te, solo per farti vincere e per vedere un po' di maledetta felicità nei tuoi occhi. Ho fatto davvero di tutto e il tuo ringraziamento è questo. Va' all'inferno, Mello- dissi.
Non mi ero nemmeno resa conto di aver iniziato a piangere come una cascata, quindi con la dignità a pezzi e la più profonda tristezza mi allontanai, rimpiangendo di non aver dato retta a Matt.

-Io ti avevo detto di lasciar perdere- mi disse Matt.
-Senti, non infierire- borbottai con la faccia affondata nel suo petto. Matt ormai mi stringeva a sé da un'ora buona e solo da poco era riuscito a placare i miei singhiozzi.
Appena rientrata ero corsa in camera mia e lo avevo trovato seduto sul letto ad aspettarmi con un fazzoletto in mano e le braccia spalancate pronte ad accogliermi.
Lui mi capiva e c'era sempre per me.
-Come facevi a sapere che...-
-Che saresti arrivata qui in lacrime? Conosco Mello da una vita e te da altrettanto, siete i migliori amici che ho e vuoi che non vi conosca come le mie tasche?-
Alzai la testa guardandolo negli occhi, quei suoi bellissimi occhi verdi.
Lui ne approfittò per spazzare via gli ultimi residui di pianto dal mio viso.
-Ho provato a fermarti, sapevo che sarebbe finita così e che ti avrebbe ferita. Ma non mi hai dato retta, ho cercato di proteggerti.-
-Lo so. E avrei dovuto fidarmi di te, scusami.-
-Beh, almeno per la prossima volta lo sai.-
-Non ci sarà una prossima volta. Non lo guarderò mai più in faccia- dichiarai, tentennando tuttavia sulla ultima frase.
-Non dire così. Verrà e si farà perdonare prima o poi, vedrai- asserì convinto.
-Come fai ad essere così sicuro? Non gli importa nulla di me.-
-Questo lo dici tu. Mello non sarà la persona più gentile sulla faccia della Terra, ma posso assicurarti che in qualche strano e contorto modo ci tiene a te. Se ne renderà conto e tornerà come se nulla fosse. Non è burbero come sembra e spesso ferisce senza neanche rendersene conto. Non lo fa di proposito.-
-Non lo perdonerò.-
Matt ridacchiò guadagnandosi uno sguardo adirato da parte mia. -Perdonami, non sto ridendo di te te lo assicuro. Solo che mi ricordi me anni fa, anche io dicevo le medesime cose eppure eccomi qua a giustificare il suo comportamento. Con il tempo mi sono abituato ai suoi sbalzi d'umore da prima donna e adesso neanche ci faccio più caso e ignoro i suoi patetici tentativi di offendermi- confessò sorridendo.
-Vorrei pensarla come te- dissi poggiandomi di nuovo sul suo petto, beandomi del suo calore e del suo profumo. Era uno dei posti dove preferivo stare al mondo in assoluto.
Sapevo che quello non era amore, ma era comunque una sensazione bellissima stargli vicino. Pensando ciò mi strinsi più forte a lui e solo in quel momento ripensai alla faccia piena di rabbia di Mello e alle sue parole. "Lui non ti ricambierà mai" aveva detto.
Probabilmente era vero, ma adesso non mi importava. Matt era lì con me e questo mi bastava.
-Che ne dici di una partita ai videogame e un po' di caramelle gommose? Ti lascio anche vincere se vuoi.-
Sollevai la testa sorridendo, finalmente. -Lo dici sempre, ma poi mi stracci senza pietà puntualmente ogni volta.-
-Non è colpa mia se sei scarsa.-
-Non sono io ad essere scarsa, ma tu a giocare così tanto da essere invincibile ormai.-
-Anche questo è vero- rispose sorridendo a sua volta.
Perchè non poteva essere così facile anche con Mello?
Perchè adesso non era lì con noi?
E perchè mi interessava?

-Kimiko tu sei riuscita a risolvere questa equazione? Mi sta dando molto filo da torcere.-
Kimiko allungò il collo per sbirciare sul quaderno di Linda e senza dire una parola lo afferrò iniziando a scrivere.
Non avevo grandi difficoltà in matematica, seppure non l'amassi particolarmente, quindi mi estraniai dalla faccenda. Dato che inoltre ero ancora di pessimo umore dal giorno prima. Mello non si era avvicinato minimamente a me e non ci rivolgevamo parola dal pomeriggio precedente.
Per quanto mi pesasse ammetterlo non gli avevo staccato per un attimo gli occhi di dosso né durante la lezione di giapponese né tantomeno durante quella di chimica avanzata, svolte in comune, e neanche adesso durante il pranzo.
Matt mi notò e mi fece cenno con la mano di andare da loro, ma declinai educatamente l'invito. Non avevo voglia di alzarmi e neanche il coraggio per incrociare gli occhi azzurri del ragazzo che sedeva al suo fianco. Oltretutto troppo impegnato a chiacchierare con Pamela, probabilmente stavano parlando male di Near o di chissà quale altra diavoleria.
Continuavo a ripetermi che non mi importava, ma al tempo stesso non riuscivo a staccare gli occhi dalla scena. Vederli insieme mi dava fastidio, soprattutto per il fatto che sembrava preferire parlare con lei piuttosto che scusarsi con me per il suo comportamento cattivo e maleducato del giorno prima.
Se aveva intenzione di farsi perdonare, prima o poi, non era di certo sulla buona strada. Sempre se gliene importasse qualcosa ovviamente.
Non so perchè ma volevo fare qualcosa per farmi notare e al tempo stesso per prendermi una rivincita e spinta da non so quale follia mi alzai e attraversai la mensa, avendo ben cura di sfilare davanti a Mello.
In breve tempo raggiunsi il tavolo dove Near  costruiva un'altra delle sue bellissime e pericolanti torri con i fiammiferi, ignorando il cibo accanto a lui. Ma quel ragazzino non mangiava mai?

TADAN
Sono arrivata alla conclusione che ho 12 bozze per questa storia, quindi finché avrò materiale pubblicherò penso un capitolo al giorno. Ho stimato circa una ventina di capitoli per questa storia, non voglio farla eccessivamente lunga. Ma non so ancora niente, nemmeno come farla finire.
Povera me.
Mi farò venire qualcosa in mente, nel frattempo vi auguro buona giornata.
Saluti!

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