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Rugiada

Abbandonai la mia stanza venti minuti più tardi con una corta treccia che mi accarezzava leggermente la schiena e il solito berretto rosso in testa.
Mancavano ancora trenta minuti al test quindi c'era tutto il tempo per passare da Linda e Kimiko per vuotare il sacco sulla notte precedente, avevo bisogno di pareri.
Bussai e senza neanche attendere risposta spalancai la porta.
Trovai subito Linda davanti a me con un'aria leggermente perplessa e decisamente ansiosa.
-Cosa bussi a fare se poi entri comunque?- domandò.
-Non c'è tempo per i convenevoli, devo dirvi una cosa. Kimiko dov'è?-
Per tutta risposta Linda mi indicò un bozzo anomalo tra le coperte. Intuii facilmente che quel fagotto altro non fosse che Kimiko, troppo spaventata dal test da non voler abbandonare il letto. Succedeva quasi ogni volta.
-Kimiko, ti do due secondi per uscire da lì. Sono seria!- esclamai avvicinandomi.
Il fagotto restò immobile.
Lanciai uno sguardo di intesa a Linda e dopo pochi secondi strappammo le coperte di dosso a Kimiko.
La trovammo ranicchiata in posizione fetale e con le lacrime agli occhi.
-Non ce la faccio più, non ce la faccio più- continuava a ripetere singhiozzando, mentre io le accarezzavo la testa.
-Tutto questo è inutile, non sarò mai all'altezza di L. Se questa volta non arrivo almeno alla decima posizione mollo tutto- continuò.
Lo diceva ogni volta e ogni volta arrivava massimo dodicesima, esortandola a dare sempre di più senza mai arrendersi.
-Questa volta ci riuscirai- le disse Linda.
-Se così non sarà me ne andrò. Compirò 15 anni la settimana prossima e a quel punto sarò abbastanza grande da prendere le mie scelte-.
Kimiko era la prima di noi a compiere gli anni e spesso aveva minacciato di andarsene via dalla Wammy's house compiuti i 15 anni, ma per noi i suoi discorsi erano totalmente asettici in quanto dettati dall'ansia e dalla paura e quindi non le davamo mai troppo peso.
-Senti Kim, smettila di frignare e alzati. Ti voglio bella carica tra massimo quindici minuti e non voglio storie- le dissi in tono serio. Questo era l'unico modo per spingerla a darsi una svegliata, infatti lei mi ascoltò e come un robot afferrò i suoi vestiti pronta per andare in bagno.
Anche questa era fatta, adesso bisognava solo affrontare Mello dopo la vicenda della notte precedente e sopravvivere al test e sarebbe stato tutto perfetto.

-Voglio il massimo silenzio durante questo test, chiaro? Chiunque di voi sorpreso a copiare o fare altro al di fuori che guardare il proprio foglio verrà punito con una minorazione di 3 punti, per ogni volta in cui verrà scoperto, e vi assicuro che non ci sfuggirà nulla- disse Roger concludendo il proprio monologo.
Nonostante non ci fosse il bisogno di simili avvertenze ogni volta era la stessa storia, non capivo il bisogno di minacciarci così se non volava mai una mosca e nessuno osava copiare niente. Inoltre ben pochi di noi sarebbero stati disposti a suggerire, in quanto durante i test nessuno era amico di nessuno e c'era una rivalità coi fiocchi.
Neanche una persona da quando l'istituto aveva aperto era mai stata sorpresa a copiare o ci aveva mai provato, eravamo tutti troppo orgogliosi e competitivi per fare cose simili. Con questi pensieri mi limitai a fissare prima la pila di fogli sul mio banco, ancora rigorosamente a faccia in giù e poi la testa bionda di Mello che sedeva solo due posti davanti a me.
L'unica cosa che ero riuscita a fare con lui era stata guardarlo di sfuggita mente mi apprestavo a raggiungere il posto prestabilito, senza soffermarmi troppo sui suoi occhi che mi fissavano come a volermi leggere dentro.
Fino a un secondo prima di vederlo ero tranquillissima e sicura di me, ma una volta davanti a lui non ero riuscita a fare nulla se non sgusciare via il prima possibile imbarazzata dai ricordi che mi erano tornati a galla notandolo tra i banchi.
Potevo sentire ancora chiaramente le sue labbra sulle mie, le sue mani sulla mia schiena e la sua pelle chiara e liscia sotto le mie dita e non riuscivo a pensare ad altro.
-Bene, potete cominciare.-
Quella frase mi spinse a relegare i ricordi della notte passata nel meandro più profondo della mia mente e a concentrarmi. Dovevo dare il meglio di me se puntavo ad avere un futuro lungo e interessante da detective un giorno e potevo farlo solo ottenendo sempre ottimi risultati nei test.
Mi presi qualche secondo per normalizzare i battiti del cuore, distendere i nervi e calmare il respiro e solo a quel punto indirizzai lo sguardo verso il primo dei 100 quesiti da affrontare. Ad aspettarmi c'era il calcolo matematico più difficile che avessi mai visto in quasi quindici anni di vita ed ero sicura che sotto avrei trovato domande ancora peggiori, dovevo concentrarmi. Mi servivano almeno 92 punti, non potevo sbagliare.
Ero tentata di guardare Mello, solo per vederlo e tranquillizzarmi, ma visto che alzando la testa avrei rischiato un richiamo cercai di trattenermi e a fatica ci riuscii.
Potevo immaginarmelo benissimo anche senza guardarlo. Concentrandomi lo vedevo chiaramente corrugare la fronte mentre leggeva assorto, la sua mano con cui si grattava una guancia per dissimulare la propria ansia, la mano sinistra che correva veloce sul foglio e i capelli biondi che ondeggiavano leggermente quando cancellava quello che non lo convinceva. Vedevo tutto chiaramente e ne ero certa, a causa di tutte le ore passate in biblioteca insieme, ai tempi del progetto, dove non ero riuscita a fare a meno di fissarlo per più tempo del dovuto. Lo avevo fissato talmente tanto tempo al punto da memorizzare i suoi movimenti più comuni.
Ormai mi sembrava di conoscerlo talmente bene da riuscire quasi ad ascoltare i suoi pensieri, anche se non era difficile capire a cosa stesse pensando. In quel momento nella sua testa c'era solo un pensiero: battere Near e arrivare primo. Solo quello e sarei stata pronta a metterci la mano sul fuoco senza pensarci due volte.
Automaticamente tornai, senza volerlo, di nuovo al pensiero delle sue labbra che si muovevano sulle mie e al modo possessivo con cui mi aveva stretta a sé. Come se fossi sua e di nessun altro al mondo e non avesse aspettato altro nella vita.
Sapevo di essere presuntuosa e ingenua a pensarla così, ma mi faceva piacere pensarlo nonostante non fosse assolutamente vero.
Scacciai di nuovo il pensiero e andai avanti, pronta per focalizzarmi sul quesito numero cinque, una domanda abbastanza stupida: "Qual è la moneta ufficiale del Marocco?".
Alzai gli occhi al cielo e velocemente compilai il quesito, si passava dall'impossibile a cose che prendevano in giro la nostra cultura e intelligenza. Ero, però, certamente sicura del fatto che qualcuno si sarebbe fatto prendere dal panico anche da domande simili, come Kimiko. La ragazza non riusciva a prendere risultati migliori solo per la sua incredibile ansia.
Io dal canto mio non avrei permesso ai sentimenti di intralciarmi e continuai a compilare i quesiti uno dopo l'altro, soffermandomi solo su quelli più complicati.
Cercai di stare al passo con le lancette dell'orologio che correvano sempre più veloci e durante gli ultimi trenta minuti mi ritrovai con solo il quesito 99 e 100 sulle spalle, i più difficili e i più lunghi. In genere quelli dove veniva brevemente esposto un caso e da poche informazioni bisognava trovare colpevole e movente. In questo caso non era andata diversamente e trovai i due quesiti più complicati del normale e con meno informazioni.
Mi arrovellai la mente per venticinque minuti buoni e risparmiai gli ultimi cinque per illustrare le mie deduzioni, non ne ero sicura ma sembravano quelle più logiche.
-Giù le penne ragazzi, tempo scaduto.-
Qualcuno brontolò mentre altri sospirarono dal sollievo di aver terminato per tempo. Io mi limitai a stiracchiare le braccia e ruotare il collo rigido dopo tre ore china sugli esercizi e solo a quel punto mi concessi di buttare un occhio sul banco di Mello, trovandolo tristemente vuoto.
Confusa puntai lo sguardo in tutte le direzioni, trovandolo finalmente e parlare con Matt pochi banchi più in là. A quel punto decisi di avvicinarmi.

TADAN
Mello è figo.

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