22/05/1965
Cara mamma,
Devo ammettere che avevi ragione, riguardo a certi aspetti della vita mondana di un newyorkese. In mi alcuni locali una pinta di birra ha prezzi esageratamente alti, le fila per entrare nei locali sono chilometriche e spesso mi ritrovo sulle scale del mio appartamento con un passo malfermo e un dolore alle gambe, dovuto alle lunghe passeggiate per le vie più trafficate. Con questo non sto dicendo che voglio tornare. Diamine proprio no. Sono disposto a sacrificare le ore di sonno per ballare nei più prestigiosi club. Per ballare nella città che non dorme mai.
Tra due settimane parteciperò a uno spettacolo come comparsa. Mi hanno tolto la possibilità di parlare a causa del mio accento. Dicono che non sono adeguato al ruolo. Almeno hanno scorto un briciolo di talento; quel che bastava per salire su un palco.
Zayn mi ha portato a bere per tirarmi su di morale. Come se potesse servirmi. Ma effettivamente aveva ragione. A quanto pare il mio accento non dispiace alle donne di città. Eppure il giorno dopo avrei voluto morire. La mia testa scoppiava e ormai ricordavo solo il viso sfocato di una giovane bellezza mediterranea. Vorrei poter rammentare altro oltre a quella moltitudine di curati boccoli biondo cenere e ai suoi incisivi leggermente distanziati l'uno dall'altro, i quali, nonostante tutto, le ragalvano naturalezza e genuinità.
Dopo questa mia ammissione di colpa è mancanza di controllo, probabilmente mi starai scagliando addosso maledizioni da oltreoceano, imprecando a bassa voce contro il disgraziato che sono: mi sembra quasi che la sorte mi sia avversa. Questa metropoli mi sta dando filo da torcere: la padrona di casa è un arpia che ogni venerdì è sull'uscio della porta per riscattare l'affitto. Una donna anziana con i fianchi larghi, una voce stridula e la pelle pallida. Minaccia spesso di trovare altri affittuari se non rispettiamo le sue direttive ma sappiamo anche che nessuno è talmente disperato da vivere in questa soffitta polverosa. La cosa più assurda è che io sono così disperato da pagare una somma del genere per avere un tetto sopra la testa.
Probabilmente però è solo un periodo così; la ruota delle fortuna continua a girare e forse tra un ora, un giorno, una settimana si fermerà su di me. Insomma questo è il mio sogno, non può tutto volgersi a mio sfavore. Io voglio essere qui e non mi fermerò davanti a una vecchia zitella con le sue paranoie, e nemmeno davanti a un anziano regista a cui non piace la mia voce. Un attore nella vita riceve tanti "no", questo è stato il mio battesimo nello spietato mondo dello spettacolo. Ma non importa, perché comunque vada il mio sogno continuerà a vivere in me.
Tuo figlio Niall,
Un artista incompreso
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