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•4• incubi e la Umbridge 2.0



Nero. Nero assoluto.
<tu, sciocca semidea ti unirai a me insieme al tuo gemello, se sei abbastanza intelligente> disse una voce facendomi rabbrividire.
Gemello? Io non ho un gemello...
<CHI SEI?> urlai cercando di non tremare,
<lo scoprirai, ricorda che sto tornando e tu e il tuo gemello vi unirete a me!> detto questo la voce scomparve mentre io tremavo come una foglia.

Mi svegliai di scatto trovandomi davanti una Belle a dir poco preoccupata.
<incubo?> chiese comprensiva, i semidei facevano sempre sogni strani e incubi, o almeno è quello che ho capito da discorso di tre ore di Chirone.
Annuì mentre mi stropicciavo gl'occhi,
<sono davvero...ehm figlia di Ade...o è stato solo un sogno?> sperai nella seconda risposta, anche se l'idea che la gente mi stesse alla larga mi piaceva e non poco,
Lei annuì pensierosa <uno dei tre pezzi grossi ha di nuovo infranto la legge, ma questa volta è stato Ade a fare l'errore> disse pensierosa,
Errore.
La sensazione fu peggio di dieci coltellate di seguito, il mio sguardo fiero barcollò, lei sapeva che quella parola mi faceva male, sapeva della mia infazia, si accorse solo dopo dell'enorme cazzata che aveva fatto, ma io ero già uscita velocemente.

Mi sedetti sulla scogliera a pensare mentre qualche lacrima scendeva lungo il mio pallido viso, sapevo che era inutile nessuno sarebbe venuto a consolarmi.
Una figura maschile si sedette accanto a me,
<vuoi raccontare?> disse il ragazzo,
dalla voce capii essere Nathan, il ragazzo che avevo incontrato al falò.
<perchè dovrei raccontare proprio a te che neanche ti conosco i miei fatti personali?> chiesi scorbutica.
<forse per conoscermi meglio...o forse perché ti conosco così poco che non pottei dire a nessuno in particolare le cose che mi dirai, non che io lo voglia fare ovvio> disse lui calmo, ci riflettei un po' poi lo guardai dritto negl'occhi, quegli splendidi occhi color nocciola-ma cosa sto dicendo?-.
Decisi di dirglielo, dovevo liberarmi del peso che portavo e Belle non era riuscita a alleviarlo anzi me lo faceva pesare ancora di più.
<allora...>

Inizio Flashback

New York, 13 settembre 2012.

Era una giornata tempestosa, pioveva a dirotto e le strette e grigie mura dell'orfanotrofio non miglioravano l'umore della piccola Lena.
Aveva solo dieci anni ma era ritenuta una delle bambine più intelligenti di quel postaccio, come ogni giorno si andò a sedere da sola al tavolo e mangiò quello schifo che ritenevano chiamarsi cibo, la  direttrice le si piazzò davati <signorina mi segua> disse dura. Non aveva un cognome così la gente si limitava a chiamarla o Lena o Signorina.
Lena tremate la seguì capendo all'istante quale sarebbe stata la sua sorte,
<i-io n-non h-ho f-fatto n-n-nulla la p-prego> disse tremante la bambina, la vecchia non la ascoltò e la portò in una stanza buia,
<perchè hai rubato del cibo dalle dispense?> disse legandogli le mani e i piedi facendola inginocchiare, andò verso un mobile dove c'erano una vasta scelta di oggetti da "tortura" cioè varie cinghie e qualche frusta.
La signora prese una frusta e la fece schioccare in aria producendo un suono orribile.
La piccola rabbrividì e aspetto che quella vecchia megera le tirasse il primo colpo.
<tu sei solo un errore> e le colpì la schiena.
Un'ora dopo la bambina era a terra tremante e piena di sangue, la vice era andata via lasciandola lì, abbandonata a se stessa.

New York, 16 dicembre 2012.

Una bambina dai capelli neri seduta nel suo letto, una specie di brandina striminzita, si rigirava un ciondolo di metallo a forma di rosa tra le mani.
La direttrice fece irruzione nella stanza, la bambina sobbalzò e si affrettò a mettere la collanina nella tasca della felpa.
<seguimi> disse soltanto, Lena si alzò dal letto e titubante la seguì.
Arrivarono nell'ufficio della megera ,una stanza rosa piena di foto di gatti e cose di ceramica ovunque.
Due signori, un uomo e una donna, erano seduti su due sedie davanti alla scrivania, il tutto rigorosamente rosa.
<Signorina, questi sono i signori Davies i tuoi genitori adottivi> disse con finto tono dolce ma pur sempre petulante.
La bambina boccheggiò per qualche secondo poi guardò la vice e disse con una nota di sarcasmo ben accentuata <ne sono onorata> poi si rivolse ai signori <sono felice di fare la vostra conoscenza> disse con un sorrisetto sarcastico, aveva già ben capito come si sopravviveva in quel mondo tanto difficile.
I signori sorrisero, subito la voce acuta del rospo in rosa si intromise <signorina vada a preparare le sue cose te ne vai oggi stesso> disse sospirando,la signora Davies fece una smorfia capendo che quella stupida racchia odiava tutti i bambini che le affidavano.
La piccola si congedò e corse fuori dalla stanza andando a fare velocemente i bagagli, finalmente dopo tanto tempo sarebbe uscita da quell'inferno.

Fine flashback

Narratore's p.o.v.

Lena raccontò tutto con le lacrime che minacciavano di scendere compiose, il ragazzo non disse nulla, si limitò ad abbracciarla, la ragazza non si mosse erano anni che qualcuno non la abbracciava, si era pure dimenticata cosa si provava.
Il ragazzo notando che rimase rigida si stacco ma subito, ma lei lo strinse a se mettendo la testa nell'incavo del suo collo singhiozzando rumorosamente.
Lui le fece alzare la testa e le asciugò le lacrime con il pollice,
<sei stata forte...molto forte, molto probabilmente io non sarei resistito un giorno in quel posto...> disse il ragazzo staccandosi dalla minuta figura della ragazza.
Lei si asciugò meglio lei lacrime e gli fece un piccolissimo, quasi invisibile, sorriso, poi si alzò lo salutò velocemente e corse via verso l'arena.
prima di varcare la soglia riassunse la sua maschera fredda e inespressiva, entrò a passo deciso mentre la maggior parte dei ragazzi si allontanava il più possibile da lei, Lena ghignò, adorava essere temuta le dava sicurezza, cosa che per tanti anni non ha mai avuto.
Si guardò intorno poi andò verso l'armeria cercando una spada da poter usare dato che non ne aveva una sua , non c'erano neache sacchi da boxe , quindi l'unica cosa che poteva fare era usare una spada non bilanciata e allenarsi con quella.
Ne prese una di bronzo celeste e la fece roteare tra le mani una o due volte, poi si diresse verso i manichini e ne colpì uno così forte da squarciarlo a metà,
<cosa ti aveva fatto di male quel povero manichino per meritarsi un trattamento così?>


Spazio autrice:
Ciatutti!
Secondo voi chi è che fa la domanda?
Vabbe spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di scrivere il più possibile ma sono venute fuori solo 1126 parole.
Al prossimo capitolo♥️

P.S. scusate se non ho pubblicato ieri solo che non avevo finito di revisionare

P.P.S. Scusatemi tanto

P.P.P.S. Non uccidetemi *schiva una ciabatta*

-Lena🖤

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