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Six: Gives you mixed emotions

«Quindi? Hai chiuso definitivamente con lui?».

Alzai gli occhi dalla mia valigia, puntandoli in quelli cristallini di Annika anch'essa alle prese con i preparativi per il weekend di Silverstone. Saremmo andate insieme, perché era il Gran Premio di "casa" (nonostante nessuna di noi due fosse inglese, io ero nata in Irlanda e lei nella glaciale Svezia), e perché lei aveva insistito perché le facessi conoscere Charles Leclerc, l'unico motivo per cui, da casa, seguiva ogni tanto le gare di Formula Uno - oltre a scoprire se io avevo fatto sesso con Daniel, da quanto mi aveva detto ormai settimane prima.

Ovviamente lei sapeva della situazione altalenante dell'ultimo periodo tra me e Daniel, ma non l'avevo aggiornata sugli ultimi avvenimenti. Non ne avevo avuto il tempo e, sinceramente, neanche la voglia; meno parlavo di Daniel meglio era.

Sospirai. «Non andiamo a letto insieme dal Gran Premio in Canada e abbiamo litigato in Francia e in Austria, quindi sì, direi che le cose sono finite», borbottai, non convinta delle mie stesse parole.

Annika, infatti, notò la mia incertezza. «Allora, tu sai quanto a me non vada giù il fatto che ti scopi quel tizio, giusto?».

Ridacchiai leggermente. Annika, con il suo essere scontrosa e acida nei confronti di Daniel, era proprio ciò che mi ci voleva per rinsavire e tornare a comportarmi come quando, anni prima, non avevo nessun interesse nei confronti di Daniel che non comprendesse organizzare i suoi impegni. «Certo che lo so. Non fai altro che ripetermelo», borbottai, non riuscendo a capire dove volesse andare a parare.

«Bene, quindi non prendermi per incoerente o altro, perché sto per dire cose che uscite dalla mia bocca sembreranno assurde», iniziò, sedendosi per terra accanto a me, «Allora... chiudere le cose è sicuramente la scelta giusta da fare, sia perché il vostro rapporto dovrebbe essere puramente lavorativo, sia perché lui è un maleducato e invadente cretino che si crede chissà chi. Ma in ogni caso... credo che dovresti parlare con lui di ciò che provi. Ci sei troppo dentro, e vedo quanto la cosa ti faccia soffrire, forse metterci una pietra sopra definitivamente senza chiarire non è il modo migliore per chiudere la cosa», spiegò, lasciandomi a fissarla confusa.

Normalmente Annika non mi avrebbe detto una cosa del genere, anzi, sarebbe stata contentissima di sentirmi dire che con Daniel almeno sotto quell'aspetto non volevo averci più niente a che fare. Quindi, questo voleva dire soltanto una cosa: la situazione era completamente degenerata. Avevo raggiunto un punto di non ritorno - in quel pomeriggio in Canada, potevo metterci la mano sul fuoco - e ormai tornare indietro era impossibile. Dovevo chiudere la cosa con Daniel affrontandolo faccia a faccia, ma come avrei fatto se il solo pensiero di stargli accanto mi distruggeva?

«Non voglio fare la figura della patetica, Annie», borbottai, sospirando frustrata, «Lui già pensa che io sia inutile, probabilmente anche stupida. Immagina se sapesse quanto potere ha effettivamente su di me! Mancano altre dodici gare, non ho intenzione di passare il resto del campionato a domandarmi se l'ho spaventato dicendogli che forse sono innamorata di lui, o a farmi trattare come una persona da sfruttare perché debole di fronte a ciò che prova. Assolutamente no. È fuori discussione».

Annika alzò un sopracciglio. «Onestamente, se lo spaventassi sarebbe fantastico perché così saresti tu ad avere potere su di lui», ribatté, ridacchiando leggermente, «Non sei patetica soltanto perché esprimi i tuoi sentimenti, e sono sicurissima che se cominciasse a mancarti di rispetto tu saresti la prima a farglielo notare - magari con un bel calcio nelle palle, così non potrà mai più procreare».

Scoppiai a ridere. «Sei troppo drastica. Comunque Günther passa a prenderci tra poco per andare al circuito, tu sei pronta?», chiesi per cambiare discorso, chiudendo la valigia ed alzandomi da terra per prendere le ultime cose dal bagno.

Forse non avrei dovuto mettere in mezzo Günther, però, perché non appena menzionai il suo nome gli occhi di Annika cominciarono a splendere di un luccichio malizioso che mi spaventò e non poco. «Mmh, questo nome non mi è nuovo», borbottò la svedese, seguendomi in bagno.

Mi voltai verso di lei, alzando gli occhi al cielo alla sua espressione maliziosa. «Prima che tu faccia congetture inutili, Günther è solo un amico», sbottai, ottenendo un'alzata di sopracciglio da parte di Annika.

«Solo un amico che ti chiede di uscire a Le Castellet, solo un amico che si offre di accompagnarti a Milton Keynes, solo un amico che ti porta la colazione a Spielberg di domenica mattina perché ti vede giù e vuole risollevarti il morale... solo un amico, certo. Magari tu lo vedi solo come un amico, ma fidati, quel ragazzo vuole infilarsi nelle tue mutande - o nel tuo cuore, sicuramente. Mica sono tutti come Daniel Ricciardo, che pensano solo con il pene...»

«Annika, ti prego», la interruppi frustrata - e ricordando benissimo chi aveva insinuato quei dubbi nella mia testa prima di lei. «Stai parlando esattamente come Daniel», aggiunsi, sperando che magari, sentendosi paragonata a lui, avrebbe smesso con le congetture.

Di tutta risposta, però, Annika alzò un sopracciglio e mi sorrise maliziosa. «Beh, se si è accorto anche lui della cotta stratosferica che Günther ha per te allora è piuttosto evidente», borbottò, ridendo quando io alzai gli occhi al cielo, «Tanto avrò modo di testarlo con i miei occhi in questi giorni. Ah, sarà un weekend divertente... specie se riuscirò nel mio intento di finire nella camera d'albergo di Charles Leclerc».

La fissai con un sopracciglio alzato. «E credi davvero di far caso a come si comporta Günther con me, visto e considerato che passerai un intero weekend a cercare modi per succhiare il cazzo a quel povero ragazzino?», borbottai, sorridendo vittoriosa quando lei arrossì veemente. Almeno avevamo chiuso il discorso e non avremmo parlato più di me.

***

Il weekend di Silverstone non avrebbe potuto iniziare peggio. Ero seduta ad un tavolino dell'Hospitality Red Bull, con i fogli contenenti il programma di Daniel davanti a me, e mi torturavo le unghie mentre aspettavo sue notizie. Durante la prima sessione di prove libere era rimasto coinvolto in un brutto incidente: Ericsson aveva perso il controllo della macchina, non riuscendo a chiudere il DRS, ed era andato a sbattere contro le barriere, colpendo Daniel che s'era ritrovato nella sua traiettoria. Sapevo che non gli era successo nulla di grave, l'avevo visto uscire dall'auto sulle sue gambe, ma allo stesso tempo finché non l'avessi visto avrei continuato a preoccuparmi anche se forse inutilmente.

In pratica avevo mandato a puttane ogni mio tentativo di tenergli il muso, ma come avrei potuto fare se il minuto prima l'avevo visto finire contro le barriere ammucchiato ad un'altra monoposto? Sul serio, era stato orribile, e sia lui che Marcus erano stati fin troppo fortunati ad uscirne illesi...

«Sei troppo agitata. Rilassati, tornerà sulle sue gambe facendo il cazzone come sempre».

Mi voltai verso Annika, fissandola spiritata; lei sembrò accorgersi che non ero in vena di frecciatine, almeno non in quel momento, ed abbassò la testa colpevole. «Concedimi un minimo di preoccupazione, okay? L'ho appena visto sbattere contro le barriere a trecento all'ora! Sarà pure uno stronzo, e so benissimo che tu lo odi con tutto il tuo cuore, ma ho una paura boia lo stesso, va bene?!», sbottai, forse un po' troppo brusca. Me ne resi conto soltanto dopo aver parlato.

«Scusami, Annie. Sono soltanto nervosa, non volevo rivolgermi a te in quel modo», borbottai, ottenendo un lieve sorriso da parte della mia amica.

«Tranquilla, forse avrei dovuto essere più cauta - non capita tutti i giorni di vedere un incidente del genere, in effetti sono un po' scossa anch'io», si scusò lei, poggiando una mano sulla mia, «E poi... è normale che tu sia preoccupata, viste le circostanze. Ma adesso non voglio che la cosa ti addolcisca nei suoi confronti, okay? Sarà pure acciaccato e spaventato, ma è pur sempre un cazzone».

Alzai gli occhi al cielo senza riuscire a trattenere una risata. «Puoi stare tranquilla, il mio odio per lui è sempre qui. Latente al momento, visto che è appena finito contro le barriere, ma è sempre qui».

Annika mi guardò di sottecchi. «Cercherò di fidarmi di te, anche se si vede lontano un miglio che non ci credi neanche tu».

Avrei ribattuto, anche se inutilmente visto che Annie aveva ragione, ma il nostro discorso rimase appeso ad un filo mentre vedevo Daniel raggiungere l'Hospitality seguito da un medico e Michael. Mi alzai immediatamente, sentendo il cuore battere a mille mentre lo raggiungevo stringendo i fogli con il programma della giornata al petto. «Mi hai fatto prendere uno spavento orribile», sbottai, ottenendo un'occhiata sorpresa, «Come stai?».

Daniel alzò le spalle, guardandomi con circospezione. Forse non si aspettava un trattamento del genere da me, visto che era dal giovedì che non l'avevo trattato benissimo. «Oh, bene anche se sono un po' scosso e infastidito - fine della sessione, per me», rispose, lasciando trasparire il fastidio dalla sua voce.

Annuii comprensiva prima di incamminarmi con lui all'interno dell'Hospitality. Dovevo dirgli un paio di cose prima di lasciarlo andare via. «L'importante è che tu sia in piedi. Comunque... hai il ring di interviste prima di lasciare il circuito, che suppongo sarà molto presto visto che la macchina è inutilizzabile. Hai idea di quando potrai tornare in pista?», gli chiesi cercando di essere il più professionale possibile, ignorando il nodo al mio stomaco e la voce nella mia testa che mi urlava di saltargli addosso. Era il momento perfetto lì, davanti alla sua stanzetta nell'Hospitality, nessuno ci avrebbe visto ed io sentivo fin troppo la sua mancanza. Ma dovevo farmi forza e andare avanti senza cedere. Io lavoravo e basta per lui, non ero nient'altro che la sua assistente.

Certo, era facile a dirlo ma difficile a farsi, mentre lui si voltava verso di me e mi sorrideva stranamente cordiale, come non faceva da tempo, appoggiandosi al muro perfettamente bianco che creava un bellissimo contrasto con la sua pelle un po' più scura. Mi ritrovai a boccheggiare mentre lui incrociava le braccia al petto, mostrandomi i suoi muscoli che guizzavano sotto il sottotuta ignifugo blu scuro. «Non lo so, in realtà. Non credo che i meccanici riusciranno a sistemarla per la seconda sessione, quindi probabilmente dovrò aspettare domani», mi rispose, riportandomi alla realtà con la sua voce, «La tua cordialità mi lascia spiazzato, sai? Pensavo che volessi tenermi il muso fino ad Abu Dhabi- mi sbagliavo, suppongo».

Scossi la testa. «Oh, non ti sbagliavi affatto. Ma sei appena finito contro le barriere a trecento all'ora, non mi sembra il caso di prevaricarti».

Daniel scoppia a ridere facendomi alzare un sopracciglio. «Se fare incidenti potenzialmente pericolosi è il modo per avere di nuovo la tua attenzione finirò contro le barriere più spesso, signorina Black», mi prese in giro, facendomi sgranare gli occhi.

«Provaci di nuovo e mi licenzio, ma non prima di averti trucidato con le mie mani», sbottai lanciandogli un'occhiataccia a cui lui rispose ridendo, «E non ridere di me! Mi hai fatta quasi morire oggi, stronzo».

Daniel si morse il labbro inferiore, lanciandomi un'occhiata che mi fece gelare il sangue. «Non mi sembra proprio l'atteggiamento di una persona che mi odia, sai? Entro la fine del weekend sarai di nuovo fra le mie braccia, non ho dubbi».

Alzai un sopracciglio, cercando di mostrarmi scettica alle sue parole ma arrossendo veemente nel frattempo, tradendo completamente me stessa. Daniel sorrise intenerito alla mia reazione. «Se pensi che ci voglia un incidente per farmi cedere ti sbagli di grosso. Magari prova a cambiare il modo in cui ti comporti con me, poi ne riparliamo», sbottai, girando i tacchi per andarmene, «Tra un quarto d'ora ti voglio fuori di qui, abbiamo delle interviste da fare!».

«Agli ordini, capo!».

Alzai gli occhi al cielo. Non volevo cedere e neanche dargli ragione, ma sapevo in cuor mio che aveva ragione da vendere e che, se non fosse stato per il mio orgoglio, sarei stata già adesso tra le sue braccia. Il mio cuore saltò qualche battito a quel pensiero, le ginocchia mi tremarono mentre i ricordi di tutte le volte in cui avevo ceduto a Daniel passavano nella mia testa come un film. Quei momenti mi mancavano da morire, ma non potevo mollare adesso, dovevo mantenere le apparenze.

***

La gara di Silverstone si stava rivelando molto più caotica di quello che era stato preventivato. A cominciare dalla partenza, che aveva visto un Hamilton sottotono coinvolto in una collisione con Räikkönen, a cui erano stati dati dieci secondi di penalità mentre Hamilton finiva in fondo al gruppo di monoposto.

Daniel e Max erano partiti molto bene, nonostante i problemi evidenti alle loro vetture che si erano manifestati sin dalla prima sessione di libere del venerdì - oltre all'incidente di Daniel, la monoposto di Max era sembrata essere più lenta di un carro di buoi durante metà del weekend, anche se adesso aveva recuperato molto sul passo gara. Al momento erano rispettivamente quinto e sesto dopo aver recuperato posizioni; in tutto il garage la fibrillazione era alle stelle vista la gara brillante che i due piloti avevano condotto fino a quel momento. Io, seduta ad un angolo del garage, osservavo lo schermo con lo stomaco completamente rigirato su sé stesso, il labbro inferiore tra i denti. Accanto a me, Annika era visibilmente concentrata, forse perché era stata contagiata dall'atmosfera nel garage - e se avessi saputo che per farla appassionare alla Formula Uno avrei dovuto portarla nel Paddock, l'avrei fatto secoli fa.

«Credo di stare per sentirmi male», borbottò Annika, facendomi voltare verso di lei, «A quanti giri siamo?».

Soffocai una risatina prima di risponderle «Quarantaduesimo. Tranquilla, mancano dieci giri».

Annika mi guardò con gli occhi sgranati. «Dieci?! Ma in dieci giri può succedere di tutto!», protestò a voce alta, facendomi scoppiare a ridere, «Non ridere del mio attacco di ansia!».

«Chi l'avrebbe mai detto che avresti guardato una gara con l'ansia? Di solito le guardi giusto per rifarti gli occhi con-».

«Daniel ha superato Bottas. È quarto!», esultò Annika, battendo le mani. Io la guardai stranita prima di unirmi ai festeggiamenti della squadra; quel quarto posto sembrava quasi una vittoria, visto il duro lavoro fatto per far sì che Daniel fosse in pista in quel momento. Guardammo il resto della gara a stomaco più leggero, contenti del risultato della squadra, e quando finì uscimmo tutti in massa per correre nel parco chiuso ed abbracciare i nostri piloti. Era stata una bella gara, dopotutto.

Daniel e Max, rispettivamente quarto e quinto, scesero dalle monoposto saltando in evidente felicità; entrambi corsero verso le squadre di meccanici per abbracciarli e festeggiare. Improvvisamente mi ritrovai stretta tra le braccia di Daniel, spinta in avanti sicuramente da Annika che era rimasta dietro di me tutto il tempo. Gelai nella sua stretta per qualche secondo, ma poi ricambiai l'abbraccio facendo le mie congratulazioni a Daniel.

«Grazie, Tessa», sussurrò lui al mio orecchio in modo che potessi sentirlo soltanto io, «Hai visto? L'avevo detto che entro la fine di questo weekend saresti tornata tra le mie braccia. Certo, mi aspettavo un contesto più intimo, ma posso accontentarmi. Per ora», aggiunse, facendomi rabbrividire. C'era una determinazione nella sua voce che mi faceva intuire che non avrebbe mollato così facilmente.

Strinsi i denti. «Questo è il massimo a cui puoi aspirare», sbottai, staccandomi da lui.

Daniel mi fissò in tono di sfida. «Questo lo dici tu. Stasera sarai mia, posso scommetterci», sbottò, abbassando la voce fino a renderla un sussurro che solo io fui in grado di catturare.

Arrossii veemente mentre Daniel si allontanava da me per andare a congratularsi con Vettel, vincitore della gara, guardandomi come se niente fosse successo. Ed in effetti, sembrava così surreale che credevo di essermelo immaginato.

***

[A/N] Buonasera. Forse non vi aspettavate più un aggiornamento, eppure eccomi qui😂

Non vi mentirò, in questo periodo ho perso completamente la voglia di scrivere. Non è un periodo particolarmente felice per me, e scrivere è stato l'ultimo dei miei pensieri. Cercherò di portare avanti la storia ovviamente, visto che ci tengo, ma non aspettatevi aggiornamenti costanti da me. Mi dispiace tanto😔

Spero abbiate ancora voglia di seguire questa storia e quei dei pazzimalati di Daniel e Tessa, che nel prossimo capitolo ne combineranno un'altra delle loro👀👀 stay tuned! ❤

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