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Crystal Vampire

Jenny stava seduta nella sua stanza con la schiena appoggiata al muro. Si teneva la testa con le mani, le sue dita si intracciavano con i suoi capelli castani e gli occhi verdi erano fissi a guardare davanti a sè; sotto ad essi due grandi occhiaie stavano a significare che non dormiva da giorni. Non era colpa sua, qualcuno, o qualcosa, la stava perseguitando.

...E no, non era Slenderman...

Non sapeva neanche lei i suoi tratti facciali, nell'incubo vedeva solo un sorriso, la pelle intorno era bianca come la neve e i canini che si intravedevano erano appuntiti come stalattiti. Dalla bocca usciva un liquido rosso e lui, o lei, si leccava le labbra. Poi, ad un tratto, si vedevano gli occhi dell'essere, occhi rossi come il liguido, come il sangue.

Jenny non riusciva a dormire e le sue notte le passava per terra a guardare il vuoto, come in uno stato di trance.

Intanto stringeva in una mano la sua collana, era l'unico ricordo che aveva di suo padre. Alla collana era attaccato un cristallo finto ma di una bellezza inesauribile. Era il suo piccolo tesoro.

Sua madre era molto preoccupata per lei e il giorno dopo la mandò dalla psichiatra Smith.

<Ciao Jenny, allora dimmi qual è il tuo cognome?> chiese la donna dai capelli biondi e gli occhi marroni con degli occhiali poggiati sul naso.

<Swan> rispose Jenny continuando a guardare il vuoto.

<Quanti anni hai?>.

<15>.

<Quando è il tuo compleanno?> domandò.

<11 Aprile>.

<Jenny, mi racconti dei sogni che fai?>.

La ragazza la guardò per un secondo spostando tra gli occhi il piccolo ciuffo, poi ritornò a fissare l'ignoto:<Vedo ombre perseguitarmi e sento voci minacciarmi, sangue esce dalle pareti, risate si intrappolano nel mio cervello creando un loop di risa demoniache, qualcuno mi tiene sveglia la notte, mi entra nella testa creando immagini confuse di ciò che gli umani non hanno mai visto. Lui mi tortura, mi lacera la carne, assapora il mio sangue e mi distrugge la mia sanità mentale. Poi ride... quella risata non riuscirò mai a toglierla dalla mia testa. Lui è come la mia ombra, lui è il mio incubo diventato realtà, lui vuole vedermi morta... mi ucciderà! Ma allora perchè non lo fa subito?!> le ultime frasi le urlò.

La psichiatra era rimasta stupita dalle parole della giovane ragazza:<E questi... sono tuoi incubi...> disse spaventata ma ebbe una risposta che non le piacque.

<No, non sono incubi, lui è il demonio> rispose la giovane.

La donna chiamò sua madre e mandò fuori Jenny che si sedette su una seggiola nella sala di attesa.

Continuò a fissare il vuoto e poi sentì quella orribile voce "Sto per arrivare Jenny è solo questione di qualche giorno".

La quindicenne trasalì e si guardò intorno spaventata, portò le gambe al petto abbracciandole e affondando la testa sulle ginocchia. Iniziò a piangere e singhiozzare e, nel mentre stringeva la sua collana, pensando "...Andrà tutto bene..." .

...Ma non sarebbe stato così...

La mamma, Catherine, non volle portarla al manicomio e si oppose alle proposte della psichiatra. Certo, sapeva benissimo che la figlia era soggetta a bipolarismo ma Jenny era sempre riuscita a tenere a bada il suo umore. La madre era una psichiatra e lavorava in un manicomio, poteva benissimo gestire da sola la situazione. Lei aveva chiamato la psichiatra Smith per avere un parere in più ma non ha ricevuto altro che risposte come "Sua figlia è pazza, bisogna portarla ad un manicomio" ma Chaterine non voleva perdere la sua unica figlia.

Il giorno dopo Jenny si diresse alla sua scuola.

Entrò nella scuola di informatica, lei faceva il primo superiore. Era molto brava a scuola e molto intelligente.

Senza parlare del fatto che, senza le occhiaie che teneva nascoste con un po' di trucco, era molto bella e le ragazze della scuola la prendevano in giro, la spintonavano e le riempivano l'armadietto con foglietti con su scritto "Suicidati" o "Sei inutile".

...Tutta invidia...

Ma Jenny non ci faceva più caso, ormai si era abituata. All'inizio aveva anche pensato di tagliarsi le vene... Ma no, lei non era stupida e non gliela avrebbe data vinta.

Mentre camminava con lo sguardo fisso nel vuoto andò a sbattere contro qualcuno e cadde.

<Sta più attenta, zoccoletta!> esclamò Melanie, la ragazza di terza, soprannominata come "La più bella della scuola" dati i suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri.

Detto ciò lei e le sue amiche se ne andarono lasciando Jenny a terra.

<Non ci fare caso, si credono importanti solo perchè sono popolari.> disse un ragazzo.

La ragazza alzò lo sguardo e i suoi occhi si scontrarono contro quelli di lui che somigliavano al colore del ghiaccio. I suoi capelli castani con delle meches bionde erano pettinati in modo da fare un ciuffo che per poco non gli copriva l'occhio sinistro. La sua pelle era eccessivamente bianca.

Jenny sentì il suo cuore battere e il suo viso diventare caldo.

Il ragazzo tese una mano verso di lei e quest'ultima l'afferrò un po' titubante per poi alzarsi in piedi e sussurrare un semplice <Ti ringrazio>.

<Mi chiamo Benjamin ma preferisco essere chiamato Benji> si presentò <T-Tu come ti chiami?>.

<J-Jenny...> rispose lei chiedendosi il perchè quel ragazzo le abbia rivolto la parola, non lo faceva mai nessuno.

<Sono nuovo e sinceramente tutti mi danno l'impressione di essere persone che si credono chissà chi...> disse <Tutti tranne te>.

Benji sorrise guardando la posizione imbarazzata di Jenny che si mise a guardare il pavimento.

<Potremo vederci qualche volte fuori dalla scuola... solo... solo per fare amicizia!> ridacchiò lui.

<S-si mi piacerebbe molto...> rispose Jenny arrossendo sempre più, poi prese un foglietto dal diario e glielo porse, dopo aver scritto il suo numero con una penna <E-Ecco il mio numero>.

La campanella suonò e i due si salutarono.

Dopo le lezioni, Jenny tornò a casa e sul tavolo vi trovo un messaggio con su scritto:

"Sono andata a lavoro,

ti ho preparato un po' di spaghetti

sono in cucina.

Torno stasera, ti voglio bene <3,

-Mamma"

Jenny prese gli spaghetti e li mise nel micronde.

Dopo aver mangiato, le squillò il cellulare e rispose.

<Ciao Jenny s-sono io Benji>

<Oh, ciao Benji>

<Mi stavo chiedendo ti va se ti passo a prendere a casa? Ci facciamo un giro>

<Si, mi piacerebbe molto>

Jenny diede a Benji il suo indirizzo e si salutarono.

Lei andò in camera sua e prese i suoi vestiti preferiti: una felpa con cappuccio a maniche corte, una giacca di pelle nera, un paio di leggins grigio scuro a tre quarti, una gonna nera e un paio di stivali neri.

Andò in bagno e si pettinò i capelli. Si mise un po' di trucco per mascherare le occhiaie e poi si mise un rossetto nero.

Quando ebbe finito, il campanello suonò e lei andò ad aprire.

Davanti a lei vi era Benjamin e doveva ammettere che era veramente bellissimo.

I due passarono una serata divertente e romantica finchè non successe un fatto che cambiò per sempre la vita di Jenny.

Benji la spinse al muro intrappolando le sue braccia accanto la sua testa, poi la baciò.

Quando si staccò, lei era diventata tutta rossa:<B-Benji... Che stai...?>. Prima che potesse finire di parlare, Benjamin si abbassò all'altezza del suo collo e, dopo aver mostrato i suoi canini, la morse e rivoli di sangue iniziarono a bagnargli le labbra.

<Che sangue buono che hai, mia cara> disse staccandosi per poi ricominciare a succhiarle il sangue.

Quando la smise, le sussurrò all'orecchio:<Non ti voglio uccidere mi sembri... interessante>. Poi corse via e lasciò cadere Jenny sull'asfalto.

La ragazza iniziò a muoversi e serrare i denti mentre i suoi canini diventavano sempre più affilati. Le sue iridi diventarono cremisi come il sangue e i suoi sensi iniziarono a svilupparsi. Poteva sentire il debole fruscio delle piante, poteva vedere una piccola foglia cadere in lontananza, poteva annusare il dolce profumo del sangue.

Dopo pochi minuti si alzò da terra e tornò a casa. Il suo viso aveva un'espressione apatica, inespressiva.

Davanti a lei c'era la madre che la guardava sospettosa:<Dove sei stata?> le chiese alzando un sopracciglio.

<Ero con un ragazzo> gli rispose con tono abbastanza superbo.

<Mi servi> disse Catherine.

<A fare cosa?>.

<Sto progettando una nuova medicina per i bipolari, vorrei testarla>.

<Quindi ti dovrei fare da cavia? Scordatelo> Jenny incrociò le braccia e guardò altrove.

<Beh... in questo caso...> la madre si avvicinò lentamente alla figlia e con uno scatto fulmineo la colpì alla testa facendola svenire.

La ragazza si svegliò nella sua cantina legata ad una strana sedia intorno alla quale vi erano vari attrezzi, ma ciò che la scosse di più fu vedere una cosa raccapricciante all'angolo della stanza: il cadavere di suo padre.

Jenny cercò di liberarsi, però vide la madre avvicinarsi a lei con una siringa in mano dentro la quale vi era un liquido nero come la pece.

Catherine senza dire una parola la iniettò alla figlia. Il liquido le percorse le vene mescolandosi al sangue colorandolo di nero, la droga che gli era stata iniettata arrivò ai neuroni del cervello e la sua voce iniziò a cambiare facendosi più minacciosa. I capelli castani diventarono bianchi e le sue pupille scoparirono lasciando gli occhi completamente bianchi.

<Cosa?!> urlò la madre <Non doveva finire così!>.

Jenny si liberò dalle catene e si alzò dalla sedia.

<Jenny! Ti ordino di rimetterti seduta!> le gridò indietreggiando.

<Io non sono Jenny... Io sono Axel> le rispose con un sorrisetto.

Axel si schiantò su Catherine e la morse al collo, le succhiò via tutto il sangue che aveva nelle vene, poi la lasciò cadere a terra inerme.

<Scusami madre... Ma il cristallo ha scelto il tuo destino> disse per poi prendere tra le mani il suo cristallo e guardarlo.

La ragazza tornò normale; i suoi occhi rossi tornarono e i suoi capelli ripresero il loro vero colore, Jenny iniziò a piangere e salì al piano di sopra per poi dirigersi al bagno.

Si guardò allo specchio: era praticamente orribile. Il sangue della madre contornava le sue labbra e gli occhi esprimavano puro odio, sul suo collo vi era un piccolo puntino dal quale usciva un rivolo di sangue nero.

Iniziò a ridere, si mise la mani sulle guance e inclinò la testa all'indietro.

Prese la tinta rosa che aveva comprato qualche tempo prima e si colorò un ciuffo di capelli, afferrò delle forbici appoggiate lì e riscese in cantina.

Prese in braccio il padre e guardandolo con un espressione malinconica disse:<Meriti una giusta sepoltura...>.

Detto ciò diede fuoco alla casa e uscì fuori correndo alla massima velocità; arrivò nella foresta e vi scavò una buca nella quale seppellì il padre.

In quei giorni imparò a usare i suoi poteri. Scoprì che aveva una forza, una velocità, una resistenza e una agilità sorprendente. Inoltre si poteva trasformare in un pipistrello e se stava troppo tempo sotto il sole i suoi occhi iniziavano a irritarsi e doveva proteggerli perchè, altrimenti avrebbe perso la vista. Perdeva sangue nero e perciò poteva morire non essendo un vampiro purosangue.

La sua personalità malvagia, Axel, di solito riusciva a prendere il controllo ma Jenny quasi subito riusciva a scacciarla.

Inoltre si ribattezzò con il nome di Christa e abbandonò il suo vecchio nome per poi odiarlo e non volerlo più sentire.

Christa eppure continuava a nutrirsi di sangue e perciò le notizie cresciavano. Decise di farsi scoprire con il nome di Crystal Vampire.

Quindi ora state molto attenti... Perchè il cristallo deciderà il vostro destino e Crystal Vampire lo renderà realtà.

[1937 parole]

Se volete sapere delle curiosità su Crystale Vampire siete liberi di chiedere! Christa è pronta per le vostre domande! Potete chiederle qualunque cosa come per esempio "Conosci (nome di una creepypasta)" oppure "Come ti piace uccidere la gente".
Cose del genere!

Bye bye,
~Christa💖

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