The Black Ambulance
PREMESSA: ho trovato questa leggenda girando su wattpad e ho approfondito la ricerca su Google; decidendone di scriverci su una creepypasta. O almeno ci ho provato hahaha.
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"C'è un'ambulanza nera che gira in città per rapire i nostri figli". L'allarme, che ha coinvolto mezza Italia sul finire dell'estate 1990, si è diffuso a partire dalla Sicilia. In breve ha passato lo stretto ed è risalito dalla Calabria alla Puglia, dalla Campania al Molise,
Una banda di sequestratori rapirebbe i bambini per alimentare un terribile commercio di organi umani. Alla fine di ottobre l' "ambulanza nera" aveva fatto la sua comparsa anche in Abruzzo. Qualcuno mise in giro la voce che nelle vicinanze del lago di Penne era stato trovato un bambino morto al quale avevano asportato gli occhi. A distanza di due settimane, lo stesso episodio viene ambientato a Montesilvano.
È bastato qualche giorno perché la paura si propagasse anche a Roma. Particolari realistici sono stati aggiunti per avvalorare il racconto: "Dall'ambulanza scendono due uomini vestiti da infermieri e accompagnati da due falsi carabinieri, i quali fanno chiamare il bambino, e con una scusa - i genitori sarebbero stati ricoverati in ospedale - lo invitano a seguirli. Si racconta addirittura di una circolare del provveditorato agli studi che avrebbe messo in guardia i direttori didattici da persone che girano intorno alle scuole con false uniformi.
Ero la mamma di due bambini di 3 e 7 anni, Gaia e Christian.
Era una giornata autunnale come tante, e il cielo debolmente rischiarato dalla tenue luce solare mi aveva convinto a portare i miei piccoli al parchetto per farli svagare un po'.
Christian, appresa la notizia, aveva finito in fretta i compiti da seconda elementare che gli erano stati assegnati per il giorno dopo e si era infagottato con il suo giubbottino verde militare, pronto per uscire.
Feci indossare la giacca anche alla piccola Gaia, con tanto di cappellino, poiché l'aria cominciava ad essere pungente. Christian non voleva saperne di indossarlo così, dopo svariate prediche, sospirai e accettai la sua decisione.
Preparai una borsa con la merenda per loro e presi il cellulare, per poi indossare anche io la giacca e uscire di casa.
Il parco distava dieci minuti a piedi da casa nostra, così presi Gaia per mano e lasciai che Chris camminasse davanti a me, in modo da tenerlo d'occhio; e ci incamminammo.
Quando arrivammo, Chris corse incontro ad altri bambini che giocavano a rincorrersi, mentre Gaia mi chiese di spingerla sull'altalena.
La feci sedere sul seggiolino dotato di barre paracolpi e inizia a spingerla lentamente, mentre lei sorrideva divertita gridando 'PIU' VELOCE!'.
Ogni tanto lanciavo un occhiata a Christian, finché non venni attirata da un conversazione che mi lasciò alquanto turbata. Due donne, che probabilmente avevano avuto la mia stessa idea ed avevano portato i figli a giocare, stavano conversando su alcuni casi di cronaca nera recente.
Parlavano di alcuni corpi di bambini trovati in mezzo alle campagne o in altri luoghi simili, in tutta Italia. La cosa più sconcertante era che questi corpicini venivano trovati con degli organi mancanti.
Si pensava ad un traffico illegali di organi umani, ma nessuno aveva ancora nessuna informazione più completa. Inoltre giravano delle leggende su un'ambulanza nera da cui sarebbero scesi degli infermieri che con una scusa rapivano bambini ingenui per praticare queste macabre esportazioni.
Venni distratta dalla voce della mia piccola, così scacciai quei pensieri e continuai a giocare con lei.
Dopo un paio d'ore, dato che iniziava a far buio, tornammo a casa; e, dopo averli messi entrambi a letto dopo cena, tornai in salotto da mio marito per raccontargli ciò che avevo sentito quel pomeriggio.
Stavamo guardando il notiziario, quando una notizia che mi fece accapponare la pelle mi rubò completamente l'attenzione: un altro bambino era stato trovato in una campagna, stavolta vicino al paese in cui abitavo con la mia famiglia.
Iniziai a tremare per la preoccupazione e la paura che avessi potuto perdere uno dei miei figli in quel modo atroce.
Mio marito se ne accorse e cercò di tranquillizzarmi, ma non riuscii comunque a dormire appieno quella notte.
Il mattino dopo, all'entrata da scuola, scoprii che la notizia aveva allarmato molti genitori e che la mia preoccupazione era condivisa dalla maggior parte degli abitanti di quel paesino.
I giorni passarono e anche se quel ritrovamento fu un caso isolato, l'angoscia non ne voleva sapere di abbandonarmi.
La mia paranoia mi impediva di vivere normalmente, giurai addirittura di aver visto quella famigerata ambulanza color pece nei pressi della scuola. Purtroppo, però, non ero la sola: altre mamme l'avevano notata e molti bambini iniziarono a lasciare la scuola per evitare qualsiasi cosa. Mio marito non volle credere alle mie ragioni, dicendo che era solo una paranoia generale e che la cosa fu ingrandita per creare disagio, quindi continuammo a mandare Christian a scuola.
Una pomeriggio, all'uscita dalla sede scolastica, quasi non svenni quando la bidella mi disse che Christian era già andato via.
Mille pensieri mi annebbiarono la mente.
Chiamammo i carabinieri che iniziarono subito le indagini, le quali purtroppo non ebbero gli esiti che sperammo.
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Sono la mamma di una bambina di 5 anni, Gaia.
In questo momento sono davanti ad una lapide, la sua lapide.
Il mio piccolo Christian mi è stato portato via due anni fa, rapito da un'ambulanza nera e abbandonato, senza organi, in una campagna.
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