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Continuai a guardarlo scioccata, mentre lui si allontanava e lasciava la barretta di cioccolata sul tavolo, vedendolo rivestirsi velocemente.

-Dove vai?- chiesi, raggiungendo la barretta di cioccolata, prendendone un pezzo e mangiandolo.

-Vado a trovare qualche amico e a fare una cosa- disse avvicinandosi a me, lasciandomi un piccolo bacio all'angolo della bocca, lasciandomi pietrificata con la barretta ancora a mezz'aria.

-Okay...- dissi lentamente, vedendo le sue grandi spalle uscire dalla casa, lasciandomi sola. 

Dopo avere preso un altro pezzo di cioccolata, andai in camera mia a sistemare un po', ritornando solo qualche ora dopo. Mi recai con la cioccolata, verso il divano accendendo la televisione.

-Un altro attacco oggi in città da parte dei devianti: hanno attaccato le autorità senza motivo, causando morti e danni alla società- iniziò a dire la giornalista, che era sulla scena, vedendo la maggior parte di ciò che la circondava distrutto.

-Non è assolutamente vero! È stata la polizia a non rispettare la protesta pacifica che i devianti stavano facendo, aprendo poi il fuoco inutilmente!- urlai alzandomi in piedi, gesticolando verso la tv con la barretta ancora fra le mani.

-Ci difendi, allora- qualcuno parlò dietro di me, mentre estrassi la pistola dietro la mia schiena facendo cadere la barretta e puntandola contro chi fosse dietro di me.

-Dio, Connor!- dissi facendo un sospiro di sollievo, abbassando la pistola che prima era puntata contro il suo volto angelico e così perfetto. Connor mi osservò stringendo gli occhi, mentre mettevo la sicura alla pistola e la rimettevo al suo posto, riprendendo la cioccolata da terra.

-Spero non sia un problema: ho portato qualche amico- disse voltandosi dietro di se, vedendo una coppia di devianti.

-Certo che no- dissi andando verso di loro.

-Sono Louise- dissi sorridendo alla coppia.

-Markus- un bellissimo ragazzo mulatto con l'eterocromia: un occhio celeste e l'altro verde, magnifico.

-North- una bellissima ragazza dai capelli lunghi e i tratti fini. 

Si stringevano la mano, come due persone che si amano. 

Dissi a loro di fare come se fossero a casa loro, mentre iniziarono a guardare le varie foto e i quadri che avevo in giro per la casa. 

Li seguivo con lo sguardo, affascinata dal loro comportamento così complice, vedendoli poi baciarsi. Mi si scaldò il cuore.

-Rara e bella come un tulipano in mezzo a delle viole- sentii dirmi alle spalle, rabbrividendo. 

Mi voltai, guardando Connor che mi guardava con il volto lievemente spostato verso destra, come se stesse cercando di leggermi.

-Non hai paura di noi e ci difendi, è per via del tuo passato?- mi chiese aggrottando le sopracciglia. Come lo sa? Forse è ancora in grado di ricercare i file sulle persone dato che era un'agente della CyberLife?

-Non voglio parlarne- dissi guardando altrove, incupendomi.

-Hai amato uno di noi ma poi è successo qualcosa- si avvicinò toccandomi una mano, sfiorandola e accarezzandola.

-Era una macchina e niente di più, se non fosse stato per me non sarebbe mai impazzito e non avrebbe ucciso quella gente- dissi scuotendo la testa, assecondando quella danza fra le nostre mani: la sua più fredda della mia.

-Non potevi sapere cosa sarebbe successo- mi disse fermando quella danza, stringendo la mia mano fra la sua.

-Se fossi stata prudente, se avessi soppresso i miei sentimenti per una macchina non sarebbe diventato un deviante- dissi alzando lo sguardo verso Connor, cadendo nei suoi occhi, che con intensità osservavano i miei occhi verdi. 

Alzò la mano libera per toccarmi una ciocca di capelli.

-Gli umani sono fragili, e come macchine impariamo da voi diventando noi stessi fragili. Non incolparti inutilmente, Louise. Io stesso ero trattato come una macchina che doveva obbedire solo agli ordini ma non potevo più evitare quei sentimenti che tanto mi hanno cambiato. Sono scappato, ho trovato la mia gente e sono migliore adesso- disse puntando nuovamente lo sguardo su di me.

-Il cambiamento è inevitabile- sussurrò contro il mio orecchio, mentre subito dopo mi allontanai da lui.

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