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-Mi chiamo Connor- disse, guardandomi.
Mi ritrovai a cadere nel marrone dei suoi occhi, dimenticandomi cosa fossi andata a fare lì.
Connor...Connor...lo avevo già sentito nominare ma dove?
Sì! In televisione si parlava tanto di quell'androide che risolveva i casi e che ha tradito gli umani diventando un deviante.
Sbarrai gli occhi osservandolo meglio ed era proprio lui.
-Connor...il deviante- sussurrai vedendolo osservarmi di rimando.
-Pensi che io sia un mostro?- mi chiese avanzando un passo verso di me, mentre io scossi la testa guardando poi la sua mano avvicinarsi alla mia.
-Andiamo, o ti uccideranno- mi disse trascinandomi in una zona meno affollata.
Fortunatamente proprio dove mi trascinò Connor, vidi la mia auto.
-Andiamo, ti porto a casa- dissi indicando l'auto difronte a me.
Lui guardò prima la macchina e poi me, annuendo e seguendomi verso di essa.
Ero uscita da casa giusto per comprare qualche delizia che a casa non mancava mai: biscotti, cioccolata e altra roba.
Mentre guidavo ogni tanto osservavo l'androide affianco a me: come può una macchina intelligente, sorpassare i limiti?
-Siamo arrivati- dissi spegnendo la macchina, uscendo e dirigendomi fra la neve alla porta di casa.
-Benvenuta Louise- disse la voce della casa aprendomi la porta, aspettando che anche l'androide dietro di me entrasse.
Appena in casa, il deviante si tolse il cappellino e la giacca che indossava sistemandola sulla sedia vicino a lui.
-Come mai un'umana era in strada?- mi chiese, sistemandosi in piedi affianco la sedia, guardandomi.
-Come hai capito che ero umana?- chiesi, posando le mani dietro di me, sul lavabo.
-Quando ti ho toccato non mi sono connesso a te- rispose in modo diretto, senza cambiare il tono di voce.
-Ero uscita per comprare qualcosa di dolce- dissi alzando le spalle, vedendolo annuire con il volto, guardandosi intorno. Non riuscii a non fargli quella domanda.
-Come hai fatto a diventare un deviante?- gli chiesi, staccandomi dal mobile a cui ero appoggiata.
-Quando ho iniziato a sentire qualcosa qui; - disse toccandosi il petto, continuando- quando ho iniziato a non seguire più le regole che il mio programma mi imponeva, quando ho capito che per loro ero solo una macchina che svolgeva i loro compiti, senza se e senza ma. Quando ho capito che questo- disse indicandosi in direzione del cuore e facendo qualche passo verso di me- non era solo un bio componente- finì, osservandomi con accuratezza.
-Quando il semplice toccare, implicava delle emozioni- disse accarezzandomi con leggerezza il volto, con le dita della sua mano.
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