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Seconda parte - Ed Egli arrivò.

[...] La lanterna rischiarò il bebè e Dona Francisca, apprendendo il mistero, emise un grido di sconcerto, perché il bambino...

...recava sul piccolo ventre un nero maleficio marchiato dalle fiamme, un'orrida stella con cinque punte acuminate come pugnali taglienti pronti a ferire ed uccidere se fossero stati sfiorati. Un cerchio inscriveva quel segno e negli spazi che lasciavano vuoti rifulgevano, al bagliore fievole delle fiamme, oscuri emblemi in una lingua arcana e dimenticata da tempo, simboli demoniaci che nessun uomo timorato di Dio, su questa terra, avrebbe dovuto scorgere.

Un fulmine scoppiò nel cielo in quel momento seguito rapidamente dal rombo del tuono. Il lamento del vento crebbe di intensità come la piogge stessa, iniziando a scendere più forte e impetuosa.

- Vergine Maria! - Urlò ancora la donna, facendo per tre volte il segno della croce, giungendo poi le mani in preghiera. - In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti... - Ripeté insieme al gesto, sussurrando parole sacre e benedette. - Bruciarlo! Bruciare il suo corpo è l'unico modo per scongiurare il Male! - Gridò rivolgendosi a Frate Aldemar. - Holodor porta su di sé il Suo segno: sono maledetti, tutti quei poveri abitanti! Quali atti impuri e perversi sono stati consumati per dare origini a questa creatura demoniaca! -

Dona Francisca era un fiume in piena, le sue parole fuoriuscivano una dietro l'altra senza sosta. Ma Aldemar sembrava non udirle, il suo sguardo perso tra le lingue di fuoco che sgorgavano dalla piccola lanterna.

I suoi occhi caddero nuovamente sull'infante senza vita: eppure sembrava avere un colorito roseo come se stessa solamente dormendo.

- Sarà una notte lunga... - Disse flebilmente il frate. - Dovremmo accendere un fuoco nella piccola cappella, benedicendo la legna con dell'acqua santa. - Dona Francisca annuì. - Non appena termineró chiama Remedios e Adamamtes, avrò bisogno della loro forza per essere trasportato via... -

- Potrebbero aiutarvi? - Disse la donna.

- Loro non sono ancora stati investiti dalla luce di Dio. Potrebbero non farcela, non hanno ancora la forza d'animo richiesta. -

- E padre José? -

- Nessun altro dovrà sapere di quanto è accaduto. - Rispose secco Aldemar. - Dona Francisca... chiama i due ragazzi. Ti aiuteranno e aiuteranno anche me: mi rivelarono che furono testimoni di strani eventi, molto tempo fa. Per questo motivo presero e scelsero questa via. Devo parlare con loro... potrei non superare la notte... -

-Dios Mio! Cosa dite! - Urlò la donna all'improvviso.

- Il potere del Male è più forte di quel che possa apparire. -

- Preparo la legna. - Concluse lei cambiando discorso, non volendo udire altro. Mentre stava per aprire una piccola porta lignea laterale si voltò un'ultima volta verso il frate. - Servirà qualcos'altro? -

"Soltanto la fede in Dio Onnipotente..."

****

I due giovani aveva portato in gran fretta del legname, accatastandolo poco lontano dai gradini che separavano l'altare in marmo bianco dalle panche su cui, solitamente, gli altri frati della Rocca ascoltavano la celebrazione eucaristica.

Proprio sull'altare aveva posto il bambino avvolto completamente in un sudario candido.

- Exsurgat Deus et dissipentur inimici eius: et fugiant qui oderunt eum a facie eius. - Frate Aldemar iniziò a pronunciare le prime parole di una solenne preghiera, concepita per contrastare gli effetti venefici del Male Supremo e di tutti coloro che rinnegando Dio, all'inizio di ogni tempo, si erano schierati dalla sua parte. - Sicut deficit fumus, deficiant: sicut fluit cera a facie ignis, sic pereant peccatores a facie Dei*... - Nel frattempo gettava alcune gocce d'acqua santa sulla catasta.

Dona Francisca portò una torcia accesa, Aldemar benedì anche quelle calde fiamme, emblema della più alta purificazione.

E diede fuoco alla legna.

- Va ora... - Ordinò alla donna. - Ciò che accadrà, dovrà restare segreto nella mia anima... il tuo aiuto è stato prezioso e quel che hai fatto e veduto va oltre i tuoi semplici compiti. -

Vide la donna voltargli le spalle procedendo verso il portale della piccola cappella.

- Se non dovessi superare la notte... - Parlò con fare paterno verso i due giovani. - Portate via il mio corpo prima del sorgere del Sole, prima che gli altri frati della Rocca possano alzarsi. - Remedios abbassò il capo affitto. - E bruciate il mio corpo... -

Entrambi uscirono senza proferire parola alcuna. Adamantes chiuse il portale e Frate Aldemar restò completamente solo. Si appropinquò all'altare, prendendo tra le sue vecchie braccia il corpo del neonato.

All'improvviso un vento gelido, proveniente dalla piccola finestrella lasciata aperta per far entrare aria nuova, pizzicò la pelle del frate e, quasi nello stesso istante, i battenti della grande apertura si spalancarono.

- Adamantes? - Disse lui voltandosi con ancora tra le mani il bambino. - Remedios? - Urlò pensando fosse uno dei due giovani, ritornato per comunicargli qualcosa di estremamente importante. Lasciò sull'altare il piccolo non vedendo nessuno, camminando verso il lato opposto della cappella. Gridò ancora, questa volta il nome della donna, guardando se vi fosse qualcun'altro fuori.

Richiuse i battenti con forza: un lampo dilaniò il cielo cupo seguito dall'assordante rombo del tuono, più forte e potente di tutti gli altri. Un sinistro lamento si levò poco dopo e il vento iniziò il suo ululato e con una progressione a dir poco sconcertante aumentava celermente la sua forza.

La tempesta esplose nella sua terribile violenza, qualcosa che Frate Aldemar non aveva mai visto prima in questo mondo durante tutti i suoi lunghi anni.

Ma mai avrebbe immaginato di poter osservare, nella sua vita, ciò che scorse non appena si fu voltato.

Una lugubre figura era adagiata sull'altare, circondato dal buio e dalle tenebre. Soltanto gli occhi, dello stesso colore delle nevi, si distinguevano.

E osservavano, avidi, Padre Aldemar.

Il gelo in quella stanza era aumentato notevolmente e quando il religioso respirava il suo fiato creava vapore. Notò che tutt'intorno all'altare si era creata una patina di ghiaccio, la quale si espandeva partendo proprio dall'essere comparso.

Lui era immobile, terrorizzato.

Cercò di fuggire, ma il massiccio portale sembrava essere chiuso da una forza abnorme e sovrumana. Sentì una risata sinistra e malefica.

- Perché io sono il servitore dello stesso vostro Dio, il fedele adoratore dell'Altissimo... - Sussurrò con la sua voce profonda e cupa, come se stesse recitando una preghiera. Padre Aldemar si schiacciò sul legno del portale.

Un ulteriore fulmine illuminò, come se fosse appena spuntato il Sole di un nuovo giorno, la cappella e l'uomo vide due immense ali nere stagliarsi contro la parete dov'era posto il crocifisso ligneo. Le imposte delle finestre si spalancarono simultaneamente sbattendo con forza. Il freddo penetrò nelle stanche ossa del vecchio cappuccino.

- Seicentosessantacinque... - Pronunciò dopo attimi di estremo e spettrale silenzio. -Seicentosessantacinque sono le anime da me prese, seicentosessantasei le anime di cui ho bisogno, Padre Aldemar. - Si lanciò con un balzo atterrando, come se fosse privo di peso, sulle scure mattonelle in pietra. - Un massacro quello di Holodor, compiuto in questa notte di tempesta e oscurità. - Camminò lentamente arrivando dinanzi al fuoco che illuminava la stanza.

Ma esso morì non appena venne sfiorato dalle mani della creatura, imprigionato nel gelido ghiaccio.

- E tutto per la decisione di un solo misero uomo... e per cosa poi? La vita di un infante era meno importante di quella di centinaia di uomini? -

- Era il figlio del Demonio! - Urlò Aldemar in un impeto di coraggio puntando l'indice verso la creatura. Egli stava camminando procedendo verso il centro della stanza.

- Si... - Rispose Lui e con un rapido movimento fu di fronte al vecchio. - Lo era... - Sibilò sul suo viso mentre una delle sue forti mani saliva a stringere il collo di Frate Aldemar.

****

Non parlò più con Remedios né con Adamantes.

Non parlò neanche con Dona Francisca o con gli abitanti del villaggio di Holodor.

È nessuno più poté sentire le sue parole.

Ora giaceva riverso a terra, gli occhi bianchi e senza vita fissavano il soffitto, il suo corpo disposto con gli arti a formare una stella a cinque punte.

L'unico corpo che, tempo dopo, fu rinvenuto in quelle zone.

Sul Pico del Mulhacen nessuno poté più udire le campane della Rocca suonare o le preghiere dei frati.

Nel villaggio non si ascoltarono più il vociare delle donne al pozzo, i suoni degli uomini intenti a lavorare, le grida del bambini che giocavano spensierati.

Nessuno più mise piede in quel luogo d'orrore e di morte.

Una figura ammantata di nero e dai capelli corvini e lunghi camminava, tuttavia, lungo un prato. Ma ogni passo che lasciava su di esso mostrava il verde divenire terra bruciata e arida, ricoperta poi dal ghiaccio.

Un massiccio albero torreggiava su un lato della Rocca. La figura si appoggiò ad esso e l'inverno giunse prima del tempo, le foglie ingiallirono staccandosi dei rami oramai secchi e piegati verso il basso.

- Seicentosessantasei anime... - Pronunciò l'Angelo Oscuro. Tra le mani stringeva un lenzuolo bianco in cui era avvolto il corpo del neonato ucciso dal frate. Scoprì la testa. - Ritorna, ora, alla vita. -

E gli occhi del bambino, neri e spettrali, si spalancarono improvvisamente...




*Sgorga Dio, i suoi nemici si disperdano; e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano./ Come si disperde il fumo, tu li disperdi, come fonde la cera di fronte al fuoco, periscano gli empi davanti a Dio.

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