1°-Amnesia
Tornata da scuola, decisi di salire in camera. Mi piaceva la mia stanza, di solito. Era pitturata di un giallo acceso, che trasmetteva allegria e energia, c'era un letto a una piazza e mezzo con un copriletto decorato in stile pop art, una scrivania e tantissimi scaffali strapieni di libri, un armadio pieno zeppo di vestiti e una parete formata solamente da poster e foto: cantanti, youtubers, locandine di film e foto di me con i miei genitori e con amici. Infine c'erano quelle. Quelle foto che non riesco a staccare dalla parete, anche se ciò sarebbe meglio per tutti. Esse rappresentavano una ragazza sui 18 anni, alta e per nulla magra. Aveva dei capelli castano chiaro con parecchi riflessi rossi, e dei bellissimi occhi verdi che irradiavano felicità. Insieme alla ragazza vi era un ragazzo ancora più alto e parecchio magro. Aveva dei capelli castano scuro e dei fantastici occhi color cioccolato, di quelli che ti trasmettono tranquillità. Erano felici insieme. In alcune immagini guardavano la fotocamera, in altre si perdevano l'uno nello sguardo dell'altro. Forse dovrei smetterla di parlare in 3a persona, poiché bè...quella ragazza ero io, mentre....quel ragazzo era lui, Isaac. Ci eravamo conosciuti tra i banchi del corso di disegno cui prendevamo parte sin dalla 1a superiore.
Quest'anno saremmo dovuti andare in 5a liceo classico. Utilizzo un passato perché... ehm...diciamo che è partito. Senza dirmi nulla. Senza salutarmi. Senza neppure lasciarmi.
Secondo alcune voci sembra esser arrivato un giorno il padre, il quale lo costrinse a fare la valigia e a partire per Londra, altre dicono che sia scappato. Non so a cosa e a chi credere. L'unica cosa che riesco a fare è piangere. È da giorni che non riesco a fare altro: non mangio, non dormo, non parlo con nessuno. A scuola oggi delle stupide oche mi hanno detto che è stata colpa mia se lui è partito, perché non mi sopportava più e non aveva il coraggio di lasciarmi. Io so che non è vero, lo sento. O almeno lo spero.
Al solo pensiero dell'episodio di questa mattina, le lacrime iniziarono a scendere calde sulle mie guance. Mi sedetti di fronte alla finestra, misi la testa sulle ginocchia e piansi. Piansi perché mi sentivo inutile in questo mondo, perché l'unica persona che aveva distrutto il mio muro d'indifferenza se n'era andato, lasciandomi quì con tutta questa crudeltà; piansi perchè speravo che con esse potesse andarsene il dolore e tutto il vuoto che la sua partenza mi ha provocato.
Non ricordo precisamente per quanto tempo stetti lì, ma a un certo punto qualcuno bussò alla porta.Evidentemente, mia madre deve aver fatto entrare qualcuno.
-Entra, chiunque tu sia- dissi con un sussurro, dubitando del fatto che quella persona mi avesse sentito. Mi asciugai gli occhi e andai ad aprire. Mi ritrovai davanti Niko: Alto quanto me, occhi neri e capelli altrettanto scuri. Era il migliore amico di Isaac. Non potetti fare altro se non che farlo entrare. Si sedette nella mia stessa postazione in cui stavo in precedenza, senza farlo apposta. Mi appostai accanto a lui, chiedendogli il perché di questa strana a inaspettata visita.
-Avevo bisogno di stare con qualcuno che mi potesse capire. E ho pensato immediatamente a te. In fondo, eri la sua ragazza, no?- mi disse.
Pensai un po' prima di rispondergli. Le lacrime, intanto, scendevano sul viso pallido del mio amico. A quanto pare, non ero l'unica a soffrire.Questa cosa mi risollevò un pochino, anche se mi dispiaceva molto per lui. Io lo potevo capire come nessun'altro.
-Tecnicamente, sono ancora la sua ragazza- gli risposi prima di scoppiare in lacrime. Misi la testa sulla sua spalla, mentre lui intrecciò le sue mani intorno alla mia vita a mo' di abbraccio. Piangemmo, non parlammo. A volte dicevamo cose come "Mi manca" e "Anche a me".
A un certo punto, dissi: "Sai, a volte mi piacerebbe potermi svegliare con l'amnesia. In questo modo, potrei dimenticarmi di lui e di tutte le altre stupide cose." Lui alzò lo sguardo e lo posò su di me. Rimanemmo così, a guardarci.
Dopo secondi, minuti, o forse ore, si alzò. Lo accompagnai alla porta di casa, dove mi disse - Bè, magari la sua partenza non è la fine di tutto, magari è solo l'inizio, no? Perché alla fine potremo essere benissimo felici, giusto? Isaac non è nostro padre, e neppure nostro nonno. Lui non deve fare per forza parte della nostra vita. Lui era solo...lui. Isaac. Una persona come le altre, solo più importante. Il nostro futuro non deve mica dipendere dalle sue azioni. Buonanotte Marica, a domani -.
Chiusi la porta e sorrisi. 'Forse ho trovato quel qualcuno con cui potrò condividere il mio fardello chiamato passato' pensai. Ritornai in camera mia.
~Fine
Autrice:
SALVE people! Questa è la prima prova del concorso di @thebestfriend01 (ok non tagga yeeee).
Ho sottolineato la citazione.
Ora vi lascio
-addio-
P.S. Scusate, ma è stato scritto di corsa (^O^)
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