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Prova 2

CaithDavis alex_ily hollandobrien0726 magis06

Luogo: orfanotrofio
Parole: circa 1340

TWIN(s)

La pazzia cambia le persone, le rende invulnerabili, o il contrario, a seconda della tipologia di pazzia. Un esempio lo è stato Jack lo squartatore, nella piovosa Londra; ma questa è un altra storia.
Noi andremo a raccontare la storia di due gemelline, separate alla nascita, aventi sulle spalle un destino crudele.

Nell'antica Parigi, quando la Tour Eiffel era soltanto un progetto, Julie Point stava dando alla luce due gemelline, nella sua umile casa. Le urla erano strazianti, e la madrina ebbe un gran da fare.
Infine un dolce pianto si propagò per la stanza, dando inizio al secondo.

Julie, però, non si aspettava due gemelle. Non avrebbe voluto quel bambino che portava in grembo, figuriamoci due.

Prese una decisione drastica: decise di abbandonare una delle gemelline in orfanotrofio, in una cesta, con sopra un pezzo di carta con su scritto Caroline, mentre l'altra gemella sarebbe cresciuta a fianco a lei, col nome di Charlotte.

Le bambine crebbero, e il tempo, più passava, più le rendeva simili, uguali, una cosa sola. Quando Caroline cadeva facendosi male, Charlotte sentiva lo stesso dolore, pur non conoscendosi, e la stessa cosa avveniva al contrario.

Julie nel frattempo, aveva trovato un uomo giusto per lei, che accettò quella figlia, concepita fuori dal matrimonio, come sua, all'oscuro dell'esistenza di una gemella, lì fuori, da qualche parte.

Venivano molte coppie all'orfanotrofio, in cerca di bambini da adottare, e la maggior parte di esse sceglieva Caroline, perché era silenziosa, se ne stava sulle sue, e spesso e volentieri veniva maltrattata dagli altri bambini - al contrario di sua sorella, che disobbediva persino alla mamma - ; ma lei non voleva una nuova famiglia, lei voleva la sua mamma biologica.

Un giorno, raggiunti i sei anni d'età, le suore dell'orfanotrofio organizzarono un'uscita ai giardinetti con tutti i bambini. Non l'avessero mai fatto...

"Sei contenta di festeggiare il tuo compleanno al parco, amore?" domandò una signora a sua figlia.

"No, non mi piace!" urlò la bambina. "Io volevo la piscina, le mie amiche, e volevo più regali!"
La mamma esasperata la prese per mano e cominciarono ad avviarsi verso casa.

Caroline notò una bambola, dimenticata da quella bambina, perciò, grazie alla buona educazione che ricevette dalle suore, raccolse la bambola e rincorse la bambina.

Ciò che si ritrovò davanti, quando quella si girò, fu incredibile: sembrava di guardarsi allo specchio.

"T-tu sei m-me?" balbettò pietrificata Caroline.

"Io sono io, e ora ridammi la bambola, ladra!"

L'unica che aveva capito ciò che stava succedendo era Julie, che prese in braccio Charlotte, si girò e corse via, mentre la bambina si dimenava gridando: "La mia bambola! La mia bambola!"

Caroline, con buone intenzioni, rincorse la signora di cui non sospettava minimamente, con l'unica intenzione di restituire la bambola. Purtroppo però, era troppo piccola per correre così veloce, perciò riuscì solo a seguirla con lo sguardo mentre entrava nel portone di un grande palazzo.

Tornata dalle suore, chiese a una di loro: "Esistono persone uguali a noi?"

"In che senso, piccola Carol?"

"Uguali di viso" rispose lei innocentemente.

"Le uniche persone che possono essere uguali a noi fisicamente, sono i gemelli."

"Cosa sono i gemelli?"

"Sono due fratelli, o due sorelle che sono identici, come quando ci si guarda allo specchio."

"Come quando ci si guarda allo specchio..." riflettè Caroline a bassa voce. "Ma suor Mary-Anne, lei intende sorelle come lei e le altre educatrici?"

"No, piccola." Ci pensò a lungo su come spiegare alla bambina, il vero significato di sorelle. "Sono sorelle o fratelli le persone che hanno lo stesso padre e la stessa madre in terra, a parte Gesù nostro Signore, e la Madonna. Comunque lo capirai meglio quando sarai più grande."

La bambina rimase con questo dubbio per giorni, finché una mattina si svegliò, e accanto al suo letto c'era una strana figura: un mostro dal colore rosso fuoco, con la testa enorme, dalla quale fuoriuscivano due corna. La bambina a quella vista gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, e quel mostro per tutta risposta, rise di gusto.
"Ah, piccola Caroline, è inutile che gridi, tanto non ti sentirà nessuno" pronunciò la creatura non appena la bambina smise.

"C-chi s-sei?"

"Come, non lo sai? Eppure ieri sera pregavi me invece del tuo adorato Dio."

"Non è v-vero...!"

"Caroline, io sono il Diavolo." Un brivido percorse la schiena della bambina. "E ti posso assicurare che stavi pregando me."

Com'è possibile? Si chiese la bambina.

Hai fatto la croce al contrario. La voce di quel mostro le rimbombava nella testa.

Caroline si coprì le orecchie con le mani, e chiudendo gli occhi, urlò in preda alla paura "Vai via!".

"No" fu la risposta secca. "Hai chiesto il mio aiuto, ora fatti aiutare."

La bambina intimidita, gli diede ascolto, non avendo vie d'uscita.

"La ragazzina che hai incontrato al parco è..."

"Chi è?"

"E io che ci guadagno in cambio?"

Caroline fece un'alzata di spalle. "Tutto quello che vuoi?"

"Ottima risposta, mia cara." Si udì una grande risata, poi continuò: "È tua sorella gemella."
Più continuava a raccontarle la verità, più la rabbia si'impadroniva della bambina.

"Perché lei e non me? Perché?"

L'obiettivo del sovrano del Male era stato raggiunto. Attendeva quel momento da sei lunghi anni, e in quel momento era soddisfatto. "Ora che sai che tua madre ti ha abbandonata, sai cosa fare."
Detto questo scomparve, facendo tornare alla realtà Caroline. Si alzò a sedere sul letto, calma e con sguardo gelido.

"Piccola, tutto bene? Gridavi nel sonno..."

"Sto bene" rispose priva di emozioni, a parte rabbia, tanta rabbia, mentre la suora vedeva comparire davanti ai suoi occhi il simbolo di Satana sulla parete, alle spalle della bambina.

***

"Charlotte, sei pronta per uscire?" domandò Julie, cercando sua figlia per la casa. "Charlotte, Charlotte! Dove sei?"

La bambina era distesa sul letto matrimoniale, mentre gridava: "Dov'è la mia bambola, ladra?"
Caroline gliela porse, sotto lo sguardo pietrificato di Julie.

"Ah, ormai non mi piace più: puzza. Te la puoi tenere tu" disse Charlotte, buttando il giocattolo, con noncuranza. "Mamma, quando andiamo? E perché non cacci questa ladra da casa nostra?"

"Perché questa dovrebbe essere casa mia. Perché dovrei essere io a ricevere una bambola per il mio compleanno. Perché dovrei essere io Charlotte e tu la ladra!" urlò con voce sovrumana, amplificata dalla rabbia e dal potere che il Male aveva su di lei.

"Tesoro, che ci fate ancora qui?" Comparve sulla soglia della porta il marito di Julie, mentre lei iniziò a piangere istericamente. L'uomo notando le due gemelle esclamò: "Ma che diavolo..."

A quel punto comparve lo stesso segno, che era apparso sulla parete dell'orfanotrofio, sulla fronte di Caroline, come un tatuaggio rosso fluorescente, e dietro di lei apparve un'ombra con due corna.

Fallo. Fallo a loro, l'hanno fatto a te. Fallo. Continuava a ripeterle la creatura.

Lei, la bambina abbandonata quando era ancora in fasce, cresciuta con un'ottima educazione morale e religiosa dalle suore, era lì, sottomessa alla rabbia, provocata da quella verità sconcertante che le è stata rivelata troppo presto e bruscamente.
Lei, la bambina che veniva maltrattata dai suoi coetanei, e che non si era mai lamentata, era lì, davanti alla sua mamma, che singhiozzava; davanti a sua sorella, che dalla paura si era rifugiata dietro il papà; e davanti a quell'uomo, che fino a qualche attimo prima ignorava l'esistenza di Caroline. Era lì, davanti a loro, appoggiata ad un'ascia, probabilmente grande quanto lei.

***

"Gli inquirenti sono ancora sulle tracce dell'assassino della famiglia Dubois. Si pensa ad un collegamento con il massacro della famiglia Point, dati gli stessi simboli satanici disegnati sulle pareti, con il sangue delle vittime, in entrambe le case. Si parla quindi di un serial killer, ma la polizia non esclude nessuna pista." Il portiere dell'orfanotrofio di Nizza spense la tv, per andare alla porta, dato che qualcuno aveva bussato.
"Ciao piccolina, come ti chiami?"

"Charlotte Point, signore."

"E dimmi, i tuoi genitori dove sono?"

La bambina scrollò le spalle.

"Vieni, accomodati. C'è posto per tutti qui."

Fallo a loro, l'hanno fatto a te.



***
Spero vi sia piaciuto. A me sinceramente, non fa paura... ditemelo voi 🙈

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