2°.Prima prova - Incipit
Fantasy - 823 parole
Dove mi trovo?
Una nube grigiastra la circondava, immobilizzando il suo corpo e la sua vista in quella prigione inconsistente.
Non sentiva più niente, la sua mente sembrava spenta e il suo corpo morto, e l'unico sentimento che riusciva a provare era una profonda ed incontrollabile paura.
L'ultima cosa che ricordava era che, come spesso accadeva, si era addormentata in lacrime dopo aver letto l'ennesimo libro, stringendosi al petto la collana regalatele da suo padre.
Ed ora era lì, nel nulla, come unico sfondo quel tenebroso grigio.
Una risata. Silenzio. Parole sussurrate. Un'altra risata.
Il niente, lentamente, lasciò il posto ai tanto amati colori, rendendole visibile quello che la circondava.
Un corridoio in pietra le si mostrò come prima cosa, seguito da muri dello stesso materiale, decorati con quadri cupi e tendaggi bluastri. I dipinti ritraevano uomini nerboruti e ghignanti, i cui occhi del medesimo viola scintillavano curiosi. Margot non ne era certa ma le sembrava che uno di essi, alla sua destra, le avesse fatto l'occhiolino.
Non seppe con quale forza riuscì a muovere il primo passo ma, riuscendoci, iniziò a correre a perdifiato verso lo spicchio di luce che intravedeva.
Una risata.
Passò sotto le macerie di un arco trilobato, il cui nome ricordava di aver letto in un libro sui suddetti, e si ritrovò in una sala immensa, composta da un soffitto a mosaico che raffigurava un drago nell'atto di attaccare.
Camminando lentamente, non riuscendo a capire come riuscisse a stare così calma in un simile momento, Margot Vineel si avvicinò ad una fontana che si trovava a pochi centimetri da lei.
I suoi passi quasi non si sentivano, anche se la corporatura massiccia della ragazza avrebbe fatto presagire il contrario. Aveva dei fianchi più morbidi della norma, come avrebbe detto lei, e quello le aveva causato non pochi problemi nelle lezioni di educazione fisica. Chissà perché, ogni singola volta che correva le veniva il fiatone dopo pochi secondi. L'altezza di cui era provvista, poi, le aveva dato altrettanti problemi a scuola. A volte poteva ancora sentire la parola "Stangona" rimbombarle in mente.
Arrivata alla fontana non si accorse subito della persona riflessa accanto a lei. Quando, sfortunatamente, ci riuscì si allontanò con un balzo da questa.
Un ragazzo di pressappoco la sua età le si ergeva dinanzi, guardandola trionfo e con un sorriso a tirargli le labbra.
Silenzio.
Non seppe per quanto tempo rimasero a guardarsi ma quando parlò, la sua voce era roca e graffiata.
"Dove...Dove sono?"
Quello continuò ad osservarla intensamente per poi, all'improvviso, avvicinarsi e prenderle una ciocca di capelli.
"Non credevo che voi lettori aveste dei capelli così strambi." disse, mentre attorcigliava la ciocca bionda al dito.
Margot cercò di tirarsi indietro ma il ragazzo la tirò con uno scatto verso di sé.
"Per caso vorresti scappare?" chiese con tono deluso "Perché mai? Non ti stai divertendo?"
E con uno schiocco scomparve.
Credette di star impazzendo. Forse sua Mamma aveva ragione e i libri le avevano fuso il cervello? Perché quella non poteva essere la realtà.
"Non si sta divertendo" sentì la voce lamentosa del ragazzo espandersi per la sala fino a diventare un eco.
"Vuole andarsene"
"Vuole scappare"
"Non vuole giocare con me!" e quell'urlo le scoppiò in testa come un pensiero assordante e fastidioso.
"Ma lei è una lettrice, no?" e un'altra voce, adesso femminile, pronunciò queste parole.
"Una lettrice? Oh. Vediamo un po' cos'è questa volta." e un brivido freddo le passò per la spina dorsale, come se due dita gelate le avessero disegnato una linea retta dal bacino al collo.
"Dove sono?" chiese con voce più ferma. Non capiva cosa stava succedendo ma voleva tornarsene a casa.
"Parla!" questa volta era stata la terza voce a parlare, come deliziata dalla cosa.
"Chi siete?" iniziava a sentire caldo, Margot, e voleva soltanto svegliarsi da quello che per lei non era altro che uno dei tanti incubi.
"Cosa pensi del bene e del male, dolce Maggie?"
"Cosa pensi del male e del bene, piccola Maggie?"
"Cosa penserai del bene e del male, Margot?"
Sussurri, sussurri e sussurri riempirono quello spazio che per lei era diventato angusto , soffocante e del tutto terrificante. La sala era scomparsa, lasciando spazio a quello che le sembrava un bosco.
Non sapeva se lo era davvero poiché gli alberi che la circondavano sembravano tutt'altro che normali alberi.
I sussurri aumentarono d'intensità, facendole sanguinare il naso e le orecchie per la loro pressione; la testa le scoppiava e iniziava a vedere macchie dappertutto.
"Cosa volete?" chiese con un filo di voce la ragazza, mentre sfinita si accasciava su quello che pensava fosse un tronco.
"Vogliamo soltanto te, piccola e dolce Margot. Non vuoi leggere insieme a noi?" e due braccia esili ma forti le strinsero lo sterno fino a toglierle il fiato, il respiro e la vita.
L'ultima cosa che sentì, prima di cadere in quella che riconobbe essere la nube grigia, fu un'ultima risata.
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