Scostumati dappertutto.
La sera precedente, dopo aver esaurito le forze a causa della sanguinosa battaglia, avevano deciso di dormire tutti quanti insieme, non con poche difficoltà. Jordan aveva preso posto nel letto di Isabel mentre Nash in quello di Allison. Bryan aveva aiutato Harrison a portare in quella stanza due piccoli materassi. Su uno si sdraiarono i due ragazzi, mentre sull'altro Rob e Felix. Lasciarono la porta aperta, considerato che undici ragazzi in una stanza stretta avrebbero consumato tutto l'ossigeno nel giro di un'ora. E così tra una chiacchiera e una battuta, uno dopo l'altro si erano addormentati.
Erano passate poche ore quando Marlee, nel bel mezzo della notte, si era alzata di colpo. Aveva la schiena tutta bagnata e continuava a sudare. Del resto stava dormendo in un letto progettato per due persone, con altre quattro ragazze. Spostò delicatamente il braccio di Paige intorno al suo collo e cercò di scendere dal letto, senza colpire nessuna ragazza e soprattutto cercando di non calpestare i ragazzi a terra. Notò che il posto accanto ad Harrison era vuoto, e si domandò quindi dove fosse il suo ragazzo. Scese lentamente le scale, senza fare rumore.
-Che ci fai sveglio a quest'ora- chiese Marlee a Bryan seduto in cucina davanti a una tazza di latte.
-Potrei fare a te la stessa domanda- disse mentre la ragazza si sedeva accanto a lui -Comunque non riuscivo a dormire. Il caldo mi stava uccidendo-
Marlee annuì -A chi lo dici- prese il bicchiere di latte e ne bevve un sorso.
Bryan la guardò sorridendo e, spalancando le braccia, la invitò ad avvicinarsi.
La ragazza si fece subito avanti, facendosi stringere nelle sue braccia. Rimasero così in silenzio per qualche minuto, con solo il ronzio del frigorifero di sottofondo.
-Non so te, ma io in questo momento vedrei di buon grado un bel bagno-
Marlee annuì -Si, ci vorrebbe proprio una doccia fresca-
-No, intendo proprio un bagno al mare- disse sorridendo.
-Alle tre di notte?-
-Perchè no- si alzò in piedi prendendo per mano la ragazza e invitandola ad alzarsi. -Adesso. Corriamo e ci andiamo a buttare in acqua dal molo- continuò sperando che la ragazza avrebbe accettato.
Marlee lo guardò pensierosa e poi sorrise -Ci sto!-
Bryan parve sorpreso -Ci stai!?-
-Per la barba di Merlino certo che ci sto- disse stringendo ancora di più la mano del ragazzo.
Il sorriso di Bryan si allargò ancora di più -Andiamo allora- disse mentre la trascinava verso la porta.
-Senza costumi?-
-Che ci frega, tanto a quest'ora non ci sarà nessuno-
Uscirono dalla porta affrettando il passo e in poco tempo furono arrivati al molo. La spiaggia era desolata e la luce della luna piena veniva riflessa dal mare, riuscendo a illuminare, anche se di poco, la zona che sarebbe risultata altrimenti buia.
Bryan cominciò a togliersi i vestiti e lo stesso fece Marlee.
-Chi arriva per ultimo è un lombrico- urlò la ragazza cominciando a correre scalza sulle assi di legno del molo.
-Barona- urlò il ragazzo correndole appresso, ma non riuscendo a raggiungerla.
Alla fine del molo, Marlee saltò e atterro in acqua, seguita pochi secondi dopo dal suo ragazzo.
-Vieni qua, lombrico- disse lei mentre il ragazzo si avvicinava nuotando. Raggiungendola, le cinse i fianchi con un braccio e la trascinò dove l'acqua era più bassa, in modo tale che il ragazzo potesse toccare terra. Marlee continuava a ridere mentre il ragazzo l'avvicinava a sé.
Strinse le braccia dietro al suo collo, dando la possibilità a Bryan di annullare qualsiasi distanza tra di loro. Si avvicinò per baciarla, ma la ragazza mise le mani sulle sue spalle e lo affondò. Quando il ragazzo riemerse, Marlee cominciò a parlare, continuando a sorridere -Te li devi meritare i miei baci, zuccherino-
-Ei ho l'esclusiva su zuccherino, trovati un altro soprannome da affibbiarmi-
Marlee ci pensò un attimo -Tutti i soprannomi che mi sono passati per la testa adesso sono osceni, quindi credo che continuerò con Bryan-
Il ragazzo sorrise avvicinandosi a lei -Ti fidi di me?-
-Insomma- scherzò lei.
-Lo prendo come un sì. Chiudi gli occhi-
Marlee tentennò qualche secondo ma poi fece ciò che il ragazzo le aveva detto. Non vedeva niente, ma sentiva le mani di Bryan che risalivano sul suo corpo e provocarono alla ragazza una serie di brividi. Improvvisamente, ma con tutta la delicatezza del mondo, lui la fece sdraiare sullo specchio d'acqua.
-Mi piace fare il morto a galla- disse la ragazza continuando a tenere gli occhi chiusi.
Marlee non poteva vederlo ma il ragazzo scosse la testa. Le mise una mano sotto la schiena per fare in modo che non venisse trascinata sul fondo. -Più che a un morto a galla ti paragonerei a una stella marina. é meno cruenta come immagine, e le stelle marine sono più carine-
Marlee cercò la mano libera di Bryan e la strinse. Il ragazzo cominciò a farla muovere sulla superficie dell'acqua, con una lentezza e una delicatezza che rilassarono Marlee.
Bryan avvicinò le labbra alla fronte di Marlee e le lasciò un bacio. Poi uno sulla guancia, sul naso, sugli occhi chiusi, e questo fece sorridere la ragazza, che continuava a rimanere in silenzio, cullata dalle onde e dal suono che facevano le labbra di Bryan sulla sua pelle. Un altro bacio sulla fronte e poi uno sulle labbra. -Così mi ucciderai- disse sospirando la ragazza.
Bryan avvicinò la bocca all'orecchio di Marlee, sussurrando -No, così ti uccido-
Cominciò a baciare il collo della ragazza, scendendo sempre di più.
La ragazza abbandonò la posizione sdraiata e alzandosi avvicinò a sé Bryan baciandolo nuovamente. Lo baciò con foga e si allontanò di pochi centimetri da lui solo quando ebbe bisogno di prendere aria. Lo guardò negli occhi e riprese a baciarlo. Il uso viso cominciò a bagnarsi, e non era a causa dell'acqua del mare.
Bryan si allontanò da lei e le strinse il volto tra le mani -Smettila di piangere. Non voglio che tu stia male per colpa mia- le asciugò le lacrime continuando a guardarla negli occhi, nonostante Marlee avesse provato ad abbassare lo sguardo.
La ragazza scosse la testa -Io non voglio che tu te ne vada- scosse la testa ricominciando a piangere. Appoggiò il volto sul petto del ragazzo che la strinse a sé -Lo so, neanche io voglio andarmene, non ti voglio lasciare. Ma devo farlo- costrinse nuovamente la ragazza ad alzare lo sguardo.
-Guardami Marlee- disse lui sussurrando -Voglio che tu sappia che lasciarti per me sarà una delle cose più complicate. Sono innamorato di te, come non lo sono mai stato di nessun'altra ragazza-
La ragazza annuì cercando di asciugarsi gli occhi e lo abbracciò nuovamente.
Uscirono dall'acqua e si sdraiarono sulla spiaggia, rimanendo abbracciati e aspettando l'alba insieme.
-Marlee svegliati-
La ragazza si alzò di colpo -Che c'è?-
-Dobbiamo andarcene- disse indicandole una persona che si stava avvicinando alla spiaggia. Entrambi corsero nuovamente sul pontile, dove la sera precedente avevano lasciato i loro vestiti ma lì non c'era nulla.
Bryan si passò una mano tra i capelli -Merda!-
-Che facciamo adesso?!- cominciò preoccupata Marlee -Non siamo nemmeno in costume. Le tue mutande potrebbero passare come costume ma le mie e il mio reggiseno no!-
-Fammi pensare- disse il ragazzo guardandosi intorno. I due avevano aspettato l'alba e poi si erano addormentati. Non doveva essere passato molto, perché il sole ancora era all'orizzonte, in spiaggia non c'era nessuno e i locali erano ancora chiusi. -Se i bar sono ancora chiusi significa che ancora non sono le sette e mezza, però c'è quel signore laggiù che dovrebbe essere quello che gestisce la spiaggia e lui dovrebbe arrivare ogni giorno alle sei e mezza. Forse sono le sette ma non te lo so dire con sicurezza. Se ci muoviamo adesso e in fretta abbiamo la possibilità di non incontrare nessuno per strada, tanto il tragitto é breve-
Marlee spalancò gli occhi - Prima di tutto, chi sei? Sherlock Holmes? E secondo, hai intenzione di andare in giro in mutande?!
-Hai delle idee migliori?-
La ragazza pensò a una possibile alternativa, ma non riusciva a pensare a niente di meglio di mettersi un lettino davanti e uscire in quel modo dalla spiaggia. Anche se in quel modo probabilmente li avrebbero arrestati. -No, niente idee migliori-
-Allora sbrighiamoci- le prese la mano e la trascinò fuori dallo stabilimento. Fortunatamente bar e negozi erano ancora chiusi.
Stavano per superare un angolo quando Bryan vede un gruppo di ragazzi. Cambiò direzione portando Marlee con sé.
Continuarono a correre e Marlee, nonostante la paura di essere vista in biancheria intima, non potè fare a meno di pensare che quella situazione era parecchio divertente.
Erano quasi arrivati quando sulla strada comparve un signore con il telefono in mano. Bryan spostò prontamente Marlee in una rientranza che collegava le scale a un piano superiore, seguendola a sua volta.
-C'è mancato poco- esclamò Bryan sospirando.
-Scostumati che non siete altro!- urlò una signora anziana alla fine delle scale seduta su una sedia -fate le vostre zozzerie altrove!- gli lanciò il giornale che aveva sulle ginocchia, ma la poca forza le permise di raggiungere una gittata misera e il giornale non sfiorò neanche i due ragazzi, che si scusarono velocemente con la signora e ripresero a correre.
Si riposarono per qualche secondo una volta arrivati al piccolo cancello, che aprirono senza fiato.
-Non una parola di tutto questo con gli altri- disse Marlee.
Bryan annuì mentre apriva la porta d'ingresso. Entrati si immobilizzarono. Tutti i ragazzi erano seduti al tavolo della cucina e li stavano guardando con gli occhi spalancati. Marlee si spostò dietro a Bryan, il quale rimase scoperto davanti a tutti -C'è una ragionevole spiegazione a tutto quanto- cercò di giustificarsi.
-Mettetevi qualcosa addosso mentre vi inventate una scusa plausibile- disse Felix sorridendo.
Bryan annuì mentre lui e Marlee cominciarono a correre verso il piano superiore ridendo.
Raggiunsero poi gli amici al piano inferiore e mentre facevano colazione raccontarono, a grandi linee e omettendo alcuni particolari, cosa era successo.
Poi ognuno si recò nella rispettiva stanza e cominciarono a raccogliere le proprie cose per fare la valigia.
-Odio questa parte quando si va in vacanza- si lamentò Allison buttando alla rinfusa i suoi vestiti nella valigia, a differenza di Isabel che piegava tutto prima di mettere i vestiti via.
Allison tirò fuori dall'armadio una gonna che guardò con perplessità -Non mi ricordavo di aver portato questa gonna- l'appoggiò sui fianchi e notò che era troppo piccola per lei e, soprattutto troppo corta con le sue gambe lunghe, così la lanciò a Marlee -Te la regalo Marl-
La ragazza si tolse la gonna dalla faccia -Ti ringrazio per la carità che fai nei confronti dei poveri- disse l'ultima parola indicandosi.
Aveva intenzione di lanciarle addosso nuovamente la gonna ma poi la guardò. Era rossa, non attillata e soprattutto era semplice. Così decise di tenerla e metterla in valigia.
Nella stanza accanto a loro, fare la valigia non era poi così semplice.
Bryan tirò fuori dal sotto il letto un paio di mutande, fortunatamente pulite, e le sventolò in aria -Di chi sono?-
Gli occhi di Rob si illuminarono -Ecco dove erano finite!-
Felix e Bryan scossero la testa.
-Avete invece per caso visto i miei jeans?- chiese Bryan -Non riesco più a trovarli-
Felix si guardò le gambe che in quel momento erano coperte da un paio di jeans troppo grandi per lui -Ecco perché mi sembravano troppo grandi- disse il ragazzo mentre se li levava e li consegnava all'amico -Adesso però sono io che non so più dove sono i miei jeans- sollevò le spalle -verranno fuori prima o poi-
Nash entrò nella stanza e cominciò a raccogliere per la stanza cose che aveva lasciato nei giorni precedenti.
Poi entrò nella sua stanza, la più ordinata in quel momento tra tutte quante.
Harrison aveva preparato la valigia il pomeriggio precedente, quindi si era sdraiato sul letto rifatto e stava guardando il suo telefono. Jordan invece aveva optato di adottare la stessa tecnica di Allison, lanciando tutti i vestiti nella valigia, solo che lui ne aveva portati molti di meno rispetto alla ragazza, quindi per lui era stato più veloce.
In quella stanza mancava solo Nash, che era da dieci minuti che girava per casa cercando di recuperare le cose che aveva lasciato.
Dopo trenta lunghi minuti, si trovavano tutti quanti in giardino, ognuno con la sua valigia al fianco. Si accertarono di aver preso tutti quanti le loro cose. Allison controllò che il gas fosse spento e uscì dalla casa chiudendo a chiave la porta e nascondendo la chiave di riserva sotto lo zerbino. Attraversarono per l'ultima volta il giardino ed uscirono fuori dal cancello.
Un moto di tristezza attraversò i ragazzi quando, girando l'angolo, la casa scomparve dalla loro vista.
Si incamminarono verso la piazza principale dove avrebbero dovuto aspettare l'autobus che li avrebbe riportati a casa. Arrivati si sedettero su una delle panchine in attesa.
-Ragazzi- esclamò Paige attirando l'attenzione degli amici -Io non verrò con voi, è arrivato il mio passaggio personale- disse indicando una macchina che aveva appena accostato.
-Chi è?- chiese Allison.
-Sam, il mio ragazzo-
-Posso conoscerlo?- chiese Allison.
-Magari un'altra volta, adesso va di fretta. Tanto lo devo presentare anche a mamma e papà. Comunque stavo dicendo che è stato un piacere passare con voi queste due settimane. Sono contenta che mia sorella abbia amici come voi- concluse sorridendo.
Jordan si avvicinò a lei e l'abbracciò. Anche la ragazza ricambiò e disse a bassa voce, in modo solo che lui potesse sentire -E tu rimarrai sempre il mio preferito- disse avvicinandosi e lasciandogli un bacio sulla guancia.
Jordan sorrise estasiato.
Tutti salutarono la ragazza e mentre stava entrando in macchina Jordan le disse -Se mai cambiassi idea hai il mio numero-
Paige scosse la testa sorridendo -Ciao Jordan!- esclamò l'attimo prima che la macchina partisse.
Il ragazzo tornò a sedersi tenendosi una mano sulla guancia e continuando a sorridere.
Marlee vide lo sguardo triste di Elinor e si avvicinò alla ragazza, lasciando la mano di Bryan.
-Nessun segno del tuo bagnino?-
Elinor scosse la testa cercando di nascondere un moto di delusione -Niente. Forse non dovremmo più chiamarlo il mio bagnino-
-Ei- disse facendola girare verso di lei -Se non ha capito quanto speciale sei, allora non è adatto per te. Non ti disperare ce ne sono tanti altri-
Elinor annuì poco convinta.
-Ecco il pullman- esclamò Nash indicando la vettura che si stava avvicinando.
I ragazzi raccolsero le loro cose e si misero in fila per entrare. Uno ad uno mostrarono il biglietto che avevano comprato poco prima, al conducente. Dato che quello non era il capolinea, e c'erano state altre fermate prima di quella, si sedettero dove trovarono posto.
Elinor prese posizione accanto a un signore di mezza età e appena si sedette l'uomo, che già dormiva, appoggiò la testa sulla sua spalla continuando a russare sonoramente.
La ragazza girò la testa verso Marlee, seduta pochi posti dietro di lei.
"Aiuto" mimò con le labbra indicando la testa appoggiata alla sua spalla.
Marlee rise cominciando a tirare fuori dal suo zaino il materiale per disegnare, dato che neanche lei era riuscita a trovare posto accanto a uno dei suoi amici.
L'autista, dopo essersi accertato che tutti fossero saliti a bordo. Mise in moto il pullman.
Fece pochi mentri quando inchiodò di nuovo, facendo sbattere la testa di Rob, che si era chinato per posare lo zaino davanti a lui, sul sedile davanti e, fortunatamente per Elinor, facendo svegliare il signore che si era addormentato sulla sua spalla.
L'uomo alla guida cominciò a urlare a qualcuno, attirando l'attenzione delle persone sedute che cominciarono a mormorare e a domandarsi cosa stesse accadendo.
L'uomo al volante imprecò un altro paio di volte poi aprì la porta davanti.
-Devo parlare con una persona- disse una voce dal fondo dei quattro scalini che permettevano di salire sul pullman.
-Non posso farti salire se non paghi il biglietto- disse digrignando i denti.
-La prego, è veramente urgente-
Il signore assottigliò lo sguardo. -Ti dò due minuti contati, alla fine dei quali farò partire il pullman e tu dovrai pagarmi il biglietto-
-Grazie mille. Davvero- cominciò a salire le scalette e le quattro ragazze spalancarono gli occhi.
-Porca paletta- esclamò Isabel mentre Chris faceva saettare lo sguardo tra i sedili. Quando il suo sguardo si posò su Elinor la raggiunse velocemente.
-Ho poco tempo quindi devo fare in fretta. Perchè non mi hai detto che saresti partita? Sono venuto stamattina casa tua e non c'eri. L'ho saputo dalla mia sorellastra. Dalla mia sorellastra, ti rendi conto!?-
Elinor si alzò in piedi, anche se imbarazzata per tutte le persone che li stavano guardando in quel momento. -Te l'ho detto ieri sera che me ne sarei andata via e mi sembra che in quel momento tu fossi dispiaciuto ma non più di tanto-
Chris scosse la testa aggrottando le sopracciglia. -No. Ci siamo baciati abbiamo...- si guardò intorno e anche lui si rese conto che quella non era una conversazione privata -fatto quello che abbiamo fatto e poi mi hai cacciato via dicendo che i tuoi amici stavano arrivando. Nella confusione della corsa alla porta hai anche aggiunto che te ne saresti andata. Ma non hai specificato niente-
-E allora perché sembravi quasi triste mentre te ne andavi?- chiese con fare inquisitorio la ragazza.
Lui abbassò la voce -Non è che ci stavamo esattamente annoiando quando mi hai cacciato via. Mi dispiaceva dovermene andare così presto-
Elinor ci pensò un attimo. In effetti, nella foga del momento, non era stata molto esaustiva e forse non aveva spiegato bene al ragazzo la situazione.
-Volevo provare a chiamarti ieri sera ma non ho il tuo numero, perciò stamattina ero venuto a parlarti-
La voce di Felix interruppe il silenzio che si era creato -Ma ieri sera non stavi a casa da sola ad annoiarti e a fare i brownies?- chiese lui perplesso.
La ragazza liquidò la questione con una mano.
-Un minuto- urlò l'autista impaziente.
-Cosa eri venuto a dirmi?- chiese Elinor deglutendo.
Lui sorrise, leggermente imbarazzato -Prima di tutto volevo chiederti che cavolo intendevi con devo partire, ma questo oramai lo so-
-E come seconda cosa?-
-Volevo dirti che mi piaci Elinor, e anche tanto-
-Non può funzionare tra di noi, abitiamo troppo lontani- disse lei ironica cercando di trattenere il sorriso che le stava spuntando in volto.
Lui annuì -Già, venti minuti di macchina sono veramente troppi, ma credo che la nostra relazione sopravvivrebbe a questa incolmabile distanza-
-Stai cercando di convincermi?-
Lui sollevò le spalle -Hai bisogno di essere convinta?-
Elinor sorrise -No, non mi serve affatto-
Il ragazzo l'avvinco a sé e la baciò. Tutti gli amici di Elinor applaudirono e fischiarono mentre le altre persone dell'autobus cominciarono a inveire contro i due.
-Sbrigatevi ragazzini, c'è gente che qui lavora-
-Avete finito di limonarvi in pubblico?-
-ho un treno da prendere, datevi una mossa-
Il ragazzo si allontanò felice ma imbarazzato da Elinor. Si scambiarono i numeri e, sotto l'urlato invito del conducente, Chris scese velocemente del pullman, non prima di aver dato alla ragazza un altro bacio.
-Finalmente!- esclamò qualcuno quando il conducente rimise in moto la vettura.
Il pullman partì ed Elinor si sporse verso il finestrino, sovrastando il signore che si era riaddormentato, per salutare Chris.
Si girò poi verso i suoi amici che la guardavano sorridendo.
-é per questo che hai bruciato i brownies ieri sera. Era questa la tua distrazione?- disse Rob alzando le braccia al cielo.
Elinor fece l'indifferente -Signorina, spero non abbiate fatto nulla su quei brownies perché ne ho mangiati cinque-
Elinor sorrise. -Stai tranquillo Rob, i brownies erano al sicuro- disse tranquillizzando il ragazzo.
Incontrò lo sguardo di Felix, che le sorrise facendole l'occhiolino.
Elinor si rimise seduta non riuscendo a levare dal suo volto il sorriso.
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