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NAUSICAA

Il rumore delle piccole scarpette che saltavano riecheggiavano per tutto il parco giochi del quartiere. La piccola Nevena saltava la corda contando a gran voce anche il numero di salti che riusciva a fare.

<<... 27,28,29,30...>> si fermò finalmente, ormai stanca. Scostò due ciocche bionde dal suo viso, portandole dietro alle orecchie e sistemandosi i due fiocchetti rosa che tenevano ferme le due codine che si era fatta. Era una giornata grigia e solitaria e nessun bambino si trovava fuori a giocare ,a eccezione di Nevena, per via della possibilità di un temporale. La sua unica compagnia quella mattina era solo il suo orsacchiotto, Mr.One, con cui cominciò a parlare mentre si dondolava sull'altalena.

<<Sai, Mr.One... Vorrei un amico che giocasse con me in questo momento, ma non come te, intendo uno vero>> diceva con tono malinconico, mentre la velocità con cui si dondolava sulla giostra aumentava, creando un rumore stridente per via del metallo arrugginito. Il vento soffiava tiepido e accarezzava il volto niveo della bambina ogni volta che si muoveva. Osservava con i suoi occhi celesti una piccola baracca non molto distante dal parco giochi, utilizzata dal comune come magazzino in cui deporre tutti gli attrezzi per la manutenzione del parco. Era una baracca fatiscente di cui i muri, originariamente di un candido bianco, erano anneriti a causa del tempo. La tettoia era piegata, come se venisse risucchiata dall'interno dell'edificio e il tutto era circondato da una ringhiera molto alta per i bambini sulla quale era anche posto il cartello di "divieto d'ingresso ai non addetti". Ai bambini veniva anche detto che lì dentro si annidavano i mostri e che non si doveva entrare se non si voleva essere mangiati. Nevena non credeva a queste storie. Le sentiva sempre raccontare da tutti i bambini con cui giocava, ma lei era coraggiosa e non aveva paura dei mostri. I mostri non erano cattivi come si raccontava nelle favole, lei lo sapeva. 

Dopo qualche tempo, il vento cominciava a soffiare troppo forte e l'aria tiepida, divenne fredda. Era il momento di tornare a casa, pensò Nevena. Scese dall'altalena e raccolse il suo orsacchiotto e la corda. Quando alzò la testa, guardando davanti a sé, notò che, vicino alla baracca degli attrezzi, un uomo la scrutava da lontano. Aveva una massiccia corporatura, evidenziata da un enorme cappotto che quasi lo rendeva irriconoscibile. I capelli erano coperti da un cappello nero e l'enorme barba quasi si confondeva con  quello che indossava. Rimaneva fermo, immobile, come se aspettasse qualcosa. Anche la bambina si fermò a osservarlo, incuriosita da quella figura. A un certo punto, l'uomo cominciò a camminare verso la ragazzina che non si mosse dalla sua posizione. Il suo passo era pesante e trascinato e, più si avvicinava, più Nevena sentiva una sensazione strana. Quando fu abbastanza vicina a lei, cominciò a parlare: <<Ciao, bambina>>

Nevena sorrise: <<Salve, signore>>

L'uomo si avvicinò un altro po alla ragazzina e quando fu abbastanza vicino si appoggiò sulle ginocchia abbassandosi:  <<Come ti chiami, piccina?>>

<<Mi chiamo Nevena. E tu?>>. L'uomo aveva uno sguardo inquietante e malato: << Oh... Non importa come mi chiamo, non sono nessuno. Passeggiavo per caso da queste parti e ti ho vista da lontano. Sei proprio una bella bambina, lo sai?>> rispose sorridendo falsamente. Nevena arrossì per il complimento ricevuto. L'uomo continuò: << Che ci fai qui, tutta sola?>>.

 <<Stavo giocando con Mr.One>> disse la ragazzina mettendosi davanti il peluche come se fosse uno scudo. L'uomo guardò il pupazzo e gli strinse la zampetta:<<Piacere, di conoscerti Mr.One>>. Ci fu qualche minuto di silenzio, poi la bambina chiese:<< Vuoi giocare anche tu con noi?>>.
L'uomo sorrise, accarezzando la guancia rosea della bambina e sfiorando una ciocca dei suoi capelli biondi. << Vorrei tanto, ma io non posso giocare con te>>
Nevena inclinò la testa da un lato, come segno interrogativo. << perché?>>
L'uomo si alzò dalla sua posizione costringendo la bambina ad alzare lo sguardo. << Perché io non piaccio alla gente e se gli adulti mi vedono mi cacciano via>> disse, mimando un broncio.
La ragazzina abbassò lo sguardo, triste. Poi un idea le fece ritornare il sorriso sulle labbra.
<<Vuoi venire a giocare a casa mia?>> chiese esitante. L'altro storse la bocca:<< Ma se i tuoi genitori mi vedono, mi cacceranno via>>.
<< Posso dirgli che sei mio amico, così ti ospiteranno a casa e poi potremmo giocare nel bosco con i mostri>>.  L'uomo ghignò soddisfatto del traguardo raggiunto, pregustando quello che sarebbe accaduto dopo. Annuì alla bambina che cominciò a camminare. L'uomo la seguì senza esitare e guardandosi intorno, nella paura che qualcuno lo potesse vedere. Fu felice che, senza troppi dubbi, la ragazzina stesse camminando verso il bosco dove  pensò, nessuno avrebbe sentito niente. Quasi si intenerì a guardare quella bambina che si era subito fidata di lui senza batter ciglio, cercando di riempire quel vuoto creato dalla profonda solitudine.

Superata l'ultima casa al limite del quartiere, l'uomo cominciò a essere dubbioso, chiedendosi come una bambina potesse vivere così isolata dagli altri coetanei. Nevena si fermò davanti all'ingresso del bosco che circondava l'intero paesello.
Si girò verso l'uomo sorridendo, come se lo volesse rassicurare di qualcosa. Poi si addentrò. L'altro si fermò lì non sapendo che fare. La situazione stava pretendo una piega strana. Possibile che la sua abitazione si trovasse nel bosco? Inoltre, il cielo stava per oscurarsi e presto non si sarebbe più visto niente tra le frasche della foresta. Forse gli stava tendendo un agguato?

 Sentì a un certo punto la bambina che lo chiamava, rassicurandolo sulla strada.
<<  andiamo!>> disse urlando e facendo riecheggiare la sua voce attraverso gli alberi. L'uomo abbandonò ogni suo dubbio e decise, comunque, di addentrarsi. Se le cose avessero preso una brutta piega, avrebbe agito di conseguenza. Entrò del bosco, cercando di evitare di tagliarsi con i rovi che crescevano lì. Vide Nevena, molto distante da lui. La seguì sebbene stesse a debita distanza. Per fortuna, il vestitino rosa della fanciulla, la evidenziava tra tutto quel verde.

Passò del tempo, probabilmente mezz'ora. Non lo sapeva con certezza ma gli sembrava che stesse seguendo la ragazzina da troppo tempo. Ormai, quasi non si vedeva più niente. Con uno scatto, si avvicinò di più alla bambina, nel tentativo di sfiorarla, ma lei fu più veloce di lui e si girò. Il suo sguardo era strano, era un misto di tristezza e rabbia insieme. L'uomo fece qualche passò indietro non capendo come quei occhi potessero metterlo cosi a disagio.
<< Dov'è la tua casa?>> chiese, mentre si guardava intorno alla ricerca di un abitazione. Ma non c'era niente.
<<Tu non vuoi essere mio amico>> rispose l'altra, lasciando cadere il suo orsacchiotto e strofinandosi gli occhi con i pugno. L'uomo non rispose a quella replica ma richiese nuovamente:
<< Dov'è la tua casa?>> questa volta, il suo tono era spazientito.
<< i mostri mi hanno detto che tu non vuoi essere mio amico>> disse ancora la ragazzina, sperando in una risposta diversa.
<<Si, è vero. Io non voglio essere amico di una bugiarda>> disse l'uomo, cercando di sembrare offeso. In realtà non sapeva minimamente a cosa la ragazzina si riferisse e la cosa lo turbava più del dovuto, tanto da spingerlo a guardarsi intorno. E se a turbarsi era un uomo come lui, voleva dire che qualche cosa non quadrava. Nevena spostò i suoi due pugnetti dagli occhi e guardò l'uomo:<< Io non dico bugie come te. Tu sei una persona cattiva>> disse con rabbia.

Se c'era qualcosa che il vagabondo non sopportava, erano i piagnistei dei marmocchi. Guardò la bambina con uno strano scintillio malato nello sguardo. Le cose avevano preso una piega diversa ma ciò non fermò il vagabondo nel suo agire. Cercò di afferrare la ragazzina ma lei fu più lesta di lui e, schivato l'uomo che perse l'equilibrio cadendo al suolo, corse nel tentativo di raggiungere casa. L'altro si alzò il più velocemente possibile e cominciò a inseguire la ragazzina che, però, sembrava conoscere meglio di lui l'ambiente. In qualche minuto la perse di vista e, subito dopo, si perse nel bosco ormai buio.  Quando si fermò e si guardò intorno, cercò di ricordare la strada per uscire, maledicendo la creaturina che lo aveva portato fin lì. L'avrebbe attesa di nuovo nel parco e poi avrebbe attaccato senza esitazione. Con questo pensiero, mosse un passo per ritornare sul sentiero.

Si sentì bloccale da qualcosa che stritolava la sua caviglia, come se volesse staccarla dal resto del corpo. L'uomo abbassò lo sguardo, scoprendo che quella cosa non era altro che una mano che sbucava dal terreno. Urlò pieno di terrore e cercò di dimenarsi, ma un'altra mano uscì dal terreno, bloccando anche l'altra gamba. A questa susseguirono, altre mani, altre braccia e interi corpi che uscivano dal terreno per trascinare con loro l'uomo che non smetteva di gridare. Si sentiva affondare nel terreno che, tutto d'un tratto, era diventato malleabile. Scendeva e scendeva e urlava e urlava, sempre più forte finché anche la sua bocca non si riempì di ghiaia e piante. Poi il silenzio regnò sovrano in quel bosco.

Nevena correva ancora fino ad arrivare a un umile catapecchia dal quale fuoriusciva un unica fonte di luce. La porta si aprì e fuori uscì una donna che a vedere la propria bambina tornare a casa, sospirò rasserenata e col cuore più leggero. Quando la bambina superò il cancelletto del cortile, la madre l'abbracciò. <<Quante volte ti ho detto di non tornare tardi. Il bosco è buio, potevi perderti o potevi incontrare qualche mostro>> disse rimproverando la figlia.<<Ma Mamma>> replicò la piccola <<I mostri mi hanno salvato>>. La donna alzò gli occhi al cielo facendo entrare Nevena a casa. Ma prima di chiudersi la porta alle sue spalle, si guardò indietro. Guardò il buio che ormai avvolgeva gli alberi e sentì il frusciò del vento tra i rami.

<<Già>> fu l'unico commento che si sentì di dire. Poi richiuse la porta dietro di se.

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