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L'amuleto degli yōkai

Le voci assordanti del mercato mi rimbombano in testa, mentre mia madre mi chiama: «Haruo, vieni qui! Non ti allontanare!» Faccio finta di non aver sentito e, nel caos, trovo una bancarella che vende stani oggetti. Mi avvicino per vedere cosa siano, ma sono solo collane o bracciali. La mamma mi chiama di nuovo e, prima di andare, noto che tra tutte quelle cianfrusaglie c'è una pietra lavorata di color nero, con intorno un cerchio azzurro su cui c'è scritto qualcosa, sempre in nero. Guardo il proprietario della bancarella per capire se ci si può fidare o no, se è una pietra autentica o no. Non è molto alto, ha pochi capelli solo intorno alla testa, ma al centro è pelato. Mi ricorda quella pietra, così scoppio in una risata, seppur contenuta.
«Che c'è, figliolo? Hai notato qualcosa di interessante?» mi chiede con una voce decisamente da persona anziana.
«Avevo notato solo questo...» rispondo, ma non riesco a finire la frase che quel vecchietto urla qualcosa di incomprensibile, facendo un sussulto di meraviglia.
Prendo quella pietra in mano, che adesso noto essere una collana, e me la porge. «Tieni, te la regalo, basta che me ne sbarazzo!»
Io la prendo e, una volta fatto, il vecchietto se ne va indietro.
Perché tutta questa voglia di dar via un oggetto così bello?
La mamma grida e persino tra tutto il frastuono che c'è, riesco a sentirla.
«Grazie» sussurro, poi mi giro e me ne vado.
«Aspetta, ragazzino!» Mi volto verso di lui. «Attenzione a non far risvegliare gli yōkai!» grida.
Lo guardo storto e gli chiedo cosa volesse dire, ma lui non vuole più dire una parola su questo argomento, così mi dirigo verso mia madre, qualche bancarella più in là.
«Perché non sei venuto subito, Haruo?» mi domanda. «Con chi sei stato?»
«Con nessuno, mamma.» Non mi va di farle vedere la collana, perché so che non mi è permesso comprare qualcosa senza il suo consenso, e sarei costretto a riportarla indietro, ma ormai è mia.
Restiamo un altro po' e poi torniamo a casa, a piedi, come al solito.
***
Sono sul letto della mia stanza a guardare quella pietra così bella, chiedendomi cosa sia realtà. Quello strano signore al mercato ha detto: "Attenzione a non far risvegliare gli yōkai!" ma, ormai, chi ci crede più agli yōkai? Sono solo delle stupide "creature soprannaturali", ma di certo io non ci credo... tuttavia la minaccia dell'anziano signore mi ha messo un po' di paura addosso. Decido di scacciare questo pensiero e accendo il computer -più vecchio del mio bisnonno- per cercare qualche informazione in più. Ovviamente, è lentissimo; sbuffo e vado in cucina a farmi un panino. Mia madre non c'è in casa, così posso farlo con tutta calma. Apro il cassetto e prendo un coltello ben affilato, poi prendo un panino e del salame e inizio a tagliare. Sono quasi arrivato alla fine del pane che vedo sbucare mia madre, che mi chiede cosa stessi facendo. Per lo spavento porto di scatto il coltello in avanti e mi taglio. Mi alzo, salutandola e corro in bagno a sciacquare il dito sotto l'acqua e a mettermi un cerotto, sebbene non esca molto sangue. Quando torno in cucina trovo il panino bello pronto.
«Grazie, mamma!» Le corro incontro e l'abbraccio.
«Sta' più attento la prossima volta. Non voglio andare all'ospedale.»
«Sì, mamma, lo so. Me lo dici sempre.» Alzo gli occhi al cielo. Oggi me l'ha già ripetuto due volte!
«Ma vedo che non l'hai ancora capito. Il suo tono è un misto tra severità e stanchezza.
Decido di non parlarne più, così torno in camera sperando che il computer abbia finito di accendersi.
Appena varco la soglia della stanza vedo che il computer non è ancora pronto così mi accascio sul letto e mi rimetto a osservare la strana pietra.
Mi accorgo che, seppur ce l'abbia da poche ore, non mi sono mai soffermato a capire cosa volesse dire la scritta. Di sicuro è giapponese, ma credo sia giapponese antico, perciò non riesco a leggerla correttamente.
Riconosco i kanji "yō" e "kai", 妖怪, che, rispettivamente, significano "maleficio, fattucchiera" e "manifestazione inquietante", quindi sarebbe gli yōkai. Ci rimugino sopra e mi ricordo che il vecchietto aveva detto qualcosa proprio sugli yōkai. Riesco a leggere qualche altro kana, ma non riesco a trovare un senso alla frase.
Guardo nuovamente il computer e finalmente posso usarlo. Digito su internet "yōkai" e mi imbatto nell'"amuleto degli yōkai".
"Gli yōkai, traducibile con "apparizioni", "spiriti" o "demoni", sono un tipo di creatura soprannaturale della mitologia giapponese.
Esiste una leggenda riguardante un amuleto, io cosiddetto "amuleto degli yōkai". Secondo questa leggenda un sacerdote shintoista, vissuto all'incirca nel 1200, aveva strane apparizioni nei sogni di notte. Si trattava proprio degli yōkai. Non trovando un modo per uscire da questa terribile situazione, prese una pietra e la consacrò, ordinando a tutti quegli spiriti maligni di inchinarsi alle volontà degli dei e di entrare nella pietra. Non si sa bene cosa successe subito dopo, fatto sta che questo sasso divenne una pietra preziosa, con su una specie di maledizione. Dopodiché, alcuni vociferano che gli spiriti contenuti nella pietra fossero evasi, altri che il sacerdote impazzì, anzi, che era già pazzo; questi, infatti, credono che l'uomo non abbia mai visto gli yōkai, in quanto non esistenti.
La pietra non fu mai trovata, perciò sta a voi decidere se crederci o no."
In allegato c'è una foto di un foglio su cui c'è disegnato un uomo anziano con le mani che premono sulla testa, e intorno a lui ci sono parecchi "spiriti" che sguazzano nell'aria.
Guardo la collana che ora ho al collo. Come si può credere a queste cose? -penso- È solo una leggenda.
Caccio, come al solito, il pensiero e spengo il computer -lento anche qui- e mi appoggio sul letto, addormentandomi.
***
«Haruo! Haruo!» dice una voce.
Ho ancora gli occhi chiusi e intravedo una luce azzurra. Li apro e la pietra si illumina, accentuando la scritta, adesso colorata di rosso.
Chiudo e riapro gli occhi, ma la collana è al mio collo e non si illumina. Lo avrò sognato.
***
«Ehi, Haruo, svegliati! Devi fare colazione, ieri hai saltato persino la cena perché dormivi. Hai dormito fin troppo.» Odio quando mi sveglia in questo modo.
Mi alzo con noncuranza, come se mia madre non fosse qui e vado in bagno. Lo specchio che c'è lì è bello grande e, quando entro, è impossibili non specchiarmi, così noto che ho la collana ancora al collo e all'improvviso mi balza in mente il pensiero di ieri sera. Non ricordo molto bene, nella mia mente è solo una scena offuscata, perciò non riesco a distinguerlo, non riesco a capire se è stato un sogno o no. In realtà credo proprio di sì, dopotutto cose del genere non succedono nella vita reale.
Mi lavo e poi vado a fare colazione, poi torno in camera e accendo il computer. Mi sono ricordato che ieri non ho cercato niente riguardante la frase sulla pietra.
Dopo aver aspettato che il computer si accendesse, ho cercato qualche notizia della scritta. Io sono riuscito a capire solo "yōkai" e "notte". Cerco per un po' finché trovo il significato:
"Terribili yōkai
di notte risveglierai." Rimugino su quello successo questa notte, ma continuo a pensare che sia solo una stupida coincidenza.
***
Nel pomeriggio torniamo al mercato e io vado dall'anziano signore.
«Mi scusi, può dirmi cos'è veramente?» gli dico prendendo tra le meno la collana.
«È l'amuleto degli yōkai. Può farlo risvegliare.»
«Ma come funziona?» Ho così tanto domande da fargli.
«Senti, ragazzino. Ho detto tutto quello che potevo dirti. Non sorprenderti se un giorno dovesse succedere» mi dice con tono severo.
Sto per chiedergli che cosa dovrebbe succedere, ma lui mi zittisce con un della mano e mi dice di andar via.
Rassegnato, me ne vado, ma con così tante domande per la testa.
Torno a casa, ma non so cosa fare. Aspetto, aspetto solo che succeda qualcosa.
***
La luce azzurra dell'amuleto sta diventando sempre più intensa.
Mi pizzico la guancia per cercare di capire se è un sogno o no, ed effettivamente il dolore si fa sentire, quindi non è un sogno. L'amuleto comincia a girare su se stesso andando sempre più veloce, facendo aumentare anche la luminosità.
Inconsciamente, lo tocco. Non avrei mai dovuto farlo. All'improvviso, scoppia.
Sento delle grida, come se uscissero proprio dall'oggetto.
I pezzi si spargono dappertutto, scomparendo nel nulla. Solo un piccolo pezzo fluttua sulla mia mano, per poi posarsi dolcemente.
***
Mi sveglio con un unico pensiero in testa: cos'è successo esattamente ieri sera? O meglio, perché è successo?
Mi alzo dal letto, senza smettere di pensare un momento a riero ciò che è accaduto. E se le grida che ho sentito fossero degli yōkai che ho, inavvertitamente, risvegliato? Ormai sono pronto a credere a qualunque cosa.
Esco di casa piuttosto presto, non perché mi debba incontrare con qualcuno, ma ho solo bisogno di stare un po' all'aria aperta, e di riflettere. Ho portato insieme a me quel pezzetto che mi è rimasto. Forse può darmi qualche indizio, anche se non so né come potrebbe fare né quale indizio potrebbe darmi.
Passo vicino alla scuola, ora chiusa perché è estate. Mi balzano in testa tutti i ricordi che ho lì, gli amici, le aule vuote di pomeriggio...
Torno alla realtà quando vedo che il pezzettino nero si illumina di azzurro. Perché adesso si illumina? Perché di nuovo? Non voglio che succeda niente di brutto. Non voglio.
Ignoro il luccichio e continuo a camminare. Appena sorpasso la scuola, questo smette.
Non ci faccio nemmeno tanto caso, continuando la mia passeggiata con molta tranquillità. Mentre torno a casa, passo, inevitabilmente, davanti alla scuola. Il pezzo dell'amuleto si illumina di nuovo. Mi avvicino all'edificio e brilla sempre di più. Pur volendo non posso entrare a scuola; i cancelli sono chiusi. Decido di ignorare il tutto e torno a casa.
***
Resto a casa tutto il resto del giorno, ma non succede assolutamente nulla.
***
Decido di tornare vicino scuola per capire se ieri è stata una coincidenza -strana, direi dato che è successo due volte- oppure c'è qualcosa di occulto nell'amuleto o perfino nella scuola.
Appena varco la soglia di casa una sensazione mi assale, la paura di non fare la cosa giusta. Purtroppo, l'unica cosa da fare è andarci.
Mi dirigo a passo svelto verso scuola; non voglio avere troppi intoppi. Come se non l'avessi mai detto, ecco Yukio, L'unico ragazzo che non avrei voluto incontrare in questo momento.
Faccio finta di non averlo visto e continuo il mio percorso più veloce.
«Ehi, amico!» Lo ignoro, ma lui si mette a correre e mi raggiunge in poco tempo. Lo saluto. Come sempre inizia a parlare ininterrottamente.
«Ieri sono andato al parco e, indovina un po'? C'era proprio un cane abbandonato! Poverino! Così l'ho preso in braccio e l'ho portato...» Ormai parla senza che io lo ascolti; ho ben altro per la testa.
«Scusa, Yukio, ma adesso devo proprio andare.» Inizio a correre e poco dopo lo semino.
Ah, che seccatore -penso.
Continua a correre sino scuola per non avere troppi seccatori e in poco tempo ecco che il maestoso palazzo mi sovrasta.
Rimango un po' di tempo fermo, assorto nei miei pensieri. Quando torno alla realtà vado verso un'uscita al lato della scuola, cosicché, scavalcandola, non desto troppo l'attenzione.
Mi arrampico e in poco tempo sono dentro la scuola.
Prendo il pezzo d'amuleto dalla tasca e lo uso come bussola, facendomi indicare la direzione giusta dove andare: nord-est.
La scuola in questo periodo é, ovviamente, deserta. Mette un po' di paura.
Giungo al portone, ma non so come aprirlo. L'amuleto, però, indica proprio quella direzione.
Osservo tutto quello di cui potrei servirmi ma, non appena sbatto gli occhi, mi ritrovo dentro la scuola, senza sapere come. Sembra quasi che l'amuleto mi obblighi ad entrare.
Prosegui sempre dritto, seguendo la lucentezza dell'amuleto.
Arrivo nella palestra al chiuso, domandandomi che ci sia ad aspettarmi.
Mi guardo intorno, ma qui non c'è nessuno. Mi sposto un po' più verso destra e noto che l'amuleto comincia a brillare più forte. Questo vuol solo dire che qualcuno o qualcosa mi aspetta nei bagni della palestra.
Conosco un solo yōkai Che si nasconde in bagno e sono pronto ad affrontarlo.
Vado nel bagno dei maschi e mi fermo di fronte la terza cabina. Esito un po' prima di bussare per tre volte e chiedere: «Sei lì, Hanako-san?»
Odo una flebile voce rispondere: «Sì, sono qui.»
Mi paralizzo.
Resto a fissare il vuoto per qualche minuto, ma ormai sono giunto fin qui, non posso rinunciare adesso.
Spingo la porta in avanti e vedo una ragazzina con capelli neri, pelle pallida e vestita di rosso. Mi saluta, ma, senza nemmeno accorgermene, mi trascina verso il basso.
Mi addenta un braccio.
Il sangue caldo mi cola.
Avevo sentito dire da mio nonno che esiste una cosa detta "kotodama", Ovvero "lo spirito delle parole", secondo la quale le parole hanno un innato potere, quasi magico.
Sento le gocce di sangue cadere sul pavimento.
Un dolore lancinante mi pervade la nuca.
«Hanako-san!» grido.
Sento ancora le sue mani su di me.
«Hanako-san!»
Le gocce continuano a cadere.
«Hanako-san!»
Un grido si propaga per tutta la palestra.
Poi il silenzio, solo un rumore di qualcosa che cade lo spezza.
Apro gli occhi.
Hanako-san non è più qui.
Al suo posto c'è un pezzo dell'amuleto. Prendo dalla tasca il pezzo d'origine, ma non s'attaccano.
L'affanno mi assale.
Ho superato la prima prova.
***
Cerco su Internet qualsiasi notizia possibile riguardante la maledizione dell'amuleto.
"Secondo la leggenda solo un cuore puro può vedere la maledizione per intero. Un manufatto del 1300 circa città così:
Non toccate mai l'amuleto se illuminato. È un oggetto dei demoni. Essi vogliono nutrirsi della forza vitale mettendo alla prova il malcapitato con lotte dure e difficili, così che possano vincere e nutrirsi di tutto il potere vitale della vittima.
Tuttavia, lascio in eredità alle generazioni future e l'intera maledizione, seppur morirò nel farlo.
Terribili yōkai
di notte risveglierai;
come tenebre appariranno
finché i pezzi uniti non saranno."
La rileggo, ma non appena porto la mano sullo schermo del computer per portare il segno, ecco che il dolore al braccio destro riemerge. Me lo sono fasciato ho indossato una maglietta a maniche lunghe per coprirlo dalla vista della mamma.
Copio la maledizione su un foglio, anche se non so precisamente il perché, c'è solo qualcosa dentro di me che mi dice di farlo. La leggo e rileggo per molte volte, ma non riesco a trovare un nesso con ciò che è successo stamattina.
Spengo tutto e mi sdraio sul letto, riflettendo su tutto ciò che è successo in così poco tempo, ma poco dopo le mie palpebre si chiudono.
***
Quando mi sveglio sto pensando:
"Terribili yōkai
di notte risveglierai;
come tenebre appariranno
finché i pezzi uniti non saranno."
Non ce la faccio più, voglio andarmene. Per fortuna oggi devo andare dai miei cugini a Kagoshima, per fare un'escursione sul monte Karakuni.
Mi cambio velocemente e metto in tasca, quasi meccanicamente, i pezzi dell'oggetto che mi sta distruggendo la vita.
Il viaggio è abbastanza lungo, ma dopo qualche ora arriviamo.
«Ciao!» Salito tutti i parenti.
Vado subito dai miei cugini, Aoi, quanto me e Sakura, un anno più grande.
***
La montagna che si erge sopra di noi è altissima vista da qui -non che in realtà non lo sia-.
«Dai, andiamo!» dice Aoi spronando la guida.
Io, lui e Sakura stiamo in testa al gruppo, subito dopo la guida, ovviamente.
Questa parla ininterrottamente spiegando la storia, l' origine e chi ne ha più ne metta su questa montagna.
Io, come al solito, non ascolto, penso solo a cercare di scalare il monte senza cadere.
Siamo solo a pochi metri dalla valle, perciò c'è ancora vegetazione.
All'improvviso sento una voce chiamarmi. D'istinto mi fermo e prendo i pezzi dell'amuleto, ma questa volta non sono loro. Mi stacco dal gruppo e vado verso la voce.
Alla fine scopro che la voce proviene da un fiore, o forse no, fatto sta che mi sprona raccoglierlo.
«Dai, fallo!»
Pur sapendo che è vietato, lo prendo e me lo metto in tasca. È così bello. Ha delle sfumature azzurre al bordo dei petali.
Mi accorgo che mi sono distanziato troppo dal gruppo, ma non appena faccio un passo scorgo tra gli alberi una donna vecchia, relativamente brutta. I suoi capelli sono lunghi, disordinati e bianchi. Indossa un kimono rosso a brandelli. La sua bocca è larga quanto la sua testa e in cima alla testa ha anche una seconda bocca.
Non può essere un'umana. Che sia...?
Da piccolo, per non farmi allontanare troppo sulla collina della mia città, mia mamma mi raccontava della yama-uba. Che sia proprio lei?
Di colpo si trasforma in un grande serpente e viene contro di me a grande velocità.
Non so cosa fare.
Mi addenta la gamba sinistra iniettandomi il suo veleno mortale.
Comincia già a girarmi la testa, mentre la vedo trasformarsi di nuovo nella vecchietta e sorridermi, poi spalanca quella sua grande bocca, intenta a mangiarmi.
Sto per morire.
Mi ricordo di avere il fiore in tasca, così lo prendo e lo metto davanti a me. Adesso posso morire con un ricordo felice. La yama-uba indietreggia all'istante.
Seppur confuso, riesco a cogliere questo particolare.
Adesso ricordo.
Un fiore segreto contiene la sua anima, e qualcuno sapeva ciò che stava per succedere e mi ha aiutato.
Questo fiore contiene
la
sua
anima.
Lo prendo con entrambe le mani.
«Yama-uba! Yama-uba! Yama-uba! Consegnati al grande potere degli dei!»
Una raffica di vento ci colpisce, poi spezzo il fiore.
Come l'altra volta, si sente un grido e al posto di quell'orribile mostro, adesso c'è un altro pezzo dell'amuleto.
Lo prendo da terra.
Manca un solo pezzo perché l'amuleto sia completo.
***
L'escursione è continuata bene, ma non vedevo l'ora di tornare a casa.
Appena arrivato a casa mi precipito subito al foglio su cui ho scritto la maledizione.
Non appena lo trovo prendo all'istante una penna. Oggi ne ho parlato con Aoi, di tutto questo, e lui mi ha suggerito di cercare un messaggio criptato.
Che sia lui il fiore che mi porta fortuna?
La leggo, rileggo e rileggo ancora, ma non riesco proprio a capirci qualcosa.
Chiamo Aoi al telefono.
«Pronto?»
«Ehm, sì, sono Haruo. Scusa il disturbo ma è una questione di vita o di morte.»
Gli leggo tutta la maledizione e il suo cervello geniale sforna un'idea a dir poco geniale.
Sotto suo consiglio cerco di formare "Hanako-san" con le lettere della scritta, ma non è quello.
«E se invece provi a cercare il luogo dove è avvenuto?» propone.
Giusto!
Provo a cercare "scuola" e in effetti la trovo.
Provo con "montagna" e c'è anche questa parola.
Per la terza parola è un po più difficile.
Sono così tanti gli yōkai che conosco che sarebbe praticamente impossibile scovare il luogo in cui si svolgerà la terza prova.
Cerco tutti i luoghi possibili come "casa", "ospedale", "mare"... ma niente corrisponde.
«Haruo, ho avuto un'altra idea. Prendi la parola "mare". Prova a cercare tutto inerente al mare. Per esempio conchiglia...»
Provo ma non è quella parola.
«...oppure sale...»
Non capisco cosa c'entri ma ci provo lo stesso; purtroppo non è nemmeno quella.
«Proviamo a cambiare parola d'origine» dico.
«...o magari sabbia!»
In effetti ci sono la S, due B, due A è una I.
SABBIA!
Ecco dove si svolgerà la terza prova, e so anche dove dirigermi.
***
«Ricordi tutto il piano che abbiamo preparato?» chiedo ad Aoi.
«Sì. Ho fatto apposta delle bottiglie con dentro della sabbia, sperando che la attiriamo. Poi io la immobilizzo e tu... be' quello che devi fare» dice lui risoluto.
Faccio un cenno col capo e poco dopo la festa comincia. Aoi ha invitato molti suoi amici, oltre ad altri amici invitati da Sakura. Siamo nella loro campagna, ma sono quasi tutti ignari di quello che sta per succedere.
Come stabilito dal piano Aoi porta le bottigliette.
Subito l'amuleto si illumina, seppur molto poco.
Poco dopo lei arriva, cadendo nella trappola.
Sbuca fuori dalla bottiglia sul lato destro, bagnata dalla testa ai piedi, anche se priva della metà inferiore del corpo, il corpo di un serpente.
Mi paralizzo mentre lei avanza verso di me.
Guardo Aoi confuso. «Che stai facendo? Immobilizzala!»
«Ma non c'è nessuno!» grida.
Quindi... È tutto nella mia testa?
E se è tutto nella mia testa, posso controllarla.
«Inchinati al volere degli dei!»
Immagino che sparisce e, di fatto, succede veramente. Al suo posto, come sempre, c'è l'ultimo pezzo dell'amuleto.
Sto per raccoglierlo quando una mano esce dalle bottigliette di sabbia, per poi rigenerarsi tutto il corpo dell'iso-onna.
Se penso qualcosa succede, ma lei è potente. Mi contrasta.
Guardo le mie mani, e stanno letteralmente scomparendo. Cerco di immaginare come possa sconfiggerla, poi mi viene un'idea geniale.
Mi concentro sulla sua immagine e cerco di sovrastarla alla mia.
La testa mi pulsa, ma sto salvando qualcuno.
Mi guardo le mani e constato che sono diventati una iso-onna. Adesso ci equivaliamo.
Le corro incontro mentre mi faccio colpire volutamente, così forte da perdere i sensi.
Quando riapro gli occhi sono di nuovo me, e per fortuna io pezzo dell'amuleto è ora tra le mie mani.
Una parte di me si sta chiedendo come sono riuscito a farla andare via, un'altra ha già risposto: le ho fatto attaccare se stessa.
Aspetto che i pezzi si uniscano, ma nulla succede.
«E adesso che si fa? L'amuleto non si riunisce!» dico troppo speditamente perché Aoi mi senta.
Come non detto, mi ritrovo in una camera buia, troppo buia per vedere le sue reali dimensioni.
«Vieni qui, Uomo delle Primavera!» Dalla penombra serviva furtiva una... volpe. Ha il manto di color bianco. Conto le due cose e ne ha proprio nove.
«C-come fai a sapere come mi chiamo?» domando mentre avanzo ma torno subito fermo in piedi ricordandomi che questa camera può nascondere molte cose.
«Dimentichi forse che io sono una kyūbi no kitsune? Sono onnipotente.» avanza verso di me.
Indietreggio, ma qualcosa parte da chissà dove e mi colpisce al petto.
«Lo sai che sono proprio una yako? Da quanto dicono posseggono un carattere malizioso e intenzioni malvagie.
Non la vedo più.
Il panico mi assale.
Seri un respiro caldo sul collo, ma quando mi giro non c'è nessuno. Si sente solo una lunga risata.
Riappare nella penombra mentre mi guarda con quei occhi pieni di odio e rancore.
Mi perdo in quei diamanti. È quasi come se non fossi qui. Ma qui dove? Sono q scuola e stiamo facendo matematica. La professoressa sta spiegando qualche altro teorema complicato.
Mi addormenti e nei miei sogni si insinua una voce, qualcosa mi chiama. Sento appena: "Ci sarà un amuleto nella tua vita." Mi risveglio quando la faccio di un'orribile volpe si focalizza nella mia mente. Riapro gli occhi e vedo tutto buio. Era solo un ricordo. Ma... quella voce l'ho sentita anche dal fiore... Qualcuno mi voleva qui? È stata veramente una coincidenza?
La volpe, pero, è ancora qui.
Guardandomi le tasche, prende con il pensiero i pezzi dell'amuleto. Li prende in mano e se li rigira«Lo sai che ci dev'essere un sacrificio perché questi tornino uniti? » Dice, quasi volesse istigarmi. «Amico, esiste una via più semplice. Hai mai sentito parlare degli han'yō?» Scuoto la testa immobilizzato.
«Ecco...» Avanza verso di me, ma non ho la forza di muovere un solo muscolo. «...accetteresti uno "scambio"? Se aggiusto l'amuleto tutti gli yōkai vengono risucchiati dentro, ma non gli han'yō. Essi sono per metà umano, perciò posso continuare a vivere libero.»
Non capisco. «E io cosa ci guadagnerei?»
«Oh, be' diventeresti per mezzo una kitsune.» Fa un sorriso beffardo e mentre si avventa io grido con tutta la forza che ho in corpo.
Sento il suo sangue mescolarsi con il mio. Sento il suo corpo entrare nel mio. Sento il suo potere nel petto. Sento che si insinua sotto il mio corpo... o forse dovrei dire nostro.

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