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di cacciaviti, di fiamme e di esplosioni

Di cacciaviti, di fiamme e di esplosioni

Henry stava lavorando ad uno dei suoi tanti congengi, quando uno di essi esplose incendiandogli la manica. Il ragazzo non si scompose quasi per nulla: non era la prima volta che succedeva qualcosa del genere ed i suoi abiti erano (progettati e realizzati da lui stesso) erano ignifughi. Tuttavia l'esplosione doveva essere stata un po'più rumoroda del previsto, perché la porta della sua stanza si aprì di scatto.

Sull'uscio vi erano Charles e Leo, due suoi compagni di classe, che lo guardarno prima allarmati, poi incuriositi ed infine entusiasti.

Henrysi stava domandando il motivo di tanto entusiasmo, quando venne interrotto dagli altri due

"Henry, ti sta andando una manica a fuoco" constatò Charles, ma senza preoccupazione, come se lo ritenesse del tutto normale.

"Oh non è nulla..." replicò l'altro leggermente stranito. Mediamente quando si dimenticava di spegnersi le persone si spaventavano, ma loro no. Chissà come mai?

Leo gli porse uno straccio annerito "usa questo per spegnerti, funziona. Inedito dalla Leo Valdez e co. solo per te" rise

"A che cosa stavi lavorando?" Intervenne il terzo, che fino a quel momento aveva guardato sorridendo il fratellastro ed il compagno interagire.

"Beh ecco... sto tentando di costruire due dispositivi comunicanti molto piccolo, che assomigli ad un oggetto non sospettabile e che permetta anche comunicazioni multiple. Non so se mi sono spiegato." Henry era vagamente imbarazzato: nessuno si era mai interessato dei suoi esperimenti, classificandoli per lo più come follie pericolose per se stesso e per gli altri.

"EPICO! Henry sei un genio!" Esplose Leo

Il diretto interessato era stupefatto. Lui? Un genio? In fondo non gli dispiaceva.

"Cosa è venuto fino ad adesso?" Li riportò alla realtà Charles, come sempre

"Per il momento stavo studiando il funzionamento di un normale cellulare, ma non mi convince... voglio dire: sarebbe comunque un similcellulare, no? E non è quello che voglio fare" fu la risposta sconsolata.

"Mettiamoci all'opera allora!" Fu la pronta e sempre entusiasta replica di Leo.

I tre si misero all'opera ed alcune ore dopo si trovarono ad un punto morto: avevano bisogno di una fiamma molto potente, ma non avevano un forno nel quale farla.

Leo guardò interrogativamente Charles, come a chiedergli il permesso di qualcosa ed il fratello acconsentì.

"Henry se ti facciamo vedere una cosa giuri sullo stige di non dire niente a nessuno senza averci consultato prima?" Charles era serissimo

"O...okay... non dirò niente a nessuno senza consultarvi prima" accettò titubante Henry

In quel momento la mano di Leo prese fuoco. Tutta. Dal polso alla punta delle dita.

Henry dovette impegnarsi parecchio per non urlare fra la paura e l'entusiasmo.

"Ma non ti scotti?"

"No, sono ignifugo"

Henry a questo punto comprese perché nessuno d ei due al loro ingresso era particolarmente preoccupato dal fatto che stesse andando a fuoco.

Per ora di cena avevano finito il marchingegno e tutti e tre avevano un piccolissimo orecchino. Di quando in quando ridevano, ma senza mai dirsi una parola.

Durante il pasto si erano messi vicini continuando questa strana intesa apparentemente senza parole e decisero che avrebbero fatto della camera dei due fratelli il loro laboratorio.

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