"Professoressa: Cosa intendevi dicendomi che non serve che smetta?

Professore: A cosa ti riferisci?

Professoressa: "Perché non si ricorda?" Al fatto che sono una sgualdrina!

Professore: Ah, quello. Lo fai perché ti piace, no? Non serve che tu smetta.

Professoressa: Così lo fai sembrare un passatempo...

Professor: Non è così?

Professoressa: In effetti lo faccio perché a me piace, ma voglio la tua opinione. Come ti fa sentire? "Ma fa sul serio? Deve pensarci?! È una cosa a cui serve pensare?! Cioè, ma cosa mi succede? Perché sono nervosa?"

Professore: Io...

Professoressa: A me non va bene! Devi essere contrario! "Ma cosa sto dicendo?"

Professore: Se non ti rimprovero finirai con l'odiarmi?

Professoressa: "Ma cosa succede? Sono proprio patetica... Non riesco davvero a stargli dietro."

Professore: Ho capito. Però... A me tu piaci. Continui a piacermi.

Professoressa: "Perché? Sembra quasi..." Come fai... Come fai ad amarmi?

Professore: È difficile spiegare perché mi piaci.

Professoressa: Alla faccia dell'insegnante di letteratura...

Professore: Io voglio solo che la persona che amo sia felice. Sembrava un sentimento sincero.

Professoressa: Allora non va bene. Non basta. È sufficiente per te? Desidera di più!

Professore: Se inizio a volere di più, non riesco a fermarmi. Non riuscirò a fermare i miei desideri. Ho paura di ferire le persone a cui tengo così.

Professoressa: Ti stai sbagliando. Se le desideri davvero, a costo di ferirle... Se è un dolore speciale, ci può rendere più forti."