Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

13 CAPITOLO

[...]

Scossi la testa. Non capivo ancora il motivo per cui Draco era andato via, ma non era il momento giusto per pensare a lui. Avrei risolto tutto in un secondo momento. Quando il mio futuro sarebbe stato di nuovo nitido, come le luci fuori dall'aereo.

--------------

13 CAPITOLO

Una macchina del tutto anonima, guidata da un fidato autista, ci portò verso la reggia. Probabilmente mio padre non voleva attirare ancor di più l'attenzione dei giornalisti per nuovi scoop sulla famiglia reale, con l'arrivo del figliol prodigo in limousine. Difatti quando arrivammo di fronte al grande cancello elettronico, una marea di paparazzi sostava davanti ad esso ostruendo la visuale.

Sentii il guidatore borbottare qualcosa nell'apparecchio che aveva all'orecchio, poi l'ingresso si aprì al nostro passaggio chiudendosi nuovamente dietro di noi.

Alcuni reporter illuminarono con i loro flash la macchina -che però era munita di finestrini oscurati- mentre altri cercavano invano di eludere gli uomini alti e ben equipaggiati della sicurezza.

Mi lasciai andare ad un sospiro di sollievo soltanto quando riuscii ad intravedere le doppie porte in ottone stagliarsi tra gli alberi del viale percorso.

"Wow.." sospirò ammirata Hermione, mi girai verso le due ragazze di cui mi ero momentaneamente obliato. "Tu vivi qui?" Chiese. "Mhh..." borbottai guardando come lei fuori dal finestrino. Ginny mi rivolse un sorrisino incerto, capendo il mio stato d'animo.

Appena attraversato il portone, ci accolse Geremia, anziano maggiordomo dei Potter, in carica sin dal principio della lunga casata.

A lui vennero consegnate tutte le valigie che velocemente furono portate nell'area della casa riservata agli ospiti, tranne ovviamente la mia che preferii tenermi stretto mentre l'uomo mi sorrideva affettuoso. "Il padrone vi aspetta in sala per la cena." Disse poi con il suo tono professionale, congedandosi con un inchino.

Bene, avevo ancora un'ora.

La mia stanza era rimasta intatta, nessun volto cancellato, o aggiunto alla lunga serie.

Le pareti infatti erano ricoperte dall'albero genealogico della stirpe dei Potter. Tutti i volti e i nomi assegnati ai proletari erano raffigurati sui quattro muri.

Era usanza famigliare che se uno venisse diseredato, o morisse, si bruciasse il punto dell'albero in cui lo stesso era collocato. Mi guardai intorno ansioso, ma quando i miei occhi raggiunsero la testata del grande letto, il mio volto era ancora parte dell'affresco.

Non per molto... pensai buttandomi con nonchalance sul materasso enorme. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare ad un grande sospiro. Mi sentivo accaldato e sporco. La doccia, che sapevo essere nella stanza attigua, mi chiamava. Aprii gli occhi e fissai per qualche istante il soffitto bianco immacolato, non accorgendomi nemmeno della stanchezza fino a quando non mi svegliai affannato trentacinque minuti più tardi. Il cellulare iniziò a vibrare nella tasca sul petto, ma non avevo intenzione di muovermi.

Dopo qualche attimo però la suoneria cominciò a suonare nelle orecchie, fastidiosa. Un mumero che non avevo in rubrica illuminava lo schermo.

Inspirai profondamente prima di aprire la chiamata.

"Pronto?" Dissi continuando a guardare il muro sovrastante. 

"Harry." Una voce che avrei riconosciuto tra mille, mi fece sbarrare gli occhi e se non fosse che non riuscivo a muovere un muscolo, sarei scattato in piedi.

"Draco?" Chiesi anche se ne ero più che certo.

"Harry mi spiace averti lasciato senza una spiegazione..." continuò con la sua voce dolce e pacata di cui mi ero follemente innamorato, ma decisi di non cedere al suo tono.

"Già, dispiace anche a me Malfoy." Lo interruppi acido.

Il biondo si lasciò andare ad un sospiro e fui certo che in quel momento stesse tenendo la testa sulla mano mentre con l'altra reggeva il telefono.

"Sono appena tornato a scuola. Ho giurato a me stesso di dirti il perchè, ma tu non ci sei..." Disse ancora.

Aprii bocca per rispondere, ma la porta si aprì lasciando entrare mia sorella Hope.

"Devi aver combinato un casino. Arthur è davvero infuriato." Gridò a mo di saluto mentre entrava saltellando nella stanza. Mi vide al telefono, ma non se ne curò, al contrario lo afferrò tra le sue mani e chiuse la chiamata.

"È da maleducati ignorare una nobile fanciulla." Rise tenendolo fra l'indice ed il pollice e lasciandolo dondolare.

"Hai della bava..." indicò il suo mento con un sorrisone da bambina. Anche se Hope aveva ventiquattro anni, era sempre l'eterna bambina. Alzai gli occhi al cielo,  e lei sembrò tornare seria. "Và a darti una ripulita. Nostro padre aspetta." Annunciò, e mostrando la sua vera età pose il cellulare in uno dei miei cassetti. "Sarà meglio evitare contatti per il momento."

Proprio in quell'istante,  per un cristiano, sarebbe stato il momento in cui cominciare a pregare.

                                ***

Hermione's pov

Ron mi corse incontro non appena svoltai l'angolo. Come la sera al ballo, idossava un pantalone nero a sigaretta sopra il quale portava una camicia bianca rigorosamente composta, tranne per i tre bottoni in alto che erano stati lasciati aperti lasciando intravedere il petto nudo del ragazzo.

Mi mancò un battito, e ringraziai il maggiordomo per avermi privato della borsa, o a quell'ora sarebbe finita direttamente sul marmo duro di quel corridoio. Non ci fu nessun saluto, nessuna parola, solo i nostri corpi l'uno contro l'altro. Le labbra che si chiamavano in cerca di più attenzione. E in quel momento dimenticai il motivo del mio arrivo in quel palazzo, dimenticai Harry, Ginny, dimenticai persino di essere magari in presenza di qualche inserviente curioso. C'era solo Ron. E a chi importava se forse non ci conoscevamo abbastanza. Volevo solo lui con me, per me. Lo afferrai con violenza per il colletto della camicia sgualcendolo, mentre la mia lingua giocava volenterosa con la sua. Mi divisi un attimo per prendere fiato aprendo gli occhi e incontrando quelli dell'altro, mi ci specchiai dentro come se fosse normale. Ci fu una specie di dialogo tra loro di cui fui partecipe solo in parte, poi annuii rispondendo a quelle tacite domande. Ronald sorrise. Tolse la mia mano dai suoi indumenti per intrecciarla con la sua. Mi diede un bacio sul dorso di quest'ultima per poi precedermi verso un corridoio a me sconosciuto, come il futuro che condividevo con la mia guida.

La sua stanza mi fu nota solo il giorno dopo,  poichè non ebbi neppure il tempo di darle un'occhiata. Il rosso chiuse a chiave mentre mi trasportava con sicurezza e malcelata fretta nell'oscurità. Fu facile ritrovare il punto in cui le nostre labbra si erano lasciate. Il buio favoriva i nostri movimenti,  che presto divennero sfacciati e frettolosi. La camicia di Ronald fu la prima a cadere sul pavimento, seguita poi da mio vestitino. Le mani del ragazzo cominciarono a vagare sul mio corpo coperto in parte dall'intimo. Accarezzò ogni centimetro di pelle e passò più volte le dita tra i capelli perfettamente allineati. Con fare sicuro avvicinai il bacino al suo, gemendo di delusione quando lo trovai ancora troppo coperto dallo strato spesso dei calzoni. Anche con quello però sentivo la sua eccitazione premere su di me. Decisi di disfarmene subito. Liberai la mia bocca dalla sua e guardai in basso respirando. Poco a poco la luce della sera che filtrava dalle alte finestre mi fece intravedere qualche particolare.

Rimasi senza fiato quando, tirando giù la zip dei pantaloni mi resi conto che il rosso non portava i boxer. Risi sommessamente sicura che non mi sentisse.

Ron mi afferrò cautamente ma ugualmente con forza per le braccia spingendomi verso qualcosa che qualche istante dopo capii essere il letto. Ci finii distesa sopra mentre l'altro mi sovrastava. Il cuore cominciò ad accellerare, la pelle a riscaldarsi sotto il suo tocco. Le sue labbra toccarono le mie per poi lasciare una piccola scia di candidi baci fin sotto l'orecchio, dove cominciò a mordicchiarmi il lobo. Gemetti di piacere. Troppo concentrata sulla sua bocca, non mi accorsi che le sue mani si erano posate sul seno, che ora veniva leggermente stretto tra esse. Inarcai la schiena e il ragazzo ne approfittò per slacciare il reggiseno e aggiungerlo ai vestiti tolti. Ormai i nostri corpi erano separati solo dalle mie mutandine. 

Una mano scese verso il ventre mentre l'altra rimaneva a coppa sul seno sinistro. Le labbra abbandonarono il lobo per occuparsi invece del capezzolo già turgido del seno opposto. I miei gemiti strappavano l'aria seguiti da quelli di Ron.

I movimenti divennero più bruschi man mano che la situazione si fece più intima. Senza nemmeno pensarci, cominciai a dimenarmi sotto quelle mani esperte. "Ron. Ronald. Io..." scappai dal suo peso accucciandomi in posizione fetale  in un angolo del grande materasso. Sentivo il legno freddo della testata gelarmi la schiena nuda. "Hermione..." cercò di farmi parlare. Allungò una mano per accendere l'abat-jour presente sul comodino, ma lo bloccai afferrandogli il polso.

"Scusami io.." un singhiozzo mi scosse facendo perdere la frase in esso.

"Herm. Sei vergine?" Chiese l'altro a brucia pelo. Scossi la testa mentre delle lacrime silenzione mi scesero lungo la guancia. 

Solo dopo qualche istante mi decisi a parlare. "Scusami." Dissi al buio. "Il fatto è che.... la mia prima volta.... bhe...." non riuscivo a completare il concetto. "Hermione."chiamò nuovamente. "Bhe, la mia prima volta, è stata uno stupro." Ammisi in un sussurro. Ricordavo le lacrime. Il dolore lacerante. Il ragazzo che mi aveva 'aggredita' non si poteva neppure definire un reale stupratore. Era solo un coglione ubriaco.

Ricordavo le sue mani su di me, ovunque,  mentre mi chiudeva la bocca con la sua sudicia bocca, mentre io continuavo a dimenarmi. Mi lasciò sfinita e logicamente insoddisfatta in un bagno di una discoteca.

"No. No. No.." mi sussurrava Ronald asciugando una ad una le lacrime scaturite da quelle immagini. "Io non ti farò nulla, se tu non vuoi.  Io non ti farò del male, mai." Disse. Cercai le sue spalle, trovandole lo attirai a me, baciandolo. "Lo so. Di te mi fido.. solo, la situazione...." mi divisi da lui con il fiato corto. Riuscivo a vedere gli occhi di Ron splendere di lussuria e amore. In un attimo mi ritrovai nella stessa e identica posizione di qualche attimo prima. Il rosso mi baciò un occhio, poi l'altro mentre mi teneva dolcemente stretta per i fianchi. "Non ti farò del male." Ripetè, aspettando un mio cenno. Annuii scoccandogli un bacio timoroso. Le sue dita scesero dal fianco arrivando all'orlo dell'intimo e solleticando l'interno coscia tra i sospiri di entrambi. Cercai di inarcare la schiena così da poterle avvicinare ancora a me, ma l'altro me lo impedì tenedomi fissa al letto. Un dito si infilò al di sotto della stoffa sottile, e per poco non urlai dalla sorpresa mentre con lentezza e dolore accennato si insinuava crudele dentro di me. Mi penetrò arrivando fino in fondo per poi ruotare, facendomi gemere. Il piacere aumentato dalla pressione piacevole del membro ormai eretto di Ron sul mio inguine. Supplicai tra i sospiri, che gli strati tra noi fossero eliminati. "Cosa?" chiese il ragazzo unendo un secondo dito e muovendo in sincrono il bacino contro di me. "Cosa vuoi Hermione?" Chiese ancora e con la sua voce roca mi fece impazzire. "Voglio sentirti." Ansimai. Lui rise facendomi vibrare l'anima. Aggiunse velocemente un terzo dito e poi un quarto, poi li tolse tutti insieme e mi sentii vuota e spenta.  Borbottai contrariata. Le mutandine mi furono sfilate. Il membro eretto di Ron a contatto con la mia intimità.

Sentii la sua punta solleticare la mia entrata e fremetti di aspettativa. "Sei così bagnata." Sospirò estasiato il ragazzo, io gemetti al suo tono così sensuale. Sentii il rompersi di una bustina. Lo strusciare della gomma sulla pelle, poi Ron entrò dentro di me con una spinta decisa. L'urlo venne soffocato dalle sue labbra morbide. "Va tutto bene." Sussurrò rimanendo fermo nel mio antro caldo. Una sensazione tutt'altro che fastidiosa mi invase. Mi sentivo piena, completa. "Muoviti." Gemetti. Portai le gambe sui suoi fianchi allacciandole ad esso per facilitare i movimenti. Il rosso non si fece supplicare, con un ritmo lento e dolce cominciò ad affodare dentro di me. I gemiti si diffondevano nell'aria attorno a noi, ma non avevamo bisogno di contenerci. "Lasciati andare." Disse Ron spingendo ancora dentro di me. Dal ventre cominciò ad irradiarsi uno strano calore. "Lasciati andare." Ripetè l'uomo. Quel tono mi portò oltre il confine. Ron venne dentro di me mentre l'orgasmo mi sfiniva e crollavo sul materasso.

"So' che magari è troppo presto, e che queste cose non si dicono mentre si fa sesso. Ma credo di amarti"

Il ragazzo osservava quella donna meravigliosa al suo fianco, per lui era bellissima. Le rivolse con tutta sincerità quella frase. Ma lei ormai era caduta in un sonno senza sogni, o almeno così credeva.

È tardissimo, ma come già detto in precedenza, essendo per tutti una "non-scrittrice" sono costretta a scrivere di notte... Spero che questo capitolo vi piaccia e accontenti chi mi ha avanzato determinate richieste. In alcuni commenti si è fatto riferimento alla mia passione nello yaoi, quindi se davvero ne volete sapere di più scrivetelo qui sotto e io vi risponderò nelle note del prossimo capitolo. Lasciatemi il vostro pensiero e/o accendete la star qui sotto *_* Xx

P.s la cioccolata non fa riferimento a nulla, ma mi piace molto la foto ;)

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro