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5 CAPITOLO -La profezia- (revisionato)

Ehilàààààà mi scuso in anticipo per la lunghezza microscopica del capitolo e del suo non avere senso, ma in questi ultimi tempi non ho avuto molto tempo e molta testa per scrivere.
Spero che possiate perdonarmi :'''(

-Scusa Dray, non so cosa mi sia preso... -
Mi grattai la nuca, fintamente imbarazzato, mentre intorno al lettino dell'infermeria sul quale mi trovavo, sostavano  agitatamente i miei amici.
Sembrava di assistere ad una squallida puntata di una soap opera con scarso budget.
Sorrisi per rassicurare tutti, ma sapevo benissimo che non avrei risolto nulla.
A differenza di quello che dicevo, infatti, avevo le idee abbastanza chiare su quello che mi era accaduto, e comunicarle ad alta voce non avrebbe fatto altro che portare il caos nel gruppetto che avevo davanti.
Quello che avevo sperimentato, non era stato una semplice perdita di sensi come le altre, e non era stata la prima volta che mi succedeva qualcosa di quel tipo. Avevo visto delle cose mentre svenivo. Cose terribilmente verosimili.

Un volto cereo balenava nella mia testa sempre più pallido e terrificante. Gli occhi rossi e sottili come quelli di un rettile erano infiammati da un sentimento che non riuscivo a decifrare e da qualcosa che sembrava vagamente ammirazione.
La bocca sottile e bianca era curvata in un ghigno. Sentivo il suono di una risata sommessa rimbombare tra le pareti del mio cervello e mi ci volle un po' per capire che provenisse dallo stesso individuo che continuava a vedere.
Sembrava quasi si stesse beffeggiando di me.
Non sapevo quale fosse il motivo, ma seppur spaventato, mi sentivo allo stesso tempo quasi rassicurato da quel rumore metallico.
Come se potessi riuscirne a capirne il senso, e trovarlo tanto semplice quanto plausibile.
Un lampo verde esplose nella mia testa mentre aprivo gli occhi di scatto.
L'ultima cosa che percepito era stata un ringhio e l'eco di quella risata.
"Sto arrivando."

Ed era così che mi ero svegliato sudaticcio e scandalizzato nell'infermeria, immerso nel grigio degli occhi di Draco, che mi fissava, terrorizzato.
-Ragazzi. Devo chiedervi di andare via. Il signor Potter vi raggiungerà a breve.- Madama Chips mi salvò dall'ennesima scarica di domande dei ragazzi, accompagnandoli alla porta, tra le loro lamentele.
Evidentemente, però, non si accorse che uno di loro era ben lontano dal volersi alzare dalla sedia, su cui pareva esser stato incollato.
-Non mi freghi, San Potter. C'è qualcosa che non mi stai dicendo. - Draco mi incenerì con una sola truce occhiata.
Era rimasto con le braccia incrociate al petto, e il volto corrucciato, come un bambino al quale si è appena detto di non poter giocare con lui.
Lo guardai negli occhi.
In quegli occhi così profondi da riuscire a scorgere il mare in tempesta che era la sua anima.
In un attimo tutte le certezze che avevo in lui e su quello che avremmo potuto avere insieme, svanirono e il mio sguardo si abbassò sulle lenzuola bianche che mi coprivano le gambe.
Avevo sbagliato tutto.
Io non ero fatto per stare con Draco.
Perché, anche se lui credeva di conoscermi fino in fondo, non era affatto così.
Io non ero ciò che mostravo a lui, non ero ciò che mostravo a tutti loro...
O almeno, non ero fatto solo di quella parte superficiale che lui e gli altri vedevano come il mio tutto.
In me si nascondevano tante strane sfaccettature, incatenate tra loro attraverso un rigido filo spinato. Ognuna di loro era dominatrice e allo stesso succube di un'altra. E per questo nessuna di esse poteva essere eliminata da me, soltanto tenuta a bada.
-Non è niente, Dray, davvero. Solo un po' stress...-
Mi giustificai senza alzare gli occhi, impaurito da quello che avrebbe potuto vederci dentro se solo glielo avessi permesso.
- Signor Malfoy! La prego di uscire di qui!-
La professoressa lo fulminò con sguardo severo e per poco non lo prese per la collottola e lo buttò fuori.
-Mi scusi. Adesso vado. - Sussurrò lui, macabro.
Non lo vidi uscire, sentii soltanto i suoi passi lenti e strascicati riecheggiare, prima di affondare di nuovo sul soffice materasso.
- Beva questo signor Potter. La ritirerà un po' su. E poi vada dai suoi amici, prima che tornino a distruggere l'intera infermeria.- Risi per il tono annoiato ed efficiente della donna.
Oramai ero in infermeria per la maggior parte del tempo,  dovevo averle fatto sorpassare il suo limite di sopportazione insieme alla banda di malviventi che avevo per amici.
Mi alzai in fretta e bevvi in un sol sorso il contenuto di un bicchierino di vetro sul mio comodino.
Era un liquido opaco, di un colore simile al celeste, ma molto più strano e singolare.
Non ci feci caso e senza neppure ringraziare Madama Chips me ne andai a passo spedito buttandomi la sciarpa indietro con fare teatrale.
Mi sentivo strano. Euforico. Quasi felice.
Con un sorriso sadico sul volto, attraversai il corridoio per tornare in sala comune.

*POV DRACO*

-Mi vuoi dire cosa c'è che non va?-
Era passato qualche giorno da quando Harry era svenuto in sala Grande e nulla era più tornato come prima.
Lui era sempre distratto e stralunato.
Passava molto tempo da solo e nessuno sapeva che fine facesse mentre non era a lezione, o con noi.
Era frustrante.
Mi parlava a malapena, e non aveva più detto niente sulla nostra situazione sentimentale.
Mi sentivo morire ogni istante di più.
Il moro si voltò verso di me e il ghigno che fino ad un attimo prima gli aveva aleggiato minaccioso sul suo volto, si dissolse non appena il suo sguardo incrociò il mio.
-Dray, come devo dirtelo? Non c'è nulla che non va.- Sbottò frustrato dalla mia insistenza.
Decisamente qualcosa non andava.
Quello che avevo davanti non era il mio Harry.
Il San Potter che pareva sempre essere a disagio nel suo stato di Serpeverde, quello che mi punzecchiava con le sue battutine idiote, e non faceva altro che aiutare i suoi amichetti Grifondoro.
Nei suoi occhi pareva esserci qualcosa di oscuro che non lo aveva mai sfiorato prima di allora.
-Tra una settimana ci sarà la prima prova del torneo.- Provai a dire allora, approcciandomi in modo diverso, sperando che cambiando argomento, avrei avuto maggior fortuna.
Lui chiuse il libro sul quale faceva finta di studiare e mi osservò critico.
Aprì la bocca per dirmi qualcosa, ma evidentemente ci ripensò. Al contrario mi sorrise mellifluo prima di prendere le sue borse e andare via.
Avevo voglia di gridare come un pazzo e sbattere la testa sul tavolo mille ed una volta; volevo tirarmi un pugno in faccia da solo per svegliarmi da quel brutto sogno che stavo vivendo...
Ma ero pur sempre un Malfoy. E i Malfoy mantengono l'autocontrollo in ogni situazione. Avrei dovuto trovare un modo meno drammatico per affrontare la questione, magari un modo che mi avrebbe permesso di mantenere la mia dignità e avere qualche risposta da Harry.
-Deve essere successo qualcosa. Harry è diventato così strano ultimamente... - Si ritrovò a concordare con me Pansy. Annuii sconcertato.
Se anche lei lo aveva notato, Harry non stava affatto bene come diceva. Stetti a parlare per un po' con lei, scervellandomi sulle possibili cause di quel comportamento, ma alla fine rinunciai, e salutandola nervosamente, lasciai che continuasse a studiare da sola in biblioteca.
Andai in camera e posai tutti i miei libri nella borsa per il giorno dopo. Mancava ancora un'ora alla cena, così mi buttai sul mio letto e chiusi gli occhi.

"Nulla sarà come prima. Devi scegliere quale sarà la tua parte Draco." Narcissa era seduta alla luce calda e fioca del fuoco che scoppiettava nel camino.
"La profezia di Harry Potter che tutti conosciamo potrebbe risultare falsa... tieni conto anche di questo." Mi ripeté con una tazza dal contenuto indefinito tra le mani. Sapevo cosa intendeva. La profezia parlava di un ragazzo nato alla fine di luglio, i cui genitori avevano sfidato il signore oscuro per tre volte, ed Harry non era il solo a soddisfare questi requisiti.
Harry però aveva poteri di cui voldemort avrebbe potuto servirsi. Poteva essere un suo alleato se solo non fosse stato suo nemico. Per questo noi tutti dovevamo tenere gli occhi aperti.
"Mi fido di lui, Madre." Avevo risposto con tutta la decisione che avevo nel cuore, e ne ero certo.
Sarei sempre stato dalla sua parte.

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