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La mattina seguente mi svegliai stranamente di buon umore e in orario arrivando in ufficio addirittura in anticipo. I corridoi erano discretamente tranquilli e ordinati, c'erano ancora pochi dipendenti e la maggior parte facevano parte della sicurezza. Non mi dispiaceva arrivare presto anche perché non capitava troppo spesso, volevo fare buona impressione e magari chissà, un giorno avrei lavorato qui a tutti gli effetti.
Salii al mio piano per concedermi cinque minuti nell'area relax e per ingurgitare la mia dose giornaliera di caffè.
Storsi il naso ed imprecai quando il liquido caldo e, particolarmente amarognolo, mi scese in gola ustionandomi la lingua.
«Quel caffè è una schifezza»
Mi voltai, trovando poggiato allo stipite della porta, un ragazzo che mi fissava divertito mentre armeggiavo col caffè.
«Come?» chiesi confusa.
«Dicevo, qui il caffè fa schifo ma in compenso nel bar giù all'angolo ne fanno di più buoni» rispose scrollando le spalle.
«Lo terrò a mente» mi limitai a rispondere cercando di essere cordiale.
«Sei nuova?»
Perché la mattina le persone non si limitanova respirare?
«Sono la nuova stagista» affermai.
«Oh beh devi piacere molto al sr. Styles, solitamente le stagiste non durano più di un giorno» sul suo volto comparve un ghigno che non riuscii ad identificare e decisi di non rispondere.
E poi, avrei realmente dovuto considerarmi fortunata?
Accartocciai il bicchiere di plastica, ormai vuoto, e lo gettati nel cestino. Guardai l'orologio posto sulla parete e, vedendo di essere nuovamente in ritardo, uscii dalla stanza seguita dalla figura del biondo.
«Sono Cole comunque, piacere di averti conosciuta» esordì facendo l'occhiolino prima di svoltare nel lato opposto del corridoio.
«Megan» sorrisi chiudendomi la porta dell'ufficio alle spalle.
Accessi il computer, sistemai due fascicoli e, nel mentre, scrissi ad Harold.
Tu:
Spero che la tua giornata stia
andando bene
Harold:
Ora sicuramente ;-)
Sorrisi scuotendo la testa e battendomi una mano sulla fronte. Quest'uomo era piu sfrontato che mai e mi mandava in confusione più di quanto già non fossi. Mi destabilizzava e la cosa era alquanto preoccupante visto che si trattavano solamente di messaggi innocui.
Tu:
Hai guadagnato un punto!
Tu:
Voglio scoprire chi sei
Harold:
Non sai quanto mi rende felice sentirtelo dire, io sono qui ad aspettarti
Purtroppo le motivazioni di entrambi erano differenti ma non me la sentivo ancora ad infrangere le sue aspettative. L'avrebbe scoperto solo quando sarebbe stato il momento di riempire l'assegno, fino ad allora era meglio tenermelo per me.
Tu:
Dove abiti?
Harold:
Nel centro di Wolverhampton
Tu:
Quindi ci troviamo molto vicini
Harold:
Più di quanto immagini
Tu:
Perché non vieni a trovarmi?
Harold:
Finché non mi trovi dovremmo rimandare gli incontri galanti
Tu:
Portami qualcosa o incarica qualcuno di farlo cosicché abbia una prova della tua esistenza. Mi sembra di parlare con un fantasma ed è frustrante non poter sapere di più
Scrissi il messaggio tutto d'un fiato ed inviai.
Harold:
Vedrò cosa posso fare...buon lavoro Megan
Bloccai il telefono e lo misi nel primo cassetto della scrivania. Avevo milioni di cose da fare e, fortunatamente, nessuno venne a disturbarmi. Non incontrai un'anima nemmeno nel corridoio quando uscii per fare delle fotocopie. Sembravano essersi tutti volatilizzati ma forse era proprio per la quantità industriale di lavoro di questo periodo che nessuno perdeva tempo a bighellonare.
L'ora di pranzo arrivò quasi in un baleno e prima di poter lasciare la mia postazione Lilith bussò alla porta.
«È arrivata questa per te» disse consegnandomi un foglio di carta ripiegato.
“Spero ti piaccia il cibo thailandese perché ti ho prenotato un tavolo nel ristorante qui vicino. Verrà messo tutto sul mio conto, buon pranzo Megan.
-H”
Fissai il foglio per minuti interminabili finché l'avviso di un nuovo messaggio mi risvegliò.
Harold:
Spero tu non sia troppo impegnata per accettare il mio invito a pranzo
Risposi al messaggio solamente quando fui nel locale scelto da Harold e mi accomodai al tavolo. Aveva avuto persino la premura di prenotare in un angolo riservato ma non troppo lontano dalla vetrata che affacciava sulla città. Il profumo di spezie e salsa piccante mi invadevano le narici e, di conseguenza, lo stomaco prese a brontolare. Aveva fatto centro e non potei fare a meno di apprezzare il gesto supper, fuori dal comune.
Tu:
Tecnicamente sarebbe un invito
se tu fossi qui con me
Harold:
Chi ti dice che io non sia qui?
Istintivamente il mio sguardo prese a settare da una parte all'altra soffermandosi su ogni individuo avente un cellulare in mano.
C'erano tantissime persone e tutte in compagnia o troppo occupate ad inghozzarsi per prestarmi attenzione.
Tu:
Sei davvero qui?
Harold:
Si
Istintivamente portai una mano sul petto per cercare, inutilmente, di placare il trottolio del mio cuore. Sembrava impazzito e lo capivo, eravamo a tanto così dal trovarlo ma non avevamo idea di chi diavolo fosse. Sarebbe potuto essere il ragazzo infondo con i capelli biondi oppure il moro ricciolino vicino la finestra, chiunque poteva essere lui.
Ed era maledettamente frustrante non potergli correre incontro e tirargli due schiaffoni perché si, sarebbe stata la prima cosa che avrei fatto non appena l'avrei trovato.
Tu:
Come faccio a sapere
che non stai bleffando?
Harold:
Quella camicetta rosa confetto
ti sta da Dio, scommetto che
è il tuo colore preferito
Oh mio Dio.
Harold:
E per giunta, sei bellissima
Tu:
.....
Non ricevetti più risposta e trascorsi il restante del tempo con le antenne alzate e una brutta sensazione intorno. Uscii dopo pochi minuti e passeggiai lentamente verso l'ufficio. Mancava ancora qualche minuto alla fine della pausa così decisi di accendere una sigaretta. Non sarebbero bastato un camion di tabacco a placare il mio nervosismo ma non avevo con me tutto il pacchetto e mi maledii mentalmente.
Inspirai bruscamente la sostanza tossica e chiusi gli occhi buttando fuori la manciata di fumo caldo.
«Mi fai accendere?»
Aprii immediatamente gli occhi ritrovandomi di fronte il sr. Styles con una sigaretta tra le labbra e la camicia leggermente sbottonata.
Era la prima volta che lo vedevo senza giacca o cravatta e faceva strano pensarlo di sera a bere una birra con gli amici. Chissà come si comportava con loro.
Gli passai tremante l'accendino e l'osservai, da sotto le ciglia, accendersi la stecca bianca con estrema lentezza per poi tirare su con le labbra.
«Grazie» disse sputando fuori la nuvola di fumo nella mia direzione.
Sorrisi educatamente e, dopo aver, terminato la mia sigaretta in un religioso silenzio, entrai.
Attesi l'arrivo dell'ascensore per un paio di minuti e quando arrivò mi accorsi di non essere più sola. Al mio fianco, con la coda dell'occhio, potevo scorgere il mio capo che attendeva con le braccia incrociate dietro la schiena.
Tirai fuori il cellulare per distrarmi e lessi l'ultimo messaggio arrivato.
Harold:
Ho visto come lo guardi, smettila
Sentivo lo sguardo del mio capo bruciarmi addosso e le accuse di Harold logorarmi dentro. Lo spazio dell'ascensore era capiente ma, improvvisamente, sembrava troppo angusto per sole due persone.
Mi mancava l'aria e contavo mentalmente ad ogni piano in cui ci fermavamo e dove puntualmente non saliva nessuno.
Tu:
Chi?
Harold:
Il signor Styles
Mi si mozzò il fiato in gola e dovetti usare tutto il mio autocontrollo per non spaccare il cellulare e subito dopo sbattere la testa contro la parete metallica. Mi agitai sul posto e inevitabilmente mi spostai di un passo dal lato opposto. Dovevo mettere più distanza prima di impazzire del tutto.
Per fortuna lui ora sembrava troppo concentrato sul suo di smartphone per prestarmi attenzione e gliene fui grata. Non potevo reggere il suo sguardo in uno spazio ristretto come questo e, soprattutto, senza via d'uscita.
«Si sente bene?» chiede ad un tratto rompendo il silenzio.
Come non detto.
«S-si certo» biascicai riponendo il cellulare nella tasca.
Allo scattare delle porte balzai fuori e, a grandi falcate, raggiunsi il mio ufficio che sfortunatamente non era molto distante da quello del sr. Styles che infatti, prima di entrare, mi lanciò un'ultima occhiata indecifrabile.
Mi chiusi dentro e sospirai pesantemente non appena mi poggiai contro la porta.
Il suono di un nuovo messaggio mi fece saltare sul posto e senza aprire la chat sbirciai il contenuto dall'anteprima.
Harold:
Ti avverto, se continui a sbavargli dietro smetterò di giocare
SPAZIO AUTRICE
Holaaa! Ecco qui il quinto capitolo, che ne pensate del sr. Styles e della gelosia di Harold? Mh commentate e fatemi sapere!
Alla prossima ❤
Ig: redkhloewattpad/ _saradevincentiis
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