26
Lessi il messaggio infinite volte ma non ero sicura di essere abbastanza lucida. Il barman, ormai spazientito, mi porse il cocktail direttamente in mano per poi passare agli altri clienti e gli sorrisi di scuse.
Harold mi aveva scritto e anche se non per dirmi frasi amorevoli, mi faceva più piacere di quanto avrei mai potuto ammettere. Avevo aspettato questo momento per quanto? Un mese?
Si, mi stava dando ordini come al solito ma era pur sempre un inizio.
Milioni di domande senza risposta vagavano indisturbate nella mia testa e per placarle trangugiai la mia bevanda alcolica tutto d'un fiato. Ne ordinai un altro e feci la stessa cosa e così per i due cocktail successivi.
Ma, invece di sentirmi più spensierata, caddi in un tunnel vorticoso e, prima di vomitarmi addosso, mi trascinai traballante verso l'uscita.
Uno...due...tre...quattro...
Dopo quattro maledetissimi squilli, finalmente la chiamata venne accettata e non potei fare a meno di sentirmi sollevata ed in ansia allo stesso tempo. Ero ancora sotto l'effetto dell'alcool quindi coraggiosamente iniziai a spiattellare tutto ciò che avevo per la mente.
«Senta sr. Harold, Edward o come diamine ti c-c-chiami... Non sei niente e assolutamente nessuno per darmi o-ordini quindi LASCIAMI IN PECE, PACE DANNAZIONE» gridai contro il telefono scandendo attentamente, per quanto potessi, le ultime parole.
Mi sentivo stranamente già più sollevata ma non avrei retto altro silenzio da parte sua. Non questa volta.
Inaspettatamente dall'altro capo udii un sospiro frustrato e, forse, irritato. Rimasi lì, fuori dal rumoroso locale, in un angolo a parlare con una persona che probabilmente non mi avrebbe mai risposto e la cosa mi straziava.
«Resta lì, mando qualcuno a prenderti» e riagganciò.
Il fiato mi si mozzò in gola e rimasi sconcertata nell'udire, anche se per pochi secondi, la sua voce. Era bassa, roca come il mal di gola e vellutata allo stesso tempo. Un timbro sinuoso e rilassante, duro e pungente al punto giusto. Quel tipo di voce che avrei voluto mi leggesse la favola della buonanotte o mi svegliasse cantando al mattino.
Quando riuscì a riprendermi dallo shock iniziale rientrai dentro, ordinai l'ennesimo cocktail e mi buttai in pista. Lucas e Zayn erano spariti ma non ci badai, non mi avrebbero mai abbandonata qui da sola. Ballai e mi scatenai come una pazza, come se fosse l'ultima notte al mondo restante. Come se la mattina dopo il sole non sarebbe più sorto e la vita finisse tutta qui, in questo momento. Ero ubriaca, arrabbiata, eccitata ed euforica e dovevo in qualche modo scaricare tutto questo pacchetto ingombrante di emozioni e sensazioni.
Ad un certo punto due forti mani mi agguantarono la vita costringendomi a seguire un ritmo non mio. La mia schiena incontrò un petto muscolo che cullava ed attutiva ogni mio movimento. Non mi voltai, non mi importava vedere il suo volto.
Volevo solo divertirmi.
Delicati baci iniziarono a posarsi dalla base del mio collo fino a raggiungere la mascella ed il mento e, quando riuscii a formulare un pensiero logico, cercai di staccarmi ma senza alcun successo. La presa sui miei fianchi aumentò e in un sol movimento mi ritrovai faccia a faccia con due occhi chiari che mi fissavano lussuriosi e, probabilmente, anche brilli.
«Sei uno spettacolo» mi sussurrò all'orecchio e rabbrivì quando le sue labbra vennero a contatto con il mio lobo.
Mi divincolai quando le sua bocca si spinse verso la mia e con uno spintone riuscii a mettere un po' di spazio tra di noi. Le persone intorno sembravano non accorgersi di nulla o, quantomeno, facevano finta di non vedere.
«Dove vai? Non ti va di divertirti un po' con me?» disse sghignazzando e annullando in un attimo la distanza tra di noi. Posò un sonoro bacio sulle mia labbra tenendomi ferma per la nuca e sgranai gli occhi quando cercò di intensificare l'atto.
Iniziai a tirare calci e punti ma niente sembrò scalfirlo minimamente. Ero sola in un locale stracolmo di persone indifferenti mentre quest'uomo stava facendo di me ciò che voleva. Alcune lacrime si fecero spazio sul mio viso ormai stanco e stremato e, poco dopo, anche il mio corpo venne inondato da singhiozzi silenziosi.
Il tizio mollò la presa giù tanto quanto bastava per guardarmi negli occhi e sorridere soddisfatto mentre, un attimo dopo, si ritrovò accasciato a terra. Un cerchio di persone si formò attorno a noi e non capii effettivamente cosa stesse accadendo finché una voce a me familiare urlò «sta lontano da lei cazzo» e si avventò sull'uomo.
Diverse immagini si propagarono davanti i miei occhi increduli e dovetti sbattere le palpebre più volte per mettere a fuoco: Niall stava picchiando a sangue quel ragazzo con una violenza inaudita.
Riuscii a risvegliarmi dal mio trance quando un urlo di dolore mi arrivò alle orecchie e corsi verso il mio amico. Mi misi tra i due cercando di strattonare il biondo che stava colpendo l'uomo ormai quasi privo di sensi.
«N-Niall...via...» biasciai aggrappandomi al suo braccio cercando di condurlo verso l'uscita.
«Sei una fottuta irresponsabile» mi gridò contro prima di posare il suo sguardo sul mio viso nuovamente in lacrime.
Vedevo tutto appannato e sentivo il cuore sbandarmi nella gabbia toracica. Le terminazioni nervose non smettevano di vibrare e avvertivo i muscoli iniziare a dolere.
«S-scusa»
Aprì le braccia circondandomi nella sua morsa sicura e venni investita dall'inconfondibile profumo di casa.
Lo strinsi a me affondando il viso nel suo maglione chiaro e inspirai bruscamente.
Una volta fuori dal locale il freddo pungente mi riportò finalmente con i piedi per terra e cercai di spiegargli, come meglio potei, quanto accaduto durante la conversione.
«Come credi abbia fatto a trovarti? Comunque ero già in viaggio quando Harold mi ha inviato le coordinate del locale ma questo non vuol dire che tu abbia bene a ridurti così. Era molto preoccupato e anch'io, cazzo non puoi comportarti come se non ci fosse un fottuto domani Meg»
Aveva ragione, ero stata un'irresponsabile. Bere in quel modo, soprattutto per la prima volta, dimostrava quanto poco matura ed intelligente fossi quando si trattava di queste cose. Ero totalmente inesperta e, invece di passare per gradini intermedi, saltavo da un eccesso all'altro.
Sospirai colpevole e mi rilassai contro il petto del mio amico che mi strinse a sé cullandomi in un dolce tepore familiare.
Poi tutto divenne improvvisamente così...buio.
«Merda» fu l'ultima cosa che riuscii ad udire.
SPAZIO AUTRICE
Hello!
Niall like superman ahah
Che ne pensate? Scusate se il capitolo è un po' corto e pieno di errori ma come sempre non ho controllato.
Volevo anche augurarvi un buon Ferragosto, spero vi divertiate e...beh se vi va fatemi sapere qui cosa farete di bello.
Alla prossima ❤️
Ig: redkhloewattpad/ _saradevincentiis
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