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24

La mattina seguente mi svegliai con un forte mal di testa ed una brutta sensazione allo stomaco. Avevo fatto uno strano sogno di cui non ricordavo praticamente nulla. Sapevo fosse accaduto qualcosa di particolare ma avevo la mente annebbiata. Come se, da ieri sera a ora, avessi smesso di vivere, una sorta di stand-by.

Mi massaggiai la fronte dolorante e a malincuore mi alzai per raggiungere la cucina. Dovevo assolutamente mangiare qualcosa o sarei capitolata al pavimento come un salame.

La casa era immersa nel buio più totale e a tentoni riuscii a raggiungere l'angolo cucina. Trovai l'interruttore e la scena che mi si parò in seguito davanti mi costrinse a chiudere gli occhi.

«Mh ciao splendore, bella l'America eh?» ammiccò con voce assonnata il tizio che, del tutto a proprio agio, stava finendo i suoi cereali completamente nudo.

Le guance involontariamente mi si colorarono di rosso e pregai mentalmente che non lo notasse.

«P-puoi metterti qualcosa addosso per favore?» balnettai continuando a tenere le mani sugli occhi.

Lo sentii sospirare e, subito dopo, allontanarsi nel corridoio.

«Sono sicuro che tra non molto mi pregherai di farmi trovare nudo a colazione» disse prima di sparire dietro la porta di quella che credo sia la sua stanza.

Guardai incredula il punto in cui poco prima era sparito il moro e mi ricomposi. Per quella giornata ne avevo già avuto abbastanza.

Mi versai una tazza di latte, afferrai delle brioche e completai il tutto con un abbondante porzione di cereali.  Divorai il tutto in pochi minuti ed, essendomi svegliata di buon ora, decisi di rassettare un po' casa.
Lavai una pila di piatti lasciati marcire nel lavello, ripiegai i vestiti sparsi per la casa e disinfettai il bagno. Questo appartamento sembrava troppo freddo e spento, così mi appuntai mentalmente di fare alcuni acquisti prima di ripartire.

Tornai in camera ed infilai un jeans scuro e un maglione beige. Truccai leggermente gli occhi e lasciai i capelli sciolti raccogliendone solo due ciocche laterali in una piccola treccia.

Scrissi un messaggio veloce a Lus e mi stravaccai sul divano accedendo la televisione.

Tu:

Ciao biondo, che fai?



Niall:

Perché hai chiamato Harold?
Ti ha dato di volta il cervello?

Agrottai le sopracciglia e mi concentrai nel rileggere il suo messaggio. Non riuscivo a comprendere se scherzasse o se seriamente ieri sera fosse accaduto qualcosa di paranormale.
Fatto cosa?


Tu:

Di che parli?

Niall:

Della telefonata di ieri sera


Sgranai gli occhi e cercai di fare mente locale degli avvenimenti delle ultime ore. Non avrei mai avuto il coraggio di farlo di compiere un gesto così idiota, no?

Controllai il registro chiamate e, immediatamente, mi saltò all'occhio  l'ultima telefonata presente:

Harold 📲 chiamata in uscita di 04:53 minuti.


Nonostante ci trovassimo in pieno inverno sentivo le mani iniziare a sudarmi e, bruscamente, mi allontanai dal telefono.
Non potevo averlo fatto sul serio, non io e non dopo il modo in cui ci eravamo lasciati. Tante, troppe volte avevo immaginato come sarebbe stato parlare con lui o vivere un'esperienza normale di vita insieme, ma, mai sarei arrivata a buttarmici davvero a capofitto. Non ricordavo cosa fosse accaduto o se mi avesse risposto o meno. Avevo un buco completamente nero e profondo di quegli attimi e nessuno avrebbe potuto restituirmeli.

Tu:

Non credevo di averlo fatto sul serio, ero convinta fosse stato solo un sogno.
Sono stata stupida, lui cosa ti ha detto?

Niall:

Niente Meg, vuole solo essere lasciato in pace ma stai tranquilla. Ci sono io con te, ricordati che ti voglio bene piccola

Tu:

Grazie, anche io


Uscì dalla chat ma il suono di un'altra notifica mi costrinse a fare retrofront:

Harold ha sbloccato il tuo contatto.


***

L'aria di Boston era, per fortuna, meno glaciale rispetto a quella inglese e mi beai del calore dei raggi che splendevano quella mattina. Lucas mi aveva detto che sarebbe arrivato in poco tempo e quindi scesi sotto per aspettarlo. Volevo guardarmi in giro e diventare più autonoma nonostante fosse il primo giorno nella città. Non potevo pesare sugli impegni di mio fratello e, tantomeno, mi andava di stargli tra i piedi.

Passeggiai annoiata per qualche metro e mi fermai di fronte la vetrina di un piccolo negozio di animali. C'erano alcuni pesci tropicali, scoiattoli, pappagalli e persino dei nidi di serpenti neri. Non sapevo che fosse legale ma, a quanto pare, qui si potevano vendere.

«BUUUHH!»

Feci un salto un posto e senza accorgermene posai una mano sul petto. Sentivo il cuore scalpitarmi dentro e per poco non mi scese nello stomaco. Mi voltai scontrandomi sfortunatamente, ancora una volta, con uno Zayn miracolosamente vestito e divertito.

«Avresti dovuto vedere la tua faccia» bisciacò ridendo senza alcun tipo di contengno.

«Smettila di infastidirmi Zack» abbaiai in direzione del moro con i pugni serrati.

«Zayn bellezza, Zayn» affermò continuando a sorridere sotto i baffi.

«Beh Zayn, va' al diavolo»

E così facendo mi allontanai accelerando il passo verso...non sapevo esattamente dopo ma qualunque posto sarebbe stato meglio che con lui.

«Dove credi di andare? Qui non siamo a Londra, ci sono circa seicentovento mila di abitanti in questo buco infernale di città» lo sentii urlare alle mie spalle ma, non mi voltai.

Poco distante entrai in una caffetteria, non era un granché ma me lo sarei fatto andare bene.

«Un caffè nero» dissi al cassiere porgendogli una banconota.

«Due grazie» e non ebbi nemmeno il bisogno di voltarmi. Scansò la mia mano e velocemente allungo due bianconote al posto mio ma non mi opposi. Sarebbe stato inutile.

Sbuffai e senza degnarlo di uno sguardo presi posto nell'unico tavolino rimasto libero.

«Tieni» disse poggiandomi uno dei caffè mentre prendeva abilmente posto vicino a me.

«Sai non conosco il tuo nome, solitamente prima di mostrare il caz-...la mercanzia, mi assicuro almeno almeno di sapere chi ho davanti» mi spiegò con nonchalance mandando giù un sorso di caffè.

Lo guardai torva ma anche questa volta non risposi. Non lo volevo intorno e magari ad un certo punto si sarebbe stancato di girarmi intorno.

«Lucas non mi aveva detto di avere una sorellina così affascinante, c'è li hai almeno diciotto anni?» mi schernì avvicinandosi con il busto.

Gli alzai il dito medio e continuai a sorseggiare la mia bevanda gettando, di tanto in tanto, occhiate fuori dalla vetrata.

Scoppiò nuovamente a ridere mostrando una dentatura simmetrica e curata. Se non fosse stato così maledettamente irritante ed invadente, sarebbero potuto essere anche un bel ragazzo da ammirare.
Aveva la pelle molto almbrata, sentore fosse di un'altra nazionalità, gli occhi a taglio piccolo e una leggera peluria a ricoprirgli il mento e le guance. I capelli scuri erano tenuti in un ciuffo accuratamente pettinato e laccato, così come l'abbigliamento ricercato e prettamente nero. Il classico fighetto strappa cuori.

«Aggressiva, mi piaci» affermò facendomi l'occhiolino.

Lo ignorati nuovamente e tirai fuori il cellulare sperando di trovare un messaggio di mio fratello alla quale aggrapparmi.

«Mi piacerebbe che contraccambiassi il favore»

«Che favore?» domandai incerta.

«Tu hai visto nudo me baby e sarebbe gradito che tu facessi lo stesso»

Lo disintegrai con lo sguardo e presa dall'impeto spinsi bruscamente la sedia indietro.

«Vaffanculo» sibilai a denti stretti prima di fuggire via il più velocemente possibile.

Mi incamminai in direzione dell'appartamento facendo mente locale di tutti i negozi e le insegne viste. Svoltai un angolo ma prima di poter posare piede a terra venni strattonata per un polso e adagiata poco elegantemente contro il muro.

«Smettila di scappare dolcezza» soffiò ad un palmo del mio viso schiacciandomi ulteriormente contro la parete di cemento.

«Se non mi lasci entro tre secondi inizio ad urlare» lo minacciai seria cercando di strattonare i polsi.

Il suo sguardo si accese e, come se gli avessi lanciato una sfida imperdibile, aumentò la presa. Fece combaciare i nostri petti e più lui si avvicinava più io arretravo. C'erano poco più di una manciata di centimetri a separarci e sentivo il respiro bloccarmisi in gola. Non riuscivo ad emmetere un fiato e speravo con tutta me stessa che qualche passante lo fermasse.

Ma l'attimo dopo annullò la distanza tra i nostri visi e mi stampò un sonoro bacio all'angolo della bocca che mi fece sussultare. Poi con estrema lentezza e con un ghigno dipinto sul volto si spostò verso il mio orecchio depositandoci un leggero e casto bacio sopra.

«Sono gay dolcezza» sussurrò.

SPAZIO AUTRICE

Hello!
Che ne dite dello "scherzetto" di Zayn? Io sarei letteralmente morta ahahah. Mi dispiace se il capitolo è un po' mosci ma non possono esserci solo drammi no?
In più volevo ringraziarvi per tutti gli splendidi commenti che mi state lasciando negli ultimi messaggi, per alcuni mi sono anche commossa, davvero. Senza di voi tutto questo non sarebbe mai diventato possibile, siete voi la mia motivazione e la ragione per la quale cerco di impegnarmi ogni giorno nella storia. Quindi GRAZIE INFINITE PER TUTTO!

Alla prossima ❤

Ig: redkhloewattpad/ _saradevincentiis

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