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Capitolo 40. Scorpius

40.

Abbiamo chiuso, si è inginocchiata ai miei piedi, mi ha dato quello che volevo, poi si è alzata e ha detto che non lo avremmo fatto mai più. Sono confuso, anche se ho ostentato sicurezza, con lei, sono confuso, non è nel suo schema, non è da lei, avrebbe dovuto aspettare di farmi innamorare per spezzarmi il cuore, o almeno avebbe dovuto credere alle sue parole, è successo qualcosa in quelle tre ore in cui ho dormito, è successo qualcosa e devo capire cosa.

Ora ho informazioni, ho persone su cui indagare e nomi, come quel James alla festa della vigilia, non mi torna e voglio parlargli, voglio sapere di chi fosse la festa, chi le ha regalato il vestito. E Alexander, il mio contatto nei servizi segreti babbani, dovrebbe passarmi ciò che sa di William Hunt a giorni. Devo anche indagare sul fidanzato di Deva, lo scribacchio sul foglio dei miei indizzi e lo fisso cercando di ricollegare tutto.

Rose... cazzo, devo capire cosa centra, devo capire perchè.

Caos.
C'è caos ovunque vada. Ho ripreso ogni sua bravata, ho passato il Natale a casa, dopo che la rossa è andata via, a farlo. E ora, la mattina del ventisei dicembre, sono ancora qui a raccogliere le idee.

Si è scopata il capo delle guardie del primo ministro inglese, Richard Fox, e qualche tempo dopo i ribelli hanno rubato diverse informazioni al ministro, informazioni sui maghi e sul nostro mondo.

Ha distrutto così tante squadre, ha messo in crisi auror con dieci volte la sua esperienza, alcuni sono stati espulsi o hanno lasciato il lavoro, per lei. Ha addolcito Sander Zabini, lo stronzo che tutti odiano da molto prima che entrasse negli auror, di ben cinque anni più di noi, e se l'è scopato poi gli ha così spezzato il cuore che lui si è fatto rubare informazioni importantissime su un caso di doppio omicidio ai danni di maghi da parte di babbani, che sono uscite poi al Daily Magic, il giornare più in voga negli ultimi venti anni. Ora che ci penso è anche possibile che la rossa l'abbia fatto apposta, forse le ha rubate proprio lei - cazzo, è un mostro.

Non sono casi, tutto questo non è un caso, non è una coincidenza, non è possibile che lo sia.

Il mio telefono squilla. Albus non è mai così mattiniero quindi gli rispondo subito, preoccupato. "È da te?" Chiede, senza neanche salutarmi, la sua voce è ansiosa e un po' terrorizzata.

"Chi?" Chiedo confuso. Ma il mio cervello lavora in fretta, c'è solo una persona che potrebbe essere da me. "Cosa? Rose?" Chiedo lasciando i fascicoli che avevo in mano.

"Non ha passato il Natale con noi, non la vediamo dal ventiquattro e okay, non è la prima volta che scompare per giorni, ma è Natale! Anche se lo odia viene sempre a Natale" Al parla a macchinetta e immagino anche che stia camminando avanti ed indietro, ha la tendenza a farlo quando parla. "E non risponde al telefono o ai patroni e non torna a casa sua da giorni, è evidente, sono qui e lo spazzolino non è neanche bagnato, il suo letto è intatto e così il divano"

"Forse è da un'amica" Dico piano, sono calmo ma la preoccupazione attanaglia anche me.

"Non ha amici" Albus lo dice velocemente. "Salazar, perchè non è da te? Non sarà andata a casa con nessuno se sta ancora con te, no? Non l'ha fatto al pub"

Mi mordo un labbro e appoggio la schiena allo schienale della sedia. "Abbiamo chiuso ieri mattina" dico cauto. Albus trattiene il respiro. "Non so cosa sia successo, ha solo deciso che non andava più bene"

"Porco Merlino" sibila a bassa voce il moro, all'altro capo del telefono.

"È grande e vaccinata Albus" gli dico con gentilezza, anche se dentro sto morendo anche io. "Tornerà e risponderà ai messaggi, vi richiamerà di sicuro."

Albus geme. "Scorpius" mormora pregante il mio nome, una supplica.

Sospiro. "Posso provare a chiamarla. Vi raggiungo?" Chiedo.

"Scorpius, sto impazzendo con lei, ho bisogno di te, ti prego" Al sembra distrutto.

"Arrivo"

So l'indirizzo di Rose, l'ho preso dai suoi fascicoli, quindi mi smaterializzo direttamente di fronte alla sua porta. Al me la apre immediatamente mentre lancio un'occhiata all'appartamento a pochi passi da questa, ci sono due case nel piano.

"L'hai chiamata?" Mi chiede aspettando che entri. Quando lo faccio inspiro l'odore dolce nella casa, il suo odore.

C'è un piccolo corridoio chiuso prima di girare a destra, verso il salotto. Sorrido quando noto che anche lei ha la cucina e la sala nella stessa stanza. L'angolo cottura, che è grande due volte il mio, è separato solo da un bancone di marmo dal resto. È tutto bianco, è quasi accecante, dalla cucina ai mobili, ma ci sono diversi colori, dei quadri e degli accessori, il divano è in tessuto rosso e sembra usato, accogliente. Ha un televisore attaccato ad una parete e una libreria a muro. Vedo tre porte, su un'altra parete, che probabilmente daranno al bagno e alle stanze.

"La chiamo ora" dico tirando fuori il telefono. "Non ho il suo numero" lo informo.

Albus mi guarda a lungo, poi me lo detta velocemente, l'ha imparato a memoria e questo mi spezza il cuore.

"Non risponde ancora" James esce da una stanza con la bacchetta in mano. "Ci odierà per questo, sai quanto ama la sua privacy... oh, ciao Malfoy" Sorrido al ragazzo e mi porto il cellulare all'orecchio.

Squilla un paio di volte poi cade la linea. "Non risponde" affermo. "Al, sul serio amico, lasciala stare. Hai detto che non è la prima volta che lo fa, no? Tornerà a casa"

E appena finisco di parlare si sente la serratura scattare. Tutti e tre ci giriamo verso il corridoio, una mia mano corre alla bacchetta in tasca.

Rose fa un passo nella stanza, gli occhi bassi, poi si ferma e sussulta, guardandoci. "Che cazzo ci fate in casa mia, razza di idioti?" Sibila a bassa voce.

Sono paralizzato, la fisso, è...

"Cosa hai fatto?" James scatta verso di lei con furia. "Cosa cazzo hai fatto? Ti sei drogata?" Le afferra il viso e le guarda gli occhi.

È messa di merda. Il mio stomaco si stringe mentre la guardo, il tessuto verde della gonna corta che le scopre le gambe è sgualcito, gli anfibi neri che indossa sono slacciati e il top... è rotto a livello della pancia. Ma il suo viso è distrutto, le occhiaie e i capelli scompigliati mostrano decisamente cosa ha fatto la scorsa notte ma mi preoccupano di piu i suoi occhi chiaramente alterati e la sua pelle pallida.

Rose gli scaccia la mano e appoggia le chiavi sul bancone. Guarda Albus e lo fulmina con lo sguardo, il moro è incazzatissimo e non le va contro solo perchè ci ha già pensato James, poi guarda me, le sue iridi diventano più scure e il suo viso si indurisce.

"Fuori" ordina fissandomi. "Uscite tutti fuori da qui" La sua voce è roca e graffiante, come se avesse urlato ad un certo punto della sua serata. Il mio stomaco si stringe in un sentimento di pura gelosia, lo odio appena lo provo e cerco di scacciarlo.

"Scordatelo. Sei fatta!" Sibila James afferrandole un braccio. "Non osare Rose, non osare contraddirmi" è incazzato come non l'avevo mai visto. "Questo... non è possibile, non lo farai più"

"E chi lo decide? Tu?" Cerca di liberarsi dalla presa del cugino ma senza risultati, io rimango a fissarla, mi sento fisicamente male.

"Hai passato il Natale a buttare giu pasticche e alcol?" Al parla, la voce un sibilo minaccioso e gli occhi duri e freddi.

Rose lo fissa e rìde. James la mette seduta sul divano. "Non decidete la mia vita" decreta.

"La decidi tu? In base a cosa? A un lutto che ti porti dietro da anni? È questo? È Deva?" Al è come un serpente, aspetta pazientemente prima di mordere e ora le butta addosso tutto il suo veleno. "Ma è ovvio che è lei cazzo, è sempre quella ragazza" emana gelosia e rabbia, io e James stiamo in silenzio.

"Non osare..." Rose sibila ma Albus la interrompe.

"Un cazzo Rose! È morta! È morta due anni fa, è morta e l'abbiamo pianta tutti, abbiamo passato mesi a piangerla"

"Non capisci" La rossa scuote la testa.

"La amavi! Capisco, la amavi e l'hai persa, anche io ti amavo e ti ho persa Rose! Eri la persona più importante della mia vita, cazzo, e come un coglione so che lo sei ancora e tu ci hai distrutti, hai distrutto le uniche cose belle che avevi solo per un cazzo di lutto!" Al trema di rabbia e tristezza. Allungo una mano e gli afferro un braccio, glielo stringo, lui gira leggermente il collo verso di me, senza guardarmi, e abbassa la testa, come a dire grazie.

"Non capisci" Rose scuote ancora la testa. "E non capirai mai, ed è meglio così"

"Vaffanculo" Albus glielo sibila con rabbia, poi si stacca da me e si smaterializza.

La rossa resta a fissare il punto dove Al non c'è piu per secondi interminabili, i suoi occhi colmi di tristezza, poi si ricorda di noi, diventa dura e incazzata e alza lo sguardo su James. "Andatevene, e lascia le mie cazzo di chiavi! Chi ve le ha date?"

James fa ondeggiare il mazzo di chiavi nella mano, poi sorride e si smaterializza. Mi lascia solo con lei.

Rose stringe i denti e mi fulmina con lo sguardo, si alza in piedi. "Vattene" sibila, mi lancia un'ultima occhiata poi si gira e se ne va, entra in una delle tre porte e la chiude dietro di se.

Fisso il legno bianco per secoli. Devo cercare una soluzione, devo aiutarla e capire cosa cazzo succede. Da quando è tornata nella mia vita sono impazzito, ho fatto cose che non avrei mai fatto prima e sto continuando a farle, e non parlo del sesso, non solo almeno, ma di altre mille cose. Sto indagando su di lei, la sua confessione di ieri, su Deva... cazzo, l'ho messa per iscritto e sto cercando gli indizi che non si è accorta di aver lasciato, e lo sto facendo per ogni nostra conversazione, cercando una falla, un sistema e mi sento in colpa, dal star tradendo così la sua fiducia.

Prendo un bel respiro e scuoto il capo, devo scacciare i pensieri, devo concentrarmi, liberare la testa e focalizzarmi su ciò che voglio fare adesso. Non lo so... potrei andarmene ma non mi fido a lasciarla cosi, mezza fatta di chissà cosa e sicuramente con una sbronza di ieri a cui far fronte. Quindi decido che non voglio pensare a indizi o indagini e di dedicarmi a lei e solo a lei, poi se capisco anche perchè ha deciso di finire tutto ieri anche meglio.

Mi abbasso e mi tolgo le scarpe, le appoggio su una scarpiera aperta vicino all'ingresso e comincio a sistemare. Questa casa è ordinata, come se non ci stesse mai, ma raccolgo e piego una coperta sul divano e sistemo i cuscini di questo, riordino il tavolino tra la televisione e il sofà, buttando alcune cartine di barrette ai cereali e sistemando il telecomando dritto.

Sento l'acqua della doccia scorrere oltre la porta di quello che immagino sia il bagno, dove è entrata prima. Poi vado in cucina.

Rose esce dal bagno in accappatoio, mezz'ora dopo. Le lancio un'occhiata poi torno a fissare il porridge che bolle, lo spengo e lo tolgo dal fuoco. Si è bloccata sulla porta, mi fissa senza emozioni in viso.

"Vattene Malfoy" dice gelida.

Cosa succede Rose? Cosa ti turba?
Cazzo, sono patetico, perchè farei qualsiasi cosa per calmarla, perchè possa rilassarsi. Qualsiasi cosa perchè lei sia tranquilla.

"Vestiti e poi vieni a mangiare" Dico semplicemente, il mio tono non si sbilancia troppo, è normale.

Non la guardo, sento i suoi occhi addosso per secondi interminabili, poi la porta di una delle due stanze si apre e si chiude. Metto la colazione in un piatto e ci aggiungo della frutta, mele, banane e del cioccolato fondente, è meglio che mangi tutto perchè sono quasi certo che ha ingoiato solo alcol, e chissa che droga, nelle ultime dodici ore.

"Non voglio che tu stia qui" Rose mi fissa, uscita dalla stanza. La ignoro e sistemo la ciotola sul bancone, appoggio un cucchiaio sopra, tenuto orizzontale sui bordi.

"Mangia" ordino alzando gli occhi su di lei. Si è fatta una doccia, i capelli sono legati in una mezza coda e il corpo è coperto da dei pantaloni della tuta grigi e una felpa enorme, forse di uno dei suoi parenti, di un particolare colore verde, quasi elettrico. Non l'avevo mai vista con vestiti così larghi e sformati, sembra quasi un'altra persona.

Si avvicina lentamente. "Grazie" dice cauta. "Puoi andartene"

Non le rispondo, mi giro e pulisco il ripiano. Rimetto apposto gli ingredienti mentre lei mangia e le riempio un bicchiere d'acqua, glielo sistemo di fronte al viso e le lancio un'occhiata di ammonimento, lei sospira pesantemente ma beve.

"Volevo solo rilassarmi, non decidete della mia vita" dice dopo poco. Appoggio lo straccio nel lavabo e lo guardo, mentre la ascolto. Continuo a stare in silenzio. "Ho solo preso una pasticca di jullyland" borbotta, il tono stanco.

"Perchè?" Chiedo, serio.

Jullyland... cazzo, è un'auror, sa che quella merda è illegale! Se lo scoprissero la espellerebbero in un battito di ciglia.

"Volevo smettere di pensare" Giro il collo per guardarla oltre ad una spalla. Ha finito il porridge e l'acqua, tiene la testa bassa e le mani strette sul bancone. Il suo viso è pallido e ha delle occhiaie enormi sotto gli occhi, non li vedo ma sono sicuro siano ancora leggermente arrossati. "Non ti voglio, non ti ho mai voluto. Volevo solo dimostrarti che potevo farti innamorare di me ancora"

Mi giro e appoggio il culo al ripiano. Incrocio le braccia al petto e la fisso con calma. "E perchè hai smesso, allora? Credi di esserci riuscita?"

Lei ridacchia, ironica, poi alza gli occhi e li incatena ai miei. "Sei qui, no? A preoccuparti per me come se non ti avessi mai riso in faccia, di fronte a tutta Hogwarts, quando mi hai detto che mi amavi" Ride ancora e assottiglia leggermente lo sguardo. "Dimmelo tu, ci sono riuscita?"

Le sue parole aprono una ferita che non è ancora totalmente chiusa, ma io sorrido freddamente, conscio che ogni sua parola è un modo per manipolarmi, per farmi male, l'ha fatto anche ieri, e mi ha ferito, e lo fa anche ora, ma ignoro il dolore e la guardo con gelido divertimento. "Ed io? Ci sono riuscito?"

"A fare?" Chiede confusa, le sue sopracciglia si aggrottano.

"A farti innamorare di me" dico con sicurezza.

Lei rimane ferma per un paio di secondi, le sopracciglia alzate e un'espressione di shock. Poi si riprende, mi fa un sorriso crudele e si rilassa sullo schienale dello sgabello. "Cosa è che hai detto di me una volta? Ah... che sono un veleno, stai attento dolcezza, potrebbe essere nel bicchiere che hai usato prima per bere il mio succo o nella mela che hai addentato mentre mi preparavi il porridge"

Aggrotto le sopracciglia. Come cazzo fa a saperlo? Ho pulito tutto.

Ma scaccio in fretta la confusione e torno freddo. "Non ti preoccupare, non mi sono innamorato di te" dico tranquillo. "Puoi fare quello che vuoi, ma nel momento in cui ti autodistruggi... non puoi evitare che le persone si preoccupino per te"

"Non voglio che tu lo faccia" afferma seria. La guardo in silenzio, lei sospira e si sfrega il collo. "Lascerò l'accademia"

Perdo un po' del mio controllo. Le mie spalle si afflosciano leggermente, la fisso confuso. "Non puoi farlo, ti cacceranno" dico piano.

Rose fa un mezzo sorriso. "Non sarà un tuo problema" Mi guarda con freddezza, è seria ma i suoi occhi... hanno un lampo di qualcosa, forse dispiacere o tristezza, è stato così veloce che non riesco a dirlo con certezza. "Non sarò più un tuo problema"

"Sei seria?" Chiedo sibilando. "Rose, lasci l'accademia e gli auror per me?" Lei mi guarda decisa, non mi contraddice. "Perchè... cosa? Ti piaccio? Hai superato i tuoi limiti?"

Ride. "Non sarà un tuo problema. Dimenticati di me e vai avanti, fai quello che vuoi fare prima di..." Si morde un labbro e perde la sua freddezza per qualche secondo. "Fai quello che vuoi fare prima dell'anno nuovo, è un consiglio" È determinata, decisa come al suo solito, ma... qualcosa mi manca, c'è qualcosa che non va.

"Cosa significa?" Chiedo confuso, lascio perdere il controllo e la fisso totalmente disorientato.

"Vattene" ordina seria. "Voglio che tu te ne vada. Ora"

Stringo i denti. "Forse ho vinto" dico uscendo dall'angolo cottura. "Forse alla fine ho vinto io"

"Non hai vinto" Non capisce cosa intendo dire. Mi giro per guardarla, mentre racatto la mia giacca sul divano.

"Ti sei innamorata di me, no? Ho vinto" I suoi occhi hanno un lampo di dolore, poi stringe i denti e mi fissa con fredda rabbia.

"Continui a proiettare i tuoi sentimenti su di me" dice seria.

Scuoto la testa, un sorriso amaro sulle labbra. "No, non è così" affermo tranquillo. "Non mi piaci in quel senso, sei stata solo una scopata, puoi dire lo stesso?"

Mi sento uno stronzo ma, cazzo, questa ragazzina mi fa uscire fuori di testa.

Voglio che ammetta che le piaccio, voglio che mi dica che non sono solo sesso per lei, voglio aver fatto breccia in quel cuore di ghiaccio così verrà da me, a dirmi cosa cazzo è successo a Deva, cosa è successo nella sua vita negli ultimi due anni. Ma lei... cazzo, non so neanche se le piaccio almeno un poco, mento e la manipolo per instaurarle il dubbio che mi ami ma so che non è cosi, so che non è innamorata di me.

"Non lascerai l'accademia" dico serio. Lei mi guarda mentre indosso le scarpe, sedendomi sul divano.

"Non sei il mio capo" afferma gelida. Mi guarda mentre mi sistemo, i suoi occhi senza emozione, solo due iridi azzurre, piatte e atone.

"Tu e Deva avete lottato per fare gli auror, vuoi veramente essere espulsa? Cosa direbbe lei?" Chiedo con un tono divertito, cattivo come so essere. Non risponde. "Cosa direbbe se ti trovasse fatta di Jullyland e ubriaca dopo una cazzo di notte di sesso? Cosa era? Maschio o femmina?" Voglio che esploda, voglio farla esplodere, voglio che la maschera di perfetta freddezza che ha addosso si crepi, voglio che mi mostri ogni singola emozione.

"Non lo ricordo bene, forse entrambi" dice, senza essere neanche un po' offesa. È tranquilla, seduta sullo sgabello come una regina ed è un fottuto angelo, mi odio così tanto.

"Per me" rido. So che è cosi, o almeno lo spero. "Volevi distrarti, per me"

"Ti credi troppo al centro del mio mondo dolcezza"

"No" rido. "No, l'hai fatto per me. Potevi distrarti con me, potevi non dover neanche cacciare la tua preda in uno squallido pub o discoteca, potevi semplicemente venire da me e aprire le gambe ed io ti avrei dato tutto" la mia voce si abbassa, diventa fredda e controllata, da stronzo che ama. "Ma tu mi hai mollato per nessuna ragione, ed io capirò perchè"

"Forse mi piace la caccia, eh? Forse ti credi troppo importante, come se non mi bastasse schioccare le dita e avere qualcuno che mi lecchi la figa, e forse anche meglio di te" Afferma ridendo.

Non mi offendo, anche se un pizzico di gelosia mi infastidisce il cuore, la ignoro. "Come vuoi" affermo. Afferro la giacca e infilo la bacchetta nella tasca. "Mi dispiace Rose" Lei aggrotta leggermente le sopracciglia. "Mi dispiace che tu non riesca ad amare" e sono sincero.

Rose mi guarda a lungo, i suoi occhi freddi, non mostra nulla e capisco di aver detto la cosa giusta per questo, perchè non vuole mostrarmi il suo dolore. "Vattene" dice calma.

Annuisco e mi smaterializzo via.

*

Tiro fuori il mio distintivo. "Sto cercando James Owen" La donna di fronte a me ha una tuta grigia da meccanico e i capelli biondi sporchi di grasso, mi guarda con sufficenza.

"Mio marito ha fatto qualcosa?" Chiede confusa.

Mi sembra troppo giovane per avere un marito, le darei massimo vent'anni, ma, osservandola meglio, noto delle piccole rughe vicino alle sopracciglia e agli angoli delle labbra.

"No, tranquilla, ho solo delle domande da fargli" Dico gentile, il mio tono non la addolcisce, continua a fissarmi come se le avessi ucciso il cane.

"La accompagno" dice. Lascia il cacciavite che aveva in mano e afferra uno straccio, si pulisce il viso poi le dita sporche di nero.

"È una ditta di famiglia?" Chiedo osservandola. Non sembra pericolosa, è solo infastidita e preoccupata, nasconde bene la sua paura.

"Paghiamo sempre tutte le tasse, non siamo evasori" dice agitandosi.

"No, non sono qui per questo." Dico tranquillo. Capisco la sua paura, è normale se un agente in borghese viene a farvi visita, ma la studio, per capire se è agitazione normale o quella di chi nasconde qualcosa.

"Ci lavoriamo io e mio marito, è della mia famiglia, ogni tanto ci danno una mano anche i miei fratelli ma non abbiamo molti clienti, quindi di solito non abbiamo bisogno di aiuti" dice sorpassando una macchina con il cofano aperto.

"Sembra molto giovane" Mormoro con gentilezza.

"Lo sembro solamente, ho trentaquattro anni. Lei si che sembra giovane, in polizia prendono ragazzini?" Chiede. Non rispondo perchè, uno, è una domanda odiosa, due, siamo arrivati da suo marito.

È sdraiato dentro una macchina blu scuro, sistema dei fili a lato del guidatore ma si rialza appena ci nota. "Oh, è un cliente?" Chiede. È goffo, ha le mani pulite ma il viso sporco di fuliggine. Zoppica leggermente quando fa un passo verso di noi, è la gamba destra, mette piu peso su quella sinistra. Ha i capelli scuri molto lunghi, sono legati in un codino dietro la testa, noto una cicatrice su uno zigomo e una sull'angolo delle labbra.

"È uno sbirro" dice la moglie.

"Ho solo una domanda da farle" Affermo tranquillo. "Sono Harry Simmons" Allungo una mano, lui mi guarda dubbioso ma me la stringe.

"Io non ho fatto niente" dice immediatamente.

"Vorrei sapere cosa ha fatto il pomeriggio del ventiquattro dicembre, signor Owen" Gli chiedo.

Aggrotta le sopracciglia scure e sposta lo sguardo sulla moglie. "Era la vigilia, ho passato la serata con la mia famiglia" dice confuso. "Non capisco"

"È sicuro? Non è andato a qualche festa?" Chiedo. So che non mi mente, è troppo confuso per stare mentendo.

"No, cielo, è la vigilia di natale, chi esce la vigilia?" Chiede. "Ho anche delle foto di quel giorno" e tira fuori il suo telefono, mi mostra delle fotografie datate il ventiquattro dicembre. "Diglielo amore" dice alla moglie.

La donna mi fissa, assottiglia lo sguardo. "Chi le ha detto queste cose?"

"Mi dispiace per avervi fatto perdere tempo, signori Owen, vi auguro una buona serata" Sorrido e me ne vado.

Trovare James Owen mi ha preso tutta la giornata, è stato quasi impossibile avere il suo indirizzo. Abita in periferia, molto distante dal centro, dove Rose era, quindi è difficile che sia andato e tornato da quella festa senza che nessuno della sua famiglia lo notasse.

Anna mi ha mentito? Perchè l'ha fatto?

Scorpius è intelligente e si nota tutto ora. Lo abbiamo sottovalutato tutti, ammettetelo, non solo Rose.

Non ho molto altro da dire.
Spero vi piaccia.

Baci
H

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