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Capitolo 12. Scorpius

12.

Rose appoggia un bicchiere e un piatto vuoto di fianco a me, fa strisciare la sedia per accomodarsi al mio fianco.

La fisso, confuso. "Cosa fai?" Chiedo aggrottando le sopracciglia.

Lei si sporge verso di me, allunga un braccio mentre io, come un coglione, trattengo il fiato, sorride come se lo avesse notato ed io rilasso i polmoni e le spalle. Afferra una posata che non ho usato. "Pranzo" afferma tranquilla. "Oh, buoni questi, non li mangio da secoli" dice allegra. Prende dal mio piatto degli involtini di carne e se li mette nel suo, dal mio piatto.

La guardo allucinato, non capisco. "Il tuo posto è giù" le dico indicandole i tavoli leggermente più in basso. "Con gli altri"

"Ma stai mangiando tutto solo" Fa un piccolo broncio mentre parla. Addenta l'involtino e fa un mugolio di piacere, il mio cuore smette di battere mentre mastica e si pulisce l'angolo della bocca con un dito, trascinandolo sul labbro inferiore.

Salazar, ma se ne rende conto?

"Rose, sei uno studente. Vai a mangiare con gli altri" le ordino fissandola. Ho ancora dell'insalata incastrata tra i denti della forchetta, alzata a mezz'aria.

Lei sbuffa e alza le spalle. "Tecnicamente non sono un cadetto, quindi posso mangiare qui, nel posto dei grandi" indica il tavolo. È rettangolare e posto su una pedana alta mezzo metro, è il tavolo usato dagli insegnanti e capitani che, in situazione normale, sarebbero molti di più, come i cadetti, ma ora sono solo io. A causa dei ribelli, il ministero ha deciso di ridurre i cadetti e, sempre a causa di questi, non ci sono molti ragazzi che vogliono correre questo rischio, soprattutto non dopo che il loro capo ci ha minacciati di fare fuori ogni singolo auror. Se non fosse per Deva, sarei sorpreso che Rose voglia tenere il loro caso.

Distolgo lo sguardo da lei per guardare i cadetti, sono seduti insieme in tre tavoli diversi. Nat, Catlin, Zelda e Mal sono in uno. Lewa e Lina in un altro. Sam, Aster e Erik nel terzo. E ci fissano, guardano attentamente cosa stiamo facendo.

"Vai al tuo posto Rose" sbuffo guardandola.

Ma a lei, semplicemente, non frega un cazzo.

"Ma sto bene qui. Queste sedie sono più comode di quelle mezze panche" Dice muovendo il culo sulla sedia per mostrarmelo. È allegra, divertita, e i miei occhi cadono sul livido che le ha provocato Devenne. "Hey!" Mi da una gomitata. "Per caso ci sono altri involtini? Sto morendo di fame e ne ho voglia"

Sospiro e chiudo gli occhi. Mi passo una mano sulla fronte mentre l'altra si muove per darle quello che vuole con la magia. Sono un debole, dovrei darle una spinta e rimetterla a sedere sulle panche dei cadetti ma non ci riesco.

"Sei incredibile. Vuoi passare così il resto dei quattro mesi? Non sono passati neanche quattro giorni" le dico mentre torno a mangiare. So che non scenderà, che non mi ascolterà.

"Sono amichevole, e tu fai lo stronzo" dice quasi urlando. I cadetti riportano l'attenzione su di me.

Sospiro ancora. "Cosa vuoi?" Chiedo, tranquillo. Abbandono la forchetta nel piatto e giro il viso per guardarla, da questa distanza riesco benissimo a vedere le lentiggini sul viso, molte di loro coperte dal livido.

"Cosa?" Chiede, confusa, non capisco se finge, perchè i suoi occhi azzurri mi guardano in modo innocente, come se non avesse fatto nulla di male.
 
"Cosa vuoi, Rose? Sai che non posso mandarti via, non posso fare nulla per te" Dico passandomi una mano sul viso.

La conosco. Fa la gentile solo quando vuole qualcosa.

Lei ride, il suono così soave da farmelo odiare e amare allo stesso tempo, e mi dà un buffetto su una mano, quella più vicina a lei, come se fossimo grandi amici. "Mi offendi dolcezza" dice divertita. Fa un sorriso malizioso e si sistema una ciocca dietro l'orecchio, quelle iridi azzurre scivolano per il mio petto. "Però... tu potresti fare molte cose per me" Si mordicchia un labbro e torna a guardarmi negli occhi. È maliziosa, provocatoria, sensuale. Come al solito.

"A lungo andare questa battute diventano un po' noiose" le faccio sapere. Continuo a mangiare la mia insalata.

"Ma io sono seria, dolcezza" dice divertita. Si allunga ancora dalla mia parte, per prendere del pane, mi tocca il petto con la spalla e il braccio. Alza la testa per guardami ed io la fisso freddo, l'unico modo che ho per non mostrarle ciò che provo. Lei fa un sorriso divertito, come se lo sapesse, come se sapesse che effetto ancora mi fa, e torna dritta. "Cosa fai quando non alleni?" Chiede mentre spezza il pane.

La guardo con la coda dell'occhio. "Perché vuoi saperlo?" Chiedo alzando le sopracciglia.

Lei butta i pezzi di pane nella zuppa, faccio una smorfia, e li gira con il cucchiaio che mi ha rubato. "No, così. Per parlare." Afferma tranquilla. Prende della zuppa con il pane e mi fa fare un'altra smorfia. Mastica piano, quando ingoia torna a parlarmi. "Che c'è?" Chiede divertita. Scuoto la testa. Lei mi guarda interrogativa, con un sorriso sulle labbra.

"Hai gusti sul cibo discutibili" affermo prendendo un pezzo di pane dai suoi pezzetti. Me lo metto in bocca.

Mi guarda, sorpresa, poi ride. La risata cristallina si diffonde per tutta la stanza e ci fa guardare, sembra una risata sincera, non una di quelle finte che fa spesso.

"È buono" afferma ridendo. "Giuro" prende una cucchiaiata e la alza, il pezzo di pane è zuppo, della zuppa. Faccio una smorfia mentre me l'avvicina al viso. "Dai. Prova" le afferro il polso quando capisco che vuole veramente imboccarmi.

"Smettila" Le sibilo alzando gli occhi al cielo. "Abbassi la mia autorità facendo così. Crederanno che tu sia qualcosa per me" le dico.

Lei si ferma, mi lascia toglierle la mano dal mio viso. "Oh, scusa" mormora con gli occhi bassi. Torna dritta.
 
La guardo. "Ti sei veramente offesa?" Chiedo confuso. "Lo sai che mi hai spezzato il cuore, vero? Che per colpa tua mi hanno preso in giro per il resto del settimo anno..." Non può fare cosi, non può.

Non capisco se finge o meno quando rialza lo sguardo e mi guarda seria. "Lo hai sempre saputo come sono, non capisco perché mi odi per questo." Il tono di voce è flebile, anche se serio, non sorride e non mi guarda con divertimento.

Perché hai passato mesi a farmi credere che ti saresti innamorata di me, a baciarmi di nascosto, a sorridermi a lezione, e quando ti ho detto dei miei sentimenti mi hai umiliato davanti a centinaia di studenti.

I miei occhi si fanno freddi, così come il mio viso, mi irrigidisco e lei nota il cambiamento perchè aggrotta le sopracciglia e socchiude le labbra, tra la confusione e la preoccupazione, è una recita che mi irrita parecchio. Distolgo lo sguardo, torno a guardare il mio piatto e a mangiare, deciso ad ignorarla. Rievocare il passato mi ricorda perché devo stare attento con lei, perché devo continuare a guardarla come fosse un serpente pronto a mordere.
Una vipera velenosa.

GIURO CHE HA TUTTO UN SENSO.

So che ora sembra non averne, ma ne ha, lo prometto.

Spero vi piaccia. Ditemi che ne pensate.

Baci
H

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