Capitolo 11. Rose
11.
No. No. Assolutamente no.
"Stai scherzando?"
"No. Ti ripeto il nome: Scorpius Hyperion Malfoy" Cazzo.
"Okay, ti ricontatto" mormoro premendomi una mano sulla fronte. Non ci credo.
"No. Non sono alle tue dipendenze, tesoro" Stringo il pugno sul telefono babbano che ho all'orecchio e prendo un bel respiro. La sua voce all'altro capo della linea è divertita ma tagliente, come a dirmi che non gli ci vorrebbe molto a incazzarsi. "Sai cosa devi fare. Riprenditelo, a costo della sua vita"
"Si, signore" Lancio il telefono sul letto e mi premo le mani sul viso, ignoro la fitta di dolore che mi provoca alla guancia. Non ci credo. "Cazzo. Cazzo!"
Devo controllare. Devo capire se hanno ragione. Devo capire cosa fare. Devo delineare un piano.
Qualcuno bussa alla porta.
Nascondo velocemente il telefono sotto il materasso, in un cuscinetto, e vado ad aprirla. Mi metto in viso un'espressione gentile e sistemo una ciocca rossa dietro l'orecchio.
"Hey, dolcezza" dico dolcemente. Nat mi fa un sorriso.
Lascio andare la porta e torno in camera. Afferro la giacca in pelle nera della divisa e me la infilo mentre il moro entra nella stanza.
"Buongiorno" mi dice felice. Si appoggia alla porta. "Sei sveglia" Ridacchio e mi sistemo le scarpe. "Come va la faccia?" Chiede gentile. Si avvicina per guardarmi il viso.
Mi raddrizzo e lo osservo. È proprio carino, ma è facile, troppo facile da distruggere, una noia. "Sto bene. Non sento quasi più male" alzo le spalle. Lui mi afferra il mento e mi osserva la guancia attentamente.
Questa mattina mi sono svegliata e avevo un livido viola grande quanto un'arancia in faccia. Si allarga da poco sotto l'occhio ad una narice, la parte più scura è quella dello zigomo, dove le sue nocche hanno incontrato il viso con più forza. Se lo tocco mi fa terribilmente male ma apprezzo il piccolo dolore, mi distrae.
"Sembra terribile" mormora il moro dispiaciuto. "Ieri ho detto ad Erik che se provava a difendersi inventando cazzate dal capo l'avrei ammazzato."
Evito un sorriso vittorioso.
Sono così coglioni, Merlino, distruggerli sarà così semplice.
"Non avresti dovuto" dico dolcemente. Gli accarezzo un braccio e mi sporgo per arrivare alle sue labbra. "È stato un incidente" alzo la mano libera per appoggiarla sulla sua guancia e sorrido.
"Sei troppo buona" dice divertito. "Io mi sarei incazzato da morire"
Un po' mi sento in colpa a starli prendendo in giro in tal modo, ma è solo un po'. So cosa devo fare, e lo farò, non posso permettermi sensi di colpa.
"È stato un incidente. Non voleva farmi così male" sussurro sulle sue labbra. "Però... sai, c'è un bel modo che mi interessa per farmi passare il dolore" dico accarezzandogli la mandibola.
Lui ride e passa la mano sulla mia schiena. "Dopo. Abbiamo lezione di strategia militare dopo colazione e se arriviamo in ritardo pure lì il capo ci distrugge veramente" si china e mi dà un bacio a fior di labbra.
Sorrido e approfondisco il bacio, giusto perché vedo Erik passare davanti alla mia porta in quel momento. Infilo le mani tra i capelli del moro e mi spingo verso di lui.
Erik ci guarda a lungo, poi stringe i denti e se ne va. Sorrido sulle labbra di Nat e mi stacco. "Andiamo" dico afferrandogli la mano e tirandolo fuori dalla mia camera. Chiudo la porta e la blocco con un incantesimo veloce. "Ieri ho visto Scorpius scrivere su dei fogli. Lavora ad alcuni casi?" Chiedo a Nat mentre camminiamo verso la sala mensa.
Nat annuisce leggermente. "Si, quando scrive su dei fogli o ne legge alcuni è perchè ha un caso tra le mani" Sorride. "Ogni tanto ci permette di guardare i fascicoli, dopo che li ha risolti. Ci chiede di capire cosa è successo e cerca di aiutarci a mettere in pratica quello che impariamo a strategia" Dice. "Ma quelli più importanti li tiene sotto chiave. Ha avuto quel caso sulla morte dell'ereditiera un mese fa, non lo avremmo saputo se non lo avessimo visto dal fascicolo ad un pranzo." Annuisco pensierosa. "Perché vuoi saperlo?" Chiede aprendomi la porta della sala mensa.
"Mi mancano i casi" mento. Rido e alzo le spalle. "Ho dei problemi"
Lui ride. "Ti capisco, anche a me piace questo lavoro. Ho passato gli ultimi sei anni in giro per il mondo perché non sapevo cosa fare della mia carriera ma mi piace qui. Aiutare le persone, magari catturare qualche criminale..." Nobile, da perfetto grifondoro.
"Sono sicura che ce la farai" dico dolcemente. Mi siedo ad un tavolo vuoto.
Lui sorride e mi fa l'occhiolino. "Poi questa divisa mi sta benissimo" si indica mentre si siede al mio fianco.
Rido e annuisco. I miei occhi scivolano sulla divisa, sul modo in cui aderisce perfettamente al suo corpo muscoloso, non è più grosso di Scorpius ma è poco più alto e si vede che ha qualche anno in più. "Concordo" annuisco ancora. Lui mi dà un buffetto su un braccio mentre il cibo compare di fronte a noi.
Comincia a parlare di qualcosa. Non lo ascolto e mi perdo nei miei pensieri.
Chi è il coglione che da il mio caso alla persona a cui starò attaccata per i prossimi quattro mesi? Come è possibile? Come è possibile dare a lui il mio caso quando sanno quanto mi sta a cuore? È stupido.
Ma, a loro discolpa, non sanno nulla di me, non sanno fino a dove potrei spingermi per riavere quel fascicolo.
Il biondo entra nella sala cinque minuti dopo. Nat afferra il mio braccio e mi costringe a mettermi in piedi, è divertente che mi stia tirando su perchè ha paura che il Malfoy si incazzi di nuovo. Sbuffo ma lo lascio fare, sbadiglio e sto dritta pigramente, senza mettermi in posizione.
"Hai bisogno del supporto?" Scorpius alza le sopracciglia mentre passa accanto a noi per sedersi al tavolo sulla piattaforma leggermente rialzata. "Se l'avessi saputo ti avrei regalato un bastone da passeggio" Nat mi lascia il braccio e continua a tenere lo sguardo basso.
I suoi occhi non si staccano da me, grigi come il cielo in tempesta. Inclino la testa leggermente e sorrido dolce.
Tu. Hai tu il mio caso. Hai tu la mia condanna, la mia vita.
"Buongiorno, signore" dico con tono gentile. Il biondo rimane freddo, anche se vedo la mandibola contrarsi.
"Gira il viso" ordina fissandomi. Non ci metto che pochi secondi per capire.
"Sto bene. Tutta questa preoccupazione non è da te, dolcezza" dico divertita, non obbedisco ma osservo con piacere i suoi occhi continuare a fissarmi, li abbassa sulla mia guancia e alza una mano, tutto in me grida di evitare che mi tocchi ma rimango ferma mentre mi afferra il mento e mi costringe a girare il viso, le sue dita sono calde e gentili, non applica troppa pressione, come se avesse paura di farmi male, comunque io lo lascio fare. "Sto bene" ripeto e alzo una mano per avvolgerla attorno al suo polso, i suoi occhi sfarfallano e li alza per incontrare i miei, sorrido e lui fa una smorfia e torna a fissare l'ematoma che ho sulla guancia. "Sto bene dolcezza, su"
"Vai in infermeria e cerca una crema per i lividi." Mi ordina fissandomi. I suoi occhi incontrano i miei con lentezza, mentre li solleva dalla mia guancia.
"Sto bene. Non mi serve." Alzo gli occhi al cielo e stringo leggermente il suo polso con le dita. Lui continua a fissarmi gelido.
"È solo una crema, accelererà la guarigione. Non correrò il rischio di qualche infiammazione." Dice serio. "È un ordine" alzo di nuovo gli occhi al cielo. "Sei insopportabile" afferma, una nota di stanchezza nella voce. Sorrido a vederlo perdere la pazienza. Nat alza la testa per guardarlo, è sorpreso, come se non avesse mai visto il biondo esasperato. "Mettiti una cazzo di crema e basta." Toglie la sua mano dal mio viso ed io la allontano dal suo polso. Mi afferra un braccio e mi tira verso di sé. "Vai" ordina spingendomi verso l'uscita. Sbuffo ma mi incammino. Lui mi lascia e mi osserva mentre vado verso la porta. Mi fermo a guardarlo prima di attraversarla - Fissa i suoi cadetti, gelido. "E che sia da lezione a tutti voi. Gli allenamenti servono a migliorare, non a menomare i compagni. Le lesioni vanno bene fino a quando non sono esagerate. Non ho intenzione di vedere mai più una cosa del genere."
"Si, signore" dicono all'unisono. Sorrido ed esco dalla stanza.
Scorpius mi ha dato anche un momento per andare a curiosare nel suo ufficio. Non è poi così lontano dall'infermeria, quindi mi fermo prima in quest'ultima. Cerco la crema con la magia e me la applico sul viso, anche se, per i cadetti, vedermi con la faccia lesionata accrescerebbe il loro odio verso Erik, non ho intenzione di vedere il mio bel viso rovinato per più di una settimana, è troppo per me.
Quando entro nell'ufficio di Scorpius lo trovo aperto, giro la maniglia ed entro con cautela, ma il ragazzo è troppo ingenuo per sistemare trappole o incantesimi per evitare che qualcuno guardi in giro. Vado diretta alla sua scrivania, ignorando la libreria che copre quasi un intero muro e il camino dalla parte opposta. Qui dentro c'è odore di fuoco e un sentore di bergamotto e mandarino, è il profumo del biondo, è piacevole.
Sfioro con le punte delle dita il tavolo di legno, è scuro e liscio al tatto, una lampada elettrica è sistemata in un angolo e varie bic babbane infilate in un portapenne nero, dei fogli sparsi sul ripiano. Osservo come sono sistemati i documenti prima di toccarli, dopo aver fatto un incantesimo sulle mie impronte. Sorrido quando trovo i fascicoli completi dei cadetti, ci faccio una copia e li materializzo nella mia stanza. Non trovo niente nei cassetti, c'è una pistola nel primo, una glock 17, nel secondo e nel terzo vari fascicoli inutili. Tento di aprire l'ultimo, quello più piccolo, ma lo trovo chiuso a chiave, strattono la maniglia con forza e applico alcuni incantesimi di apertura ma non c'è nulla da fare - il Malfoy è parecchio bravo con gli incantesimi di chiusura, a quanto pare. "Merda" mormoro.
Un rumore nel corridoio mi fa allarmare, mi paralizzo qualche secondo, aspettando di sentire altro, ma c'è solo lo scoppiettio del fuoco. Mi affretto comunque a sistemare tutto come lo avevo trovato e cammino piano verso la porta. Respiro piano e cammino senza far rumore, mi fermo vicino alla porta e ascolto, con l'orecchio appoggiato al metallo. Dopo aver constatato che non c'è nessuno, la apro. I miei occhi corrono nel corridoio vuoto, attenta.
Quando torno alla sala mensa, quasi tutti i cadetti se ne sono andati. Solo un gruppo siede in un tavolo, oltre al biondo accomodato nel tavolo sul piano rialzato, non mi guarda mentre cammino allegra verso Nat, seduto insieme a Catlin, Zelda e Mal, che mi fa un gran sorriso.
"Hai fatto? Si! Sembra andare un po' meglio. Almeno il gonfiore" mi dice il moro mentre mi siedo davanti a lui e accanto alla bionda. I suoi occhi non si staccano dalla mia guancia.
"Mi spiace, per Erik" Zelda mi accarezza un braccio ed io le sorrido, gentile.
"È stato un incidente. Non è successo nulla" dico tranquilla. Mi sporgo per afferrare una mela e la addento.
"Sei troppo gentile" Dice Catlin dolcemente. "È stato uno stronzo"
"Oh, e queste parole stanno uscendo dalla tua bella bocca Cat, o sono io che sento male?" Chiede Nat ridendo. Catlin arrossisce leggermente e gli dà una spinta alla spalla, lui ride e la guarda con affetto.
"A parte gli scherzi. Per me è un coglione da quando ha detto che i gay non sono veri uomini" Afferma Zelda irritata. Morde un biscotto.
Mal abbassa lo sguardo. Sbuffo e alzo le spalle. "Per me è lui che non lo è." afferma Nat. Mal appoggia gli occhi su di lui ma mantiene la sua espressione neutra. Sorrido a guardarlo.
"Noi andiamo. Mancano cinque minuti e non vogliamo arrivare in ritardo." Afferma Zelda alzandosi. Così fanno anche Mal e Catlin.
"Si. Vi teniamo il posto?" Chiede Cat dolcemente.
"Non vi preoccupate. Andate pure, anche tu Nat" gli faccio un bel sorriso. Lui fa per obiettare, apre la bocca, ma io lo precedo. "Finisco la colazione e vi raggiungo. Tienimi il posto. Voglio stare un po' da sola."
Nat mi guarda in silenzio, per qualche secondo, poi annuisce e si alza. "Ci vediamo dopo" mi dà un bacio sulla testa e segue il gruppo.
Mangio la mia colazione con calma, attendendo. Il biondo decide di sedersi di fronte a me cinque minuti dopo, prevedibilmente. "Arriverai in ritardo" afferma tranquillo.
"Anche tu. Sei o non sei il professore?" Chiedo divertita mentre alzo gli occhi su di lui. Il suo viso rimane di ghiaccio mentre abbassa le iridi sulla mia guancia ma un lampo di rabbia le attraversa, e non è con me che è incazzato, stranamente.
"Oggi ci sarà il capo della marina militare babbana a fare lezione" afferma, torna a guardarmi negli occhi. "La mia presenza non è necessaria."
Alzo le sopracciglia. "Come avete fatto a portare qui un babbano?"
"Chi ha detto che è babbano?" Sorride, alla mia sorpresa, e mostra quanto è più bello quando lo fa, gli si illumina il viso.
Hai il mio caso Scorpius? Se cosi fosse, mi dispiace molto per quello che ti farò, per come cadrai ai miei piedi, per il caos che ti creerò nella testa.
"Figo" affermo ridendo. Mordo una barretta energetica al cioccolato e bevo un po' di succo d'arancia.
"Hai messo la crema?" Chiede piano. Mi fissa con attenzione e, se non sapessi che quella nei suoi occhi è tutta preoccupazione, mi sentirei lusingata.
"Si. Vuoi diventare mia madre? Puoi fare a cambio con lei se vuoi" gli dico divertita.
Continua a guardarmi, serio. Il suo viso si rilassa leggermente, i suoi occhi grigi sono dubbiosi, indecisi e le sue labbra si contraggono leggermente, così come le sopracciglia chiare. Ha due occhiaie pesanti sotto gli occhi, forse questa notte non ha dormito. Sta in silenzio. Lo guardo - è bello, di quella bellezza ovvia ma comunque unica. Da adolescente aveva le guance più piene, il corpo più magro e sottile, la mascella meno delineata e i capelli più lunghi ma ora... ora il suo viso è definito, senza barba, come se se la facesse ogni giorno, i suoi capelli sono corti e in ordine, solo poche ciocche cadono ogni tanto lungo le tempie o sulla fronte. Il suo corpo è muscoloso, da auror, il petto ampio e le gambe toniche. Ha preso parecchi chili in cinque anni, ma li ha tutti trasformati in muscoli, lo Scorpius diciassettenne verrebbe distrutto da quello di adesso con un soffio.
Le sue labbra si contraggono ancora. "Scusa" afferma dopo un lungo silenzio.
Aggrotto le sopracciglia e lo guardo. "Cosa?" Chiedo genuinamente confusa. Mi sta facendo mostrare troppe emozioni reali, questo uomo.
"Scusa" ripete. Arriccia le labbra e alza le spalle. "Mi spiace per quello che ho detto su Deva. Non avrei dovuto, non se è morta così"
Non se è morta così.
Come fa a sapere come è morta? Solo coloro che hanno il caso in affidamento - oltre a me, altre cinque persone e tutte sotto il controllo dei ribelli - lo sanno, zio Harry e capitani importanti esclusi, ma questi non lavorano al caso, sanno solo le cose che gli diciamo.
Lo guardo attenta.
Hai il mio caso Scorpius Malfoy. E mi dispiace per te.
"Grazie" mormoro alzandomi dalla panca. Faccio scomparire i bicchieri e i piatti con un gesto della mano.
Lui si alza dopo di me. "Sono serio. Non avrei dovuto e hai fatto bene a incazzarti." Mi guarda dispiaciuto. "Sono stato uno stronzo"
Gli sorrido. Scaccio la sorpresa e metto su un'espressione divertita. "Grazie, dolcezza" dico, il tono stucchevole. "Lo sapevo"
"Insopportabile" sibila alzando gli occhi al cielo.
Rido. "Preferisco le scuse in ginocchio" affermo maliziosa. Lui mi fulmina con un'occhiataccia.
"Non accadrà mai" dice. Mi dà le spalle e cammina verso la porta.
"Vedremo" rido a voce alta.
Vedremo, Scorpius Malfoy, quanto resisterai.
Che succede a Rose? Idee?
Non dico molto perchè sto partendo, spero vi piaccia.
Baci
H
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