Ora che ci penso...non ha senso abbattersi per una lettera misteriosa... Oh! Ma che dico! Muoio dalla voglia di scoprire cosa c'è scritto nella lettera.

"Sgualdrina! Ho bisogno dei miei tacchi verde chiari!!" sento la voce di Genoveffa rimbombare per la casa. Potrebbe rompermi i timpani, la sua voce è cosi...stridula!

"Si. Te le porto subito sorellastra!" dico, cominciando a prendere i suoi tacchi da un armadio contenente solo le sue scarpe.

"Cosa hai detto?!?" una voce che urla alle mie spalle mi fa sobbalzare, mi giro di scatto "Lei è la Signorina Genoveffa per te! Non voglio più sentire quella parola da parte tua! Tu non sei degna di avere una sorella come mia figlia." La mia matrigna mi urla con tono forte e deciso. Io abbasso istintivamente il volto.

"Mi scusi madre." dico prendendo i tacchi.

"Ora muoviti e porta i tacchi a mia figlia!" dice andandosene. Io con i tacchi in mano mi dirigono verso la stanza di Genoveffa.

Entro in quella camera e la Signorina Genoveffa si volta velocemente verso di me.

"Mia madre ha fatto bene a sgridarti! Io non sono la tua sorellastra e tu non sei la mia. Io sono bella tu...tu sei solo una sgualdrina." dice Genoveffa truccandosi in maniera esagerata.

Io non le rispondo, le do i suoi tacchi e vado in camera, la soffitta. Neanche il tempo di sentirmi che il mio nome viene pronunciato nuovamente.

"Cenerentola! Il mio vestito della Domenica!" la voce di Anastasia si sente in tutta la casa. Mi dirigo all'armadio contenente tutti i suoi vestiti e ne estraggo un abito lungo e arancione, un abito degno di una principessa. L'abito è così lungo che non permette di vedere le ballerine arancioni che abbina spesso a quest'abito.

"Arriva!" dico a bassa voce. Non mi interesse se non mi ha sentito.