Caro Andrew...
Castelli di sabbia, come quelli che da piccola costruivo sulla riva di Vanporter, castelli che si scioglievano al sole. Castelli distrutti dalle onde della notte: scure e violente, si infrangevano su quelle mura fragili, fatte di arena e conchiglie, lasciandone solo un cumulo di polvere sulla sabbia umida. Polvere e macerie, Andrew, è questo ciò a cui ci siamo miserabilmente ridotti. Polvere e macerie, nient'altro resta dei castelli di sabbia che abbiamo costruito nel corso di questi anni; li abbiamo visti crollare proprio dinanzi i nostri occhi, e non abbiamo fatto nulla per rimetterli in piedi, no. Abbiamo ammirato tutto da lontano, pensando di poterci salvare da tanta distruzione, ma non avevamo ancora capito che, a distruggere quei castelli di sabbia eravamo stati noi. Ci siamo distrutti con le nostre stesse mani, ci siamo cavati i nostri pezzi e li abbiamo gettati lontano.
Andrew, ricordi quella volta al mare? Avevi detto che quello era l'angolo più bello del mondo e che da quel momento sarebbe stato solo nostro. Sedevamo sugli scogli soli, io e te, nessuno sapeva di noi, solo il mare, ma il mare non parla. Custodisce i suoi segreti ed il ricordo degli amori che nascono e affogano con lui, si nutre delle briciole dei baci che cadono dalle labbra, dalle nostre labbra. Mi baciasti per la prima volta, come se fosse anche l'ultima. Un bacio rubato, timido, rapido. Adesso capisco a cosa ti riferivi quando mi ripetevi di aver paura: tu avevi paura di me, di cosa avrei potuto fare, di cosa avresti potuto fare, perché ti eri scoperto vulnerabile, fragile. Ecco perché sei scappato da me. Perché io ho distrutto la tua armatura, perché non riesci a difenderti da me. Sai, Andrew, sono tornata lì, quando te ne sei andato, per raccogliere qualche briciola di bacio, per trovare sugli scogli il silenzio del tuo addio, per trovare un senso a tutti quei baci, a tutte quelle parole, all'amore del giovedì sera. Ma il mare ha divorato tutto, si è ripreso tutto ciò che è suo, prima, però, mi ha invitata ad entrare nel suo ventre per trovarci i tesori che cercavo: il prezzo era morirci. E così ogni volta che affioro nel tuo ricordo mi sembra di affogare. E ora dimmi: se t'avessi detto che ti amavo, cosa avresti fatto? Saresti rimasto o saresti scappato via? E se t'avessi detto che ti odiavo, cosa avresti fatto? Saresti rimasto o saresti scappato via? Da cosa sei scappato? Da te stesso, da me o da noi?
Nota dell'autore:
Cari lettori, mi spiace non riuscire più ad aggiornare spesso Castelli Di Sabbia ma, come ho già detto un po' di tempo fa, l'università ed il lavoro hanno rubato tutto il mio tempo e mi hanno terribilmente rallentata nella scrittura del romanzo. Tuttavia eccoci qui al primo Caro Andrew..., una sorta di diario che ho voluto introdurre nella storia e che ci permetterà di penetrare ancora più a fondo nella turbolenta intimità di Jelena e ripercorrere, insieme a lei, quelli che sono stati i momenti più significativi della sua vita.
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