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nineteen - second part

Yoongi non faceva che pensare a quello che aveva appena fatto Jin. A giudicare dalla sua piccola danza della vittoria e dal sorriso sul suo volto, era sicuro che Namjoon avesse accettato di uscire con lui.

Seokjin si era portato la testa per giorni interi, chiedendo a Yoongi consigli su come invitare l'altro ragazzo. Ma cosa ne poteva sapere Yoongi? Già si trovava in grande difficoltà a corteggiare Jimin - perché in fondo era quello che stava facendo.

Eppure quella sera gli sembrava di aver sbagliato tutto. Non aveva aspettato altro se non vederlo di persona. Forse Jimin si era offeso perché non gli aveva scritto neanche un messaggio, ma neanche un'ora prima si erano fatti i complimenti a vicenda per i capelli. Non capiva cosa avesse fatto di strano. Era solo perché aveva provato a prendergli la mano?

I suoi mille dubbi passarono in secondo piano non appena vide nuovamente il ragazzo avvicinarsi dietro al bancone dopo aver portato un vassoio ad un gruppo di persone.

Si perse ad ammirarlo in ogni suo particolare: dalla scioltezza con cui si muoveva - dovuta all'abitudine di compiere quei gesti quasi ogni giorno - fino alla bellezza di tutte le sue caratteristiche. Il taglio inusuale dei suoi occhi, le sue guance paffute che avrebbe solo voluto riempire di baci, così come quelle labbra carnose che non lo aiutavano mai a concentrarsi su qualcosa che non fosse Jimin.

Yoongi quasi non si riconosceva più. Non era abituato a fare questi pensieri su qualcuno. Di solito non aveva il tempo di fare caso alle piccole caratteristiche di qualcuno, perché quando avrebbe potuto farlo, il posto sul letto accanto a lui era già vuoto.

E nonostante tutto ciò che quel ragazzino lo stava portando a fare gli sembrasse strano, in qualche modo gli piaceva. Lo faceva sentire... sereno.

— Hyung, che ci fai ancora seduto qui? Non giochi stasera? — la voce di Jimin lo risvegliò dai suoi pensieri e scosse la testa in risposta.

— Non mi va. — ammise.

— Oh, okay. — fu tutto ciò che ottenne in risposta, prima che l'altro scomparisse di nuovo fra i tavoli, dando il cambio a una sua collega.

Quella sera a Yoongi stava scoppiando la testa per i troppi pensieri. E stare in quel luogo - stranamente - non lo aiutava. Non aveva voglia di ubriacarsi per una volta.

Si alzò e a passo svelto si fece strada fuori dal locale. Lo sbalzo di temperatura lo fece rabbrividire, e si pentì di non essersi portato dietro una giacca. Fece vagare lo sguardo intorno a sé, notando varie coppie intente a limonare o gente che fumava, e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni le sue sigarette e l'accendino. Ne prese una dal pacchetto, la accese con attenzione, mettendo a coppa la mano per riparare la fiamma dal leggero venticello.

Quando finalmente la accese, posò le altre cose in tasca e si sedette su un muretto, facendo alcuni tiri. Espirò il fumo grigiastro creando una nuvoletta che si dissolse poco dopo. La sua mente vagava senza che lui avesse il controllo su di essa per fermarla. Non sapeva cosa fare. Aveva bisogno di distrarsi, ma nemmeno le sigarette sembravano funzionare.

Tutto ciò a cui riusciva a pensare era Jimin. E cosa volesse da lui. Era sicuro di una cosa sola: con Jimin voleva fare le cose per bene.

Finì in fretta la sua sigaretta e buttò la cicca per terra, schiacciandola con il tacco della scarpa per spegnerla. Si sistemò la camicia e ritornò dentro. Diede una veloce occhiata al suo cellulare per vedere che ore fossero. Non era tardissimo.

Camminò nuovamente verso il bancone ma non vide Jimin. Stava per chiedere a qualcuno dove fosse, quando due mani si posarono sulle sue spalle. - Hyung. - si voltò a quella voce.

— Jimin. — non poteva nascondere di essere saltato leggermente in aria. Il minore ridacchiò alla sua reazione.

— Dov'eri finito? — gli chiese il grigio, scrutandolo con occhi attenti.

— Ero a fumare. — ammise, optando per la verità. Jimin si mordicchiò il labbro inferiore, abbassando lo sguardo.

Yoongi portò due dita sotto al mento di Jimin e glielo fece sollevare, portando i loro sguardi ad incrociarsi. Jimin arrossì a quel gesto, ma ebbe il coraggio di sostenere lo sguardo.

— Posso chiederti una cosa azzardata? — gli domandò Yoongi, non accennando a scostarsi. L'altro annuì, con la curiosità ora a mille. — Potresti uscire prima da lavoro? Voglio portarti in un posto. —

Jimin spalancò gli occhi, — Ehm... Non lo so. Finisco tra nemmeno due ore, non puoi aspettare? — sperava non ci restasse male. Ma lo pagavano già poco per stare lì e non voleva rischiare l'unico posto di lavoro che avesse mai avuto.

— No, hai ragione. Scusami. — Yoongi fece un piccolo sorriso, maledicendosi mentalmente per avergli chiesto una cosa del genere. Gli lasciò il mento e si chinò a posargli un delicato bacio sulla guancia.

Jimin avvampò a quel contatto e mormorò un "a dopo", prima di correre nuovamente dietro il bancone.

Le seguenti due ore passarono davvero lentamente per Yoongi, che si era rifiutato di bere altri alcolici ed era rimasto poggiato al bancone alternando lo sguardo tra la folla, il cellulare e, soprattutto, Jimin. Aveva bisogno di restare sobrio quella sera.

Quando finalmente vide il più piccolo scomparire nel retro del locale e capì che avesse finito il turno, sospirò sollevato. Non ce la faceva più a restare lì dentro.

Ripose il cellulare in tasca, si alzò dallo sgabello e si sgranchì le gambe. Si diresse fuori dal locale, appoggiandosi al solito muretto mentre aspettava Jimin. Stava per accendersi una sigaretta, ma si ricordò che doveva stare con Jimin e non voleva puzzare di fumo - sapendo anche quanto desse fastidio all'altro.

Nel frattempo Jimin era nello spogliatoio. Invece di cambiarsi, era seduto su una delle panchine di legno, con le mani fra i capelli. — Dove pensi che vuole portarmi, eh? Hai qualche idea? — chiese in ansia a Namjoon.

Prima aveva fatto finta di nulla, ma le parole di Min Yoongi l'avevano lasciato di stucco. Non si aspettava un comportamento del genere da lui, e la curiosità lo stava uccidendo.

— Invece di stare qui a crogiolarti nei tuoi dubbi che ti stanno divorando, preparati e va' da lui. Su! — Namjoon gli diede una spintarella per farlo alzare e ci riuscì.

Jimin si sciacquò, si cambiò la camicia e tolse titubante il cerchietto. Non sapeva se tenerlo o meno, considerando che al suo hyung piacevano. Ma dato che non sapeva dove l'avrebbe portato, decise di toglierselo definitivamente.

Si spruzzò un po' di profumo - da una boccetta che teneva sempre lì dentro l'armadietto - e prese il cellulare. — Allora, beh... Vado. — borbottò mentre salutava Namjoon, che lo strinse a sé.

— Divertiti. — gli fece l'occhiolino e Jimin arrossì, scappando via dal locale.

Quando fu finalmente fuori, respirò a pieni polmoni l'aria fresca della sera. Un brivido gli attraversò la schiena, nonostante il giubbotto leggero che indossava. Gli bastò volgere lo sguardo da un lato, per adocchiare il suo hyung appoggiato al muretto, che lo aspettava.

Come se gli avesse letto nel pensiero, l'altro si voltò e gli sorrise ampiamente mentre gli andava in contro. Jimin non si sarebbe mai abituato a vederlo sorridere, era uno spettacolo quando lo faceva.

— Finalmente... — disse solo, prima di avvicinarsi e lasciare un tenero bacio sulle labbra di Jimin. Quel gesto così intimo e genuino lo lasciò tanto alla sprovvista che non ebbe neanche il tempo di chiudere gli occhi.

Il suo cuore batteva all'impazzata e le sue guance erano di un colore che credeva non fosse neanche umano. Yoongi ridacchiò a quella vista, intenerito dai modi infantili ed adorabili di Jimin.

E tanto per mettere a rischio la sanità mentale di quest'ultimo ancora una volta, Yoongi fece scivolare silenziosamente la sua mano in quella del più piccolo, mentre lo invitava a camminare.

— Yoongi- — iniziò a dire il grigio, ma l'altro lo interruppe.

— Scusami, fammi parlare un secondo. — gli disse con un piccolo sorriso. Si fermò dopo pochi passi, facendo voltare Jimin verso di sé. Il minore lo guardava confuso: non sapeva cosa aspettarsi; il suo hyung aveva cambiato atteggiamento così velocemente che Jimin doveva ancora assimilare bene il tutto.

— Dimmi... — parlò con il cuore in gola.

— Park Jimin, sento che voglio fare le cose per bene con te ed evitare di giocare e girarci intorno. Quindi, beh, ti andrebbe di uscire con me? Stasera? — chiese tutto d'un fiato.

n/a
credo sia uno dei miei capitoli preferiti.

e apprezziamo la namjin che fa progressi

+ scusatemi, ma oggi sono stata così occupata che sto iniziando a studiare ora per il compito di francese di domani (kill me, pls) e mi ero quasi dimenticata del capitolo

-mic

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