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eleven

Jimin stava tranquillamente camminando fra i tavoli da biliardo, raccogliendo bicchieri sporchi e vassoi abbandonati.

Sistemò alcune stecche da gioco al loro posto e continuò il suo giro. Il suo turno stava quasi finendo e il casinò si stava già svuotando.

Si diresse al bancone, posando tutte le stoviglie, ma appena si girò si trovò davanti il suo bellissimo hyung dalla pelle chiara e i capelli neri.

— Hey, Jiminie... — mormorò il maggiore, con un'espressione divertita dalla sorpresa del biondo.

Quest'ultimo invece perse il respiro a ritrovarsi nuovamente tanta bellezza davanti agli occhi. Yoongi lo attirava in un modo che non riusciva a spiegarsi, e ciò lo infastidiva.

— Hey. — sussurrò, incapace di mantenere un tono di voce stabile.

— Quando finisci? —

— Fra cinque minuti. — mille pensieri passarono per la mente di Jimin. Calmati, non farti film mentali, idiota.

— Va bene, ti aspetto fuori. Ti va di fare un giro con me, uh? — il tono di voce di Yoongi era canzonatorio ma anche ansioso. Dal canto suo il maggiore sapeva bene cosa voleva: sperava con tutto il suo cuore che il più piccolo accettasse.

— Ehm, okay. — disse il minore, arrossendo. Yoongi sorrise intenerito, ma si ricompose subito.

— Ci vediamo tra un po', gattino. — Yoongi gli lasciò una carezza sulla clavicola scoperta dalla camicia sbottonata, e a passo elegante e lento uscì dal casinò.

Jimin deglutì a fatica, restando per qualche secondo in quella posizione. Poi si riprese e corse nello spogliatoio.

Non sapeva se fare in fretta per non fare aspettare Yoongi, o temporeggiare per non farsi prendere dall'ansia. Non sapeva nemmeno se volesse davvero uscire con Yoongi.

Ma avanti, chi voleva prendere in giro? Certo che sarebbe uscito volentieri con lui. Solo che non sapeva che tipo di uscita avesse in mente il maggiore. Jimin sperò che non lo avesse attirato a sé solamente per ottenere... quello.

Scosse la testa scacciando via i pensieri, si tolse il cerchietto - riponendolo al suo posto accanto agli altri nell'armadietto -, ma decise di tenere le calze rosa. Facevano parte di lui ormai. Si sciacquò velocemente e si mise una camicia pulita che aveva sempre di ricambio. Si sistemò un attimo i capelli davanti allo specchio, prima di uscire di fretta, scontrandosi con qualcuno.

— Oh, Jimin-ssi, dove vai sistemato così? — chiese Namjoon, sudato dalla testa ai piedi. Jimin sembrava non fosse mai stato a lavoro quella sera.

— Ugh, sto... Ehm, uscendo con Yoongi hyung. — spiegò, con un leggero sorriso.

Namjoon non disse nulla, si limitò a fargli l'occhiolino, ricevendo in cambio una gomitata nel fianco da Jimin, che subito dopo si affrettò verso la porta d'uscita.

Quando l'aria fresca della Seoul serale lo colpì in pieno viso, Jimin si sentì rinvigorito. Non si era accorto fino a quel momento di quanto caldo facesse nel casinò.

Si guardò intorno in cerca dello hyung, e lo trovò appoggiato ad un muretto qualche metro più avanti, intento a fumare una sigaretta. In quel momento sembrava ancora più bello.

Una gamba piegata contro il muro per stare in equilibrio, la bocca semiaperta da cui talvolta fuoriuscivano delle nuvolette di fumo grigio, la pelle nivea - coperta da una camicia nera con stampate delle rose rosse - illuminata dalla luce della luna.

Jimin si morse il labbro e chiuse un secondo gli occhi, prima di avviarsi in direzione del ragazzo. Quest'ultimo quando lo vide, buttò la cicca quasi finita per terra e la calpestò.

Il primo a parlare fu Jimin, senza guardarlo negli occhi. — Non dovresti fumare. —

— Non mi importa. Mi aiuta a calmarmi. — si giustificò Yoongi.

— Da cosa? — chiese Jimin, senza malizia o altro. Era solo curioso.

— Vuoi davvero iniziare col piede sbagliato? — sbottò il moro, facendo arretrare di un passo il biondo, che abbassò gli occhi.

Non si ricordava che Yoongi fosse così sgarbato. Era sempre stato gentile e sorridente con lui, ma cominciò a pensare che forse era stata solo una maschera, un modo per attirarlo; si era cacciato in un bel guaio.

— Avanti, andiamo. — lo incitò il maggiore, iniziando a camminare. Le strade vicino al casinò erano leggermente popolate, soprattutto da gente ubriaca e malintenzionata.

Jimin sapeva che quella zona non era delle migliori - e nemmeno il suo lavoro -, ma aveva imparato ad accontentarsi. A stringere i denti ed andare avanti. Ma a volte sentiva il bisogno di staccare la spina e prendere una pausa da tutto. Forse era anche per quello che aveva accettato all'istante di uscire con un mezzo sconosciuto come Yoongi.

— Dove stiamo andando? — chiese curioso il biondo, voltandosi verso Yoongi.

— Non fare domande. — Jimin sbuffò e decise di stare zitto, più perché si era offeso che per fargli un favore.

Dopo alcuni minuti, Yoongi parlò, — Hai da accendere? — chiese con una faccia di bronzo.

E a quel punto Jimin non si trattenne e gli diede uno schiaffo nella nuca, facendo trattenere una risata all'altro.

n/a
spero questo capitolo vi piaccia, anche se a me non convince molto.

qualcuno è riuscito a prendere i biglietti per i bangtan? io proverò venerdì, incrociate le dita per me *sigh*

-mic

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