9.4
[ma che figoni della madonna sono i miei idoli?]
Corsi ad abbracciarle, mentre delle lacrime tentavano di lasciare i miei occhi.
«No, no, no. Non piangere. Non voglio nessuno sbaffo sul mio lavoro.» mi ammonì Kelly con aria fiera. Io scoppiai a ridere, mordendomi il labbro inferiore per la contentezza e la tensione.
«Mamma, non ci posso credere!» le dissi balbettando. Cominciava a mancarmi il respiro, nel senso buono, però.
«Tesoro, è il tuo regalo di compleanno un po' anticipato.» ci scherzò su la donna.
Io scossi la testa incredula. Non poteva essere vero. Avrei visto Luke. E gli altri. Dal vivo.
Poi qualcosa di malinconico mi si insinuò in testa.
«Ma i ragazzi saranno a così pochi metri da me e non potrò abbracciarli...» constatai, pentendomene subito. Avevo la fortuna di vederli dal vivo e mi lamentavo. Che cretina.
«Chissà, magari li vedremo dopo. In fondo Luke è il tuo ragazzo.» disse Kelly sorridendo. Suonava ancora strano sentirselo dire.
«Beh, quando entriamo?» chiesi impaziente. Non sarei stata capace di attendere tutte quelle ore lì davanti.
«Tra un po' dovrebbero aprire in cancelli. Ma a noi non interessa.» mi rispose mia madre.
«Perché no?» le chiesi confusa. Fino a prova contraria tutti gli spettatori entrano dai cancelli.
«Luke è o non è il tuo fidanzato?» domandò retoricamente lei.
«Già, hai ragione.» ridacchiai.
Passammo il tempo rimanente a scattare foto con Kelly e a ridere elettrizzate per ciò che stava succedendo. Mi sentivo la persona più felice del mondo.
Però, quando una decina di minuti dopo, ci si avvicinarono tre grosse guardie del corpo, due emozioni contrastanti si fecero spazio dentro di me. Il panico e la sorpresa. Il panico, perché pensavo che avessimo fatto qualcosa di sbagliato e quindi ci stessero venendo a rimproverare. La sorpresa, perché forse sotto tutto quel comportamento strano di mia mamma e Kelly, ci fosse qualcosa di veramente bello.
I tre uomini si fermarono a parlare con mia madre e chiesero i nostri documenti. Poi ci fecero segno di seguirli. Due avanti e uno dietro. Passammo da una via secondaria in modo da non essere sotto gli occhi di tutti.
«Eccoci qui. Potete anche continuare da sole. L'ultima porta a destra è quella principale.» disse l'uomo che stava in testa, fermandosi davanti ad un'ampia porta a battenti.
«Vi ringrazio. Ella, Kelly, andiamo!» mia madre fece un cenno ai tre uomini che rimasero all'entrata a guardarci le spalle, forse per paura che qualche pazzo fanno facesse irruzione.
Mentre percorrevamo quel corridoio male illuminato, capii cosa stesse succedendo. Stavamo andando ad incontrare i 5sos. Io avrei visto Luke. L'avrei abbracciato per tutte quelle volte che avrei voluto, ma non avevo potuto.
Accelerai il passo quando fummo a pochi passi dalla stanza che ci era stata indicata. Mia madre e Kelly - con la fotocamera del cellulare già aperta, pronta a riprendere tutto - si fermarono dietro di me ed io le guardai.
«Bussa.» mi incitò la più grande. La minore non smetteva di sorridere, saltellando sui suoi stessi piedi. Io mi avvicinai ancora alla porta e sollevai una mano, tremante, prima di sbatterla piano sul legno. Troppo leggero. Provai di nuovo, due volte e finalmente la porta si aprì, rivelandomi sullo sfondo Luke. Non vidi neanche se ci fossero gli altri dietro o ai lati. Corsi da lui, che mi attendeva a braccia aperte, e gli saltai letteralmente in braccio. Mi prese stringendomi forte a sé. Lo abbracciai come mai avevo fatto con qualcuno.
«Luke...» cominciai a piangere, scostandomi in modo da vederlo bene in faccia. Non credevo ai miei occhi. Ero lì con lui. Con Luke. Fra le sue braccia.
«Ella, amore mio.» disse lui, e delle lacrime solcarono le sue guance, mentre entrambi sorridevamo.
«No, non piangere.» gli dissi ridacchiando. Con il pollice gli asciugai il volto nelle parti umide, e poi mi chinai verso di lui.
I nostri nasi si sfioravano. I suoi occhi azzurro limpido erano fissi nei miei. I nostri respiri sincronizzati. Non ci importava che ci stessero guardando, così Luke posò delicatamente le sue labbra sulle mie. Portai le mie mani dietro al suo collo e approfondii il bacio, per qualche secondo, prima che degli applausi rompessero il silenzio che si era creato.
Io e Luke ci distaccammo. Mi morsi il labbro inferiore mentre lui mi fece scendere. Avevo le guance rosse e accaldate, ed il cuore, felice come non mai, batteva all'impazzata.
Solo in quel momento mi accorsi degli altri ragazzi della band ai lati della stanza. Senza esitare, mi divincolai dalla presa di Luke e corsi ad abbracciare Calum. Kelly corse da Michael e poi da Ashton.
«Cal, grazie, grazie per tutto. Ti adoro.» biascicai contro la sua maglietta, abbracciandolo. Ricominciai a piangere.
«Tranquilla, Ella. È stato un onore conoscerti.» mi sorrise ed io ricambiai. Andai da Michael, ridacchiando alla vista dei suoi capelli.
«Oh mio dio, sto davvero per parlare con Michael Clifford?» scoppiai a ridere seguita a ruota da lui, che poi mi strinse fra le sue braccia. Faceva un buon profumo.
«Sei una grande, Ella!» gli battei il cinque e raggiunsi Ashton.
«Ash...» mormorai sorridendo ed abbracciandolo. Quando ci allontanammo lo guardai in faccia, mentre sorrideva, e mi venne una divertente idea in mente.
«Posso toccarti le fossette?» gli chiesi provocando una risata generale, compresa la mia. Lui annuì e così posizionai le dita negli incavi ai lati della sua bocca per qualche secondo.
«Grazie, è stata la cosa più emozionante di sempre!» esclamai ironica.
«Di sicuro!» rise anche il riccio.
I ragazzi si precipitarono a salutare mia madre e a ringraziarla per aver fatto funzionare il piano.
«Piano?» chiesi sollevando un sopracciglio, confusa.
«Certo, e come pensavi che avessimo organizzato tutto questo?» disse Kelly ridendo.
Annuii.
«Questi matti hanno avuto un'idea geniale.» continuò. Ecco chi era la mia migliore amica. Una ragazza espansiva e buffona. Lo era sempre stata.
Scoppiammo tutti a ridere e rimanemmo a parlare per alcuni minuti. Mancava ancora un po' al concerto.
Ad un tratto Luke mi raggiunse, posando le mani sui miei fianchi.
Sapevo fosse alto, ma dal vivo lo ero ancora di più. Con i suoi quasi due metri mi sovrastava. Io ero poco meno di un metro e settanta.
«Sei la mia piccolina.» sussurrò nel mio orecchio facendomi sorridere.
«Posso rubarvela un attimo?» chiese poi a mia madre e agli altri. Lei annuì e mi fece l'occhiolino mentre io arrossii.
Il mio ragazzo mi prese per mano e mi portò fuori dalla stanza, lungo un altro corridoio.
HI OR HEY
Grazie mille a tutte per i messaggi ed i commenti che mi avete lasciato ieri riguardo ciò che ho raccontato. Siete tutta la mia vita. Grazie, grazie, grazie❤️
-Mic
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