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18. Something really LGBT happened to me yesterday.


"Non può essere stato tutto un trip." Portai il cuscino sulla faccia, per nascondermi da quel bastimento carico carico di merda che mi stava travolgendo, insieme al mal di testa e la nausea, anche conosciuto come la mia vita.

Beh, volevo una tregua dalla mia vita. 
Fu esattamente ciò che ottenni. In un'accezione molto contorta e certamente inconciliabile con la mia idea di tregua, ma a conti fatti di quello si trattava. 

Quando aprii gli occhi, quella mattina, capii che tutto sarebbe profondamente cambiato da quel giorno in poi. E no, il fatto che avessi compiuto diciotto anni il giorno prima c'entrava davvero poco. Avrei dovuto fare i conti con ciò che sono, con chi sono davvero. Volevo già riaddormentarmi, sperando che quelle sensazioni corrosive svanissero.
Tra le varie versioni di me, qual è quella autentica?

Capii anche, finalmente aggiungerei, che ero completamente perso. La mia imbranataggine, la confusione, la sensazione costante di non capire nulla di ciò che succedeva attorno a me, venivano alimentate dalle sostanze fornitemi quotidianamente dall'ambiente circostante. Non esitavo a narcotizzare le mie sensazioni e la mia sensibilità, pur di sopravvivere a tutto ciò che la vita mi lanciava contro. 

Nutrivo, giorno per giorno, lo stato di dormiveglia in cui ero completamente sprofondato, pur di sfuggire all'angosciante insensatezza della mia situazione. Pur di sopire l'intuizione di un tassello mancante, che la percezione razionale fatica a cogliere e per questo è causa di turbamento. Per scappare dall'opprimente sovrastimolazione del mio cervello problematico mi spegnevo, trovavo distrazioni, a volte le distrazioni trovavano me. Non ero il solo ad aver abboccato perfettamente all'esca, purtroppo, e ciò mi disturbava ancora di più.

Quella mattina, per la prima volta dopo anni, sentii di essermi davvero svegliato. 
La nebbia, che sembrava constantemente accompagnare i miei pensieri, iniziava a diradarsi. Non potevo definirmi ancora lucido, ma sicuramente più attivo, bisognoso di capire, di fare chiarezza. 

Il mio corpo invece, reduce da ciò che gli avevo fatto subire la sera prima, era un completo rottame. Vivere era un'agonia a prescindere, ma quando il corpo è distrutto, diventa logorante. Soprattutto se deve riabituarsi a vivere da sobrio, eliminando i vantaggi della narcotizzazione. 

In ogni caso, il buio creato dal cuscino sulla mia faccia mi fece ricordare ciò che immaginavo essere un sogno, fatto mentre dormivo, probabilmente. 

Ero per strada, sullo sfondo il gelido e sconfinato lago Michigan, i lampioni malfunzionanti e il buio così fitto da impedire la vista oltre una decina di metri. Bianca era seduta sul molo di cemento, con le gambe a penzoloni sul'acqua scura. In mano aveva un corno, un vero corno di mucca, scavato ed intagliato, in cui mi sembrava di intravedere della schiuma scura di birra. Molto metal

"Cosa c'è Will? Non sei contento? Ci siamo riusciti." Sorrise invitandomi a bere, ma il mio stomaco era completamente devastato, quindi rifiutai.

"A fare cosa?" Chiesi sedendomi accanto a lei per osservarla meglio. La mia vista era annebbiata, non riuscivo a mettere a fuoco i lineamenti del suo viso.

"A portare mio fratello tra le tue braccia, sciocco, era questo il piano." Ridacchiò beffarda, dandomi una spintarella amichevole. 

"Ah, non ricordavo di aver ideato un piano." Sbottai onesto, senza alcuna malizia o ironia.

"È normale, ma tranquillo, serviva per dimostrarti quanto possano essere schifosi i nostri genitori. Rimossa l'idea della divinità sono essere ignobili, stupidi, approfittatori, rancorosi, senza scrupoli. Pronti a mandare i propri figli verso morte certa non appena si sentono minacciati. Con un senso di giustizia rivoltante." Bianca fece una pausa drammatica versando qualche goccia di birra nel lago con riverenza, prima di scolarsi l'intero corno in un solo sorso. "Dovremmo uccidere i nostri padri." Esclamò gioiosa prima di emettere un rumoroso rutto.

"Uccidere i nostri padri." Le feci eco come ipnotizzato.

"Bravo, e poi continuare a vivere la nostra vita, sicuramente normale senza di loro. Te lo immagini Will? Una vita senza doversi preoccupare di Ade, di Apollo e di tutti i fottutissimi problemi che la loro esistenza comporta. Anche solo per vendicarti, sai, di averti messo al mondo e poi lasciato solo, abbandonato ad affrontare la vita con le tue sole forze, mentre la loro presenza complica ancora di più le cose." La sua voce era suadente, calma, compiaciuta, ma allo stesso tempo entusiasta dell'immagine creatasi nella sua e, ormai, anche nella mia testa.

"Bevi quest'acqua e non essere drammatico." Mia sorella mi sfilò il cuscino dalla faccia, riproponendomi il bicchiere, che stavolta afferrai. In effetti avevo davvero molta sete. La luce mi colpì quando lei si spostò e io la percepii come una lama conficcata nelle tempie.
"Cosa ricordi di ieri sera?" Bevvi quasi tutto il bicchiere in un sorso. 

Beh, non era facile rispondere a quella domanda. Facevo difficoltà a distinguere ciò che avevo vissuto da ciò che avevo immaginato, figuriamoci parlare di ricordi.

Da quel momento in poi la mia vita per i successivi giorni divenne un costante ripetersi di déjà vu. A volte era così forte la sensazione di rivivere situazioni che mi girava la testa e dovevo sedermi. Ma coscientemente, razionalmente, non ricordavo nulla. Il limite tra i sogni, i ricordi, le illusioni e la realtà era definitivamente incrinato, compromesso, sta volta anche da sobrio. 
L'immagine di Nico sorridente sul tetto sfrecciò davanti ai miei occhi.

"Ricordo Nico, c'era anche lui, vero? Tu ci hai visti. Ti prego Kay non dirmi che ho immaginato tutto." Biascicai speranzoso, con il fiato sospeso.

"Sei ossessionato, Will." Mia sorella sbuffò facendo roteare gli occhi, sintomo di estremo fastidio.
"Avrei voluto non vedervi, ad essere onesta." Ripresi a respirare.
"Ricordi qualcosa in particolare, magari qualcosa di cui Nico ha parlato?" Chiese con sguardo indagatore.

"Sì, stupidi discorsi sulla magia, anzi no, aspetta cos'era... sulle divinità o qualcosa del genere." Dovetti fermarmi e chiudere gli occhi per un capogiro. Mi sforzai per ricostruire le immagini nella mia mente. "Ricordo Malcolm, oh no, è stato arrestato di nuovo?" La mia espressione doveva essere davvero esilarante perché a mia sorella scappò una risatina.

"Più o meno, appena te la senti vieni al piano di sotto e capirai." Ridacchiò, rilassando per un attimo la smorfia stanca sul suo viso.

"C'era Lou nel-" provai a dire portando una mano alla bocca quando realizzai. La torta nel sangue. La nausea che già attanagliava il mio stomaco si trasformò in conati e contrazioni. Prima che riuscissi a dire altro Kayla mi fermò, continuando con le spiegazioni.

"Non c'è bisogno di descrivermi la scena, c'ero anche io. Sta meglio ora, almeno lei. Sua mamma se ne sta prendendo cura." Posò dolcemente il palmo sulla mia spalla mentre mi sfilava il bicchiere da mano, tremavo così tanto che quasi rovesciai il resto dell'acqua sulle coperte.
"Will, calmo, sei molto stanco, dovresti riposare."

"No, voglio capire."

[•••]

Impiegai più di mezz'ora ad alzarmi dal letto, andare in bagno a sciacquarmi la faccia e scendere le scale. Ero lento, troppo lento.
Ma la scena che mi si parò davanti fu esilarante, ripagò tutto lo sforzo di portare il mio rottamabile culo al piano di sotto.

"Perché Nico è ammanettato alla lavatrice?" Chiesi osservando con sguardo perso Nico davanti a me, incredibilmente vero, tangibile ed incazzato. Fui profondamente sollevato che almeno lui fosse vero, senza pensare minimamente a ciò che questo comportasse. 

"Vuole uccidere suo padre." Sussurrò distrattamente mia sorella a denti stretti.

"Ucciderò mio padre." Ribatté lui deciso, ricevendo una mia occhiata preoccupata e confusa. Quanto avrei voluto prendere il suo viso tra le mani e schioccare un bacio su quella fronte adorabilmente aggrottata. Invece sentii come un colpo secco e doloroso nel retro del mio cranio. Andai a sedermi su una sedia accanto al tavolo, ne avevo davvero il bisogno, mentre la voce di Bianca nella mia testa ripeteva in loop 'uccidere i nostri padri'.

"Frena, dobbiamo parlarne tutti insieme." Kayla alzò la voce cercando di far ridimensionare il criminale in manette che non accennava a stare fermo, nonostante l'impedimento. Ma esattamente tutti insieme chi?
Sentii il divano scricchiolare e, sporgendomi un po', cercai di mettere a fuoco la figura sdraiata in salotto. Aveva una zazzera bionda, troppo curata per appartenere ad Apollo, un paio di occhiali da vista con la montatura scura. Jason?
Mi chiesi se fosse possibile che un paio di ore di sonno in più avessero precluso la comprensione del resto della mia vita. Probabilmente sì.

"Ti prego, non dirmi che-" sei serio, avrei voluto continuare, ma fui ininterrotto da uno sbuffo impaziente.

"Sei pronto?" Mi chiese Nico fissandomi negli occhi. Era uno sguardo severo, disperato, stava cercando in tutti i modi di riportarmi con i piedi per terra mentre la mia testa era ancora tra le nuvole.
"È pronto?" Si rivolse a mia sorella dubbioso.

"Non lo so, ma non abbiamo tempo da perdere." Rispose Kayla. Da quando c'era complicità tra i due? Era tutto così incasinato che sentivo i neuroni spegnersi ad ogni parola strana e sguardo d'intesa tra Nico e mia sorella. E quello non fu nulla in confronto a ciò che Nico cominciò a raccontare.

"Da dove iniziare? Beh, sicuramente da quando tu sei scappato via lasciandomi con Jason." Nico mi puntò il dito contro facendo stridere fastidiosamente la catenella delle manette.
"Quel- lasciamo stare, se devo insultarlo voglio essere sicuro che mi senta, involontariamente mi ha rivelato la sua natura semidivina e ha spezzato la magia." Nico abbozzò un mezzo sorriso lanciando un occhiata al divano alle sue spalle.
"Non sa tenere un segreto con me."  Carini, davvero molto carini, ma andiamo avanti per favore prima che il mio stomaco decida di rivoltarsi completamente e riverniciare la cucina. Pensai.
"Quindi tanti saluti alla mia vita mortale. Ovviamente all'inizio non ci credevo, ho continuato come se niente fosse a fare la mia vita mortale, finché non mi sono ritrovato inseguito da due poliziotti che mi sparano contro causandomi questo-" provò ad alzarsi la manica con la mano destra, che però era quella ammanettata e rimase bloccata a mezz'aria. Dopo un grugnito di frustrazione alzò il braccio sinistro, lasciando scivolare giù la manica e indicò con la punta del naso un'evidente abrasione sul lato esterno del bicipite. Mi chiesi come avessi fatto a non accorgermene la sera prima e ne dedussi che ero così perso in me stesso da ignorare una ferita. Sul corpo di Nico. Ero una delusione.
"Dicevo? Giusto, trovandomi alle strette ho sentito qualcosa dentro di me attivarsi e ho provato ad arrampicarmi su un cassonetto. Volevo tuffarmici dentro e provare a viaggiare tra le ombre. Smettetela di guardarmi così, al mio cervello sembrava la cosa più logica e naturale da fare. Mentre mi concentravo e contemporaneamente mi arrampicavo, uno dei due bastardi mi ha afferrato per un piede, non senza assaggiare un po' di suola dei miei anfibi, ovviamente. E nulla, poi mi hanno portato via, ma questo già lo sapete."

"Ok, ma non hai spiegato come sei arrivato qui." Aggiunse Kayla che aveva ascoltato tutto con attenzione e sembrava credere ad ogni cosa il piccolo concentrato d'ira ammanettato dicesse. Sarò ripetitivo, ma mi sembrava assurdo che tutti avessero perso i lumi della ragione nel giro di una notte.

"Una tizia è passata a trovarmi ieri." Disse distrattamente, ma sembrava celare qualcosa che scuoteva la sua emotività in qualche modo.

"Ma ieri non era giorno di visite." Lo interruppi io. Se lo fosse stato sarei corso da lui.

"Era una importante a quanto pare, bionda, capelli ricci. Ora che ci penso probabilmente era una dea. Ma ehi, anche io sto cercando di ricostruire i miei ricordi e la mia identità. Tutta questa roba mi sta facendo impazzire." Nico si scostò una grossa ciocca di capelli dalla fronte, appoggiandosi alla lavatrice a cui era ammanettato, sembrava stanco.
"Mi ha detto di chiamarsi V." Che strano, la V. che ho conosciuto io non era bionda. Pensai. 

"La dea dell'amore? Quella V.?" Chiese mia sorella stupita. Allora la conosceva anche Kayla, quindi esiste, altra conferma che non sono pazzo.

"Venus." Dicemmo insieme con gli occhi che ci brillavano. Qualcosa scattò nelle nostre testoline lente, quando incrociammo lo sguardo incredulo e carico di emozione. Qualcosa che non si può spiegare razionalmente, ma che ci riempì di consapevolezza. Gli dei esistevano. Finalmente quell'idea iniziò a farsi spazio concretamente nella mia mente. E sono alleati LGBTQ+. 

"È stata lei a spingermi a-" Nico si fermò pensieroso, i suoi occhi indugiarono su di me, prima di distoglierli bruscamente quando notò che me ne accorsi, abbassandoli verso il pavimento. "-usare i miei poteri, a dirmi che Bianca non è Bianca e Lee non è Lee. Pian piano ci arrivereta anche voi." Il suo sguardo si incupì, malinconico. Avrei voluto correre ad abbracciarlo ma avevo il corpo intorpidito, lo stomaco in subbuglio e il cervello in una centrifuga. Rimasi immobile.

"Ma se anche lei non è chi sembra, come sappiamo che possiamo fidarci?" Chiese mia sorella, la donna dalle mille domande. La sua voce squillante, come il grillo parlante, riusciva sempre a riportarmi alla realtà.

"Ci ha aiutato." Esclamammo insieme io e Nico, per la seconda volta, arrossendo. Kayla rise, non capivo cosa ci trovasse di divertente in quella valanga di assurdità aggrovigliate fra loro che ci stava crollando addosso.

"A proposito di riformatorio, Malcolm?" Chiesi io.
"Una delle ultime cose che ric- ma che ca-" caddi con le chiappe sul pavimento dallo spavento quando accanto a me, proprio sopra al tavolo, apparve una nuvola di vapore luminoso ed iridescente. La condensa sembrò dipanarsi e lasciar intravedere tre volti ben distinti, un ragazzo e due ragazze. Kayla e Nico non si scomposero più di tanto, anzi, fissarono attenti quella specie di ologramma.

"Nico! Oh ciao Will, ciao Kayla. Dannazione, non mi aspettavo di vedervi, mi dispiace dirvelo così ma beh, siamo semidei..." Percy Jackson iniziò il suo spettacolo, protagonista: l'imbarazzo. Non a caso fu subito interrotto dalla sua ragazza, Annabeth. Mi alzai dal pavimento e faticosamente tornai al mio posto. 

"O forse se siete tutti lì riuniti evidentemente ne stavate parlando. Nico perché hai-" La sorella di Malcolm fu interrotta di nuovo e scosse la testa, lasciando cadere la frase incompleta, preferì non chiedere altro.

"La perdita di memoria è orribile ragazzi, ci sono passato, più di una volta." Percy la interruppe ritornando al centro della nuvoletta iridescente. Il suo faccione fluttuante sul mio tavolo durò poco, perché Annabeth lo spinse via definitivamente iniziando a raccontare.

"Fatto sta che eravamo venuti qui per cercare Apollo, poi anche Zeus è scomparso e magicamente ci siamo ritrovati a vivere la nostra vita da mortali. Per due anni. Non ho ancora capito bene come sia successo, ma sospetto centri qualcosa il lago Michigan." Sentii una martellata dietro la nuca quando la sua testa riccia si spostò per lasciar vedere il lago dietro di loro. Era lo stesso punto del sogno in cui era apparsa Bianca, se non fosse per il sole.
"Sto divagando, non abbiamo molto tempo. Un gruppo di dei ignoti sta tenendo Zeus addormentato su una delle isolette del lago. E se ve lo state chiedendo no, i poteri di Poseidone non funzionano in questo lago, quindi Percy è completamente inutile, ma per fortuna ho Piper." La ragazza fece un occhiolino all'altra.

Zeus. I poteri di Poseidone.
Mi veniva da ridere. Sembrava di essere ad una fiera di fumetti o un seminario accademico sulla mitologia.
Per me fu traumatico. Un conto è quando ti dicono di essere un semidio a dieci anni, non ti fai domande, ci credi perché la tua vita è già assurda abbastanza e finalmente scopri perché. Ma a diciotto anni, quando devi davvero vivere in una società e mandare avanti una famiglia non ti viene facile credere che tuo padre senzatetto è in realtà il dio del sole e di molteplici altre cose e alcuni dei ignoti tengono prigioniero Zeus nel lago Michigan. Nessun adulto sano di mente ci crederebbe.

"Grazie, anche io ti amo." La voce di Percy arrivò da lontano, ben chiara e distinta.

"Mi dispiace, non volevamo coinvolgervi... a proposito, lasciate stare Hazel e Frank, ok? Si meritano un altro po' di normalità, anche Leo. Tuttavia, se qualche stronzata mortale dovesse compromettere la missione allora vuotate il sacco, siete autorizzati." Spiegò la bionda, con fare autoritario. E così eravamo in missione. Apparentemente per trovare mio padre e salvare Zeus. E Hazel, Frank e Leo erano semidei come noi. Ottimo.

"Ma perchè tutta questa segretezza? Non sarebbero utili semidei in più?" Chiese Kayla e io, dall'alto della mia limitata comprensione, pensai che non avesse tutti i torti. 

"Se non dovessimo riuscire in tutto questo almeno loro continueranno a vivere una vita più o meno normale. Ci è sembrato egoista togliere questa possibilità anche agli altri." Spiegò Annabeth. Non riuscire significava morire provandoci, immaginai. Grandioso.

"Posso uccidere mio padre?" Chiese Nico intromettendosi subdolamente nella conversazione.

"Eviterei." Rispose secca la bionda, prima di essere distratta da qualcosa in lontananza.

"Ne riparliamo dopo, esplosioni." Disse l'altra ragazza, Piper, che fino a questo momento non era riuscita a prendere parola a causa dei battibecchi tra i due suoi compagni di viaggio, prima di svanire insieme alla nuvola di foschia scintillante sulla mia tavola.

I suoi tratti indigeni mi ricordavano qualcosa, mi sembrava di conoscerla, ma non avevo memoria cosciente di lei. La mia emicrania si intensificò, strinsi la testa tra le mani poggiando i gomiti sul tavolo. Cercai di processare tutte quelle informazioni facendo ordine nella mia testa con grande difficoltà. Infatti ci rinunciai, decidendo di accettare acriticamente come vero tutto ciò che avevo vissuto fino a quel momento, per provare a rimanere sano di mente e non iniziare a iperventilare rannicchiato su una sedia. 

"Dicevi di Malcolm?" Chiesi esausto, quella giornata era iniziata da circa un oretta e già ne bramavo la fine. Ancora non sapevo perchè fosse ammanettato alla mia lavatrice in cucina. Dovevo concentrarmi su una sola cosa per volta e quella, di sicuro, mi interessava.
Nico si schiarì la voce e riprese a raccontare.

"Dopo il macello con Lou, Malcolm mi ha preso in disparte, mi ha spiegato che Annabeth gli aveva raccontato la verità, sotto consiglio di Jason a cui avevo raccontato parte dei casini mortali che stavamo combinando. Giusto in tempo, il baby poliziotto aveva trovato i sonniferi e l'erba, stava indagando su di noi. Dopo il discorsetto di sua sorella ha iniziato a fare da infiltrato lavorando per coprirci."

"Sì ma questo non c'entra, arriva al punto." Lo spronò mia sorella, che stava preparando un toast con marmellata e burro d'arachidi. Per la poca attenzione che sembrava dare a Nico immaginai già conoscesse la storia. 

"Stamattina è passato a controllare se stessimo bene e mi ha detto di aver interrogato Ade. Gli ha confessato di aver cercato di uccidere Bianca quando ha scoperto i sonniferi e di essere disposto a qualunque cosa pur di non tornare in carcere. Non ha potuto assistere al resto dell'interrogatorio, ma è convinto che sia stato lui ad incastrarmi. Mio padre. Voglio ucciderlo." Scosse nervoso il polso ammanettato, come un mastino in catene.

"Ma se Bianca non è Bianca quindi non ha effettivamente provato ad uccidere Bianca." Aggiunse Kayla. Dovetti rifletterci un po' per capire il senso di ciò che aveva appena detto.

"Poco importa chi sia Bianca, a quanto pare anche gli dei non hanno memoria di esserlo, ma sono consapevoli di essere i nostri genitori. Quale genitore prova ad uccidere sua figlia? O manda in galera suo figlio per pararsi il culo? Uno che deve morire, sicuramente." Esclamò Nico infuriato alzando il tono.

"Di Angelo stai calmo, abbassa la voce, mi fa male la testa." Jason, dal divano, sbraitò mantenendosi le tempie. Su questo dovevo assolutamente concordare.


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Capitolo spiegone caotico, tutto per voi. C'è molto da processare e Will ne sa qualcosa.

Odio i capitoli pieni di dialoghi ma purtroppo era necessario. Non mi piace per niente, ma ormai non mi piace più nulla nella mia vita, che novità. 

Beh che dire follettini e follettine, spero di riuscire a mettere in pratica tutto quello che ho in mente in tempi umani e concludere questa storia nel giro di due-tre capitoli. Già piango.

Intanto sono curiosissima di sapere cosa ne pensate, se avete qualche teoria, qualche sospetto, qualsiasi cosa. Se avevate colto qualche inizio nei 17 capitoli precedenti o se sono stata così ermetica da non lasciare intuire nulla.

A prestooo,
la vostra caotica dvnky

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