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5 // Ricordi

T/N's POV


Quando i nostri ramen giunsero al tavolo, iniziammo subito a mangiare nel più completo silenzio e più i secondi passavano, più la mia mente faticava a trovare un buon argomento di cui parlare, facendo salire considerevolmente il mio imbarazzo.

"Quindi sei amica di Gou da tanti anni?" chiese lui ad un certo punto.

"Uhm? Beh, sì!" risposi. "Fin dai tempi delle elementari."

"Capisco."

"Immagino che lo stessa valga per te e Rin, o sbaglio?"

Sosuke alzò gli occhi dalla sua ciotola di ramen per lanciarmi uno sguardo profondo come non ne avevo mai visti e, pochi secondi dopo, tornò a mangiare come se nulla fosse.

"Sì, è così", disse. "Era da cinque anni che non ci vedevamo. Ho vissuto a Tokyo fino a pochi mesi fa ma sono tornato per il mio ultimo anno di liceo."

"Posso comprendere la tua scelta."

"E perché mai secondo te?"

La sua domanda era prevedibile, e probabilmente mi ero esposta troppo nella mia presunzione di provare a capire i suoi sentimenti, ma decisi comunque di tentare.

"Beh, se eri un compagno di nuoto di Rin fin dalle elementari e siete così amici, forse sei tornato perché hai il desiderio di nuotare ancora con lui. Posso capire cosa si prova; ai tempi anche io nuotavo ed era una bella sensazione poterlo fare con i propri amici. Spero di averci azzeccato", sorrisi.

"Ciò significa che non nuoti più?" chiese posando le bacchette sulla ciotola di ramen e portando il mento sul palmo di una mano.

Mi bloccai davanti a quella domanda, ma non volevo lasciare troppo controllo alle mie ansie.

"Sì, esattamente", ammisi abbassando lo sguardo. 

"Perché? Se posso chiedere."

Nella mia mente, infiniti modi per iniziare a spiegare ciò che mi era successo iniziarono a vorticare non portandomi però ad alcuna soluzione utile. Detestavo toccare l'argomento, ma mi sembrava scortese non rispondere alla sua domanda.

"Non importa, va bene così. Scusa per avertelo chiesto", parlò il ragazzo dopo alcuni secondi in cui non avevo accennato a rispondere.

"N-No, è che..."

"Tranquilla", disse rivolgendomi un dolcissimo sorriso. "Piuttosto dimmi, cosa ti piace fare? Quali sono i tuoi hobby?"

Lo trovai davvero gentile nell'accettare la mia difficoltà nel raccontare ciò che provavo e, con il suo solo sorriso, riuscì a distrarmi come se nulla fosse. 

Durante le ore successive parlammo di moltissimi argomenti, e mi ritrovai a rilassarmi sempre di più in sua presenza. Mi sentivo serena, come potessi essere completamente me stessa senza sentirmi giudicata, e molto spesso ci ritrovammo a ridere insieme su alcuni aneddoti che ci raccontavamo a vicenda. Sembrava che il malessere che avevo intravisto nei suoi occhi il giorno in cui lo avevo incontrato si fosse volatilizzato nel nulla, lasciando spazio ad un ragazzo tranquillo e molto più profondo ed interessante di quanto avessi potuto preventivare. 

Mi piaceva sempre di più. 


- - -


"E quindi quella volta è stato un vero disastro!" risi uscendo dal locale insieme a Sosuke mentre ero intenta a raccontargli una scena vissuta durante una gara di nuoto durante la mia infanzia. "Insomma, non avevo messo i piedi nel modo corretto sulla pedana e quando mi è toccato tuffarmi, sono scivolata nella piscina in maniera abbastanza plateale ed impacciata. Si sono messi tutti a ridere ma ho comunque ripreso a nuotare come se nulla fosse. Inutile dire che abbiamo perso quella staffetta per colpa mia."

"Bè, ti fa onore", commentò il ragazzo.

"Per quale motivo?"

"Hai ripreso a nuotare come se nulla fosse nonostante la tua brutta figura e per me è una cosa degna di nota. Alcuni bambini che nuotavano con me si sarebbero messi a piangere e sarebbero corsi dai loro genitori in preda al panico."

"Ahah, davvero?" risi rivolgendogli un grande sorriso. "Allora ti ringrazio!"

"Non c'è di che", sorrise anche lui mettendo entrambi le mani nelle tasche della giacca.

Calò il silenzio e temetti che fosse ormai giunta l'ora di salutarci. Mi diedi un'occhiata in giro osservando i pochi passanti intenti a camminare sul marciapiede godendo delle fresche ore serali e, quando riportai gli occhi su Sosuke, lo scoprii mentre mi osservava con un sorriso accennato ma particolarmente dolce. Il mio cuore mancò un battito, ma tentai di rimanere composta.

"Se... Se devi tornare alla Samezuka non c'è problema", dissi.

Il ragazzo ci pensò su qualche secondo per poi dare un'occhiata veloce all'orologio. 

"No, è ancora presto. Piuttosto, conosco un'ottima gelateria qui vicino. Ti va di andarci?"

"Certo che sì!" sorrisi entusiasta.

A solo qualche isolato dal ristorante in cui avevamo cenato, e a pochi passi dall'ospedale di Higashinami, giungemmo a destinazione ed ordinammo una coppa gelato a testa. Io optai per la mia solita combinazione di crema e stracciatella, mentre Sosuke ordinò una pallina al caffè e una al cioccolato. Essendo un amante del gelato da parecchio tempo, negli anni mi ero divertita a leggere gli studi fatti in base alle personalità correlate ai vari gusti, e mi ritrovai a sorridere davanti a quelli scelti dal ragazzo mentre uscivamo dalla gelateria. Ci azzeccavano perfettamente.

"Uhm? Perché ridi?" chiese lui alzando un sopracciglio. 

"Sai, per divertimento ho letto alcuni articoli su degli studi fatti in correlazione tra i gusti del gelato e la personalità di chi li ordina", risposi.

"E cosa dicono i tuoi?" 

Non mi aspettavo quella domanda. Di solito tutti quelli con cui parlavo dell'argomento erano interessati principalmente al significato dei gusti scelti da loro, ed era la prima volta che qualcuno mi chiedeva esplicitamente qualcosa che mi riguardasse senza che dovessi essere io ad aprire l'argomento.

"Allora..." dissi riordinando i pensieri. "Crema di solito indica persone amorevoli, solidali, impulsive ed idealiste. Stracciatella invece sarebbe scelta principalmente da persone generose e combattive."

"Affascinante", commentò lui con sorriso mentre ci sedevamo su un muretto di fronte alla gelateria. "E ti ci ritrovi?"

"Abbastanza, in realtà", sorrisi. "Vuoi sapere i tuoi?"

"Vediamo, dai."

"Sii onesto però! Dimmi se ci azzecco o meno!" risi lanciandogli un occhiolino.

"Lo prometto", annuì.

"Ok. Il gusto al caffè indica persone coscienziose, scrupolose e perfezioniste, soprattutto a livello morale. Mentre il cioccolato è da persone empatiche e pure, seducenti, affascinanti ma a tratti ingenue. Che ne dici, può avere senso?"

In quell'istante, Sosuke mi sorprese. Scoppiò in una forte risata in cui cercò di trattenersi il più possibile fallendo miseramente. Ne approfittai per osservare imbambolata i suoi bellissimi e rigidi lineamenti, alleggeriti dalla spensieratezza del suo sorriso. Era la cosa più bella che avessi mai visto, carica di una purezza che mai avevo avuto modo di ammirare in vita mia.

"S-Scusami, T/C, non stavo ridendo di te", sorrise cercando di ritornare composto. "È che...non credevo che dei semplici gusti di gelato potessero definire così tanto una persona. Devo dire che, a parte un paio di aggettivi che non posso affibbiarmi da solo, ci sta perfettamente. E' davvero assurdo, forse troppo."

"Ahah..." risi imbarazzata. "Sono felice di averci preso."

"Ci hai preso benissimo."

Quando concludemmo i nostri gelati, gettai le cartacce nel cestino al nostro fianco e ritornai a sedermi sul muretto vicino al ragazzo. Quella sera il cielo era particolarmente limpido ed era possibile ammirare una grande quantità di stelle data la presenza di pochi lampioni disseminati lungo la strada in cui ci trovavamo. 

Mille pensieri mi affollarono la mente, ma sembrava essere tutto tremendamente più semplice in compagnia di Sosuke che in quel momento aveva il viso rivolto verso il cielo per osservare le stelle.

"Volevo ringraziarti, Yamazaki", mormorai.

"Per cosa?" chiese voltando lo sguardo nella mia direzione.

"Per essermi stato vicino il giorno dello Splash Fest senza nemmeno conoscermi. Sei riuscito a farmi stare meglio."

"Ne sono davvero contento. Spero solo che ciò che ti tormentava non fosse qualcosa di particolarmente grave."

Nonostante di solito faticassi parecchio ad aprirmi, in quel momento venni pervasa dall'improvviso bisogno di raccontargli ogni cosa, ma temevo che il mio racconto avrebbe potuto infastidirlo o, anche peggio, allontanarlo. Riuscii però a trovare il coraggio di aprire bocca quando incrociai il suo sguardo incuriosito dal mio silenzio. Raramente mi ero sentita tanto al sicuro a fianco di un'altra persona.

"Hai...Hai voglia di ascoltare?" chiesi titubante.

"Certo che sì", rispose mostrandomi un debole sorriso.

"Praticamente..." sospirai. "Avevo otto anni quando persi i miei genitori e il mio fratello più piccolo durante una forte tempesta mentre ci trovavamo a largo della costa. Mio padre era un biologo marino, e voleva farci passare un weekend spensierato ad osservare la fauna marittima, ma le cose non sono andate come si aspettava. La tempesta ci colse in piena notte e per un mancato avviso dalla guardia costiera non tornammo a terra in tempo. Il mio fratellino cadde in mare per primo e, dato che nuotavo ormai da parecchi anni, mi gettai per tentare di salvarlo. Lo persi di vista e poco dopo mio padre cercò di raggiungermi per provare a salvare almeno me, ma non arrivò mai. La barca venne ribaltata da una grande onda e..."

Strinsi i pugni posati sulle mie ginocchia mentre abbassavo la testa per celare le lacrime che iniziarono a liberarsi dai miei occhi.

"Va bene così", disse Sosuke. "Non ti sforzare oltre. Mi dispiace davvero moltissimo."

"S-Sai cosa mi fa più rabbia di tutto ciò?" chiesi con la voce rotta dal pianto, mentre le lacrime cadevano copiose andando a bagnare i dorsi delle mie mani. "Che nonostante tutti i miei sforzi, è come se fossi ferma al punto di partenza. L'unica cosa che riusciva a liberarmi completamente la testa era nuotare, ma...non posso neanche più fare quello. Quando mi trovo da sola davanti ad una distesa d'acqua vado nel panico, nonostante una voce dentro di me mi implori di gettarmi per potermi divertire come facevo da bambina. Mi sento un'idiota. Io... Io vorrei tornare a nuotare serena come facevo una volta dato che mi manca davvero tantissimo. Ne ho bisogno, ma... non so cosa posso fare per sbloccarmi. Sono tanto, tantissimo esausta... N-Non ce la faccio più."

Passarono alcuni lunghi secondi di silenzio in cui feci di tutto per tornare a pensare lucidamente per riprendere il pieno controllo del mio corpo. Non mi ero mai sfogata così tanto con qualcuno, nemmeno con Gou. Avevo sempre tenuto per me la mia necessità di tornare a nuotare come facevo una volta per evitare di dare troppo da pensare a chi mi circondava, ma con Sosuke era stato tutto così naturale da mettermi paura. Mi sentii in colpa per averlo costretto ad ascoltare i miei drammi, e tentai di ricompormi asciugandomi velocemente il viso bagnato di lacrime con il dorso di una mano.

"P- Perdonami, Yamazaki", mormorai voltandomi leggermente nella sua direzione e sforzando un sorriso. "Mi sono lasciata troppo andare, non era mia intenzione dist..."

In quell'istante, Sosuke inclinò il busto nella mia direzione e fermò il suo viso a pochi centimetri dal mio. Rimasi immobile non riuscendo a comprendere quel gesto ed il ragazzo si limitò ad osservarmi con occhi seri.

"Se te lo proponessi, accetteresti il mio aiuto?" chiese.

"I-In che senso?"

"So che non sono nessuno per te e che non dovrei permettermi di chiederti certe cose, ma sarei molto felice se potessi fare qualcosa."

"T-Ti ringrazio, ma..." mormorai arrossendo.

"Allora lo accetteresti?"

"C-Certamente, però non vorrei che..."

"Perfetto", disse mettendosi in piedi e porgendomi la mano invitandomi ad alzarmi. "Vieni con me."



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