29 // Alba
T/N's POV
La serata del matrimonio, nonostante le mie peggiori aspettative riuscì comunque a dare ragione alle mie speranze, e sia io che Sosuke riuscimmo a goderci il momento. Non ballammo molto, ma durante i minuti in cui riuscii a convincere il ragazzo a rimanere sulla pista da ballo, godetti spesso e volentieri dello sguardo della madre di Sosuke posato su di me mentre vedeva il suo adorato figlio sorridere e riuscire a divertirsi in mia compagnia. Speravo di farle cambiare idea sul mio conto in futuro ma, anche se non ci fossi riuscita, mi sarebbe bastato rendere felice lo splendido ragazzo che si muoveva imbarazzato con movimenti meccanici davanti a me a ritmo di musica.
Tornati a casa, mi ritirai subito nella mia stanza ma riuscii a donare un veloce bacio al ragazzo augurandogli la buonanotte e, complice la stanchezza della lunga giornata, appena toccai il letto mi addormentai.
La mattina seguente venni svegliata da Sosuke, e mi accompagnò a fare il giro turistico di Tokyo che mi aveva promesso. Ero euforica mentre mi guardavo intorno notando anche i più piccoli particolari che quella meravigliosa città aveva da offrire: il vecchio stile che si mescolava magistralmente con il nuovo, piccoli templi nascosti anche nelle vie più inaspettate, profumi dei cibi di strada più disparati, le metro perfettamente organizzate e puntuali, i negozi che vendevano oggettistica di ogni tipo e gusto e la vitalità costante e sprizzante di energia che contraddistingueva ogni angolo. Mi stavo letteralmente innamorando di Tokyo.
Giungemmo infine all'Università delle Arti e, con voce e mani tremanti, consegnai i miei lavori migliori e compilai la mia richiesta d'iscrizione; non mi rimaneva che attendere sperando che mi prendessero come loro studentessa per l'anno a venire.
Nel tardo pomeriggio tornammo a casa di Sosuke per raccogliere le nostre borse e tornare ad Iwatobi, ma la madre di Sosuke lo trattenne per alcuni minuti chiedendogli di parlare con lei. Lo attesi per una ventina di minuti in ingresso, con la compagnia di Kazuma intento a raccontarmi delle sue competizioni di Judo, la disciplina in cui eccelleva meglio a detta sua. Quando Sosuke ricomparve, notai che il volto sorridente a cui avevo avuto il piacere di assistere per tutta la durata della giornata trascorsa insieme si era spento, ed il suo sguardo malinconico era rivolto a terra mentre aggiustava il borsone sulla spalla sana.
"Buon viaggio", si limitò a dire la donna chiudendo la porta della cucina e sparendo finalmente anche alla mia vista.
Salutammo Kazuma e ci dirigemmo verso la stazione di Tokiwadai per prendere il primo treno in direzione di Iwatobi. Riuscii a godere ancora un po' del piacevole paesaggio urbano di Tokyo fin quando non dovemmo cambiare mezzo che ci allontanò dalla città nel giro di alcuni minuti, mostrandomi davanti agli occhi una vista sempre più rurale in totale contrapposizione con la capitale. Sosuke si limitava ad osservare oltre il finestrino con aria assente e, nonostante le domande che gli ponevo, continuava a rispondermi a monosillabi. Probabilmente il discorso con la madre era stato puntato sulla condizione della sua spalla e sul suo desiderio di partecipare alle prossime Regionali, nonostante il rischio di romperla definitivamente e rendere il suo recupero impossibile. Mi rattristava vederlo così teso, e lo scontro ormai quotidiano con il mio senso di impotenza tornò a farsi sentire.
Arrivammo ad Iwatobi a notte ormai inoltrata e salutai Sosuke sul treno in modo che potesse proseguire il suo percorso verso la Samezuka. Grazie al vagone vuoto data l'ora, riuscii a rubargli un veloce bacio e scesi alla mia fermata rimanendo ad osservare il treno allontanarsi.
Mentre tornavo a casa sentii il telefono vibrare nella tasca e lo presi subito tra le mani.
'Perdonami per il mio silenzio di oggi', citava il messaggio di Sosuke, e non esitai a rispondere.
'Non preoccuparti, spero solo che tu riesca a stare meglio.'
'Ci vediamo ancora prima delle Regionali, vero?' replicò poco dopo ignorando la mia frase precedente.
'Certo! Mercoledì vedo la psicologa ma per il resto non ho impegni. Le Regionali sono tra due settimane, giusto?'
Poco dopo giunse un altro messaggio.
'Sì. Grazie per il weekend, la tua presenza è stata molto importante per me. Fammi sapere quando arrivi a casa.'
'Grazie a te per avermi dato l'opportunità di esserci. Sono arrivata giusto ora.'
'Bene. Allora buonanotte, T/N. Grazie ancora.'
Era da qualche tempo che avevo la forte tentazione di lasciargli un 'ti amo' in fondo ad uno dei nostri soliti messaggi, ma mi ero sempre trattenuta. Non avevo alcuna intenzione di forzare le cose, ma sapevo che presto o tardi si sarebbe liberato dalle mie labbra senza che me ne accorgessi. I sentimenti che provavo per lui erano un fiume in piena, e sarei stata in grado di gridare al mondo intero quanto fossi irrimediabilmente innamorata di quel ragazzo splendido e dagli occhi azzurri e malinconici.
- - -
"Così l'hotel sarebbe questo?!" sbottai in totale ammirazione davanti all'enorme palazzo in cui risiedeva l'albergo dove avrebbero pernottato i partecipanti alle regionali. "Quando ho prenotato la stanza non avevo affatto visto le foto della facciata!"
"Eh già!" sospirò Gou. "Mi spiace che non siamo in stanza insieme, però. Non è stato possibile aggiungere il letto in più nella stanza mia e di Ama-sensei."
"Peccato", annuii abbassando lo sguardo.
Il giorno delle Regionali era ormai giunto ed avevo viaggiato insieme alla squadra del liceo Iwatobi per raggiungere la città in cui si sarebbe svolto l'evento. Mi trovavo insieme a Haruka, la cui unica intenzione fin da quando eravamo piccoli era nuotare in stile libero, Makoto, specializzato nel dorso, Rei per lo stile a farfalla ed infine Nagisa, specialista dello stile a rana. Gou era la manager del Club e non poteva astenersi dal presenziare, esattamente come la professoressa Miho Amakata, denominata da noi Ama-sensei, che era l'insegnante incaricata del suddetto Club, mentre io avevo scelto di presenziare principalmente per stare vicina a Sosuke; sarebbero stato un giorno intenso e non volevo lasciarlo solo.
Varcammo le porte scorrevoli dell'albergo e, mentre Ama-sensei era impegnata a rivolgere parole di incoraggiamento ai suoi studenti, Gou si voltò verso di me.
"Vedila così", disse con un sorriso sornione avvicinandosi a me con fare circospetto. "Avendo una stanza tutta per te potrai vedere Sosuke con tutta calma."
"Eh eh..." sorrisi imbarazzata. "Dai, non..."
"Ah, giusto! Volevo chiederti una cosa. L'altro giorno ho visto Sosuke uscire dalla stazione di Higashinami, ma mi avevi detto di non avere il turno in gelateria quel giorno. Come mai era lì secondo te?"
Raggelai sul posto: probabilmente quel pomeriggio Sosuke stava andando ad una delle sue sedute di fisioterapia. Ovviamente non potevo dire nulla a Gou per via della promessa che avevo fatto al ragazzo, e scelsi di mostrare il mio sorriso migliore sperando che la mia amica non si accorgesse di nulla.
"Non ne ho proprio idea!" risi.
"Uhm... Va bene. Lo chiederò direttamente a lui allora!"
"C-Come vuoi."
"Gou-san!" strillò una voce squillante e a me sconosciuta alle nostre spalle.
Tutti noi ci voltammo, scoprendo la squadra della Samezuka, appena scesa dall'autobus ed ormai raggruppata, mentre si avvicinava all'ingresso dell'hotel. Il ragazzo che aveva urlato il nome della mia amica portava anche lui la divisa della scuola maschile ed i suoi capelli di un forte arancione spiccavano particolarmente sotto la luce del sole. Notai anche Rin e Sosuke intenti a camminargli dietro e appena il mio ex ragazzo mi vide, mi rivolse un veloce sorriso. Sosuke invece si limitò ad annuire in segno di saluto, dandomi l'idea di essere parecchio pensieroso.
"Cosa? Anche voi alloggiate qui?" chiese Rin non appena ci raggiunsero.
"Sì!" rise Nagisa.
"Oh, Sosuke", parlò Gou rivolgendosi a lui. "Ti ho visto uscire dalla stazione di Higashinami qualche giorno fa. Cosa ci facevi lì?"
Deglutii a vuoto, notando disegnarsi sul volto di Sosuke un'espressione incerta. Balbettò tentando di rispondere con una probabile scusa, ma il ragazzo dai capelli arancioni si parò davanti alla mia amica.
"Non badare a Yamazaki! Parla con me!" sorrise euforico. "Mikoshiba Momotaro!"
Continuò imperterrito ad elencare una serie di cose che gli piacevano e rimasi impietrita a guardarlo, ammirando la foga con cui cercava di mostrarsi affascinante fallendo miseramente. Mi fece una tenerezza infinita e sorrisi constatando la sua palese attrazione per Gou. Ad un certo punto Rin lo bloccò, afferrandolo per il colletto della divisa e trascinandolo verso la reception.
"Ci vediamo", disse Sosuke, ma prima di seguire il suo migliore amico, mi rivolse un veloce sorriso.
Rimasi immobile ad osservare la sua schiena allontanarsi e percepii chiaramente la tensione che sembrava provare in quel momento. La resa dei conti con se stesso e con i suoi sogni era tremendamente prossima.
- - -
Dopo aver sistemato i bagagli nella mia stanza, mi sdraiai sul letto ed afferrai il telefono che avevo appoggiato preventivamente sul comodino. Sbloccai lo schermo e, con mio grande rammarico, non trovai alcun messaggio da parte di Sosuke. Quando gli avevo detto che lo avrei seguito alle Regionali era apparso entusiasta, ma l'aura di malumore in cui lo avevo visto pochi minuti prima mi dava da pensare: temevo che avesse cambiato idea e che avrebbe preferito rimanere solo. Presi comunque coraggio ed aprii la nostra conversazione per scrivergli un messaggio.
'Ehy, ciao. Sono nella camera 212. Se hai bisogno ci sono, lo sai.'
Bloccai lo schermo ed appoggiai il telefono al mio fianco liberando un lungo sospiro. Forse la specificazione sul numero della mia stanza avrei potuto evitarla per via dei possibili fraintendimenti, ma realizzai che probabilmente quello fosse l'ultimo dei suoi problemi al momento. Nonostante ciò, non potevo affatto negare l'attrazione che provavo nei suoi confronti e mentirei se dicessi che non avrei fatto l'amore con lui senza pensarci due volte se ce ne fosse stata la possibilità. Erano pensieri scomodi in quel frangente e, nonostante avessi già sperimentato largamente insieme a Rin, mi ritrovai ad arrossire. Anche Sosuke stesso pareva avesse interesse in tal senso, ma sembrava si facesse fin troppe remore. Forse perché stavamo insieme da poco più di un mese, oppure per via di Rin, ma non volevo nemmeno considerare quest'ultima opzione. Sicuramente quella sera sarebbe stata quella sbagliata; con alta probabilità, l'imminente staffetta insieme al suo migliore amico lo stava mettendo a dura prova, soprattutto a livello mentale. Sentivo il forte bisogno di confortarlo, di stargli accanto, ma temevo che ogni mia parola sarebbe stata superflua rispetto alla sua sofferenza.
Qualcuno bussò alla mia stanza ridestandomi dai miei pensieri, e senza pensarci due volte mi catapultai alla porta aprendola subito. Con mio rammarico non trovai Sosuke, ma Gou che mi lanciò un sorriso beffardo.
"Già in attesa, eh?"
"Non dire scemenze", sbottai arrossendo e voltandomi di lato.
"Io ed i ragazzi del Club stiamo andando a cena fuori. Vieni con noi?"
Strinsi la maniglia della porta che stavo ancora impugnando ed abbassai lo sguardo. Probabilmente Sosuke non sarebbe venuto fin nella mia stanza e pensai che anche se gli avessi proposto di cenare insieme avrebbe comunque rifiutato. Alzai così lo sguardo, rivolgendo a Gou un sorriso forzato.
"Ci sto."
"Va bene! Andiamo!" rise lei.
Raccolsi la borsa ed afferrai il telefono ancora collocato sul letto prima di uscire dalla mia stanza per poi seguire la mia amica verso il piano terra. Sbloccai un'altra volta lo schermo e sospirai quando non trovai nessuna notifica, ma non volli lasciare nulla al caso e scrissi al ragazzo un altro messaggio.
'Scusa il disturbo, volevo solo dirti che sto andando a cena fuori con Gou. Per qualunque cosa scrivimi senza problemi.'
Sapevo bene che non avrei ricevuto nessuna risposta, ma avevo preferito comunque avvisarlo. Nonostante ci separassero pochi piani, mi accorsi che Sosuke ed il suo sorriso malinconico mi mancavano terribilmente.
Uscire insieme ai miei vecchi amici dell'elementari fu davvero rilassante. Ricordai la fissazione di Haruka per lo sgombro che aveva fin da quando lo avevo conosciuto, la gioia contagiosa di Nagisa e la dolcezza intrinseca nel sorriso di Makoto, ricordando con nostalgia la piccola cotta che avevo avuto nei suoi confronti quando eravamo bambini. Feci anche la conoscenza di Rei, che era entrato a far parte del loro Club solo l'anno prima, e mi ritrovai a ridere spesso davanti ai suoi teatrini comici insieme a Nagisa; mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo e di essere in grado di godere appieno di ogni momento, una capacità che avevo perso dopo l'evento che aveva segnato la mia vita. Ogni tanto però controllavo comunque il telefono, e ad ogni mancata risposta da parte di Sosuke mi si stringeva un po' più il cuore. La sensazione di impotenza che avevo provato da quando mi aveva parlato della sua spalla tornò a farmi visita e, ad ogni possibile soluzione che mi veniva in mente, pesava sempre di più sul mio animo.
- - -
"Allora a domani, ragazzi! Vi auguro buona fortuna!" sorrisi una volta che fummo tornati nella hall dell'albergo. "Buonanotte!"
"Buonanotte, T/N!" mi salutarono prima di muoversi verso l'ascensore che li avrebbe condotti al loro piano.
Gou mi lanciò un veloce occhiolino prima che le porte si chiudessero e mi limitai a mimare un 'no' rassegnato con la testa prima di vederla sparire definitivamente.
Mi mossi verso il mio piano e non appena entrai nella mia stanza, gettai la borsa sul tavolo di fianco al letto. Diedi un'ultima occhiata al telefono e, una volta constatato che non era arrivato alcun messaggio, mi mossi verso il bagno. Mi spogliai ed entrai nella doccia. Non riuscivo a pensare ad altro se non a Sosuke e la sensazione di impotenza mi colpì nuovamente, dritta nello stomaco. Il suo sorriso era la cosa più bella che avessi mai visto e, pensare al ragazzo intento a fissare il soffitto con aria assente immaginando ciò che sarebbe accaduto l'indomani, mi intristiva particolarmente. Non meritava tutto questo, e provavo quasi rabbia al pensiero che sarebbe bastato così poco e avrebbe potuto comunque inseguire il suo sogno.
Quando conclusi la doccia mi asciugai e mi rivestii, indossando una banale maglietta bianca ed un paio di pantaloni corti. Uscii dal bagno strofinandomi i capelli bagnati con un asciugamano e mi sedetti sul letto liberando un lungo sospiro. Guardare nuovamente il telefono sarebbe stato inutile ed iniziai a pensare se fosse giusto o meno dargli la buonanotte; con alta probabilità Sosuke stava già dormendo.
Mi alzai dal letto e spensi le luci della stanza lasciando acceso solo il piccolo abat-jour collocato sul comodino, pronta per andare a dormire. Sbloccai per l'ennesima volta il telefono ed impostai la sveglia per il giorno seguente ma, proprio mentre stavo preparando il letto, udii un lieve bussare.
Non poteva essere nessun altro, così mi mossi svelta verso l'ingresso ed aprii la porta.
Sosuke, con uno sguardo mortificato e malinconico, mi stava osservando mentre sostava immobile davanti alla mia stanza.
"Sosuke..." mormorai.
"Posso entrare?" chiese.
"Certo, vieni pure", risposi facendolo entrare e chiudendo la porta alle sue spalle. "Non volevo essere invadente con i messaggi, scus..."
Le parole mi morirono in gola quando il ragazzo mi spinse contro la parete facendo incontrare le nostre labbra con una foga che non pensavo potesse appartenergli. Mi cinse la vita con il braccio sinistro, quello sano, e mi fece alzare da terra mentre il suo corpo premeva con forza contro il mio. C'era bramosia, insicurezza e molta angoscia nel suo bacio e sembrava avesse intenzione di sfogare ogni malessere in quel modo, pensando a qualcosa che non fosse il nuoto stesso. Le sue grandi mani mi sostenevano tramite i fianchi e le sue labbra si muovevano veloci contro le mie mentre sembrava essere alla continua ricerca d'aria, dato il veloce respiro che lasciava infrangere contro le mie guance.
Poco dopo però, pose fine al bacio ed inclinò la testa, incastrando la fronte nell'incavo del mio collo. Sosuke ansimava come se fosse ai limiti del pianto mentre dai miei capelli ancora bagnati si liberavano delle piccole gocce d'acqua che andavano ad inumidire la sua chioma corta ed ispida. Con estrema lentezza e continuando a sorreggermi, il ragazzo si lasciò scivolare a terra e ci ritrovammo abbracciati mentre ancora appoggiavo con la schiena alla parete della stanza. Portai una mano tra i suoi capelli e l'altra sulla sua schiena disegnando dei piccoli movimenti atti a rilassarlo e a non farlo sentire solo.
"Come..." mormorò con una voce che mi parve prossima al pianto. "Come mi sono ridotto così?"
"Va tutto bene", dissi con voce amorevole piegando la testa per avvicinarla ancora di più alla sua.
"Sono stato un completo... un completo idiota."
Il ragazzo iniziò a singhiozzare e mi strinse ancora di più nel suo abbraccio mentre sentivo le sue lacrime iniziare a bagnarmi il collo. Il suo petto e le sue spalle sussultavano, ed ogni arto del suo corpo era percorso da lievi tremori.
"È...È tutta colpa mia", biascicò tra un singhiozzo e l'altro, ma percepii chiaramente quanto tentasse di trattenersi.
"Stavi puntando in alto e ci hai messo tutto te stesso", dissi. "Non colpevolizzarti per questo."
"Ma dovevo fermarmi! Dovevo capire che andando avanti in quel modo non avrei risolto un bel niente!" sbottò mantenendo la sua fronte aderente alla mia spalla. "Dovevo... Dovevo..."
"Posso solo immaginare come ti senti", sospirai ricambiando il suo abbraccio. "Ma se continuerai a ripensare cosa ti ha portato qui, non vedrai mai quello che potrebbe cambiare nel futuro. Concentriamoci sul nostro obbiettivo e affrontiamolo a testa alta, no? Era questo quello che mi avevi detto."
"Sì..." si limitò a dire, e notai con piacere che i suoi singhiozzi iniziavano a rallentare.
"Cerca di comprendere ciò che desideri davvero, accettalo, e poi ci potremo lavorare", dissi lasciandomi andare ad un sorriso intenerito. "È pur sempre un inizio, e hai tutte le carte in regola per farcela. Domani dimostra a Rin e al mondo chi sei, Sosuke. Te lo meriti."
Per qualche istante, la sua stretta si fece più forte dopo quelle mie ultime parole e cadde il silenzio rotto solo dal lento ticchettare dell'orologio della stanza e dal respiro di Sosuke che si faceva man mano più regolare. Nel frattempo non smisi nemmeno per un istante di accarezzargli la schiena con movimenti lenti, respirando a pieni polmoni il suo buonissimo profumo. Meritava di realizzare i suoi sogni ed ogni sua aspirazione, sopra ogni cosa.
"Perdonami", disse alcuni minuti dopo raddrizzando la testa e massaggiandosi il volto stropicciato dal pianto. "Avrei dovuto controllarmi."
"Sono onorata di aver visto anche questo lato di te, invece. Non c'è bisogno di scusarsi."
I suoi occhi guizzarono per un istante su di me per poi tornare rivolti verso terra mentre finiva di asciugarsi le lacrime. Dopodiché, si lasciò andare ad un lungo sospiro e riportò il suo sguardo su di me. Dopo alcuni secondi di contemplazione, gli mostrai un sorriso malinconico che ricambiò.
"Ti ringrazio", disse.
"Ehm, ehm. Qual era una delle clausole del nostro accordo?" chiesi con finto fare saccente.
"Hai ragione", disse afferrando una delle mie mani e ne portò le nocche contro le sue labbra. "Ma questa volta ti prego di accettare i miei ringraziamenti. Ci tengo molto."
Il mio cuore venne attraversato da un sussulto per via del tono di voce caldo e mesto con cui pronunciò quelle parole, unito alla morbidezza delle sue labbra che sfiorarono con delicatezza la mia pelle.
"Va bene, Sosuke", sorrisi. "Ci proverò."
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